rivista anarchica
anno 30 n.268
dicembre 2000 - gennaio 2001


Trent'Anni...

 

Con questo numero si concludono i primi 30 anni di vita di "A".
Il primo numero - lo ricordiamo - uscì nel febbraio 1971, dopo una gestazione durata qualche mese. Venne infatti concepito nel corso del 1970, all'indomani della strage di piazza Fontana e dell'assassinio del ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli, nel pieno della campagna di controinformazione sulla repressione. Nel gruppo redazionale iniziale c'erano anarchici milanesi (militanti del circolo "Ponte della Ghisolfa", lo stesso di Pinelli) ed un anarchico romano: gran parte dei componenti di quel manipolo iniziale sono tuttora attivi in campo libertario.
L'esigenza – sentita dai promotori di "A" – di dar vita ad una nuova pubblicazione anarchica, con la redazione a Milano anche se di respiro più vasto, coincideva con la crescita che il movimento anarchico aveva vissuto a partire dal '68: crescita di simpatie, di influenza sociale, di interesse storico e culturale. C'era tutto un fermento, in quegli anni, e non solo in campo anarchico. Fu in quel clima che si decise di pubblicare almeno 3 numeri di "A": se i compagni l'avessero accolta positivamente, riconoscendola come uno strumento utile e quindi impegnandosi anche a diffonderla, bene. Se no, dopo 3 numeri, esauriti i fondi raccolti, si sarebbero interrotte le pubblicazioni.
Andò bene. La rivista si affiancò alle poche pubblicazioni esistenti (il settimanale Umanità Nova, il quindicinale L'Internazionale, il piccolo Seme Anarchico, la vetusta Adunata dei Refrattari che arrivava mensilmente dagli Stati Uniti), con una grafica ed un'impostazione redazionale del tutto nuovi in campo anarchico, ritagliandosi uno spazio preciso. Fu accolta con simpatia anche dai vecchi compagni – quelli che avevano combattuto contro il regime fascista in carcere, al confino, in esilio – e iniziò così quell'avventura editoriale che tuttora continua.
Nel corso di questi 3 decenni (e 268 numeri) la nostra rivista si è progressivamente modificata, così come profondamente si è trasformato il contesto circostante. Immutata è rimasta la volontà di rappresentare uno strumento critico, di informazione e soprattutto di riflessione. Certo, rispetto alla rivista prevalentemente di propaganda e di agitazione dei primi anni '70, oggi "A" è profondamente diversa. I tempi sono cambiati e – per fortuna e mai abbastanza – anche noi siamo cambiati.
Ma le ragioni di fondo che spinsero trent'anni fa un gruppo di compagni di Pinelli a far nascere questo periodico che hai tra le mani (o sul monitor del tuo computer, se stai consultando la versione on-line) sono sempre le stesse. E le ritroveremo nella presentazione del n. 538 di "A", quando nel febbraio 2031 concluderemo il secondo trentennio di "A". Per chi ci segue con simpatia è un augurio, per noi è un impegno.

Soldi. Quattro anni dopo la sua morte, il compagno Valerio Isca (Calatafimi 1898 - New York 1996) si è rifatto vivo con noi. Dagli Stati Uniti i suoi curatori testamentari ci hanno inviato un bell'assegno di 7.000 dollari (lire 15.860.800), da lui destinato alla nostra rivista. Un analogo assegno è stato inviato al Centro Studi Libertari di Milano. Per noi, è una bella botta, se pensiamo che la rivista costa circa 100 milioni all'anno, che lo scorso anno il bilancio si era chiuso con oltre 20 milioni di deficit e che la rivista ha sempre più pagine mentre il prezzo è fermo da anni a 5.000 lire.
Sul prossimo numero daremo conto dei dati essenziali del bilancio, che tradizionalmente si chiude a fine novembre e viene inviato ai diffusori ed ai sostenitori di "A". Anche grazie a quest'ultima donazione, comunque, si presenta fin d'ora molto meno preoccupante che nel recente passato.

Precisazione. Per una dimenticanza, sullo scorso numero è saltata l'indicazione della fonte e del traduttore della lunga intervista con lo psicoanalista brasiliano Roberto Freire. A tradurla dalla rivista libertaria portoghese Utopia è stato Gianni Alioti: grazie!