Quest'opera di Nico Berti (Il pensiero anarchico dal Settecento
al Novecento, Piero Lacaita Editore, Manduria 1998, pagg.
1030, lire 60.000) affronta l'evoluzione del pensiero anarchico
dal Settecento al Novecento.
Può considerarsi sicuramente come il lavoro più compiuto e sistematico
che ci ha dato l'autore, peraltro conosciuto nel movimento anarchico,
non solo italiano, in particolare dagli anarchici della mia
generazione, per gli importanti contributi teorici pubblicati
fin dai tempi dei primi nu-meri della rivista che ci ospita,
in "Interrogations" (quella singolare e irripetibile
esperienza di pubblicazione anarchica internazionale), in "Volontà"
e in altri numerosi libri e studi apparsi in riviste diverse.
Questa è la prima storia del pensiero anarchico, della teoria
anarchica senza incidenze o concessioni alla storia dei movimenti
libertari. Numerose sono state nella storia del pensiero non
solo occidentale, anche se prevalentemente in questo, le opere
che hanno cercato di presentare parte di questa storia, autori
ed esperienze diverse, argomenti trasversali ai diversi contesti
o analisi su tematiche specifiche.
Questo libro è invece una storia del pensiero anarchico e la
scelta degli autori e dei temi risponde alla logica di presentare
al lettore le varie dimensioni della teoria anarchica cogliendo
con acuta intuizione, e dimostrando con un'enorme ricchezza
di fonti, l'evoluzione pluralistica di questa straordinaria
teoria di liberazione umana. Poiché l'anarchismo non possiede
una teoria codificata, un sistema teorico hegelianamente costruito,
è necessario ricostruire l'evoluzione del pensiero prima di
tutto attraverso una vera e propria lettura "filologica" che
permetta di fare chiarezza e renda giustizia ad un originale
e unico pensiero che, fondandosi sul valore assoluto della libertà,
è stato troppo spesso strumentalizzato e/o arbitrariamente denigrato.
Naturalmente lo sforzo di Nico Berti si è allargato al tentativo,
peraltro riuscito in modo esemplare, di sistemare in un "continuun"
logico le diverse sottolineature, le molteplici intuizioni,
le precise e pertinenti critiche alle altre espressioni teoriche
dei due secoli che ci hanno accompagnato alla vigilia del secondo
millennio. Non solo, si badi, quelle esplicite e formulate chiaramente
dai diversi autori e militanti, ma anche quelle implicite e
conseguenti, molto spesso trascurate o, peggio, mal interpretate
secondo una linea di pensiero che si fonda sul riconoscimento
del presupposto del fondamento vero e caratterizzante della
teoria anarchica, ma anche dell'anarchismo, e cioè la libertà
come valore primo in grado di assumere in sé anche l'uguaglianza
sociale e la diversità naturale, di essere assoluta e completa.
Quella libertà, per dirla con Bakunin, che "non può e non deve
difendersi che per mezzo della libertà" e che supera tutti i
paradossi e le contraddizioni quando si identifica con l'etica.
L'eterogeneità dei pensatori anarchici viene in questo libro
messa in risalto e di ognuno di loro vengono evidenziate le
caratteristiche portanti e le loro specificità, senza pretendere
di farne nell'insieme un sistema tradizionalmente inteso, ma
cogliendo le diversità e le singole sensibilità, naturalmente
dovute anche al contesto storico nel quale si sono sviluppate,
senza peraltro restare prigionieri della storia ma cercando
di "essere contro di essa".
Questa che è la vera specificità della teoria anarchica, il
pluralismo e la diversità che la contraddistingue e la differenzia
in modo totale dalle altre, viene affrontata nel libro attraverso
la messa in luce della complessa varietà dei temi e dei problemi,
delle intuizioni e delle tendenze che sostanziano l'idea anarchica.
L'opera è organizzata in quattro sezioni: "i classici"
nella quale attraverso il pensiero di William Godwin si rintraccia
la genesi del pensiero anarchico nel secolo dei lumi dove il
rapporto tra leggi positive e ragione naturale devono trovare
un rapporto che si risolve nel riconoscere che non sussiste
alcuna ragione per giustificare l'autorità poiché il vero e
unico ordine della società è quello naturale. E mentre la società
umana è un fenomeno sempre esistito e assolutamente naturale,
il governo è un espediente dovuto all'ignoranza degli uomini.
E l'emancipazione dell'uomo da ogni autorità diventa rivolta
permanente dell'individuo, unico e irripetibile, contro ogni
autorità trascendente e positiva anche quella degli ingranaggi
e le rotelle della propria testa (Stirner). Questa diversità
naturale non si può risolvere in alcuna sintesi, ma le antinomie
costituiscono linfa vitale per la definizione della forza collettiva
che non può essere patrimonio né dello Stato né del Capitale
(Proudhon). Con Bakunin la libertà dell'individuo diventa fine
e principio supremo e si esalta e si realizza solo nell'altrettanta
libertà degli altri. Così diventa il concetto con il quale obbligatoriamente
si analizzano e si confrontano la rivolta, l'uguaglianza, la
scienza, la rivoluzione, la storia.
Ma è, in particolare con Kropotkin che l'etica della libertà
e dell'uguaglianza trova un tentativo di riscontro in un'interpretazione
della scienza e dell'evoluzione umana secondo un modello di
anti-darwinismo fondato sul mutuo appoggio come motore dello
sviluppo della storia. Infine con Malatesta abbiamo una prima
e attenta sintesi del pensiero anarchico che collega indissolubilmente
l'emancipazione umana alla volontà rivoluzionaria. L'anarchia
si fa chiaramente pluralista nell'approccio alla realtà sociale,
alimentando in modo organico l'anarchismo che si caratterizza
in modo indiscutibilmente diverso dal socialismo di stato, dal
fascismo e dalla democrazia.
Nella seconda sezione (Marxismo e Anarchismo) Nico Berti
affronta i termini classici dello scontro tra l'idea anarchica
e l'idea marxista, rispetto alle diverse letture della rivoluzione
francese, allo iato tra comunismo e anarchismo nell'ambito dell'interpretazione
filosofica, politica ed economica, al significato profondo della
lotta tra marxismo e anarchismo all'interno della Prima Internazionale,
alla dimostrazione che la radice vera del totalitarismo sta
nel pensiero di Marx e alle intuizioni anarchiche sulla natura
vera e incontrovertibile del potere, di ogni potere, e sulla
teoria del comunismo di stato come fondamento di una nuova classe
egemone e totalitaria.
Attraverso poi l'analisi del pensiero di alcune personalità
della cultura libertaria, nella terza sezione (Autori, aspetti
e problemi del pensiero anarchico) si mette in luce e alla
prova dei fatti il pluralismo dell'anarchia. Così si dà spazio
a quel grande pensatore e scienziato, oltre che attivo militante,
che è stato Eliseo Reclus, fondatore della moderna geografia
sociale che alla fine delle sue enormi ricerche sostiene che
solo nella società anarchica la storia si riconcilia con la
natura. Ma anche al controverso, ma per questo non meno stimolante,
pensiero di Leone Tolstoi che tenta un'improbabile sintesi tra
cristianesimo, non violenza e anarchismo. Oppure al problema
centrale dell'educazionismo anarchico, arricchito anche e soprattutto
da veri e propri militanti dell'educazione, che risulta, secondo
Nico Berti, ruotare attorno alla questione se è compatibile
educare pensando ad un uomo libero e al contempo ad un uomo
nuovo.
Inoltre il pensiero di Gustav Landauer serve per vedere come
la rivoluzione sia contro la secolarizzazione; l'analisi della
dimensione liberal dell'individualismo anarchico (Benjamin R.
Tucker) e quella più esistenzialista di Emile Armand, sono messe
in risalto rendendo giustizia a critiche ideologiche e scorrette
di questo filone di pensiero, così come è sintetizzato il pensiero
dell'anarchismo nella dinamica tra sindacalismo e anarcosindacalismo.
Emblematica, a questo proposito, l'evoluzione del pensiero di
Armando Borghi e gli insegnamenti della rivoluzione spagnola
che scoprono le contraddizioni relative ad un certo anarchismo
che svela la mancanza di una propria scienza della politica.
Sempre in questa sezione, un posto centrale viene assegnato
al revisionismo di Camillo Berneri che rappresenta un passaggio
storico tra l'ideale anarchico dell'Ottocento e gli albori delle
nuove sfide del ventunesimo secolo.
Conclude questa parte del libro, purtroppo in maniera limitata
ad un autore (Rudolf Rocker), un'interessantissima analisi della
matrice liberale del pensiero anarchico che, seppur anticipata
nel capitolo su Tucker, sarebbe stato quanto meno opportuno
ampliare poiché costituisce un importante elemento che caratterizza
tutto l'anarchismo di origine anglosassone e rappresenta forti
elementi di originalità e diversità rispetto ad una tradizione
europea più conosciuta e considerata.
Nella quarta e ultima sezione (Anarchismo, socialismo, liberalsocialismo)
vengono affrontati i temi e i problemi di un rapporto storico
e teorico di costante attualità anche se gli autori presi in
esame, Francesco Saverio Merlino, Andrea Caffi e Bruno Rizzi,
non hanno avuto, nella storia del pensiero anarchico alcun posto
di rilievo, quantomeno nel momento della loro maturità di pensiero.
Ma come sottolinea l'autore nella premessa, offrendo la chiave
di lettura di quest'ultima sezione, "ho voluto così evidenziare
le differenze e le affinità tra questi due sistemi di pensiero
e l'anarchismo allo scopo di dimostrare come esso sia un'ideologia
che possiede sì un nucleo teorico irriducibile e però esprime
contemporaneamente una serie di valenze capaci di essere accomunate
a tradizioni ideologiche diverse".
Tutta l'opera di Nico Berti è preceduta da una introduzione
nella quale vengono chiariti, in modo imprescindibile per una
corretta lettura, alcuni concetti fondamentali relativi all'insieme
dell'argomento: anarchia, anarchismo, pensiero anarchico e movimento
anarchico che costituiscono parte di un tutto ma non sono ovviamente
la stessa cosa. Questo lavoro, che conclude anni di ricerche
e di riflessioni, è destinato a restare un testo che durerà
nel tempo e dal quale, chiunque, a vario titolo e a diverso
livello, si voglia interessare del pensiero anarchico, non potrà
prescindere.
Francesco Codello
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