L’attenzione che GP 2 ha sempre
rivolto alle donne è sorprendente tanto da trasformarsi in uno
dei cardini principali del suo pensiero e non accenna a diminuire
nemmeno in tempi giubilari. Il 15 Agosto dell’88 ci illumina
con la “mulieris dignitatem” la lettera apostolica sulla dignità
e la vocazione della donna, ma è solo l’inizio, seguiranno la
“lettera alle donne” del 29 Giugno ’95 e una serie infinita
di interventi: lettere ai sacerdoti, angelus, ecc.. Leggendo
tutti questi testi sorprende la netta discrepanza tra il linguaggio,
i contenuti e i dictat teorici. “Le donne dobbono essere liberate
dalle storiche ingiustizie che pesano sulla loro condizione”,
e “...da ogni forma di sopruso e dominio”, “... Bisogna superare
il divario culturale tra uomo e donna”, “.. bisogna raggiungere
un’effettiva uguaglianza dei diritti” (come possa poi la chiesa
auspicare un’uguaglianza di diritti nella società quando non
la realizza nemmeno all’interno dei suoi ordini religiosi...),
“.. il rispetto dell’identità femminile deve partire dall’universale
presa di coscienza della dignità della donna”, “... bisogna
riscrivere la storia in modo meno unilaterale”. Con la pubblicazione
di questi testi la chiesa si è conquistata un largo consenso
delle forze politiche di sinistra proprio perché con un’insistenza
allarmante si parla di pari dignità, pari opportunità, liberazione
dai soprusi, ma la reale chiave di lettura la troviamo poi quando
afferma che “...la chiamata dell’esistenza della donna è accanto
all’uomo”, “... il suo ruolo è di prima genitrice ed educatrice
dell’uomo”, “... la maternità è collegata alla verginità”, “....
la relazione marito-moglie è di sottomissione reciproca”, “...la
missione della donna nel mondo è di madre, sposa, lavoratrice
o donna consacrata”, “...serve una maggiore presenza nella società
nei campi dei servizi sociali, della sanità e dell’assistenza,
ecc.”, “..il genio femminile aiuterà la politica a non pregiudicare
la funzione della famiglia”, “...la donna è naturalmente predisposta
a donarsi agli altri”.
La dignità della donna quindi è affermata purchè non si mettano
in discussione i ruoli tradizionali che ricopre nella famiglia
e nella società; l’esaltazione della genialità del genere femminile
è funzionale alla sua capacità di donarsi agli altri, di annullare
sè stessa, al sacrificio, all’umiltà, alla generosità, alla
sottomissione ad essere serva di dio e dell’uomo perché solo
in questo modo lo si può educare e redimere. Riconoscere alla
donna una dignità significa quindi gratificarla a tal punto
da farne un genio solo per un’appartenenza di genere e tutto
ciò sarebbe funzionale a combattere uno dei maggiori problemi
sociali del nostro tempo: il pericolo di laicizzazione dell’Occidente!
Alle donne quindi viene assegnato il compito di pacificatrici
in famiglia per evitare che l’istituzione stessa della famiglia
tradizionale venga messa in crisi, e di riconciliatrici sociali
per prevenire o punire qualsiasi devianza.
Crociata
contro l’aborto
Questo tentativo di riguadagnare consensi utilizzando enfaticamente
il mito della famiglia tradizionale unita da matrimonio cattolico
ha tutto l’appoggio della sinistra, cioè del governo; il dibattito
politico sulla riforma della famiglia ha ancora una volta solo
il sapore di una spartizione di poteri. Le devianze, cioè tutti
i comportamenti minoritari, si recupererebbero con una grande
operazione di perdono collettivo (e il giubileo servirà proprio
a questo) o con l’opera generosa e umile delle donne che nel
tanto auspicato impegno sociale si dedicheranno ai servizi sociali,
all’educazione, al problema della droga, alla sanità, ecc. Il
dovere principale delle donne rimane comunque la maternità e
la fedeltà all’uomo; non si perde occasione per farne una crociata
contro l’aborto e la libera sessualità. Tutto ciò produce integralismo,
demonizzando la realtà della nostra società che sviluppa invece
cambiamenti rapidissimi. Fino a qualche anno fa, per esempio,
le unioni omosessuali creavano scandalo, oggi è un dato di fatto
dal quale si prendono sempre le distanze ma che viene vissuto
come un fatto accettabile.
I dictat di Wojtila producono discriminazioni gravissime, ad
esempio un tema immancabile sui banchi di scuola rimane “parla
della tua famiglia”, suscitando imbarazzi e seri problemi in
tutte quelle bambine che non vivono nella famiglia tanto agognata
dal papa... Spesso poi si viene a creare di fatto una discriminazione
oggettiva anche se i ragazzi che possono “vantare una situazione
ottimale” sono solo una minoranza!
In realtà la “liberazione” tanto sponsorizzata dal vaticano
si traduce nell’assegnare alle donne non solo i ruoli tradizionali
di brave mogli e madri, ma le si sommerge di impegni sociali
soprattutto riguardo l’assistenza dove meglio si può esprimere
la “genialità” femminile (sembra quasi una giustificazione genetica).
Si vuole una donna moderna che si dedica - meglio se in maniera
completamente gratuita - a rimarginare le debolezze di questa
società liberista in crisi.... e così si raggiunge l’obiettivo
di negarle l’autodeterminazione: una donna così generosa, geniale
ed umile non può e non deve pensare a sè stessa, vivere come
vuole la propria sessualità, muoversi liberamente...la donna
deve continuare ad essere comunque debole e così la si controlla
per evitare che diventi una reale minaccia per il sistema.
In quest’ottica si può tentare un parallelo con l’ideologia
terrificante dell’integralismo islamico. Molti sono i punti
in comune con quello cattolico (non a caso sono entrambe religioni
monoteiste) perché ciò che si vuole raggiungere è un controllo
sul corpo negando una libera sessualità e una reale autodeterminazione
nella vita sociale e privata. L’integralismo islamico ha evidentemente
un impatto più brutale: le donne sono minacciate, spesso anche
quando vivono in Occidente, uccise e violentate; le libertà
più elementari sono negate, nella vita di tutti i giorni debbono
sempre scegliere tra il rimanere chiuse in casa e il rischio
di subire violenze se, al contrario, decidono di andare a scuola,
al lavoro, se camminano per strada, prendono un autobus, frequentano
luoghi pubblici. Il fronte islamico di salvezza ha più volte
dichiarato pubblicamente di voler creare uno stato teocratico.
Le violenze degli integralisti sono solo l’espressione più eclatante
di un sistema totalitario che nega le differenze; il controllo
della vita sociale e politica passa per il controllo delle scelte
sessuali delle donne. Nella società islamica esse sono ancora
di più dei soggetti deboli, anche perché la società patriarcale
crea maggiori chiusure e maggiori difficoltà. Ma in una società
in via di trasformazioni frenetiche e telematiche il controllo
diventa più difficile pur rimanendo per loro essenziale, quindi
si trasforma in forme di violenze inaccettabili. Nonostante
tutto questo sono molte le donne che lottano per ritagliarsi
uno spazio vitale e che rivendicano il loro diritto di libertà.
Il consenso che il Vaticano ha da parte di tutti i partiti politici
ci preoccupa, soprattutto come donne, d’altro canto ci rende
consapevoli dell’urgenza di nuove lotte per riaffermare la nostra
libertà di scelta in tutti i settori e in tutto ciò che ci riguarda.
Chiara Gazzola
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