Per giungere a Conceiçãozinha bisogna
attraversare il polo industriale e seguire per alcuni chilometri
l’arteria che lo collega all’estremità balneare dell’isola.
Guarujà si affaccia sull’estuario di Santos, e ospita una parte
delle sue sterminate strutture portuali. I capannoni si susseguono
senza che le alte mura di cinta possano celarne le ciminiere
in perenne attività. Una strada in terra battuta intasata di
camion si snoda al di là della ferrovia. L’atmosfera è satura
di miasmi; difficile pensare che una comunità possa essersi
radicata in questo luogo. Ma a poche centinaia di metri, scorgiamo
le prime case. Sono le costruzioni precarie con i tetti in lamiera
delle periferie del degrado brasiliano, ma qui si percepisce
un’atmosfera differente. I fiori dei piccoli giardini sembrano
una sfida alla cappa di veleni; una teoria di giganti della
strada attende con i motori accesi dinanzi all’ingresso della
fabbrica che fronteggia il villaggio.
Sulla costa la pesca ha rappresentato per secoli la principale
fonte di sostentamento e dalla fusione tra popolazioni indigene
e primi migranti è nata la locale cultura caiçara. Conceiçãozinha
si formò all’inizio del 900 con l’arrivo delle prime famiglie
dallo stato di Santa Caterina e si sviluppò rapidamente, specializzandosi
nella pesca nell’estuario. Al tempo, le comunità non detenevano
titoli di proprietà: l’occupazione della terra appariva garanzia
sufficiente. Tuttavia con l’impetuoso sviluppo del porto, la
aree limitrofe iniziarono a acquisire valore. Magazzini, fabbriche
e banchine raggiunsero l’isola di Guarujà negli anni ’50 e numerosi
gruppi vennero sloggiati. Le acque si fecero torbide, la vita
dei pescatori sempre più difficile. Tracce della cultura caiçara
sopravvissero nelle imbarcazioni e nell’artigianato tradizionali,
nelle feste e nei costumi, nelle orgogliose dichiarazioni degli
ultimi resistenti.
La lotta dei pescatori
Conceiçãozinha rappresenta un’enclave nel maggiore porto e
polo petrolchimico dell’America meridionale. Ci vivono 1.500
persone, la maggior parte ancora, caparbiamente, dedite alle
attività tradizionali. Il piccolo molo di fronte all’Unione
dei pescatori si protende impotente tra navi da carico e impianti
industriali. La comunità è costretta tra due enormi fabbriche
alimentari: la Cutrale, che produce succo di agrumi, e la Cargill,
soie e zucchero. A poca distanza si trovano gli stabilimenti
della Dow Chemical, i più temuti. La multinazionale nordamericana
si caratterizza per una produzione diversificata ed è presente
in Brasile, dove possiede cinque complessi industriali, dal
1956. A Guarujà è stata ripetutamente accusata di scaricare
in mare liquami tossici. Le analisi condotte sui residui nel
1998 hanno dimostrato una significativa presenza di organo-clorati
e tracce di metalli pesanti (1). Nel gennaio successivo, e con
l’aiuto di Greenpeace, gli ecologisti hanno bloccato uno dei
condotti di scarico sospetti, sollevando il problema a livello
internazionale. È singolare la dimestichezza con cui
questa gente di mare parla della produzione di polimeri plastici
o delle conseguenze dello stoccaggio di prodotti chimici pericolosi.
In particolare si cita l’agente arancia, vietato a livello internazionale,
ma ancora prodotto in Brasile.
La lotta dei pescatori, ci racconta Newton Rafael Gonçalves,
presidente della “Società per il miglioramento di Conceiçãozinha”,
inizia negli anni ’50.
La politica governativa mira a favorire uno sviluppo impetuoso
del porto a sostegno della crescita di San Paolo. Le imprese
non si fanno scrupoli e diventano frequenti le intimidazioni
e gli sgomberi ai danni delle comunità caiçara. Tra le altre,
la famiglia di Newton è costretta a sloggiare dalla terra che
occupava da principio secolo. Sarebbero tornati nel 1959, costruendo
la casa che ancora abitano e che presto sarebbe divenuta un
punto di riferimento per il movimento di resistenza locale.
Già in quella fase, l’attività artigianale è considerata un
arcaismo, e si inizia a incentivare la pesca industriale. Nel
1970 si inaugurano gli stabilimenti della Dow Chemical, nel
’72 s’insedia la Cutrale e nel ’78 la Cargill. Il colpo finale
pare giungere nel 1996, quando l’area occupata dalla comunità
viene posta in vendita dalla Compagnia portuale. La reazione
degli abitanti è ferma: non abbandoneranno la terra. In gioco
non è soltanto la sopravvivenza caiçara, ma la inerente difesa
e il futuro dell’ambiente quale patrimonio comune. Sarà la prima
grande vittoria dei pescatori.
Da allora le azioni si intensificano. Nel ’97 viene presentata
una denuncia contro la Cargill per taglio della macchia atlantica
e scarico illegale di fanghi in un canale adiacente la comunità.
Operazione che causò l’ostruzione del passaggio fluviale e la
sua impraticabilità da parte delle lance dei pescatori. Il 1998
rappresenta una data traumatica per Conceiçãozinha, un’ulteriore
passo verso la pauperizzazione. Durante le operazioni di rifornimento
di una petroliera si verifica una fuoriuscita di combustibile,
seguita a pochi mesi dalla collisione tra due navi in manovra.
I serbatoi dello Smirne riverseranno il loro contenuto nelle
acque dell’estuario, provocando una nuova moria ittica. I pescatori,
nonostante le richieste, non verranno indennizzati, ma in seguito
il governo metterà a disposizione una linea di credito. La situazione
ambientale continua a peggiorare e i guadagni presto non saranno
sufficienti per far fronte ai pagamenti. Nel gennaio del 2000
le lance verranno pignorate
.
Speculazione edilizia
La battaglia contro il Golia della chimica prosegue su più
versanti. Contraddicendo la tesi del recente insediamento sostenuta
dal partito dello sgombero, la “Società per Conceiçãozinha”
s’impegna nella ricostruzione della storia locale raccogliendo
documenti e testimonianze. Nel settembre del 2000 gli ambientalisti
vincono una causa contro la Dow Chemical, dimostrando l’occupazione
illegale di un’area rivendicata dalla comunità. La crisi tuttavia
si acutizza, e i pescatori sono costretti a integrare nelle
proprie richieste la fornitura di ceste alimentari. D’altro
lato si fa strada la necessità di lottare contro il degrado
della vita sociale, e in particolare contro l’espandersi della
droga. Il Consiglio di Conceiçãozinha esprime l’esigenza di
superare le iniziative sul piano locale, sviluppando la collaborazione
con le altre comunità della costa e le associazioni ambientaliste.
Il progetto viene sostenuto dal “Collettivo alternativa verde”,
in questa fase impegnato contro la costruzione della nuova centrale
termoelettrica di Cubatõn. Si tratta di un impianto da 950 mega
watt, che dovrebbe funzionare con il metano trasportato dal
gasdotto boliviano. Il Cave contesta i risultati dell’indagine
d’impatto ambientale, sostenendo che l’iniziativa provocherebbe
un ulteriore aumento dei già insostenibili livelli d’inquinamento
della zona. In particolare verrebbero dispersi nell’ambiente
metano-derivati e ozono, incrementando i problemi respiratori
e l’incidenza di cancro ai polmoni.
Un ambito privilegiato dell’intervento degli ambientalisti dell’estuario
riguarda da anni la speculazione edilizia. La parte occidentale
dell’isola di Guarujà possiede un rilevante patrimonio naturale
e ampie aree di vegetazione minacciate dai complessi turistici
e dalla selva delle seconde case. L’area sollecita gli appetiti
delle immobiliari per la vicinanza a San Paolo e le magnifiche
spiagge. Le denunce si sono susseguite negli ultimi anni, ottenendo
risultati rilevanti. Tra questi, l’arresto dell’aggressione
alla Sierra di Guararù, nei pressi di Perequé. E a uno dei giovani
di questa comunità si deve un prezioso contributo alla lotta
contro la speculazione. Si chiamava José Manuel Marquez: è stato
freddato vicino alla sua casa nell’ottobre del 2000. La versione
ufficiale ventilava un regolamento di conti tra narcotrafficanti.
Massimo Annibale Rossi
1. Dai risultati dell’indagine ambientale condotta
da Greenpeace, Iryna Labunska, Ruth Stringer, David Santillo,
Angela Stephenson, dicembre 1998.
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