Antefatto
Il pullman si mise in moto.
-Allora siamo d'accordo. Con l'aiuto del signore ce l'abbiamo
fatta; in-nome-del-padre-del-figlio-e-dello spirito, ohè Massimo,
non ci ripenserai mica, vero?
-Vai tranquillo Romano, quand'anche il governo dell'Ulivo dovesse
cadere, farò io un governo che salvi il nostro accordo. E ricordati
di mandare al Sole 24 ore il pezzo sulla formazione e
i finanziamenti, che ai miei ci penso io.
Il professore si accomodò nel pullman.
-Cristo!- e si segnò- chi l'avrebbe mai detto!? E pensare che
alla costituente i cattolici vollero l'art. 33 con il "senza
oneri per lo Stato" per impedire che i comunisti si facessero
scuole in cui mangiarsi i bambini, e poi le 2 crisi di governo
del centro-sinistra negli anni '60, quando la D.C. tentò di
finanziare le scuole cattoliche e di bloccare la scuola materna
statale. E ora è fatta.
Fu preso dai suoi pensieri, e si ripassò la lezione. Geniale
quel tipo, come si chiama? Ah sì, Pototschnig che ci ha trovato
la soluzione.
Certo, per noi cattolici la scuola è fatta di insegnamento,
istruzione ed educazione, ma solo l'insegnamento è compito esclusivo
della scuola, per cui la scuola materna che istruisce ed educa,
non ricade nel divieto dell'art. 33 bene, bene e le altre scuole?
Già, già, le altre scuole non possono essere finanziate al momento
dell'istituzione, ma dopo eh, dopo sì, e in culo -e si segnò
ancora - all'art. 33! Ah, Lui sarà molto soddisfatto, Gli faccio
proprio un bel regalo per gli ultimi anni del suo vicariato
in terra e voglio proprio vedere come la metteranno i laici,
ora.
Anche il Massimo era preso dai pensieri. Molto articolati, come
era solito fare.
- No, no, perchè dovrei sentirmi in colpa. Ormai non regge più
questo sistema formativo. Sta cambiando tutto. Sì, il neoliberismo
progetta il suo "uomo nuovo", beh è anche il nostro, e adotta
nuovi valori: la precarietà permanente in tutti gli aspetti
della vita, la precarietà del contesto politico ed istituzionale,
gli stati che si frammentano, nuove enclaves omogenee, monoculturali,
monoreligiose, linguistiche, in competizione l'una con l'altra;
e poi la mobilità sul territorio, soppressione dei luoghi aggreganti,
frammentazione delle strutture produttive; eh, ma c'è anche
l'individualizzazione del lavoro, la scomparsa della solidarietà.
Bisogna adeguarsi, bisogna.
E no, questa scuola monopolio di Stato non è più funzionale
alla riproduzione di questi valori, i privati devono poter entrare
nel settore della formazione, portare investimenti e trarne
profitti. E la Chiesa, anche la Chiesa.
Ci penserà Berlinguer, tanto possiamo già contare sul buon lavoro
dei nostri a livello di EE.LL.
E fu così che il 5 agosto del 1997, il ministro Berlinguer presentò
- a nome del governo Prodi - il disegno di legge (DDL) n. 2741
sul finanziamento alla scuola privata. Non era mai successo
prima.
Le scuole private paritarie
L'obiettivo del DDL è quello di realizzare un sistema formativo
pubblico integrato che fissa una serie di standard su cui sono
chiamati ad armonizzarsi vari soggetti, pubblici e privati,
che operano all'interno della formazione. Il DDL non scioglie,
però, i nodi più controversi della antica "querelle", come la
questione dei finanziamenti, la libertà di insegnamento, la
sovrapposizione di ulteriori norme ad un quadro legislativo
risalente al periodo fascista, che risultano aggravarsi con
la sovvenzione dell'intero progetto attraverso i risparmi ottenuti
da tagli effettuati alla scuola pubblica. Nel merito dei contenuti,
il DDL presenta almeno 4 rilevanti contraddizioni e incongruenze.
1. In primo luogo la scuola privata paritaria (molto spesso
si tratta di scuole di tendenza cattolica) non è aperta a tutte/i
in quanto l'iscrizione delle/gli alunne/i è VINCOLATA ALL'ACCETTAZIONE
DEL PROGETTO EDUCATIVO dell'istituto; condizione che non assicura
affatto un trattamento paritario con le/gli alunne/i della scuola
pubblica, così come è previsto dagli articoli 33/34 della costituzione.
Lo stesso vale per alunni portatori di handicap, la cui frequenza
è subordinata agli interventi di sostegno finanziario statale.
2. In secondo luo-go anche docenti, formatori e dirigenti per
potere lavorare ed insegnare DEBBONO CONFORMARSI all'identità
culturale dell'istituto, requisito questo mai sancito per legge
fino ad ora, ma praticato nei fatti con gravi limitazioni della
libertà di insegnamento e di altre libertà individuali (specialmente
nel campo dei diritti sindacali).
3. In terzo luogo, le scuole private paritarie sono obbligate
ad applicare al proprio personale i regimi previsti dai contratti
collettivi; ma nel settore sono ben 6, con trattamenti economici
normativi differenziati, comprese le modalità di assunzione.
Ciò potrebbe determinare un fenomeno di concorrenza al ribasso
con danno al lavoro e alla qualità dell'offerta formativa. L'effetto
"dumping sociale" appunto verrebbe garantito inoltre dalla possibilità
di utilizzo di "volontari" e di lavoratori autonomi che nella
logica dell'autonomia scolastica determinerebbe un processo
di ulteriore deregulation, nonchè forme di sfruttamento senza
precedenti.
4. In quarto luogo, il finanziamento. Ora - indipendentemente
dal fatto che l'art. 33 reciti tuttora il "senza oneri per lo
stato" in cui "senza" vuol dire "senza"!- il finanziamento delle
scuole private paritarie avverrebbe attraverso l'accredito alle
scuole stesse delle somme destinate alle/gli alunne/i. Ciò avrebbe
la conseguenza di avviare un inevitabile circolo vizioso di
spregiudicata rincorsa all'accaparrarsi il maggior numero di
"clienti" da parte delle scuole. Il DDL prevede inoltre forme
di finanziamento indiretto attraverso gli sgravi fiscali alle
famiglie e attraverso interventi regionali a sostegno del diritto
allo studio. _ ipotizzabile che queste forme di finanziamento
si estenderanno agli istituti scolastici privati non religiosi
e ai corsi di formazione professionale, finanziando così il
business in mano al ceto politico-confindustriale, ma anche
clericale (si pensi ai Salesiani).
Tutto ciò comporta la diminuzione dei finanziamenti per la scuola
pubblica e l'aumento di essi per la scuola privata (vedi finanziaria
1999: 347 miliardi). Innesca l'inesorabile processo di devoluzione
del sistema scolastico pubblico, dalla riforma dei cicli, alla
legge sull'autonomia, all'autonomia regionale per la gestione
dei servizi educativi. Con la devoluzione della funzione formativa
pubblica, la libertà di mercato (assistita però dallo Stato!!)
sembra assicurata, ma sembra anche vicino il tramonto della
libertà di insegnamento e dell'autonomia della scuola pubblica
da qualsivoglia tendenza e interesse di parte.
Il
ruolo delle regioni e dei comuni
Il DDL dell'Ulivo, poi ripreso dal governo D'Alema, non è il
solo strumento per condurre l'attacco alla scuola pubblica.
Lo anticipano e lo accompagnano leggi regionali come quella
dell'Emilia Romagna, del Piemonte, del Friuli, che in vario
modo e misura finanziano la scuola privata con l'obiettivo di
costituire un servizio integrato pubblico-privato. Attraverso
lo strumento delle convenzioni si inseriscono le scuole private
nel sistema pubblico della formazione, con buona pace del mercato
e della concorrenza, e se ne fanno imprese assistite. Esse svolgono
- finanziate con soldi pubblici - un servizio ideologicamente
orientato di formazione che viene spacciato per servizio pubblico.
E quando non è la Regione ad intervenire, sono i Comuni che
con proprie delibere sottraggono risorse alla scuola pubblica
per destinarle alla scuola privata, soprattutto confessionale.
Ne sono un esempio scandaloso le delibere adottate dal Comune
di Roma, di Pesaro, di Verona, di Padova, per citarne alcune.
L'alto
fine del Vaticano
DDL governativo e delibere degli EE.LL. sono però accompagnati
da una rinnovata offensiva della Chiesa, che chiede urgenza
e una corsia preferenziale in parlamento per l'approvazione
della legge di parità, di fronte al calo numerico di scuole
cattoliche e di iscritti ad esse, come dimostra l'annuario ISTAT.
La Chiesa ha fretta, ma anche una preoccupazione e vuole che
sia fugata. Te-me l'omologazione della scuola cattolica agli
standards fissati per la scuola pubblica e per il sistema tutto,
come già avviene a livello locale.
Infatti, se il tanto auspicato, perseguito e raggiunto scardinamento
del sistema scolastico pubblico - accusato da sempre di educare
al laicismo, al materialismo, allo scetticismo - deve portare
al sistema pubblico-privato integrato, in cui i programmi e
le regole dell'autonomia scolastica si ispirano ai "nuovi valori"
del neoliberismo ed omologano tutte le scuole che ne fanno parte,
che fine fa la LIBERTA' della scuola cattolica?
Visto che non è in discussione la libertà di istituire scuole,
il vero obiettivo della Chiesa sembra essere quello di poter
avere soldi e libertà pedagogica insieme, quella libertà di
praticare il magistero educativo cattolico fondato sul binomio
contenuto/valori provenienti dall'autorità divina, quindi non
discutibili, perchè fondati su una verità rivelata, e perciò
insegnabile come dogma, imparabile per fede, e non indagabile,
non verificabile.
La vecchia scuola pubblica, intrisa di materialismo comunista
(sic!) può anche andare a scatafascio (anzi, era ora!). Può
anche smembrarsi e disfarsi nelle tante scuole autonome intrise
di materialismo neoliberista, perchè tanto la profonda crisi
di valori del sistema formativo pubblico condurrà le famiglie
a rivolgersi alle scuole cattoliche. Sì, queste sono l'unica
fonte sicura di valori forti e fondanti, e venga restaurata
così l'antica autorità cattolica in campo di educazione delle
classi dirigenti e del popolo.
Se la Chiesa mira a questo scenario, allora necessita di tanti
soldi, ma soprattutto della massima libertà ideologica per le
sue scuole.
Un sistema integrato, l'autonomia di istituto con il suo bel
progetto vincolante per famiglie e docenti potrebbero non bastarle.
La Chiesa è per il principio del "primus inter pares", non per
l'integrazione. La Chiesa è il magistero pedagogico, non miriade
di scuole - sia pure cattoliche- con un progetto qualsiasi (sulle
quali, comunque già ora il potere del vescovo prevale, giuridicamente,
su quello di qualsiasi ispettore o provveditore scolastico).
E poi, non dimentichiamo che già in base al concordato del 1984,
la Chiesa scrive i programmi e i libri di testo per l'insegnamento
della religione cattolica nelle scuole pubbliche e ne recluta
o riconosce idonei gli insegnanti, compresi quelli pubblici.
Una
risposta popolare e di massa
Tutte le donne e gli uomini che amano la libertà, indipendentemente
dalle idee politiche e religiose nelle quali si riconoscono,
non possono tollerare questo attentato alla dignità e alla libertà
di coscienza, soprattutto quando le vittime sono minori come
i bambini della scuola materna, indifesi di fronte al tentativo
di plasmarli.
La prospettiva di esseri umani educati in scuole di tendenza
su base religiosa, culturale, linguistica, etnica, territoriale,
censuaria non può che preoccupare chiunque, adulto, educatore,
insegnante, abbia a cuore l'educazione alla solidarietà, alla
cittadinanza universale, alla cooperazione, alla libertà di
ricerca in tutte le scienze umane, rifiutando dogmi e verità
rivelate.
Quando ci provò il governo Berlusconi a fare una legge di parità,
tutto il movimento sindacale di sinistra più il PdS, i laici
e RC scesero in piazza in una domenica di fine maggio del 1994.
In tempi di Ulivo e D'Alema, ben 3 manifestazioni, quella dell'1
marzo, del 30 maggio e del 18 novembre 1998 hanno raccolto le
forze più autenticamente laiche, più modernamente anticlericali
e più pedagogicamente progressiste a sfidare il governo sulla
legge di parità. I ranghi si sono assottigliati: mancano i DS,
manca la CGIL, timido l'associazionismo professionale degli
insegnanti. I sindacati di base, il movimento anarchico, ciò
che rimane dell'associazionismo laico, sono chiamati perciò
ad una forte campagna politica e culturale, stringendo ampie
alleanze per:
- la formazione di comitati locali per la difesa della scuola
pubblica e laica;
- la mobilitazione e la lotta di alunni, insegnanti, genitori;
- iniziative, anche giuridiche e strumentali a difesa della
scuola pubblica;
- lo studio e la pratica di metodi pedagogici ed educativi che
esaltino la libertà, l'autodeterminazione culturale, cognitiva
e di apprendimento degli alunni;
- l'elaborazione collettiva di valori di solidarietà;
- un'autonomia scolastica intesa come confronto tra le culture
in una scuola di tutte/i e per tutte/i, pubblicamente finanziata;
- destatualizzare la scuola pubblica per sottrarla alla burocrazia
centralistica del ministero e dei dirigenti scolastici;
- azioni di carattere giuridico atte a denunciare il progetto
governativo e confessionale a tutti i livelli.
Ancora una volta la sfida non è solo giuridico-legislativa,
ma è tutta politica e culturale, per una possibile etica della
libertà nell'educazione, nell'istruzione, nell'apprendimento,
e su 2 fronti.
Terreno privilegiato per anticlericali moderni ed anarchici
lungimiranti: il Giubileo 2000 è vicinissimo.
Donato Romito
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