rivista anarchica
anno 32 n. 283
estate 2002


razzismo

Problemi di spazio
di Carlo Oliva

 

Non c’è solo il razzismo brutale alla Bossi & Borghezio. C’è chi, con stile e parole ben diverse, porta acqua allo stesso mulino. Il presidente Ciampi, per esempio, in Marocco ha detto che...

Fa una certa impressione sapere che, a breve scadenza, il Senato della Repubblica Italiana approverà, in via definitiva, una legge che, in pratica, nega i diritti civili ai lavoratori immigrati nel nostro paese dal Sud e dall’Est del mondo, quelli che, con caratteristica ipocrisia burocratica, chiamiamo “extracomunitari”. Fa ancora più impressione apprendere che se quel turpissimo voto sarà debitamente “blindato”, come a dire al riparo da qualsiasi emendamento migliorativo, non dipenderà soltanto dall’esorbitante maggioranza di cui la destra dispone in Parlamento grazie alla legge elettorale, ma dal fatto che i deputati del centro sinistra, come è già successo in occasione del voto alla Camera, si asterranno, in pratica, da qualsiasi pratica di ostruzionismo. Allora erano imminenti le elezioni amministrative e le forze di opposizione (chiamiamole pure così) non erano particolarmente propense a impegnarsi, alla vigilia del voto, nella difesa di certi valori che, per quanto importanti, non sembravano far presa sull’elettorato. Adesso, anche se la legge è stata, di fatto, assai peggiorata con l’adozione contestuale dell’infame provvedimento sulle impronte digitali, che prevede, com’è noto, la criminalizzazione automatica di tutti i lavoratori stranieri, le prospettive non sono molto cambiate. E se questo significa rincorrere la destra sul suo terreno e svendere, in nome di una strategia che si è già rivelata fallimentare, la propria funzione democratica, beh, nessuno sembra preoccuparsene più che tanto. Non è la prima volta e non sarà, probabilmente, l’ultima.

Se l’Europa “si chiude”

Ma fa molta più impressione, forse, leggere in prima pagina che il Presidente della Repubblica, che non ha problemi di rielezione, non è tenuto a preoccuparsi degli umori dell’elettorato, e, soprattutto, dovrebbe badare, nell’esercizio delle sue funzioni, più ai valori di fondo che alle meschinerie della politica corrente, ha colto l’occasione di una visita ufficiale in Marocco per avallare, con l’autorevolezza che gli è propria, le tentazioni razziste che, diciamo così, serpeggiano tra i partiti. Per spiegare, nell’ennesima interpretazione di un ruolo super partes schiacciato su una parte sola, che la politica delle porte chiuse e dei diritti negati non è uno scandalo nazionale, ma una necessità da cui non si può prescindere.
Non c’è posto, ha spiegato Ciampi agli ossequienti notabili marocchini. Anche se nessuno – Dio scampi – intende escludere “la continuazione dei flussi migratori”, va ricordato che “l’Italia e l’Europa hanno una limitata capacità di accoglimento e di offerta di decorose e stabili prospettive di vita e di lavoro”, se non altro perché “non abbiamo gli spazi e le risorse naturali dei grandi Paesi oltreoceanici.” È opportuno, così, “governare il fenomeno”, anche per “arginare” i sentimenti impauriti di un’Europa sempre più tentata di chiudersi.
Insomma, se l’Europa “si chiude” (espressione che immagino rappresenti un delicato eufemismo per alludere alla ripresa di razzismo testimoniata, oltre che dalla pratica quotidiana, dal voto crescente ai partiti dei vari Bossi, Fini, Haider, Fortuyn e Le Pen), non ha poi tutti i torti. Capirete, siamo “377 milioni di europei contro 161 di Nord Africa e Medio Oriente, i primi destinati a non crescere, mentre i secondi dovrebbero raddoppiare entro il 2030” e quindi è fatale “che i 12 milioni di nordafricani presenti nella UE siano presto seguiti da molti altri compatrioti”. E, perbacco, come si fa? Qualcuno lo accoglieremo ancora, figuriamoci, con la fame che abbiamo di colf, “badanti”, raccoglitori di pomidoro e lavoratori manuali in genere, ma più di tanto non possiamo fare. L’emigrazione va accompagnata “dallo sviluppo degli scambi internazionali… e dal trasferimento di capitali e tecnologie da Nord a Sud”. Che è, lo avrete notato anche voi, una variante particolarmente raffinata del classico “restino al loro paese che è meglio”.
Naturalmente sarebbe fin troppo facile confutare questa specie di analisi. Basterebbe ricordare che, in fondo, se la gente qui continua a venire è perché sa che di posto, almeno per ora, ce n’è; che più che confrontare l’entità delle popolazioni bisognerebbe considerare il divario delle risorse e – soprattutto – che uno che ha fatto per tutta la vita il banchiere dovrebbe sapere che perché si sviluppino gli scambi tra Nord e Sud sarebbe utile che a Sud avessero qualcosa da scambiare, oltre – s’intende – alle proprie braccia.
I capitali e le tecnologie non li “trasferisce” proprio nessuno, a meno che non si aspetti un tornaconto adeguato, il che è appunto il problema. Quello di favorire lo sviluppo dei paesi da cui vengono gli emigranti per rendere inutile l’emigrazione, è un discorso che fa una gran bella impressione, ma, nei termini generici in cui lo si fa non serve a nessuno, se non come vago auspicio per il futuro, mentre il problema di come trattare con giustizia chiunque viva e lavori nel nostro paese è drammaticamente presente.

Garbate futilità

Ma una confutazione del genere sarebbe, più che altro, inutile. Temo che a Ciampi, come ai leader del centro destra (e – presumibilmente – a quelli del centro sinistra) il tema dello sviluppo futuro dei rapporti tra il Nord e il Sud del mondo interessi solo come argomentazione retorica. Di fatto, sono tutti troppo occupati a inseguire, a cavalcare, a coccolare (vedete un po’ voi) le paure, i pregiudizi e le pulsioni razziste che allignano in questo felice paese. Un paese che si è sempre autoassolto da ogni accusa in merito e si è sempre vantato della sua tolleranza, ma, quando si arriva al dunque, è pronto a sposare con entusiasmo l’egoismo di chi ha qualcosa nei confronti di chi non ha niente.
Intendiamoci. Le garbate futilità che il Presidente ha profuso in Marocco non sono, gli dei ce ne scampino, di stampo razzista. Non hanno nulla a che fare con le bestialità che sparano certi leghisti e con la normativa illiberale che il parlamento sta per approvare. Ma con il razzismo hanno qualcosa a che fare lo stesso, nel senso che, in ultima analisi, servono a giustificarlo. Autorizzano una quantità di cittadini per bene a cedere alla paura del diverso senza la sgradevole necessità di sottoscrivere i programmi dei vari Borghezio. Spiegano che non è necessario essere razzisti per approvare una normativa restrittiva in materia e che non va considerato necessariamente di destra chi pensa che di negher in Padania e di albanesi in Puglia ce ne sono già troppi. Vanno incontro, insomma, al bisogno di rispettabilità della destra e alla cattiva coscienza di una sinistra che ha perso il senso del significato etico delle proprie scelte.
Dev’essere questo che si intende per spirito bipartisan.

Carlo Oliva