Bilancio. Ne abbiamo già accennato su queste
colonne. Il ’98 è stato un anno decisamente positivo
per la nostra rivista, innanzitutto dal punto di vista economico:
il deficit, che era andato crescendo negli ultimi anni fino
a toccare la (per noi) spaventosa cifra di 62.412.679 (al 30
novembre ’97), si è ridotto a "soli" 20.198.617
(al 30 novembre ’98)
Questo risultato è stato raggiunto innanzitutto grazie
alle sottoscrizioni-record (quasi 70 milioni in un anno). Anche
le altre voci relative alle entrate (abbonamenti ordinari e
sostenitori, vendita diretta, librerie) sono state superiori
rispetto al passato, a conferma che la rivista tiene.
Nel bilancio ’98 sono stati contabilizzati anche 3 milioni
di ricavato dalla vendita di materiale musicale, curata da Marco
Pandin. Un dato questo, tanto più positivo perché:
1) è il frutto di un’iniziativa in sostegno di "A"
ideata, promossa e gestita senza "pesare" sulla redazione;
2) al di là del ricavato economico, l’intera operazione
Musica per "A" allarga il nostro giro di contatti.
Ecco alcuni dati relativi ad "A": 4.000 copie
stampate, di cui 2.300/2.500 vendute, per un totale (presunto)
di almeno 5/6.000 lettori; oltre 200 diffusori (prevalentemente
piccoli: 3, 4, 5 copie o poche più) sparsi un po’ in
tutt’Italia; oltre un centinaio di punti-vendita, tra librerie,
edicole, centri sociali, sedi anarchiche, ecc.; un costo medio
a numero superiore a 9 milioni di lire.
E dallo scorso anno si è aggiunta la versione on
- line, anch’essa frutto di un lavoro collettivo che ha il pregio
- tra le altre cose - di non pesare sulle nostre spalle, ma
su quelle di un pool di amici, compagni, internettisti.
Centri sociali. Questo numero si apre con due interventi
in diversa maniera connessi con la multiforme realtà
dei Centri sociali. Il primo (pag. 5) è di Maria Matteo,
militante della Federazione Anarchica Italiana, responsabile
"tecnica" della redazione collegiale del settimanale
anarchico Umanità Nova, nonché da un decennio
nostra collaboratrice. Il secondo (pag. 7) è di Luigi
Veronelli, noto al grande pubblico come enologo, meno noto come
anarchico con una particolare passione per l’editoria (sua,
negli anni ’50, una bella edizione de La Questione Sociale
di Pierre-Joseph Proudhon).
Antiproibizionismo, "reddito garantito", autogestione
e rapporti con le istituzioni, disoccupazione e lavori alternativi,
ecc.: sono tante le questioni sul tappeto. Il dibattito è
già da tempo aperto e anche la nostra rivista ha occasionalmente
ospitato interventi in merito. La pubblicazione di questi due
interventi - così diversi non solo per il loro taglio
- potrebbe costituire lo stimolo ad un approfondimento delle
tematiche in discussione. Dipende, naturalmente, dalla disponibilità
e dalla volontà di tutti gli interessati, che appartengano
o meno alle diverse anime dei Centri sociali, se questo dibattito
avrà un seguito.
Dall’interno. Dare voce anche - e soprattutto -
a chi è dentro alle situazioni, a chi le vive quotidianamente
e quindi è costretto a verificare in pratica potenzialità
e limiti delle grandi idee e dei grandi progetti, a partire
da quelli anarchici. È questa, non da oggi, una delle
scelte di fondo compiute dalla nostra redazione.
In quest’ottica si inscrivono il resoconto (pag. 15) del
viaggio in Kosovo che alcuni compagni della Cooperativa Alekos
hanno recentemente compiuto, nell’ambito di un’iniziativa promossa
dai cattolici "Beati i costruttori di Pace". Nonché
la tavola - rotonda (pag. 20) sulla scuola che abbiamo promosso,
a metà dicembre, in redazione, coinvolgendo cinque studentesse/studenti
delle medie superiori milanesi.
Euro. Non per omaggio alla moda, ma per funzionalità
iniziamo ad indicare - a pag. 43 - il prezzo della rivista (e
degli abbonamenti) per l’estero anche in euro. E indichiamo
gli estremi del nostro conto corrente bancario, cosicché
i versamenti possano essere effettuati - volendo - anche tramite
bonifico bancario.
De André. Al momento di "chiudere"
questo numero della rivista, apprendiamo della morte di Fabrizio
De André, un amico di lunga data, un anarchico "sui
generis" (ma chi non lo è, tra gli anarchici?),
un compagno di strada del nostro movimento e della nostra rivista
- che ha avuto in lui un sostenitore non solo economico. Personalmente
ci frequentavamo da quasi un quarto di secolo, la nostra è
stata un’amicizia di quelle che puoi stare anche anni senza
sentirti, ma quando ci si ritrova... Addio, Fabrizio: non ci
saranno più né discussioni né cantate in
trattoria. E un abbraccio a Dori, a Cristiano, a Luvi.
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