Quando ascolto qualche analisi
su grandi temi ci sono delle parole chiave rivelatrici della
genericità di quanto si dice. Sapete un po’ come quei luoghi
comuni tipo: “non ci sono più le mezze stagioni”, “la mamma
è sempre la mamma”, “Venezia è bella, ma non ci vivrei”, eccetera
eccetera.
Anche quando si fanno dei convegni ci sono dei luoghi comuni,
per esempio quando si parla del ruolo della sinistra si tira
sempre in ballo il muro di Berlino, quando si discute di comunicazione
viene di necessità citata internet, quando si analizza il periodo
storico che si attraversa o la fase politica si dice sempre
che è un periodo di transizione.
Bene, per rompere il muro del luogo comune, comincerei col dire
che le forze e gli interessi e che si muovono intorno all’anno
santo del 2000 ci fanno capire che NON siamo in un periodo di
transizione.
Sul piano storico, è l’apoteosi lineare di un secolo che, così
come il precedente è ricordato come “il secolo dei lumi”, sarà
probabilmente ricordato dai posteri come il secolo della guerra
e dei dogmi (comprendendo in questa definizione il cattolicesimo,
il fascismo, il comunismo, il liberismo, l’islamismo).
C’è una continuità spaventosa negli anni santi di questo secolo,
da quello del 1925 che portò allo sventramento di Borgo Sant’Angelo
per creare via della Conciliazione, a questo del 2000, con la
gabella di 6000 miliardi imposta alla popolazione italiana.
Tenete presente la differenza con il secolo passato quando ben
due giubilei non si tennero per le rivolte della popolazione
romana contro il dominio temporale ed un altro si tenne a porte
chiuse proprio per la fine di tale dominio.
La continuità dei giubilei di questo secolo è anche la continuità
della reciprocità di interessi tra la chiesa cattolica, tesa
a riaffermare la propria volontà egemonica e lo stato italiano,
indipendentemente da chi, in quel momento gestisse il potere:
dal concordato fascista del ’23, al cinquantennio democristiano,
dal concordato di Craxi alle regalie di migliaia di miliardi
alla scuola cattolica ed al giubileo di Prodi.
Il giubileo del 2000 però non è un fatto solo italiano, ma anche
qui registriamo la continuità della chiesa cattolica impegnata
a ritagliarsi il ruolo di etica fondante del paesi del nord
del mondo.
Considerati i finanziamenti che affluiscono alla chiesa nelle
forme più svariate, l’otto per mille, l’appalto dell’assistenza
sociale dato alle cooperative cattoliche, la cessione gratuita
di un canale satellitare da parte della RAI al Vaticano, le
convenzioni con le cliniche cattoliche, la copertura previdenziale
data gratuitamente ai preti dall’INPS, i finanziamenti degli
enti locali alle iniziative clericali (per esempio quelli del
comune di Torino per l’ostensione della sindone e quelli del
comune di Bologna per il congresso eucaristico) e qui mi fermo
non perchè siano finiti i fondi, ma perchè non vorrei arrivare
a domani mattina nell’elencazione. Dicevo, considerati i finanziamenti,
non è certo una anomalia che io ateo debba pagare per una ricorrenza
religiosa, che oltre a causarmi disagi dal punto di vista di
qualità della vita, sicuramente ridurrà i miei spazi di libertà.
Clientele
e mazzette
Spazi di libertà che sono ridotti non solo dal consueto atteggiamento
prevaricatore dei cattolici che pretendono di imporre a tutti
la propria morale, ma anche dall’atteggiamento del potere temporale
romano rappresentato dalla giunta comunale che ha vietato per
il 2000 qualsiasi tipo di manifestazione pubblica, dalla festa
de’ noantri alle altre ricorrenze cittadine non integrabili
con il giubileo, sta trattando con i sindacati confederali una
moratoria degli scioperi per tutto il 2000 a Roma e pare abbia
in animo di vietare tutti i cortei politici durante l’anno santo.
Tenete presente che l’opposizione di destra ha anche chiesto
il rinvio delle elezioni regionali che dovrebbero tenersi in
quell’anno. Per un anarchico questa cosa non ha molta importanza,
può però essere significativa per comprendere il deficit di
libertà (anche quelle solo formali, come votare) imposto dalla
chiesa cattolica.
Mi pare che anche su queste repressioni delle libertà non ci
siano novità, nulla di diverso dalla repressione che ogni donna
subisce quando il papa parla di aborto dimenticando le donne
salvate dalla morte per aborto clandestino e dando così alla
vita di ogni donna un valore nullo, o dalla nuova crociata che
sta subendo chi vive una sessualità non omologata o alla condanna
a morte per fame dei miliardi di bambini del terzo mondo dal
rifiuto Vaticano al sostegno alle pratiche di contraccezione
nella conferenza mondiale del Cairo sulla popolazione l’anno
scorso. Non c’è neanche la paura del ridicolo: quegli zeloti
della cassazione hanno addirittura assolto un falso invalido
che aveva dichiarato di essere guarito dalla cecità a Lourdes.
Nulla di nuovo sotto il sole, dunque.
Nulla di nuovo neanche nella fantasia dei pubblici amministratori
per quanto riguarda la gestione dei fondi per il giubileo. Hanno
mutuato, adattandolo ai tempi di maggiore sensibilità dell’opinione
pubblica, il consueto schema clientele-mazzette.
Che il Giubileo sia un grande affare per molti non c’è nessun
dubbio, verranno 16 milioni di pellegrini, girano migliaia di
miliardi (la maggior parte pubblici) e tra appalti e merchandising
ci sono sempre i soliti noti che provano ad intercettarli nelle
proprie tasche. Pensate che ci sono più di quaranta marchi già
depositati per prodotti dei più svariati generi e questo senza
contare i marchi depositati presso le camere di commercio locali.
C’è chi fa il caffè con la miscela giubileo, chi gli orologi,
chi le pipe, chi la pizza, chi gli occhiali e c’è anche chi
proverà a far ubricare i pellegrini con il vino giubileo (ben
tre diverse marche hanno chiesto la registrazione di questo
nome).
Che sia un grande affare quindi, nessun dubbio, ma e’ il caso
di sfatare un’altra grande balla che gira e cioe’ che porterà
lavoro.
Ormai in nome della creazione di posti di lavoro si giustifica
tutto, dalla cementificazione di aree archeologiche (che ne
creerebbero molti di piu’ se opportunamente sfruttate), alla
decurtazione dei salari, al liberismo selvaggio, al giubileo.
Al di là del fatto che chi usa una giustificazione di questi
interventi basata solo sul fatto di creare posti di lavoro manca
di sinderesi, di capacità cioè di distinguere il bene dal male,
la cosa è falsa, per quanto riguarda il giubileo, anche dal
punto di vista macroeconomico l’ACER (associazione dei palazzinari
romani) ha stimato per il giubileo una creazione, indotto compreso,
di 49.500 posti di lavoro distribuiti sui 5 anni, altre stime
fatte da fondazioni vicine agli ambienti ecclesiastici stimano
un aumento dell’occupazione di 4.500 posti l’anno per 4 anni
e 7.500 nel 2000 (25.500 in totale) considerando anche l’indotto
abbiamo una stima di 35.000 posti circa.
Le stime fornite sono sicuramente gonfiate, ma anche prendendole
per buone avremmo un saldo positivo sull’occupazione nell’ordine
di 7.000-10.000 unità l’anno, e questo senza contare la delocalizzazione
che qualcuno sicuramente farà per evitare le diseconomie da
giubileo. Un qualsiasi altro provvedimento di politica economica,
fiscale o degli investimenti garantisce, a minor costo, un saldo
occupazionale maggiore.
Tenete infine presente che tutti questi eventuali nuovi posti
di lavoro saranno temporanei e assolutamente clientelari (credete
forse che il prete che si fa ristrutturare la chiesa non faccia
anche assumere qualcuno o che nelle varie associazioni cattoliche
che gestiranno gli spazi si entri per concorso?).
Torniamo a come verranno utilizzati i nostri soldi per l’anno
santo.
Evitare
l’immobilismo
La gestione dei fondi di questo Giubileo è quanto di più arbitrario
si possa immaginare; la cosa paradossale è che potrebbe essere
perfettamente legale anche l’assegnazione di tutti i fondi ad
una singola persona senza la realizzazione di una sola opera
pubblica.
I 6.000 miliardi stanziati per l’anno santo dallo stato (che,
tra l’altro, non sono gli unici fondi che verranno distratti
dalle casse pubbliche a questo fine) sono gestiti dall’”Agenzia
per il Giubileo”. Quest’agenzia non è un ente pubblico o un
dipartimento ministeriale, ma una società per azioni (come la
FIAT o la Telecom) che, senza alcun tipo di controllo (senza
gare d’appalto, vincoli o altro) gestisce i soldi pubblici assegnategli.
La cosa paradossale è che l’agenzia era nata con questa forma
(tirandosi dietro gli strali dell’Unione Europea che vieta il
finanziamento di un’azienda privata con fondi pubblici) per
fare in tempi rapidi la metro “C” a Roma. All’epoca si disse:
“Se vogliamo evitare l’immobilismo, che deriva dalla paura degli
amministratori di essere inquisiti come pubblici ufficiali,
rendiamoli amministratori privati, che non corrono questi rischi.”.
La metro “C” non si farà e i 1500 miliardi per questa stanziati
sono andati ad ingrossare il malloppo dei 3500 miliardi destinati
a Roma e spendibili liberamente dagli amministratori.
C’è, è vero, un piano di indirizzo elaborato dalla presidenza
del consiglio dei ministri e dal ministro dei lavori pubblici,
che ha la delega per il giubileo del 2000, che indicherebbe,
in maniera molto approssimativa le destinazioni dei fondi.
Per avere un’idea sulla destinazione delle spese inizialmente
prevista questo programma prevedeva 1.625 miliardi per accessibilità
e mobilità urbana, 570 miliardi per manutenzione ed arredo urbano,
560 miliardi per beni culturali, 330 miliardi per sociale e
accoglienza, 330 per servizi speciali e formazione e 85 per
informazione e comunicazione dell’evento.
In realtà moltissimi degli interventi così determinati sono
rimasti sulla carta ed è stata decisa un’utilizzazione assolutamente
diversa dei fondi.
Per avere un’idea delle differenze pensate che, solo relativamente
alle cosiddette “grandi opere”, oltre alla già citata “linea
C” della metropolitana, non si faranno tutte quelle che comportavano
le spese più rilevanti, cioè l’interramento dell’olimpica a
Villa Pamphili, il passante viario a nord-ovest di Roma, l’archeotram,
il tram Termini-Aurelio ed il famosissimo sottopasso a Castel
Sant’Angelo, dove, per scoprire che il castello aveva le fondamenta
(ma guarda un po’) sono stati spesi miliardi e dovranno essere
regalati altri 50 miliardi per i mancati utili all’Astaldi,
l’impresa che l’avrebbe dovuto costruire perchè il contratto
d’appalto (ma guarda un po’), non prevedeva la possibilità che
i lavori non venissero svolti. Su questo appalto da 130 miliardi
addirittura la corte dei conti ha citato in giudizio i pubblici
amministratori.
La mitica terza corsia del gran raccordo anulare di Roma già
finanziata ai tempi dei mondiali del ’90 e stata rifinanziata,
stiano tranquilli i sostenitori delle due corsie del raccordo,
anche in questo caso solo il finanziamento riguarda tutto il
raccordo, i lavori si faranno solo su un’altro pezzo, tenendo
il rimanente disponibile per le prossime olimpiadi, altri mondiali
o per la beatificazione del mago Othelma. Insomma, per farla
breve di tutti i progetti di grandi opere inizialmente previsti
per il giubileo a Roma sono rimasti in piedi solo il restauro
dei ponti sul Tevere e il restauro delle basiliche (ma guarda
un po’!).
Quel
parcheggio al giornale
I soldi inizialmente destinati a questi progetti sono stati
riutilizzati per altre necessarie opere tra cui spicca il finanziamento
alla congregazione di propaganda fide per il parcheggio al gianicolo.
Il parcheggio, che sorge in parte in territorio italiano, è
considerato extraterritoriale e gestito dal Vaticano che ha
avuto l’ottima pensata di metterci un duty free per i pellegrini
di cui sarà l’unico gestore e beneficiario, oltre ad essere
l’unico beneficiario dell’incasso dell’unico parcheggio di pullman
nel centro di Roma.
Insomma lo stato italiano ha ceduto una parte del territorio
nazionale, incasserà meno soldi di imposte indirette, non incasserà
proventi dal parcheggio pubblicizzato in perpeto a spese dei
cittadini romani da check point per i pullman che sorgeranno
alle entrate di Roma, ha finanziato un’associazione privata
(tale è la congregazione di propaganda fide) senza nessuna garanzia
(non c’è capitolato d’appalto o altro), ha raddoppiato negli
ultimi mesi il finanziamento di 80 miliardi, ma sapete qual’è
la cosa che mi ha fatto incazzare di più? Due sindacalisti che
volevano entrare nel cantiere per verificare le condizioni di
sicurezza dei lavoratori sono stati respinti perché il cantiere
non é in territorio italiano. Tenete presente che il problema
della sicurezza sul lavoro è analogo a quello dei mondiali di
calcio: c’é già stato un morto (sulla Roma - Pantano) e mancano
ancora 2 anni al giubileo.
Le altre grandi opere previste sono relative alla risistemazione
delle stazioni ferroviarie, alla terza corsia ed opere accessorie
sul GRA e sulla Roma Fiumicino ed alla costruzione di alcune
linee tranviarie. E’ da notare che mentre il costo delle altre
opere grava, in parte, sull’ente che le realizza, così non è
per il parcheggio sul gianicolo.
Ma più che sulle grandi opere sono assurdi, per l’ambito discrezionale
che hanno, gli stanziamenti minori, ecco qualche esempio:
- 150 miliardi serviranno per mutui agevolati ai condomini che
vorranno ridipingersi la facciata dei palazzi e vorranno dotarsi
di antenna centralizzata;
- 40 miliardi andranno ai corsi d’inglese a autisti (ma non
era vietato parlare al conducente?) e vigili urbani (ma non
era richiesta la conoscenza dell’inglese per essere assunti?);
- 6 miliardi andranno nella difficilissima opera di previsione
dei flussi turistici (pasqua, natale, apertura e chiusura della
porta santa, santificazioni e beatificazioni di massa, giornata
mondiale della gioventù, dei focolarini e dell’azione cattolica;
pochi pellegrini in inverno, di più in primavera ed estate:
me li date i 6 miliardi?);
- 90 miliardi serviranno a pubblicizzare il giubileo all’estero;
- 80 miliardi nella “Valorizzazione risorse umane coinvolte”,
significa assegnare incrementi di stipendio, prebende e regalie
a chiunque vorranno (loro stessi compresi);
- 6 miliardi andranno a chi capirà che cos’é il “Modello di
supporto alle decisioni per la preparazione e la gestione del
Giubileo”;
- 14 miliardi andranno per costruire il centro informazioni
e la sala stampa (visto che le avevano costruite nuove per i
mondiali di calcio del ‘90; aspettiamoci un analogo stanziamento
nel 2010, dato che ne fanno una ogni 10 anni);
- 100 miliardi, circa, sono per la riqualificazione di strutture
alberghiere ed extra alberghiere.
Bed and breakfast
Nel settore alberghiero non tradizionale stanno perpetrando
altre colossali ruberie ai nostri danni: andranno costruite
5 aree di sosta per 100-150 pellegrini in tende e roulottes;
le aree saranno gestite dalla Croce Rossa, dalle Misericordie
e dall’ANPAS e costeranno ciascuna 1,2 miliardi per l’allestimento
e 2 miliardi per la gestione per un totale di 16 miliardi: ora
considerando che, al massimo, saranno ospitati 750 pellegrini
al giorno ci sarà una spesa di circa 21.400.000 lire per pellegrino
all’anno. Con questa cifra a Roma ogni pellegrino, senza sborsare
una lira, si affitta un paio di appartamenti bicamere. Considerando
poi che il numero complessivo dei posti disponibili sarà inferiore
ai 750, che difficilmente ci sarà qualcuno in inverno in tenda
e che qualcosa lo pagheranno i pellegrini si ha un’idea dell’entità
del furto fatto ai nostri danni.
Hanno deciso inoltre dare vita anche a Roma ai bed and breakfast,
quel particolare tipo di ospitalità fornita in camere interne
a case private con fornitura di prima colazione. Bene, in tutte
le parti del mondo sono gestite individualmente (cartello sulla
porta sperando che il turista si faccia vivo) o attraverso consorzi,
talora privati, talora pubblici, ma sempre autofinanziati dalle
commissioni che prendono dai turisti. Roma è l’unica città al
mondo che sta organizzando un servizio di bed and breakfast
spendendo 100 miliardi; parte di questi sono utilizzati per
fare dei corsi alle famiglie (finora ne sono state coinvolte
solo 140) parte per realizzare i punti di smistamento dei turisti,
anche questi tutti gestiti dalle consorterie cattoliche. Tenete
presente che comunque alle agenzie il servizio verrà pagato.
La cosa è ancora più assurda se si pensa che c’è una legge regionale
(la 18/97) che, attraverso l’autocertificazione, dà ai privati
la possibilità di creare dei bed and breakfast e che
già nel ’97, primo anno d’applicazione, le strutture così create
(senza spendere una lira) hanno ospitato 2000 turisti, in prevalenza
tedeschi.
La protezione civile vuole 127 miliardi: la cosa carina è che
questi soldi (previsti nel Programma di interventi per la prevenzione
incendi) erano previsti (tant’è che avevano già stanziato 1
miliardo per l’elaborazione del piano), ma quando hanno deciso
l’assegnazione dei 6.000 miliardi non li hanno considerati.
Probabilmente, trattandosi di interventi irrinunciabili, faranno
la solita cosa italiana dello stanziamento supplementare, che
tanto successo aveva già riscosso ai tempi dei mondiali di calcio
del ’90. Al di fuori di queste spese ci sono state altre richieste:
L’osservatorio epidemiologico del Lazio stima a 647 miliardi
il maggior costo per le strutture sanitarie.
L’ACEA ha ottenuto 280 milardi per illuminare la cupola di San
Pietro, le vie e le aree intorno alle basiliche (7 miliardi)
costruire 80 nuove fontanelle (mezzo miliardo) e per illuminare
tutti i commissariati della città che, evidentemente devono
essere una meta turistica ambita, visto che anche la questura
ha chiesto i fondi per fare la nuova sala operativa.
Per
volere celeste
Un’altra stupenda querelle c’è stata sull’area che avrebbe
dovuto ospitare il raduno mondiale dei giovani: dopo un attento,
circostanziato e ben pagato studio di fattibilità è stato deciso
di farla nell’area del divino amore ed era stato deciso di investire
per il progetto 130 miliardi. Se la cifra vi sembra eccessiva
pensate che avevano deciso di spendere, tra le altre cose 6
miliardi per l’acquisto di 6.000 servizi igenici chimici. Se
la cosa vi sembra sovradimensionata, pensate alla felicità dell’unica
ditta (la SEBAC) che li produce, e non vi soffermate troppo
sul fatto che se quel giorno fossero venuti 400.000 pellegrini
ci sarebbero costati (a noi) 15.000 lire a pisciata. Tutta questa
storia è al passato perchè nessuno di tutti gli scienziati coinvolti
per elaborare il progetto in dettaglio ha pensato di chiedere
il permesso ai proprietari dei terreni che, quando lo hanno
saputo dai giornali, hanno detto no. E adesso stanno cercando
un’altra area (su cui naturalmente far rifare uno studio dettagliato).
Memori dell’esperienza dei mondiali di calcio dell’82, quando
ad ogni vittoria dell’Italia corrispondeva un aumento della
benzina o delle tasse, e consapevoli del clericalismo del governo
italiano, vigiliamo che almeno questa volta l’esaltazione azzurra
non si coniughi al volere celeste.
Francesco Carlizza
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