rivista anarchica
anno 31 n. 273
giugno 2001


Venerdì Santo

 

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a cura di Carlo E. Menga

Non è un caso: mentre scrivo siamo nel periodo della Pasqua, e ho qualcosa da raccontarvi. La sera del venerdì santo, venerdì 13 aprile, forse un po' sconcertato dalla data e dalla superstizione che mirabilmente si fonde con la fede nel cuore dei cattolici, durante la trasmissione televisiva della Via Crucis la voce narrante è un po' tesa, incerta, e incespica sulle parole. A un certo punto ne sbaglia una, dice 'volta' invece di 'porta', e poi si corregge. Cambio canale, rosso di vergogna io per gli arruffoni vaticani e televisivi, davanti a tutto il mondo. Rinuncio ad ascoltare le affascinanti stazioni poliglotte e cambio canale. Anche per quest'anno abbiamo toccato un altro fondo, abbiamo ottenuto la kénosis, l'estrema umiliazione da condividere con quella di Gesù in croce. Ci consola esclusivamente il fatto che essa è necessaria per l'espiazione e la remissione di tutti i peccati dell'umanità.
In questo breve periodo si concentrano sulle reti Rai e Mediaset sceneggiature, multinazionali e non, sui personaggi del nuovo testamento. Ce n'è una dedicata a Gesù, un'altra a sua madre, una a Tommaso e una a Giuda, per quel che mi è noto. Quest'ultima ha già scatenato le ire di qualche vescovo, giacché in essa viene addolcita la figura del traditore, del quale gli sceneggiatori fanno passare un'interpretazione politica, pare, secondo la quale Giuda tradì Gesù perché, disilluso, s'aspettava che innescasse la rivolta zelota dei Giudei nei confronti dei Romani oppressori. Ora, a parte il fatto che questa interpretazione è accettabilissima ed è rintracciabile persino nei Vangeli, oltre che nel film Jesus Christ Superstar di Norman Jewison tratto dalla rock opera di Tim Rice e Andrew Lloyd-Webber (alla quale la Chiesa oppose prima il veto, poi accettò quasi nella liturgia per molti anni per non alienarsi le simpatie dei giovani negli anni Settanta), che cosa direbbe quel vescovo se andasse a rileggersi l'interpretazione che di Giuda diede J.L. Borges in quella che egli stesso definisce "fantasia cristologica" intitolata Tre versioni di Giuda e contenuta nella raccolta Finzioni del 1944? Borges, un po' giocando e un po' sul serio, trae le estreme conseguenze della dottrina della kénosis e sostiene che se Dio doveva umiliarsi e morire per salvarci, l'umiliazione di Giuda è di grado maggiore, ancora più estrema rispetto a quella della crocifissione di Gesù. E conclude così il suo brano: "Dio interamente si fece uomo, ma uomo fino all'infamia, uomo fino alla dannazione e all'abisso. Per salvarci, avrebbe potuto scegliere uno qualunque dei destini che tramano la perplessa rete della storia; avrebbe potuto essere Alessandro o Pitagora o Rurik o Gesù; scelse un destino infimo: fu Giuda".
Di questi programmi, pieni di belle virtù, di bei personaggi e di begli interpreti (sembra che ci siano anche Kim Rossi Stuart e Maria Grazia Cucinotta), io ho visto solo quello su Gesù, che conteneva queste due interessanti particolarità: una splendida, divertita e divertente interpretazione del personaggio di Erode Antìpa da parte di Luca Barbareschi, e una eterodossa interpolazione da parte degli sceneggiatori nel testo della veglia nel Getsemani, in cui a Gesù, mentre tutti gli altri apostoli dormono, appare Satana, in abiti moderni, che gli mostra violente e sanguinose scene future della storia umana (alcune addirittura perpetrate in suo nome) dimostranti la vanità del suo sacrificio, e che gli chiede di modificare tutto ciò, chiedere al Padre di salvarlo, e salvare così l'umanità peccatrice. Gesù, sia pure sconvolto, risponde che farà comunque la volontà di Dio, lanciandosi inoltre in una perorazione del libero arbitrio. In effetti non è vana la domanda: se amo davvero qualcuno, lo faccio stare bene o gli lascio fare quello che vuole lasciandogli usare la sua libertà? Per ora non siamo in grado di rispondere con sicurezza, ma molti di noi lo scopriranno abbastanza presto. A volte penso che se non fosse per le leggi e per i preti ecc., mi affretterei ad accettare la scommessa di Pascal…
Prima di tornare all'argomento del Vangelo televisivo, ecco la mia interpolazione eterodossa. Sul numero di Aprile della rivista Le Scienze, leggo la recensione di Jasmina Trifoni all'edizione italiana del libro No Logo di Naomi Klein. Sembra che costei sia il guru, l'ideologa del movimento antiglobalizzazione, quello del popolo di Seattle, per intenderci, l'attuale forma di contestazione globale. Mi fa piacere scoprire di non essere l'unico pazzo, leggendo nella recensione che "No Logo parte dall'assunto che nell'ultimo decennio le multinazionali hanno pompato risorse nel marketing sottraendole alla produzione. Un processo perverso che ha invaso i nostri spazi vitali di marchi – i logo, appunto – e ha indebolito la nostra sicurezza nel posto di lavoro", e che, aggiungo io, fa il paio con la natura dei mercati finanziari e della Borsa, dove un valore effimero basato sulla compravendita sostituisce definitivamente quello stabile fondato sul lavoro e sulla produzione. Ciò che mi stupisce è il fatto che il recensore si stupisca di qualcosa che ormai dovrebbe essere chiaro a tutti: la società capitalista è un retrovirus che utilizza le risorse dell'ospite e del nemico. L'articolo conclude dicendo che la Klein "non è relegata nella controcultura. Autorevoli quotidiani e settimanali l'hanno eletta opinionista e la spediscono, pagandola profumatamente, a commentare il summit di Puerto Alegre come quello di Davos. E allora, una domanda sorge spontanea: cara Naomi, non è che, per caso, sei diventata un logo anche tu?"
Cara Jasmina, il fatto è che sul pianeta delle scimmie se non sei un logo, cioè se non sei bello e non ispiri il meccanismo di identificazione, non ti dà retta, né soldi, nessuno. Come mai sono così belli i protagonisti dei film su Gesù? E anche Pasolini, nel Vangelo secondo Matteo, pur scegliendo interpreti dalle facce quasi mostruose non riesce a esimersi dall'affidare a un bel giovane il ruolo del Cristo. Maria Grazia Cucinotta e Kim Rossi Stuart non hanno niente a che vedere con i Giudei di duemila anni fa. Per avvicinarci il più possibile a una ricostruzione realistica, spero di poter vedere, per la Pasqua dell'anno prossimo, una Passione televisiva con Silvio Orlando nella parte di Gesù, Luciana Littizzetto in quella di Maria, Siusy Blady in quella della Maddalena, e Silvio Berlusconi in quella di Ponzio Pilato.
P.S.: ricordo comunque un eccellente Barabba di Anthony Quinn.

Carlo E. Menga