rivista anarchica
anno 29 n.259
dicembre 1999 - gennaio 2000


Nosotros de la CGT
intervista a José Marì Olaizola Albeniz
a cura di Stefano d'Errico
e Franco Iachetta

Nel frastagliato panorama del sindacalismo libertario spagnolo, opera da una ventina di anni la Confederacion General del Trabajo. A colloquio con il suo segretario generale.

 

Che cos'è la CGT (Confederation General del Trabajo)?

È un'organizzazione anarcosindacalista nata dieci anni fa, frutto di una sentenza giudiziale che ci impediva di utilizzare la sigla CNT. È il risultato di una scissione prodottasi nel Quinto Congresso della CNT, anno 1979. La rottura nasce quando una parte della CNT considera necessario e imprescindibile presentarsi alle Elezioni Sindacali per non emarginarsi dal mondo del lavoro, indipendentemente dal fatto che la nostra posizione fosse e rimanga critica verso queste elezioni, considerate però necessarie per ottenere un "carico" sufficiente per imporsi alla forza padronale. Nella CGT, dopo la separazione, sono andati confluendo altri settori della CNT usciti dopo il Quinto Congresso, che hanno vissuto lo stesso problema da noi denunciato.
La CGT a poco a poco si è andata impiantando nel mondo del lavoro di tutto lo stato spagnolo; è un'organizzazione in continuo aumento, che sta ottenendo la "maggiore rappresentatività" in vari settori e regioni, che tratta contratti collettivi, che è presente nell'industria e contemporaneamente nelle manifestazioni di piazza, non solo con una prospettiva unicamente di settore e puramente sindacalista, per il lavoro quotidiano, ma anche con una prospettiva generale contro la politica economica capitalista del governo spagnolo. La CGT, come testimoniano le manifestazioni contro l'esclusione sociale e la disoccupazione, è presente anche a livello europeo, come nelle marce di Amsterdam nel 1997 o di Colonia nel 1999, ed in altre manifestazioni tenutesi tanto in Francia quanto in altri paesi, insieme al sindacalismo alternativo europeo. Noi ci sentiamo, al pari delle altre organizzazioni anarcosindacaliste, prosecutori della tradizione, pur essendo critici, per quanto crediamo sia necessario. Analizzando la nostra storia, man mano che cresciamo, la prassi è la stessa di qualsiasi sindacato libertario, di qualsiasi struttura anarcosindacalista: una prassi impiantata sull'assemblea, il federalismo, la solidarietà, il mutuo appoggio, i comitati non decisionali, il comitato coordinatore, essenzialmente l'azione diretta. Questo è quello che ci differenzia dal sindacalismo ufficiale, come Commissiones Obreras e UGT. A poco a poco stiamo uscendo come un punto di riferimento a sinistra in Spagna. Senza trionfalismo, con una situazione difficile nella pratica quotidiana, perché la condizione d'integrazione del cittadino nel sistema attuale è molto forte, l'apatia è molto forte, è difficile la mobilitazione contro il dominio del capitale, è difficile impiantare posizioni di sinistra. Possiamo quindi dire che ci sentiamo soddisfatti per questa progressione costante che stiamo ottenendo con un'organizzazione che è presente nelle lotte ancora non a livello ottimale, comunque con forza. Dentro il sindacalismo spagnolo pensiamo che siamo la "forza possibile" dove le donne e gli uomini che lottano per la libertà e la giustizia sociale, trovano uno strumento ove possono lavorare e sviluppare le proprie idee, partecipare e decidere. Questo è ciò che oggigiorno non permette la società, perché essa è organizzata su livello della delega. Aspiriamo a essere un sindacato di massa e un punto di riferimento per la società civile e la sinistra, in una organizzazione dove esiste un pluralismo importante, differenti provenienze, ma che mantenga le forme caratteristiche dell'anarcosindacalismo. Dentro questa dinamica tessiamo relazioni a livello europeo con la finalità di creare un'Internazionale, un Coordinamento Europeo, d'ispirazione chiaramente libertaria, anarcosindacalista o per lo meno con un contenuto anarcosindacalista nella pratica. Per questo teniamo relazioni con sindacati francesi, la CNT francese e tutti i sindacati che fanno capo al Gruppo dei Dieci, cioè Sud Educazione, Poste, Ferrovie, eccetra, per la Svezia con la SAC, in Italia la relazione più importante è con l'Unicobas, anche se questo non evita che si abbiano allo stesso tempo rapporti con altri sindacati come la CUB, il SinCobas, il COMU. La nostra idea è che tutto il sindacalismo alternativo, di classe, rivoluzionario, anarcosindacalista sia messo insieme in un coordinamento internazionale europeo - anche con l'aspirazione ad andare oltre l'Europa - che sia capace di creare uno strumento che serva per far fronte alle imposizioni del capitalismo, del neoliberismo, contro il pensiero unico che sta controllando il mondo e che sta apportando un taglio delle libertà e un maggior dominio sull'essere umano, per realizzare invece maggiore giustizia, maggiore sicurezza, una giusta ripartizione della ricchezza. Dentro il mondo "alternativo", dentro il mondo anarcosindacalista esiste poca decisione, esiste eccessivo dogmatismo nel vedere "con chi stare e con chi non stare", esiste un modo di essere e di porsi che deve essere superato. La situazione mondiale è sempre più ingiusta e i benefici e la ricchezza si concentrano sempre più in poche mani, mentre la miseria e la povertà sono sempre più diffuse. Dopo il disastro della dominazione comunista autoritaria, dopo la caduta del muro di Berlino, era il momento dei libertari, dell'anarcosindacalismo, dell'anarchismo, ma non siamo stati all'altezza di quello che la storia ci ha chiesto e ci chiede in questo momento. In questo momento è necessario superare la quantità di piccole inimicizie, i piccoli gruppi interessati solo alla loro piccola forza, influenza ed entità, il personalismo. È necessario essere molto più aperti, essere disposti ad andare molto oltre, per buttarsi tutti in un'azione comune contro il capitalismo. Stiamo arrivando ad un momento di "schiavizzazione" molto sottile, di maggior controllo da parte del capitale e dell'apparato dello stato che è al suo servizio. Il sindacalismo odierno è diverso da quello storico della CNT della rivoluzione: allora era chiaro dove stava il capitale e dove il nostro valore; oggi lo sviluppo tecnologico sta creando soggetti totalmente differenti. Intendiamo che il sindacalismo non deve solo dedicarsi al mondo della fabbrica, ma deve guardare anche molto più in là, a livello molto più globale, relazionandosi con tutti i problemi sociali. I problemi di oggi sono anche i problemi del "cittadino", e dobbiamo aspirare a che il cittadino abbia la possibilità di decidere e potere di decisione. Questi sono i problemi tanto dei giovani come degli antimilitaristi e dei non sottomessi, delle donne e dell'ecologismo. Serve un anarcosindacalismo che sviluppi un'azione completa, totale e globale, della società contro un capitalismo organizzato mondialmente, con una medesima idea, con un'organizzazione mondiale, con uno stesso interesse, con la stessa idea di libertà e di giustizia.

 

L'importanza del confronto

La CGT è un movimento sindacale che ha un impatto reale con il mondo del lavoro e anche, come dicevi tu, con la società civile ed attrae, come strumento della sinistra, aree di provenienze le più diverse. Come si realizza questa sintesi all'interno della CGT e qual è il rapporto con i partiti politici?

Quando la CGT ha iniziato a lavorare nel mondo del lavoro, anche partecipando alle elezionali sindacali, negoziando contratti collettivi, lavorando giorno per giorno nel quotidiano, combattendo contro il padronato, si è andata convertendo, mano a mano, in un punto di riferimento per tutti i sindacalisti e militanti operai presenti nella lotta e contrari alle logiche imposte dal sindacalismo tradizionale, da quello che le Comisiones Obreras e la UGT stanno facendo. Una parte consistente di questi militanti viene alla nostra organizzazione perchè ha l'opportunità di continuare a lottare. Non vengono alla CGT con la finalità di controllarla o di ottenere posti di responsabilità. Sarà nostra responsabilità renderci capaci di educarli nella pratica, perchè intendano che la pratica libertaria e anarcosindacalista è più adeguata delle pratiche autoritarie che hanno conosciuto nelle vecchie organizzazioni di provenienza. Questo tipo di apporto nuovo non ci crea alcun problema. L'anarchismo o l'anarcosindacalismo non nascono per imporre ideologie, lo sviluppo teorico deve evolversi in un dibattito permanente, in divenire, che si sviluppi quotidianamente. Gli anarchici o gli anarcosindacalisti non possono sottrarsi a questo dibattito semplicemente perchè pensano di essere nel giusto o di "aver ragione". Sono le forme dell'azione di base, la pratica, l'assemblearismo, l'azione diretta, le forme adeguate a cambiare lo stato di cose esistenti. Isolarsi, sottrarsi al dibattito significa non aver fiducia in queste stesse forme. Rifiutare il confronto significa rinunciare a tutto e isolarsi in una posizione intimista.

Che strumenti ha la CGT per salvaguardare l'organizzazione da tentativi egemonici di partito?

L'organizzazione è, per statuto, assolutamente indipendente da qualsiasi partito politico, chiesa, Stato, dal capitale ed esiste incompatibilità tra cariche nel sindacato e cariche di partito, con posti di responsabilità o con partecipazione attiva alla vita politica, questo è stato precisato. Abbiamo relazioni puntuali con i partiti politici, non abbiamo nessun problema nel coltivare rapporti, non di tipo strategico bensì a carattere tattico, per obiettivi concreti. Stiamo in un sindacato e crediamo che il sindacato è bene che sia indipendente ed autonomo da qualsiasi tipo partito politico o forza esterna, a maggior ragione se questa è al servizio del denaro o della corruzione. La corruzione della politica dimostra che abbiamo ragione, è un elemento a nostro favore.

Non ci sono stati casi di scontro, tentativi di rilievo di infiltrare o condizionare la CGT?

Non di rilievo, ma credo che vi sarà sempre qualcuno che abbia interessi in tal senso; questo fa parte della vita e della lotta. L'anarcosindacalismo non si deve preoccupare di questo. Quello che deve emergere è l'attitudine ad una prassi chiara che impedisce di per sè questi tentativi. Noi abbiamo più ragioni e più elementi, tali e tanti da suggerirci di non occultarci ma di stare in prima fila con maggior orgoglio, onestà ed etica possibili.

Lo strumento migliore è, quindi, la prassi?

Sì, in questo momento tutto è in discussione e bisogna dimostrare alla società la differenza: è facile parlare, criticare, non basta avere storicamente le mani pulite; difficile e necessario è dimostrare che siamo una organizzazione differente, che siamo capaci di agire differentemente, di funzionare in modo differente, di costruire in modo differente, la prassi è l'unica che possa cambiare il mondo e che, in una società totalmente screditata, possa dare la possibilità di credere in qualcosa.

 


Josè Marì Olaizola Albeniz, segretario generale della CGT.

 

Contro la frammentazione

Abbiamo notato una certa attenzione, da parte della CGT, nei confronti dei centri sociali e di tutto quello che si muove nel basso della società spagnola a livello di antagonismo sociale.

Nella società attuale c'è un 50% di lavoratori che può dire di avere un lavoro fisso, però l'altro 50% o è disoccupato o ha lavori a termine: più o meno si tratta di una forma di precariato diffuso. La vecchia forza del movimento dei lavoratori è oggi completamente destrutturata: non è la stessa cosa difendere un lavoratore con il posto fisso ed uno permanentemente ostaggio del capitale, senza occupazione stabile e senza alcun futuro. Tutta questa precarietà, disoccupazione, aumento della povertà, la realtà di cittadini che non sono cittadini perchè non hanno strumenti, capacità contrattuale e decisionale, sono problemi che il sindacato deve assumersi. Esiste una proliferazione di gruppi sociali ognuno dei quali si occupa di una cosa specifica, con i quali teniamo contatti e che cerchiamo di portare nel sindacato. A fronte di questo disagio generale, c'è una risposta parcellizzata: alcuni lottano solo contro la disoccupazione, altri per l'occupazione delle case, altri per l'antimilitarismo, altri per gli immigrati. Il capitale ha un progetto globale, non ha nessun problema che esistano gruppi frammentati con obiettivi parziali, perchè li può assimilare; l'unica possibilità è che questa frammentarietà si unisca in un'unica cosa, un progetto comune contro il capitale. Costruire questo progetto è il dovere di qualsiasi rivoluzionario: far sparire la frammentazione delle lotte.

Quali obiettivi la CGT ha "puntato" con forza, negli ultimi anni?

Ci sono vari aspetti nella lotta della CGT. Da una parte la lotta quotidiana in un'impresa o in un settore e bisogna tener conto del fatto che la CGT ha nel comparto ferroviario una rappresentatività del 17%, una rappresentatività nella società telefonica e nelle poste superiore al 10%, una forte rappresentatività nel settore dell'automobile VOLKSWAGEN - SEAT, FORD, GENERAL MOTORS, RENAULT etc, stiamo aumentando la rappresentatività nella sanità, nell'amministrazione pubblica, nel settore dell'educazione. Esiste, poi, un aspetto generale di confronto con il capitale che si è concretizzato nella lotta per la redistribuzione del lavoro e della ricchezza, contro l'esclusione sociale e la disoccupazione e per le 35 ore settimanali, per la sparizione dello straordinario e per il salario sociale, un salario sociale che la società deve fornire se non dà la possibilità di un lavoro. È un traguardo che seguiamo da 4/5 anni, sul quale dobbiamo insistere. Vi è, ancora, il problema della riduzione dei diritti e delle libertà sociali.
Su questi fronti lavoriamo, ove è possibile, con gruppi di disoccupati, gruppi sociali da una parte e, ad esempio, con IZQUERDA UNIDA dall'altra, o con sindacati come l'USO e la STES o con il movimento anti-Maastricht. Movimento che si è rivelato in diverse manifestazioni, come quella del 20/6/98 che ha portato 50.000 persone a Madrid, manifestazione dove la bandiera anarcosindacalista si è vista come forza importante con migliaia di manifestanti, cosa che vogliamo portare anche a livello europeo, come abbiamo fatto a Colonia quest'anno e ad Amsterdam due anni fa, dove la CGT e l'anarcosindacalismo sono stati protagonisti in piazza. L'unica organizzazione spagnola che ha partecipato è stata la CGT; il resto del movimento libertario spagnolo era assente. C'è da evidenziare che a Colonia erano presenti differenti organizzazioni anarcosindacaliste, come i francesi della CNT, gli svedesi della SAC, organizzazioni libertarie come l'Unicobas, organizzazioni sindacali alternative tedesche e francesi, e questo è stato lo spezzone più importante del corteo. Questo è servito a far vedere a tutto il movimento della sinistra europea quali sono la forza e le possibilità del nostro schieramento. Qual è stata l'iniziativa della CGT in tutto ciò? La CGT, considerata eretica dal movimento anarchico "ufficiale", ha coltivato in questi anni rapporti con tutto il mondo del sindacalismo alternativo, anarcosindacalista e libertario europeo, proponendo obiettivi di lotta comune perchè fosse presente nelle manifestazioni di Amsterdam e di Colonia. Così, a poco a poco, abbiamo ottenuto che, nella pratica, si realizzasse una convergenza significativa. Si è realizzato un disegno unitario che nella pratica ha messo insieme un settore importante, reso chiaramente visibile con le bandiere dello stesso colore. Un'idea comune che realizza un interesse comune. Noi continueremo con questa iniziativa, senza mai rispondere alle provocazioni: la provocazione non ci interessa, è perdita di tempo, di energia, la nostra capacità di lotta deve essere indirizzata verso altre cose.

Quanti affiliati ha la CGT?

È sempre difficile rispondere, ma si tratta di circa 60.000 lavoratori iscritti. Naturalmente, nelle elezioni sindacali abbiamo ottenuto molti più voti. Ultimamente stiamo avendo anche una discreta presenza giovanile.

La CGT ha due periodici - ROJO Y NEGRO e LIBRE PENSAMIENTO - ed ha una particolare attenzione aal momento di rielaborazione teorica e culturale, anche tramite la fondazione SALVADOR SEGUI'

Rojo y Negro è una pubblicazione mensile molto diffusa all'interno ed all'esterno dell'organizzazione. Parla delle nostre iniziative ed analizza la situazione generale, politico sindacale, del movimento. Tira più di 30.000 copie ed abbiamo l'aspirazione di aumentarne il numero.
Libre Pensamiento è una rivista di riflessioni, analisi e dibattiti, totalmente aperta e plurale. Non vi scrivono solo soggetti che appartengono all'anarchismo o all'anarcosindacalismo, ma anche esponenti di altre correnti di pensiero, di provenienza marxista o cristiana che, comunque, hanno la possibilità di spiegare le loro tesi.
Non siamo assolutamente chiusi al dibattito perchè, come affermavo prima, non dobbiamo avere alcun problema a confrontarci se siamo sicuri di quello che facciamo.

 

Come anarchici ed anarcosindacalisti

In quali settori, secondo te, è necessaria un'evoluzione del pensiero libertario?

Penso che esista una tensione naturale dell'essere umano verso l'aspirazione alla libertà, alla giustizia ed alla felicità. Credo che i settori maggiormente in crisi, in questo momento, siano quelli di provenienza marxista, socialista, comunista che aspirano ad una maggiore giustizia sociale, ad un mondo solidale, egualitario. Questi settori stanno analizzando l'origine dei propri errori, in cosa hanno sbagliato e di cosa hanno bisogno; stanno comprendendo che la partecipazione ed il rispetto sono fondamentali. Al di là di tutto ciò, penso che, come anarchici ed anarcosindacalisti, dobbiamo guardare all'essere umano, alla sua aspirazione ad un mondo migliore e dobbiamo avere un'iniziativa aperta a 180 gradi, verso tutti i settori.

Hai scritto un libro con Chema BERRO, SINDACALISMO Y TRANSFORMACION SOCIAL, dove si fa un'analisi del sindacalismo rivoluzionario e dell'anarcosindacalismo con una visione di superamento, in parte, della logica che mette in risalto, in paarticolare, gli aspetti più sindacali dell'intervento. Anche nell'analisi sulla CNT storica mette in luce personaggi e tesi della tendenza sindacalista, da non confondersi, in senso stretto, con la tradizione "sindacalista-rivoluzionaria" di matrice soreliana. Cosa deve prendere il sindacalismo alternativo di oggi dalla storia?

Soprattutto, quello che fu la sua pratica reale, di ricerca e di studio, di onestà, di etica sempre più necessarie in questo mondo. Però deve essere accompagnata da una pratica di partecipazione; è necessario spiegare alla gente, ai lavoratori che i loro problemi non possono essere risolti da un "salvatore" e che i problemi sono di tutti e che devono essere risolti con un apporto collettivo. Questa è la cosa fondamentale, perchè i momenti storici non hanno niente a che vedere l'uno con l'altro. Un tempo lo sfruttamento sottometteva tutti in uno stesso modo, mentre oggi molti degli affiliati alla nostra organizzazione vivono in una situazione di benessere sociale. I sentimenti di oppressione che si vivevano un tempo non sono gli stessi che si vivono oggi, perchè diverse sono le forme di sfruttamento e di oppressione che, oggi, esercita il capitale. Sono state create due diverse realtà: una che vive relativamente bene ed un'altra totalmente esclusa. Occorre, quindi, prendere consapevolezza di questa situazione per capire la necessità di combatterla. Se non c'è questa comparazione, l'ingiustizia viene vissuta come "legale e democratica". Contano, anche in questo, molto la pratica di discussione, il confronto e la partecipazione di tutti.