rivista anarchica
anno 32 n. 279
marzo 2002


Brasile

Porto di Santos: l’ultima resistenza caiçara
di Massimo Annibale Rossi

Inquinamento, sfruttamento, lotte dei pescatori e degli ecologisti a Conceiçãozinha.

Per giungere a Conceiçãozinha bisogna attraversare il polo industriale e seguire per alcuni chilometri l’arteria che lo collega all’estremità balneare dell’isola. Guarujà si affaccia sull’estuario di Santos, e ospita una parte delle sue sterminate strutture portuali. I capannoni si susseguono senza che le alte mura di cinta possano celarne le ciminiere in perenne attività. Una strada in terra battuta intasata di camion si snoda al di là della ferrovia. L’atmosfera è satura di miasmi; difficile pensare che una comunità possa essersi radicata in questo luogo. Ma a poche centinaia di metri, scorgiamo le prime case. Sono le costruzioni precarie con i tetti in lamiera delle periferie del degrado brasiliano, ma qui si percepisce un’atmosfera differente. I fiori dei piccoli giardini sembrano una sfida alla cappa di veleni; una teoria di giganti della strada attende con i motori accesi dinanzi all’ingresso della fabbrica che fronteggia il villaggio.
Sulla costa la pesca ha rappresentato per secoli la principale fonte di sostentamento e dalla fusione tra popolazioni indigene e primi migranti è nata la locale cultura caiçara. Conceiçãozinha si formò all’inizio del ’900 con l’arrivo delle prime famiglie dallo stato di Santa Caterina e si sviluppò rapidamente, specializzandosi nella pesca nell’estuario. Al tempo, le comunità non detenevano titoli di proprietà: l’occupazione della terra appariva garanzia sufficiente. Tuttavia con l’impetuoso sviluppo del porto, la aree limitrofe iniziarono a acquisire valore. Magazzini, fabbriche e banchine raggiunsero l’isola di Guarujà negli anni ’50 e numerosi gruppi vennero sloggiati. Le acque si fecero torbide, la vita dei pescatori sempre più difficile. Tracce della cultura caiçara sopravvissero nelle imbarcazioni e nell’artigianato tradizionali, nelle feste e nei costumi, nelle orgogliose dichiarazioni degli ultimi resistenti.


La lotta dei pescatori

Conceiçãozinha rappresenta un’enclave nel maggiore porto e polo petrolchimico dell’America meridionale. Ci vivono 1.500 persone, la maggior parte ancora, caparbiamente, dedite alle attività tradizionali. Il piccolo molo di fronte all’Unione dei pescatori si protende impotente tra navi da carico e impianti industriali. La comunità è costretta tra due enormi fabbriche alimentari: la Cutrale, che produce succo di agrumi, e la Cargill, soie e zucchero. A poca distanza si trovano gli stabilimenti della Dow Chemical, i più temuti. La multinazionale nordamericana si caratterizza per una produzione diversificata ed è presente in Brasile, dove possiede cinque complessi industriali, dal 1956. A Guarujà è stata ripetutamente accusata di scaricare in mare liquami tossici. Le analisi condotte sui residui nel 1998 hanno dimostrato una significativa presenza di organo-clorati e tracce di metalli pesanti (1). Nel gennaio successivo, e con l’aiuto di Greenpeace, gli ecologisti hanno bloccato uno dei condotti di scarico sospetti, sollevando il problema a livello internazionale. È singolare la dimestichezza con cui questa gente di mare parla della produzione di polimeri plastici o delle conseguenze dello stoccaggio di prodotti chimici pericolosi. In particolare si cita l’agente arancia, vietato a livello internazionale, ma ancora prodotto in Brasile.
La lotta dei pescatori, ci racconta Newton Rafael Gonçalves, presidente della “Società per il miglioramento di Conceiçãozinha”, inizia negli anni ’50.
La politica governativa mira a favorire uno sviluppo impetuoso del porto a sostegno della crescita di San Paolo. Le imprese non si fanno scrupoli e diventano frequenti le intimidazioni e gli sgomberi ai danni delle comunità caiçara. Tra le altre, la famiglia di Newton è costretta a sloggiare dalla terra che occupava da principio secolo. Sarebbero tornati nel 1959, costruendo la casa che ancora abitano e che presto sarebbe divenuta un punto di riferimento per il movimento di resistenza locale. Già in quella fase, l’attività artigianale è considerata un arcaismo, e si inizia a incentivare la pesca industriale. Nel 1970 si inaugurano gli stabilimenti della Dow Chemical, nel ’72 s’insedia la Cutrale e nel ’78 la Cargill. Il colpo finale pare giungere nel 1996, quando l’area occupata dalla comunità viene posta in vendita dalla Compagnia portuale. La reazione degli abitanti è ferma: non abbandoneranno la terra. In gioco non è soltanto la sopravvivenza caiçara, ma la inerente difesa e il futuro dell’ambiente quale patrimonio comune. Sarà la prima grande vittoria dei pescatori.
Da allora le azioni si intensificano. Nel ’97 viene presentata una denuncia contro la Cargill per taglio della macchia atlantica e scarico illegale di fanghi in un canale adiacente la comunità. Operazione che causò l’ostruzione del passaggio fluviale e la sua impraticabilità da parte delle lance dei pescatori. Il 1998 rappresenta una data traumatica per Conceiçãozinha, un’ulteriore passo verso la pauperizzazione. Durante le operazioni di rifornimento di una petroliera si verifica una fuoriuscita di combustibile, seguita a pochi mesi dalla collisione tra due navi in manovra. I serbatoi dello Smirne riverseranno il loro contenuto nelle acque dell’estuario, provocando una nuova moria ittica. I pescatori, nonostante le richieste, non verranno indennizzati, ma in seguito il governo metterà a disposizione una linea di credito. La situazione ambientale continua a peggiorare e i guadagni presto non saranno sufficienti per far fronte ai pagamenti. Nel gennaio del 2000 le lance verranno pignorate

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Speculazione edilizia

La battaglia contro il Golia della chimica prosegue su più versanti. Contraddicendo la tesi del recente insediamento sostenuta dal partito dello sgombero, la “Società per Conceiçãozinha” s’impegna nella ricostruzione della storia locale raccogliendo documenti e testimonianze. Nel settembre del 2000 gli ambientalisti vincono una causa contro la Dow Chemical, dimostrando l’occupazione illegale di un’area rivendicata dalla comunità. La crisi tuttavia si acutizza, e i pescatori sono costretti a integrare nelle proprie richieste la fornitura di ceste alimentari. D’altro lato si fa strada la necessità di lottare contro il degrado della vita sociale, e in particolare contro l’espandersi della droga. Il Consiglio di Conceiçãozinha esprime l’esigenza di superare le iniziative sul piano locale, sviluppando la collaborazione con le altre comunità della costa e le associazioni ambientaliste. Il progetto viene sostenuto dal “Collettivo alternativa verde”, in questa fase impegnato contro la costruzione della nuova centrale termoelettrica di Cubatõn. Si tratta di un impianto da 950 mega watt, che dovrebbe funzionare con il metano trasportato dal gasdotto boliviano. Il Cave contesta i risultati dell’indagine d’impatto ambientale, sostenendo che l’iniziativa provocherebbe un ulteriore aumento dei già insostenibili livelli d’inquinamento della zona. In particolare verrebbero dispersi nell’ambiente metano-derivati e ozono, incrementando i problemi respiratori e l’incidenza di cancro ai polmoni.
Un ambito privilegiato dell’intervento degli ambientalisti dell’estuario riguarda da anni la speculazione edilizia. La parte occidentale dell’isola di Guarujà possiede un rilevante patrimonio naturale e ampie aree di vegetazione minacciate dai complessi turistici e dalla selva delle seconde case. L’area sollecita gli appetiti delle immobiliari per la vicinanza a San Paolo e le magnifiche spiagge. Le denunce si sono susseguite negli ultimi anni, ottenendo risultati rilevanti. Tra questi, l’arresto dell’aggressione alla Sierra di Guararù, nei pressi di Perequé. E a uno dei giovani di questa comunità si deve un prezioso contributo alla lotta contro la speculazione. Si chiamava José Manuel Marquez: è stato freddato vicino alla sua casa nell’ottobre del 2000. La versione ufficiale ventilava un regolamento di conti tra narcotrafficanti.

Massimo Annibale Rossi

1. Dai risultati dell’indagine ambientale condotta da Greenpeace, Iryna Labunska, Ruth Stringer, David Santillo, Angela Stephenson, dicembre 1998.