rivista anarchica
anno 31 n. 273
giugno 2001



a cura di Marco Pandin (marcpan@tin.it)

 

Leggere la musica

È cosa difficile scrivere a proposito di musica (Laurie Anderson dichiarò una volta, non senza spirito polemico, che è come "danzare l'architettura"), piccola prova ne sia l'imbarazzo con cui spesso mi ritrovo a raccontarvi su queste pagine di musiche e dischi ascoltati. Meno male che giochiamo a carte scoperte: questa è esplicitamente una rivista anarchica, questo è un osservatorio indipendente e io non ho l'intenzione di darvi alcun consiglio per gli acquisti. Ancora, non è argomento da trattare con leggerezza, lo sciamanismo. E se tutt'e due queste cose sono vere, immaginate la difficoltà di raccontare di un libro che di musica e sciamani si occupa!
Per mia (e vostra, se vorrete leggerlo) grande fortuna, Musiche e sciamani non è un oggetto da spacciare ai ragazzi delle scuole superiori a caccia di sballo facile ai rave nostrani o, peggio, ai consumatori new-agers tra i trenta e i quaranta: qui dentro si discute di certa magia ma senza usare trucchi, di trance ma senza bisogno di additivi, di musica ma senza suggerire dei metodi.
Antonello Colimberti ha raccolto alcuni interventi sull'argomento, tutti cronologicamente abbastanza recenti, soffermandosi a latitudini gelide: Tuva, Siberia e Lapponia in particolare, e aggiungendo qualche considerazione personale al tutto (è musicista e studioso di antropologia musicale). Accanto alla dimensione scritta il libro offre quella sonora: sua parte integrante è un cd contenente alcune registrazioni originali effettuate in Siberia, tutte argomentate da note tecniche esplicative e rigorosamente autorizzate dagli esecutori.
Spicca tra i contributi scritti il curioso resoconto delle avventure siberiane – in parte rese note in Italia attraverso le pagine della compianta rivista Musiche – del percussionista Ken Hyder (che probabilmente conoscerete come anima del gruppo etnojazz Talisker) in compagnia di Tim Hodgkinson (che ricorderete certo come fondatore degli Henry Cow e poi di Work, Momes e un mucchio d'altri gruppi e formazioni musicalmente non allineate). Le loro sono testimonianze di viaggio e d'incontri umani rese con estrema semplicità narrativa (...altro che i taccuini di turismo organizzato in Mongolia di qualche ex punk nostrano in cerca d'illuminazione alternativa all'Enel!).
Hyder e Hodgkinson sono andati a suonare la loro musica, fatta di improvvisazione - intesa nell'accezione occidentale, e comunque come offerta musicale estranea alla logica dell'uso e consumo commerciale - davanti a delle persone che non avevano mai immaginato potesse esistere un'espressione sonora simile. E anche al di là del mondo, raccontano, sono riusciti a trovare terreno comune per emozioni e sensibilità, coinvolgendo in partecipazione attiva e spontanea alcuni musicisti locali, che vivono come "normale" la dimensione spirituale del suono. Musica, quindi, come mezzo primo per entrare in contatto con l'uomo (qualunque sia la distanza e la differenza) e con la natura: per parlare con alberi ed animali, per avvicinare le persone e per intervenire sull'equilibrio della salute e della vita.
La cosa che più colpisce già alla prima lettura è la complessiva armonia della scrittura: il testo (un misto di testimonianze e momenti di approfondimento) è piuttosto scorrevole e, nonostante la lontananza geografica e culturale dei diversi contributi e qualche picco "per iniziati" (meglio, per "già informati"), è scritto in uno stile piuttosto divulgativo, e comunque non troppo inaccessibile.
È inoltre piacevole accorgersi della mescolanza tra due diversi atteggiamenti dello scrivere: la passione profonda e contemporaneamente il rispetto estremo per le culture altre. Solo un bilanciamento accurato ed intelligente delle due cose ha permesso al curatore di non sprecare un'occasione: complimenti, davvero.
Immagino che il libro abbia una qualche distribuzione, quindi provate a chiedere al vostro pusher di libri e dischi di fiducia. E se proprio non lo trovate, mettetevi in contatto con l'editore: Textus, via F. Crispi 67100 L'Aquila, tel./fax 0862 411596.
La stessa casa editrice ha pubblicato di recente una ricerca di Paolo Coteni e Giovanni Antognozzi, entrambi dell'associazione culturale romana Silenzio, dal titolo la musica minimalista, dedicata cioè a quell'espressione musicale in cui il tempo cronologico si viene a stemperare in cicli sonori in continua ed impercettibile trasformazione. A titolo esemplificativo, sono considerati autori minimalisti Terry Riley, La Monte Young e Charlemagne Palestine, ed i più recenti Steve Reich e Philip Glass, solo per dirne alcuni.
Il libro è diviso idealmente in due parti: una presentazione storica ricca di testimonianze, citazioni, interviste e ricostruzioni – introdotta con sublime concisione da Terry Riley –, seguita da un dizionario ragionato e (soprattutto) critico di nomi ed opere.
Colpisce l'estrema semplicità ed essenzialità degli interventi: Riley e Young, ad esempio, sembrano sospesi a mezz'aria a irradiare serenità zen mentre raccontano se stessi attraverso le proprie visioni, descrivendo la struttura delle proprie composizioni (che costituiscono, sia chiaro, una vera e propria rivoluzione epocale nell'universo sonoro conosciuto) con lo stesso sorriso cosmico con cui un bambino descriverebbe i propri disegni e i propri sogni.
Non un manuale enciclopedico per orientarsi nell'acquisto di dischi, piuttosto una miniera di informazioni che si rivelano preziose per comprendere meglio e più a fondo queste forme d'espressione musicale e imparare a distinguerne i sapori, i retroscena, le motivazioni.
Della massima parte degli autori di cui si parla nel libro – e di molti altri musicisti e musiche cosiddette "difficili" – Silenzio offre dischi e cd: un catalogo di dimensioni esagerate i cui prezzi mi sembrano più che corretti, a volte addirittura stracciati (la ragione è il contatto diretto ed attivo mantenuto da Silenzio con i musicisti e le varie realtà culturali del settore all'estero).
Informazioni e contatti: Silenzio, via Filippo De Grenet 26 00128 Roma, tel./fax 06 5082556. C'è anche un website da visitare all'indirizzo http:/web.tiscalinet.it/silenziodist, e un recapito di posta elettronica: silenzio.dis@tiscalinet.it.

Marco Pandin