Strane e misteriose sono, notoriamente,
le vie del Signore. L’altro giorno mi è capitato di leggere
sui giornali di una dichiarazione del senatore De Corato, vicesindaco
(neofascista) di Milano, a proposito dell’inferriata con la
quale egli vuole fermamente recingere il parco di piazza della
Vetra, onde evitare che sia ulteriormente infestato da spacciatori
di sostanze illecite o altri malintenzionati, che meglio farebbero
-a suo avviso- a operare in zone meno centrali e meno degnamente
abitate (è lo stesso principio in base al quale il degno personaggio
ha spostato, con un acconcio sistema di dissuasioni economico
poliziesche, i traffici di “lucciole” e travestiti in viali
più periferici e meno visibili, più o meno come una volta, nelle
pochades familiari, le domestiche oziose nascondevano la sporcizia
sotto il tappeto). Assicurava dunque il senatore De Corato che,
a scorno dei suoi molti detrattori, l’inferriata si sarebbe
fatta e sarebbe stata pagata, udite udite, con “i fondi del
Giubileo”. Lasciandoci tutti perplessi su cosa diavolo c’entrasse
il Giubileo con l’ansia perbenistica dell’amministrazione ambrosiana.
Esperite le opportune indagini, ho scoperto che, in vista del
prevedibile afflusso di pellegrini dell’anno 2000, il nostro
governo non si è limitato a stanziare, con apposita legge, ingenti
fondi per migliorare le strutture ricettive e viabilistiche
della città di Roma, ma ha pensato anche agli altri centri italiani,
grandi e piccoli, che dall’afflusso pellegrinesco potessero
essere eventualmente coinvolti. Anche ad essi sono stati destinati
dei fondi, da usare a discrezione, o quasi, delle autorità locali.
E a Milano appunto per l’inferriata di piazza della Vetra hanno
pensato di usarli. Probabilmente De Corato e i suoi non hanno
retto all’idea di un pellegrino di passaggio da quelle parti
(tutte le strade -si sa- conducono a Roma) che, mentre sosta
devotamente presso la basilica di S. Eustorgio, si veda offrire
una canna da un extracomunitario di bassi costumi. Nessun pellegrino
degno di questo nome, ovviamente, si sognerebbe mai di sconfinare
per Quarto Oggiaro o il Giambellino o i tanti altri quartieri
milanesi in cui, nell’indifferenza della civica amministrazione,
ci si può agevolmente approvvigionare di ogni sorta di prodotti
nocivi.
O forse no. Probabilmente di questo aspetto del problema al
senatore De Corato non potrebbe importare di meno e la logica
per cui, nell’appropinquarsi dell’Anno Santo, si finanziano
inferriate in Val Padana è la stessa in base alla quale, anni
fa, in occasione dei campionati mondiali di calcio si distribuivano
licenze edilizie per alberghi da edificarsi a campionati conclusi.
Ma certo è ben strana la situazione dei pellegrini dell’anno
2000. Non sono solo le autorità religiose a preoccuparsi del
loro benessere spirituale: hanno suscitato anche la sollecitudine
delle autorità civili, che molto stanno operando per il loro
confort materiale. Si investono forti cifre, si preparano alloggi
e parcheggi, si abbelliscono i centri urbani, si organizzano,
a spese pubbliche, la loro venuta e il loro soggiorno. L’intera
società civile, quella stessa di cui il Santo Padre non è mai
pago di deplorare l’appiattimento su valori tristemente mondani,
si mobilita per assicurargli la possibilità di compiere quello
che, in teoria, dovrebbe essere un atto di devozione personale.
Da
sette secoli
Ma questo lodevole sforzo non sarà, per avventura, controproducente?
Un pellegrinaggio, ricordiamolo, non è un viaggio qualsiasi.
È un gesto penitenziale, non un’occasione turistica. Il vero
pellegrino non si propone una gratificazione mondana, del tipo
di quella di chi si dirige, per dire, verso un villaggio delle
Seychelles o una spiaggia delle Maldive. Si prefigge un obiettivo
preciso: quello di lucrare, visitando il prescritto numero di
basiliche e salendo a ginocchioni quella tal scalinata, quante
indulgenze plenarie gli bastano per scaricare i millenni di
Purga-torio che, altrimenti, senza fallo dovrebbe scontare.
Perché, anche se la Chiesa, ormai, non insiste troppo sull’argomento,
e se il Papa, negli immancabili “Arrivederci a Roma” con cui
conclude i suoi frequenti viaggi all’estero, non accenna mai
al problema (sarà per delicatezza, o in considerazione di tutto
il cancan che hanno fatto, in proposito, Martin Lutero e altri
guastamestieri par suo) il Giubileo è stato inventato per questo
e per questo è stato mantenuto in vita negli ultimi sette secoli.
E un obiettivo del genere comporta, deve comportare, qualche
sacrificio adeguato. Nella logica delle indulgenze, chi vuole
qualcosa qualcosa deve dare, e non solo sotto forma di quattrini
(che sarebbe -mi sembra- un caso di simonia, un peccato, in
sé, piuttosto grave). Ai bei tempi di Bonifacio VIII, mettersi
in cammino per Roma era un’impresa difficile, faticosa e tutt’altro
che scevra di pericoli: era una specie di rinuncia alla normalità,
che comportava una quantità di disagi e rinunce che il pellegrino,
per così dire, offriva come espiazione, in cambio dei vantaggi
spirituali che si riprometteva. E capirete anche voi che il
pellegrino contemporaneo, che già ha la disgrazia di viaggiare
in volo charter o in autobus gran turismo, usufruendo, di solito,
di un pacchetto all inclusive che gli concede di unire il pellegrinaggio
a un confortevole giro turistico per il Bel Paese, grandi possibilità
di affrontare (e offrire al Signore) disagi e sacrifici non
ne ha. Se ci si mette anche lo Stato laico a rendergli il percorso
più confortevole e gratificante possibile, a spese di tutti
i cittadini, compresi quelli che alle virtù salvifiche delle
indulgenze non credono più di tanto, è ovvio che le probabilità
che gli restano di risparmiarsi lunghi soggiorni sulle balze
del Purgatorio crollano drammaticamente.
Penitenza
aggiuntiva
A meno, naturalmente, che non pensiate che le moderne tecniche
del turismo di massa, quello, appunto, dei voli charter e dei
pacchetti all inclusive siano, in sé, già abbastanza penitenziali
da soddisfare qualsiasi esigenza di espiazione. Nel qual caso
anche l’impossibilità di concedersi, passando per il centro
di Milano, una boccata rilassante, potrebbe essere valutata
positivamente, come una sorta di benefica penitenza aggiuntiva.
Come a dire che la Divina Provvidenza riesce sempre a integrare
tutto e tutti nei suoi disegni. Compreso il senatore De Corato.
Carlo Oliva
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