Se
Fabrizio non fosse esistito...
Vi ho scoperti un po’ di anni fa (nel ’92) quando,
trovandomi a Milano, comprai in edicola il numero dedicato all’AIDS
: “l’identità perduta”, davvero molto bello e infatti lo conservo
gelosamente. Poi ho cercato “A” in edicola a Napoli ma non l’ho
mai trovata, fino a che (rassegnato) decisi di rinunciarci.
Mi chiamo Felice, ho 31 anni e a marzo dovrei laurearmi in architettura.
Anche se mi definisco anarchico in tutto, politicamente mi considero
un “cane sciolto” di sinistra e come potete intuire non mi riconosco
in nessuno dei partiti che vengono definiti e si definiscono
“di sinistra” (faccio molta fatica a capire che cos’ha di sinistra,
ad es., Giorgio Napolitano!). Nonostante questi tempi bui di
neo-consociativismo, di “globalizazzione” della miseria e di
conformismo delle menti, credo che comunque bisogna opporsi
e resistere alle destre sempre più rozze, arroganti e anti libertarie.
La mia curiosità iniziale per l’anarchia, poi diventato interesse,
è dovuta alla mia fervente passione per Fabrizio De Andrè e
per le sue canzoni che per me sono tra le cose per cui vale
la pena vivere.
Se non fosse esistito Fabrizio, sono sicuro che tanti come me
sarebbero state persone diverse e senz’altro peggiori. Le sue
canzoni, ma anche le sue rare interviste, mi hanno insegnato
il rispetto per gli emarginati, per i più deboli, per “i servi
disobbedienti alle leggi del branco”, mi hanno trasmesso emozioni,
cultura, ironia, e una “laica religiosità” che ti permette di
guardare i tuoi simili soprattutto dal lato umano, quindi considerando
i limiti e le debolezze che ci rendono appunto “umani”. Mi ha
fatto conoscere Brassens, Vitton, Boris Vian, Leonard Coen,
Kropotkin e soprattutto Lee Masters. Oltre ad aver consolidato
la diffidenza e derisione (in me innata) verso qualsiasi tipo
di potere. Per me resterà indelebile nella memoria il primo
(e purtroppo unico) suo concerto a cui ho assistito al “palapartenope”
di Napoli nel’91. Io, all’epoca 21enne, che conoscevo bene “Le
nuvole” e qualche “classica” rimasi folgorato ad ascoltare canzoni
come “Fiume Sand Creek”, “il gorilla”, “Geordie”, “la città
vecchia” e le eterne “Creuza de mè” e “Il testamento di Tito”.
Come vi dicevo, grazie a lui la mia vita e la mia sensibilità
cambiarono. In pratica cerco di difondere “il verbo” di De Andrè
alle mie amiche e amici più giovani che non lo conoscono ma
anche ai coetanei e più grandi che non lo conoscono bene (purtroppo
non sono pochi)...
In attesa e fiducioso della vostra risposta, vi saluto con sincera
stima sperando che la vostra “voce” si elevi e si distingua
sempre dal branco.
Buona Resistenza.
Felice Spanpanato
(Nola)
Un
caso di isolamento
Intendo comunicare all’opinione pubblica, agli
organi di Stato e di Stampa la seguente denuncia: mentre scontavo
15 giorni di cella di puniziorne [(il massimo consentito per
legge, nell’isolamento del carcere di Voghera (PV)], vengo a
contatto uditivo e quindi a conoscenza che uno straniero, Tunisino,
Ben Mlik Yassine, per le vicende della rivolta di Parma è sottoposto
all’articolo 14 bis che normalmente si sconta in sezione con
la sola esclusione delle attività in comune; invece è da mesi
in completo isolamento, senza televisione, senza diritti, senza
nessun rispetto delle leggi naturali e biologiche, fisiche e
psichiche, con costrizione in esasperata situazione di cattività,
il tutto superando la normale soglia di tollerabilità e rientrando
nella fattispecie di tortura, con insensibilità all’altrui sofferenza
da parte dello Stato, con offesa al sentimento di pietà, di
umanità e giustizia, in totale tormento e orrore.
Infatti l’isolamento continuato è vietato e la stessa Corte
Costituzionale, nelle sue numerose sentenze riguardanti il 41
bis, ha stabilito dei criteri da evitare nei regimi punitivi
che nel caso specifico non sono rispettati.
Ben Mlik Yassine è l’unico detenuto in Italia che non ha la
televisione in cella, non sa che poteva impugnare il provvedimento
ministeriale, non ha una lira, non ha avvocato, non sa scrivere,
leggere e parlare bene in italiano, e sopratutto è straniero,
ma questa non credo sia una buona ragione per non trattarlo
al pari del peggior delinquente italiano!
Spero che qualche “Onorevole” legga questo appello e chieda
una interpellanza parlamentare al Ministro di Grazia e Giustizia.
Pur sapendo che questa lettera mi costerà delle ritorsioni,
non posso certo essere complice con il mio silenzio di questo
Stato ingiusto e crudele.
Cordiali saluti.
Carmelo Musumeci
(Carcere di Voghera)
Un
volgare Giubileo
La storia non si cancella, così come non si cancellano anni
di sofferenze e di lotte dei lavoratori per conquistare quei
preziosi (anche se limitati) diritti che oggi sembrano soltanto
fastidiosi inciampi all’inesorabile avanzata del capitale globale.
Se non ricordo male la festa del 18 maggio nacque per ricordare
i “martiri di Chicago”, un gruppo di anarchici impiccati dalle
autorità americane perché protagonisti degli scioperi di massa
scoppiati negli Stati Uniti nel lontano 1886 per chiedere la
riduzione dell’orario di lavoro a 8 ore giornaliere. Da allora,
quello che un tempo veniva chiamato movimento operaio si è ritrovato
in piazza per rivendicare la propria dignità e lottare contro
la prepotenza del potere economico e dei suoi alleati in politica.
Negli ultimi anni il mondo del lavoro è radicalmente cambiato
e i vecchi paradigmi appaiono inadeguati a spiegare le trasformazioni
in atto, chi un tempo scendeva in piazza con i lavoratori oggi
siede comodamente nelle stanze del potere, i sindacati sono
fantasmi di se stessi, asserviti ai governi di turno. Nonostante
ciò questa data conserva intatto il suo valore simbolico, anzi,
oggi più che mai, motivi di lotta ne esistono, non più ristretti
entro obsoleti confini statali ma riferibili ad un più ampio
ambito globale. Sfruttamento, disoccupazione, lavoro minorile,
ricchezza accumulata nelle mani di pochi e povertà sempre più
diffusa, flessibilità selvaggia, e quant’altro, non sono il
pallino di qualche ingenuo sognatore ma problemi reali, legati
a scelte economiche e politiche precise, i cui responsabili,
a ben guardare, sono facilmente individuabili (siano essi un
primo ministro o una multinazionale).
Eppure non ho sentito parlare di queste cose lunedì scorso,
la notizia sui giornali ed in TV era un’altra: si celebrava
il giubileo dei lavoratori e la “giusta causa” da promuovere
era “Jubilee 2000” per la cancellazione del debito del terzo
mondo. Perché santa romana chiesa, che forse sarebbe più corretto
chiamare Vaticano Corporation visto il lucroso giro d’affari
creato con il giubileo, si è impadronita del 18 maggio? E perché
i sindacati e la società civile cosiddetta laica hanno permesso
che ciò avvenisse? Non credo sia necessario essere atei o anticlericali
per porsi questi interrogativi e tentare delle risposte.
Il giubileo è un evento importante per molti cristiani in buona
fede ma lo è ancor di più per la Chiesa la quale lo sta usando
per riaffermare un primato sulle coscienze che è insieme religioso
e politico: religioso perché, nonostante le solenni dichiarazioni
di riconciliazione, mira all’affermazione della propria “Verità”,
politico perché ambisce ad occupare il vuoto lasciato dal crollo
delle ideologie del passato offrendo facili e superficiali ricette
per la soluzione delle questioni sociali. Ecco perché la festa
dei lavoratori rappresenta un tassello importante di questo
disegno egemonico, preoccupante in quanto “esclusivo” ed in
definitiva intollerante nei confronti della diversità e della
libertà.
L’entusiasmo giubilare che sembra aver contagiato tutti fa passare
in secondo piano le solenni dichiarazioni di autorevoli prelati
che alimentano posizioni razziste agitando lo spauracchio della
“invasione islamica”, l’aiuto diplomatico concesso a fior di
dittatori quali Pinochet, gli ostacoli posti ad esponenti della
“teologia della liberazione” schierati dalla parte delle popolazioni
indigene in America Latina (vedi Chiapas), le vere e proprie
crociate contro le famiglie di fatto e le minoranze sessuali,
le posizioni anacronistiche sulla contraccezione (terribili
se rivolte a paesi del terzo mondo dilaniati dall’esplosione
demografica e dall’AIDS), il silenzio sulla pena di morte.
Non sono più necessari eserciti, tribunali e roghi, basta saper
usare bene i mass-media: il dubbio non è ammesso, la libera
espressione di un punto di vista critico guardata con sospetto
Evviva Giordano Bruno!
Antonio Lombardo e
Lele Odiardo
(Piasco - Cn)
Genova
per A
Sabato 10 giugno,
a Genova, nei locali della Biblioteca Francisco Ferrer
piazza Embriaci 5/3, alle ore 20 si tiene una cena, il
cui ricavato andrà a beneficio della rivista.
Intervengono Mauro Macario con le sue poesie e
Alessio Lega con la sua chitarra. |
I
nostri fondi neri
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Sottoscrizioni.
Lorenza Tommasini (Monza) in memoria di Renato
Tommasini, 100.000; Federico Vercellino (Torino),
50.000; Medardo Accomando (Manocalzati), 50.000; Tommaso
Lamargese (Torino), 50.000; Loredana Scherl (Trieste)
“in memoria del mio compagno Gianfranco Pellican nel
6° anniversario della sua morte”, 50.000; Pietro Steffenoni
(Lodi), 58.000; Aurora e Paolo (Milano) ricordando
Pio Turroni nel 18° della sua scomparsa, 1.000.000;
Marco Cella (Saronno), 25.000; Marcella Billi (Roma),
20.000; Nadia Agustoni (Rufina), 20.000; Tano Marcellino
(Firenze), 10.000; Pralina (Firenze) “con tanti bacini
al piccolo Jacopo Fantazzini”, 5.000; Audrey Goodfriend
(Berkeley - USA), 214.000; Alberto Ciampi (San Casciano
Val di Pesa), 20.000; Jean-Jacques Gandini (Montpellier
- Francia), 110.000;Giancarlo Tecchio (Vicenza), 50.000;
Alberto Altamura (Molfetta) “nel ricordo di Fabrizio”,
50.000; raccolte nella serata dedicata a Fabrizio
De André promossa dalla Mag 6 l’11 maggio (Reggio
Emilia), 236.000.
Totale lire 2.118.000.
Abbonamenti sostenitori.
Fabrizio Prete (Milano), 150.000. Enrico Calandri
(Roma), 300.000; Luigi Zanieri (Baragazza), 150.000.
Totale lire 600.000
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