rivista anarchica
anno 31 n. 277
dicembre 2001 - gennaio 2002


storia

La veridica storia della A cerchiata
di Amedeo Bertolo

È ormai talmente diffusa la A cerchiata, e generalmente conosciuta e riconosciuta, che ha finito con l’essere considerata un simbolo anarchico tradizionale, con il dare l’impressione di esserci “da sempre”. Così ad esempio, la rivista americana “Fifth Estate” (1997) crede di vedere una A cerchiata sull’elmetto di un miliziano anarchico della rivoluzione spagnola. Addirittura qualcuno la vuol fare risalire a Proudhon (cfr. N. Baillargeon, L’ordre moins le pouvoir, Marseille 2001)...
In realtà essa è poco più di una parvenue dell’iconografia libertaria: la A cerchiata nasce nel 1964 a Parigi e nel 1966 a Milano. Due date e due luoghi di nascita? Sì, e vedremo come.
È nell’aprile del 1964, infatti, che sul bollettino interno delle Jeunesses Libertaires (cioè dei giovani anarchici francesi: quattro gatti, allora, i giovani anarchici in Francia come in Italia come dappertutto) compare la proposta di un segno grafico per l’insieme del movimento anarchico, al di là delle differenti tendenze e dei diversi gruppi e federazioni.
Perché questa proposta? “Due motivazioni principali ci hanno spinto: innanzi tutto facilitare e rendere più efficaci le scritture e i manifesti murali, e poi assicurare una presenza più ampia del movimento anarchico agli occhi della gente e un carattere comune a tutte le espressioni dell’anarchismo nelle sue pubbliche manifestazioni. Più precisamente, si trattava, secondo noi, di trovare un mezzo pratico che consentisse da un lato di ridurre al minimo il tempo impiegato per firmare i nostri slogan sui muri e dall’altro di scegliere un segno sufficientemente generale da poter essere adottato da tutti gli anarchici. La sigla da noi proposta ci sembra rispondere a questi criteri. Associandola costantemente alle espressioni verbali anarchiche finirà, per un noto automatismo mentale, con l’evocare da sola nella gente l’idea dell’anarchismo”.
Il segno grafico proposto è proprio una A maiuscola inscritta in un cerchio [fig. 1]. Perché? Forse per derivazione dal già diffuso simbolo antimilitarista, in cui la “zampa di gallina” viene sostituita con la lettera iniziale della parola anarchia in tutte le lingue europee. Forse per altre suggestioni. Ad esempio, il segretario della Alliance Ouvrière Anarchiste (una minuscola federazione anarchica di lingua francese), Raymond Beaulaton, mi ha scritto, nel 1984, che fin dal 1956-57, i primi membri dell’aoa usavano nella loro corrispondenza, dopo la firma, una sigla che era dapprima una A inscritta in un cerchio a sua volta inscritto in un’altra A (per l’appunto aoa), diventata poi una doppia A inscritta in una O e poi semplificata in una A inscritta in una O [fig. 2].
Di certo vi è però che il primo uso “pubblico” della A cerchiata da parte di tale Alliance compare nel giugno 1968 sul loro bollettino ciclostilato “L’Anarchie”.
Ma torniamo al 1964. La proposta delle jl non dà, lì per lì, alcun frutto. Nel dicembre dello stesso anno la A cerchiata ricompare nel titolo di un articolo, a firma Tomás [Ibañez], sul giornale “Action libertaire” [fig. 3], edito da alcuni giovani anarchici perlopiù spagnoli, tra cui anche alcuni di quelli che, sul citato bollettino di otto mesi prima, avevano proposto quel segno identitario. Ma, di nuovo, nessuna rispondenza nel movimento anarchico francese (né, tanto meno, internazionale).
Bisogna aspettare fino all’inizio del 1966 perché il simbolo della A cerchiata, proposto dal bollettino delle jl, venga ripreso e utilizzato, in modo dapprima “sperimentale” poi regolare, dalla Gioventù Libertaria di Milano, un gruppo di giovani anarchici (di cui facevo parte), che era in fraterni rapporti con i giovani parigini, con cui aveva costituito una effimera ma altisonante Fédération Internationale des Jeunesses Libertaires. È da allora che il segno comincia la sua vita pubblica.
Dapprima, per l’appunto, a Milano [figg. 4, 5, 6], dove diventa firma usuale sui volantini e manifesti dei giovani anarchici, e in Italia, per tornare poi in Francia e diffondersi piuttosto rapidamente nel resto del mondo. Marianne Enckell, [responsabile del cira di Lausanne] dice di non aver prova di un uso della A cerchiata nel maggio parigino e di aver trovato scarse tracce della sua presenza fuori dall’Italia fino al 1972-73.
È, comunque, a mia memoria, dall’inizio degli anni Settanta che la A cerchiata “esplode” con una spontanea appropriazione mimetica da parte dei giovani anarchici, un po’ in tutto il mondo: un successo strepitoso che ha fatto dire a qualcuno che, se il suo inventore avesse brevettato la A cerchiata, sarebbe oggi miliardario!
Le cause della rapida e intensa fortuna? Più o meno le motivazioni espresse dalle jjll. Cioè, da un lato, la grande semplicità che fa della A cerchiata uno dei segni grafici più immediati come la croce, la falce-martello, la svastica… Dall’altro lato un movimento “nuovo”, giovane, in rapido sviluppo, che cercava un segno unificante. Così, in assenza a livello internazionale di un simbolo grafico degli anarchici e in presenza talora, a livello nazionale o locale, di una simbologia tradizionale inadeguata (in Italia, ad esempio, era molto utilizzata la fiaccola), s’è di fatto imposta la A cerchiata, senza che nessun gruppo o federazione mai si sognasse di decretarne l’applicazione.
Questa è la veridica storia della A cerchiata, che è fatta insieme di volontà consapevole e di spontaneità. Un cocktail tipicamente libertario.

Amedeo Bertolo
(dal bollettino del Centro Studi Libertari - Milano)

P.S. Tutta la documentazione relativa a questa storia delle origini della A cerchiata si trova presso il Centro Studi Libertari /Archivio G. Pinelli di Milano e il Centre International de Recherches sur l’Anarchisme (cira) di Lausanne.