rivista anarchica
anno 31 n. 273
giugno 2001


fumetti

Le nuvole dell'anarchia
di Fabio Santin

Si è tenuta a Prato dal 28 aprile al 6 maggio la XXIV Rassegna del Fumetto. Al suo interno anche la mostra "Utopia a fumetti: le nuvole dell'anarchia": ecco il testo introduttivo.

 

In "Nuovo cinema Paradiso", il pluripremiato film di Giuseppe Tornatore del 1988, l'anziano operatore Alfredo, interpretato da uno splendido Philippe Noiret, trasmette il proprio amore per il cinema ad un bambino (Salvatore Cascio). Alla morte di Alfredo il bambino, ormai adulto, si vede recapitare in eredità un lungo montaggio di spezzoni di pellicola, che erano stati censurati dal prete del paese: una sequenza infinita di baci più o meno casti o appassionati.
Nell'affrontare l'argomento della mostra "Le nuvole dell'anarchia" ci siamo ispirati a quella suggestiva sequenza di baci censurati: in primo luogo abbiamo ritenuto stimolante e informativo presentare un collage variegato di spezzoni di fumetti in cui compaiono personaggi anarchici (o riconducibili all'anarchia) in veste di protagonisti o di semplici comparse; in secondo luogo evidenziare autori (sia famosi che sconosciuti) che attraverso il fumetto hanno dato segnali forti di impegno e di critica "…per demolire a colpi di matita il muro prepotente del potere, dell'arrivismo e delle falsità" è un contributo alla lotta contro tutte le forme di controllo sul pensiero che ogni potere persegue attraverso la censura. Il dibattito accesosi di recente sulla cancellazione della trasmissione "Satyricon" di Daniele Luttazzi lascia presagire tempi peggiori in merito. Del resto proprio qui a Prato nella scorsa edizione si è affrontato il tema di artisti e di fumettisti perseguitati a causa del proprio impegno.
Il tema generale "L'Utopia a fumetti" si è rivelato impegnativo anche per la novità dell'argomento: mi pare si possa parlare in questo caso di un'iniziativa senza precedenti, almeno nel campo delle mostre del fumetto, e il fatto che venga ospitata all'interno di una rassegna come quella di Prato, così attenta ad affrontare temi sociali ed aperta ad apporti interdisciplinari, ci onora come autori e come anarchici.
Un approccio esaustivo al tema avrebbe richiesto un'analisi su tutto il rapporto tra gli anarchici e l'illustrazione, rapporto che si è già cominciato ad affrontare con ricerche e mostre sul connubio arte e anarchia; ricerche che peraltro hanno evidenziato come in campo anarchico l'attenzione per il disegno e per l'illustrazione sia sempre stata grande e di ottimo livello; d'altra parte gli anarchici sono dei malati della carta stampata: il numero di giornali, testate, riviste, libri ecc. a cui hanno dato vita è incredibilmente lungo, sicuramente il più lungo tra le correnti del pensiero alternativo.
Raccontare per immagini è da sempre l'obiettivo di molti artisti, e il presentarli in rapporto con l'editoria e la stampa anarchica occuperebbe tutto lo spazio di questo catalogo; mi limiterò dunque a citarne uno per tutti: Frans Masereel, il grande xilografo fiammingo, il quale, grazie ad un'abilità e ad una tecnica notevoli, dette vita a dei veri e propri racconti per immagini, di immediata ed universale comprensione, arrivando a sensibilizzare pubblici vastissimi alle tematiche sociali. I suoi lavori si possono considerare i veri precursori dei comics moderni: "…un'eccellente iconografia contro la guerra, contro la folla gregaria, contro le istituzioni (e non solo quelle del capitalismo) per la difesa dell'individuo, per l'amore, per la libertà" (Michel Ragon).

Satira e avventura

Per ritornare all'argomento fumetto, una ricerca certosina probabilmente avrebbe dato risultati più vasti; ma riteniamo che il materiale esposto sia sufficientemente rappresentativo dell'approccio al tema in questione. Nel commentarlo mi limiterò dunque all'ambito Italia, operando una distinzione tra fumetto d'autore tout court e fumetto italiano ispirato o prodotto dall'area anarchica; in altre parole da quei fumetti d'autori che si definiscono anarchici e/o fumetti editati dalla variegata pubblicistica anarchica di lingua italiana. Inutile dire che in tutti i paesi occidentali, ma non solo, si sono prodotti comics anarchici o di anarchici sicuramente più numerosi che da noi: il piccolo assaggio dato in questa mostra potrà essere ripreso in altre edizioni.
Per rimanere a casa nostra ci è sembrato opportuno iniziare dal fumetto cosiddetto di "satira", per poi passare a quello di "avventura". E se di satira si deve parlare, come non iniziare con Alfredo Chiappori e il suo personaggio più conosciuto, Up il sovversivo? Lo ritroviamo in molte strisce degli anni '70: il tema qui proposto e affrontato più volte con amaro cinismo dall'autore è quello della "strage di stato": la vicenda è quella nota del ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli "suicidato" dalla questura di Milano nel 1969; sul tema degli anarchici e del loro cliché bombarolo Chiappori ritorna con Alfreud, l'omuncolo rinchiuso nel cubo, quel cubo formato dalle linee metaforiche dell'ignominia, dell'ignoranza e del luogo comune. Rimanendo nel campo della satira, ricordiamo il settimanale Zut, degno erede del più conosciuto Il Male che imperversò negli anni '80 ospitando schiere di disegnatori ora dispersi in altre testate. Da Zut citiamo due strisce di Staino con il suo Bobo, il veterocomunista qui rivestito con gli scomodi ma gloriosi panni dei marinai rivoluzionari e anarchici di Kronstadt. Terminiamo questa brevissima carrellata con il più cattivo: Cattivik, la creatura di Bonvi e Silver che denuncia la sua natura anarchica comparendo anche sulla copertina di A-rivista anarchica. Era lui a macinare nel tritacarne l'omino tricolore simbolo dei mondiali di calcio italiani del '90, mentre il "cugino" Lupo Alberto è notoriamente un sovversivo potenziale da quando fondò l'associazione dei "Bravi Ragazzi" (B.R.) con una stella a cinque punte come simbolo!
Nell'ambito del fumetto d'avventura italiano dei giorni nostri, gli anarchici invece la fanno da padroni. Vittorio Giardino affronta l'argomento della guerra civile spagnola con un commosso omaggio agli sconfitti di quella guerra-rivoluzione con "No pasaran", tra le righe e i disegni butta lì una citazione su Victor Serge, meglio conosciuto come l'anarchico Kibalcic, già coinvolto nella Banda Bonnot e poi rivoluzionario nella Russia dei Soviet; sempre dello stesso albo, belle e storicamente corrette le immagini con le scritte e i manifesti sui muri di Barcellona, ma soprattutto l'immagine dell'autobus a due piani rosso e nero con la sigla dell'organizzazione anarcosindacalista CNT, che all'epoca controllava la produzione di tutti i mezzi di trasporto.
L'esotico personaggio di Solange, di Cinzia Ghigliano e Marco Tomatis, ci fa scoprire le sue origini citando conoscenze approfondite: Louise Michel, la leggendaria anarchica della Comune di Parigi, amica della nonna, e il vecchio compagno fotografo ex garibaldino e anarchico incallito circondato da ritratti di Bakunin; la stessa Solange, in un'avventura successiva, arrestata e seviziata in cella, si lascia sfuggire con angoscia il riferimento a Gaetano Bresci "suicidato" in un carcere sabaudo.
Di un protagonista del fumetto italiano come Guido Crepax e della sua splendida Valentina abbiamo trovato pochissimo che ci possa interessare; d'altra parte il più politicizzato degli autori nostrani, tutto preso per il suo amore per Trotzkj, nella sua metafora del treno come rivoluzione in A proposito di Valentina, treno ormai avviato alla dittatura con Stalin come conducente, non poteva non citare gli sconfitti di sempre: "i rossi, gli anarchici, gli ebrei".
Sergio Toppi, in una delle sue lussureggianti ricostruzioni storiche, affronta la rivoluzione messicana ne L'uomo del Messico: e l'uomo del Messico non può essere che lui, Emiliano Zapata, il leggendario rivoluzionario al cui grido "Tierra y Libertad" si sollevarono moltitudini di peones nei primi del 900. Forse non è del tutto inutile ricordare la formazione anarchica di Zapata ad opera dei fratelli Magòn: non a caso le bandiere dell'EZLN e di Marcos di oggi sono rosse e nere – i colori dell'anarchia. Ritroviamo sempre Toppi in una ricostruzione, questa volta non del tutto corretta (peccato!) della tragedia di Sacco e Vanzetti, i due anarchici italiani uccisi dalla giustizia forcaiola americana.
Di Ken Parker, uno dei migliori personaggi dei fumetti di questi ultimi anni, citiamo il mitico albo Sciopero nel quale gli autori Bernardi e Milazzo danno un saggio della notevole capacità di analisi della società americana di fine Ottocento e delle tensioni sociali che la attraversarono, fino a sfociare nei massacri e nelle persecuzioni culminate con la già citata vicenda di Sacco e Vanzetti.

 

"Sei un sovversivo"

Se di utopia a fumetti si vuole parlare, un punto fermo l'hanno messo ormai da tempo Hugo Pratt e Corto Maltese, probabilmente la stessa persona: chi meglio di loro può interpretare l'immagine di uno spirito libero e ribelle che percorre il mondo alla generosa e perenne ricerca di cause per le quali mettersi in gioco? Corto si immischia nelle lotte anticoloniali africane, milita nelle battaglie dell'Ira irlandese, e dei rivoluzionari russi, per non parlare delle rivolte sudamericane. "Non credo ai dogmi né alle bandiere" ripete spesso, quasi a sottolineare il suo anarchismo di fondo; un porsi "contro" sempre, un avversario tenace e testardo per ogni luogo comune, un'etica e una morale individuali che assomigliano troppo a quella anarchica per essere un caso: "Il risultato è che non sei capace di comandare. Sei troppo individualista e indisciplinato. Sei un sovversivo!" si sente dire Corto. Un eroe dei nostri tempi, ha detto qualcuno, ma un eroe in rivolta continua contro i nostri tempi di autorità imbecilli e ottuse…e l'anarchismo non ha sempre detto di essere contro la storia e suo malgrado ritrovarsi spesso a farla, a determinarla? Di anarchici si parla spesso, in Corto Maltese: dai liberi pensatori di Port Duval agli anarchici polacchi ebrei; dagli italiani e spagnoli massacrati in Patagonia, agli argentini, ai galeotti evasi dalla Caienna, per finire con gli immancabili protagonisti dell'ultima delle rivoluzioni "romantiche": gli anarchici della Spagna rivoluzionaria del 1936, uno per tutti il Buenaventura Durruti del volume L'Ultimo volo dedicato a Saint Exupéry.
Nel fumetto italiano troviamo continui riferimenti a fatti o a personaggi anarchici anche in autori come Andrea Pazienza, in personaggi come Mister No e Magico Vento della Benelli editore, ma soprattutto in prestigiose riviste di settore come Linus o Eureka (si veda in quest'ultima la "Rivolta di Kronstadt" di Bonafede-Curcio) e anche in fanzines o albi meno diffusi, nonché in accurate ricostruzioni storiche a fumetti dell'Italia attraverso le canzoni di rivolta come L'Italia l'è malada di Ghigliano-Tomatis delle edizioni Ottaviano.
Concludiamo questa carrellata sul fumetto italiano d'autore con Dylan Dog, la famosa creatura di Tiziano Sclavi del 1986, che ha battuto tutti i record di popolarità e di diffusione del settore; la tiratura ha spesso superato le 200.000 copie per albo, fatto questo che ha obbligato la critica ufficiale, non solo quella degli addetti ai lavori, ad occuparsi del fenomeno fumetto. In Dylan Dog i richiami al nostro tema sono ripetuti soprattutto negli episodi che ridicolizzano le convenzioni e i luoghi comuni della piccola borghesia inglese e l'imbecillità ottusa e cinica dei politici britannici (le battute sulla Thatcher si sprecano); è evidente inoltre un certo anarchismo di fondo del personaggio, spesso in scontro aperto con l'autorità più assurda di tutte: l'esercito – in questo caso quello di "Sua Maestà britannica" (e anche la famosa polizia Scotland Yard spesso ci fa una figura idiota). Tra gli oltre 170 numeri usciti, gli anarchici avranno senz'altro notato quello dove il classico maggiordomo assassino diventa anche rivoluzionario e ubriacone, contraddistinto dalle continue esternazioni improntate ad un sano anticapitalismo e antiautoritarismo di fondo: aggredisce verbalmente, e non solo, i rappresentanti della nobiltà e della borghesia e i governanti tutti, sperando di veder sorgere un dì il sol dell'avvenire; e come si fa a non simpatizzare con il maggiordomo Desmond che chiama continuamente "compagno Dylan" il protagonista e tiene appeso in camera un gigantesco ritratto di Bakunin?
Nell'albo Il marchio rosso, uno dei migliori di Tiziano Sclavi, illustrato dal grande GianLuigi Coppola, l'attenzione per il mondo degli emarginati, dei "diversi" è costante e tratteggiata con grande umanità e solidarietà. Di fronte ai soprusi e alle angherie di una giustizia di parte, Dylan Dog non può non sbottare con "L'intero processo è stato un linciaggio alla Sacco e Vanzetti !" .
Ma è con l'albo 129, Il ritorno di Killex, che le citazioni si fanno colte: notevoli le sequenze sugli orrori nazisti e le inquietanti immagini della moltitudine dei senzatetto ed extracomunitari, immagini che richiamano il famoso quadro di Pellizza da Volpedo "Il Quarto Stato"; emerge dalla folla un personaggio che aspettando il sole dell'avvenire proclama "intanto per far luce, cercheremo di riaccendere la fiaccola santa dell'anarchia e della rivoluzione…" .Nel corso della storia Sclavi riporta, con pochissime varianti, l'intero testo dell'Inno della Rivolta, uno dei canti più diffusi in Italia, nato alla fine dell'Ottocento in un secolo segnato dalla strage di Bava Beccaris a Milano, dalle repressioni crispine e dalla gravissima crisi economica che portò appunto alle rivolte contadine e operaie.
Abbiamo già detto dell'interesse della pubblicistica anarchica per l'illustrazione in genere; ritornando al fumetto possiamo dire che numerosi sono stati i periodici anarchici che se ne sono occupati: da Germinal, quadrimestrale libertario del Triveneto, a Bounty, mensile romano degli anni ottanta; da A-rivista anarchica, il mensile più noto di diffusione nazionale, che ha visto la nascita di Anarchik di Roberto Ambrosoli e ne ha riportato tutte le peripezie, a Tracce, rivista trimestrale anch'essa degli anni ottanta, di Piombino, che si può ritenere la pubblicazione anarchica che ha prestato più attenzione al fumetto inteso come contributo autonomo all'indagine del sociale, sia ospitando che producendo fumetti di Bertelli e Panicucci e altri.
Fitto anche il sottobosco di fanzines, di albi sciolti e di personaggi ironici o satirici ospitati qua e là in una miriade di giornali perlopiù autoprodotti e diffusi con alterne fortune all'interno del movimento.

Il sogno continua

Nel variegato settore dell'editoria libertaria possiamo segnalare almeno tre esempi di fumetto vero e proprio con contenuti e di autori anarchici:
1) La rivoluzione volontaria, biografia per immagini di Errico Malatesta, di Elis Fraccaro e Fabio Santin, edizioni Antistato, 1980, un grande volume di oltre 100 pagine. Dalla prefazione di Oreste del Buono: "è un'interpretazione della vita italiana dell'ultimo secolo condotta con un punto di parte francamente denunciato. Ma è la prova convincente che il fumetto può proporsi addirittura come mezzo di studio e di lotta, come strumento per cercare di raggiungere la verità".
2) Ravachol: il cavallo zoppo della libertà, di Pino Bertelli e Massimo Panicucci, edizioni Anarchismo, 1987, una storia a fumetti ambientata in Italia con numerose citazioni da immagini celebri e da fotogrammi di film. In apertura un curioso glossario di suoni e rumori usati nel corso della storia. Ravachol è il nome del cavallo protagonista, che rifiuta di farsi ammazzare nel macello e irrompe violentemente nella vita sociale di una sonnacchiosa periferia italiana degli anni '50.
3) Non si parte! Non si parte!, di Antonio Mangiafico e Pippo Gurrieri, edizioni Sicilia, Punto L, 1991. Le sommosse in Sicilia contro il richiamo alle armi: un'accurata ricostruzione di una rivolta di popolo nell'immediato dopoguerra in Sicilia, denigrata e cancellata dalla memoria dal regime di turno.
Concludo l'excursus con Vittorio Giardino, a cui dobbiamo l'immagine emblematica di tutta la mostra: quel Corto Maltese messo al muro a Malaga davanti ad un plotone d'esecuzione comandato da un giovane Franco. Sul muro campeggiano le scritte della CNT e della FAI, cioè del sindacato e della federazione anarchica iberica. Nella vignetta rarefatta si presagisce l'imminente dramma: nel particolare, l'eliminazione di un ribelle, di un sovversivo…nel generale, l'uccisione di un sogno: "La breve estate dell'anarchia", la chiamerà Hans Magnus Enzensberger.
Ma una giovane signora (Bocca Dorata?) assiste impassibile e si lascia sfuggire: "…e con ciò? Si fa presto a fucilare una divisa…chissà dov'è ora…forse un giorno morirà anche lui. O forse no. Chi può dirlo?".
L'utopia dunque non è mai morta, e il sogno può continuare. Sul muro, in piccolo, W DURRUTI.

Fabio Santin

Un ordine non scritto

Erano molti anni che la Rassegna del Fumetto di Prato voleva dedicare uno spazio all'espressione del pensiero anarchico attraverso i comics. Grazie alla collaborazione di Fabio Santin, esperto e disegnatore amatoriale, siamo riusciti nell'impresa che sembra essere l'unica di questo genere nel panorama delle mostre italiane.
In molte storie a fumetti, nostrane e straniere, traspare in modo più o meno diretto il legame tra il media-fumetto e i principi anarchici. Oltre alle storie biografiche esistono numerosi esempi di come i personaggi di carta esprimono il proprio carattere anarchico attraverso i loro gesti, le parole e le loro azioni, il tutto mirato alla salvaguardia dell'individuo e alla lotta contro i poteri e le prevaricazioni.
Sono molti gli autori e i personaggi del mondo dei fumetti che trasmettono chiari segnali di stampo anarchico: libertà, tutela del singolo e della collettività, lotta al potere, difesa dei lavoratori, pace e altruismo.
La "A" cerchiata che vediamo spesso dipinta sui muri delle città o stampata sul retro dei giubbotti ha un significato ben preciso: A uguale "Anarchia è ordine". È un ordine che non è scritto in nessun statuto o costituzione perché proviene dall'autocoscienza e dalla forza del singolo nel rispetto dell'autodeterminazione e della collettività.
Il fumetto, come mass-media d'effetto, riesce a trasmettere queste "pulsazioni" che fanno parte del sentimento umano e che risvegliano le coscienze, spesso turbate da messaggi unilaterali e di coinvolgimento politico incanalate in progetti di potere e di governo. Sono messaggi multicolori che annientano o assopiscono il pensiero libero e che sfociano nella costruzione di "edifici" di potere, governi e tirannie più o meno evidenti che appiattiscono il valore del singolo individuo, massificando il concetto di libertà.
La mostra "Utopia a fumetti: le nuvole dell'anarchia" è un tentativo per evidenziare come il fumetto riesca a trasmettere segnali di libertà, affini o identici a quelli espressi dal pensiero anarchico. Un pensiero libero e puro, quello anarchico, che tende a risvegliare il bisogno di autodeterminazione e di autocoscienza, grazie a quel percorso che non prevede sigle o etichette esclusive e che quindi cozza con i principi del potere mirati ad allineare e a intruppare il singolo.
Personaggi come Ken Parker, Corto Maltese, Mister No, Anarchik e lo stesso Cattivik si muovono, fra le nuvole di carta, come portavoce dell'anarchismo lanciando chiari messaggi libertari e di rifiuto dell'arroganza dei poteri. Sono le nuvole dell'anarchia, che si muovono sulle nostre teste e ci ricordano quanto sia preziosa e inalienabile la nostra individualità messa al servizio della collettività.

Marco Riccomini
organizzatore della mostra