rivista anarchica
anno 33 n. 287
febbraio 2003


ai lettori

In Attivo

Bilancio. Il bilancio del 2002 si è chiuso con il più consistente attivo della nostra storia: euro 35.059,11. Decisivo è stato il contributo proveniente dalle due iniziative legate a Fabrizio De André, che hanno fatto entrare, negli ultimi due anni e mezzo, oltre 78.000,00 euro di utile.
La rivista è cresciuta molto come “prodotto”: più pagine, più supplementi, più colore, più poster centrali, ecc. Le vendite sono invece aumentate di poco e, se non fosse per il cd+libretto e per il dossier, i 35.000 euro di attivo sarebbero circa 40.000 di passivo. Per essere precisi, se non ci fosse stato l’utile assicurato in questi anni dal cd+libretto e dal dossier, infatti, il nostro bilancio farebbe segnare al 30.11.2002 un deficit di 43.175,95.
Certo la storia non si fa con i “ma” e con i “se” – nemmeno una storia piccola come la nostra. E la presenza di una serie di “cose” legate a De André è ormai un dato di fatto, che ha contribuito non poco ad allargare il nostro orizzonte, a raggiungere con la rivista tante persone che altrimenti non avremmo contattato. Sono aumentati (di un 10%) gli abbonamenti, nuovi diffusori si sono proposti, grazie all’ondata De André. Ma nella sostanza questi miglioramenti, pur apprezzabili, non hanno raggiunto il livello di un vero e proprio sfondamento.
I dati della rivista parlano, per il 2002, di una vendita di (circa) 2.500 copie a numero, alle quali corrispondono circa 6.000 lettori. Se ne possono sommare un altro paio di migliaia al mese per quanto riguarda il sito Internet: in tutto, stimiamo circa 8.000 lettori al mese. I diffusori sono oltre 200 e assorbono quasi 2.500 copie a numero. Gli abbonati sono circa 700. Le librerie (principalmente a mezzo Diest) assorbono circa 400 copie. Sono dati che segnano un lieve aumento rispetto agli anni precedenti. Positivo, certo. Ma non abbastanza per chi come noi è convinto che la rivista già oggi, pur con i suoi limiti, possa aspirare a raddoppiare le proprie vendite, gli abbonati, il proprio spazio nei movimenti e nel sociale.
C’è tanto lavoro da fare, per noi e per chi condivide il nostro progetto. Abbiamo la netta sensazione di essere su una buona strada. O meglio, sulla cattiva strada: come cantava....

Finanza etica. A partire da dicembre, la rivista ha aperto un conto corrente presso la Banca Etica.
Resta attivo – e lo resterà ancora per molto tempo – il vecchio conto presso il Monte dei Paschi di Siena: è infatti quello riportato sul cd+libretto “ed avevamo gli occhi troppo belli” e su altri nostri prodotti editoriali. Chiudendolo ora, metteremmo in difficoltà quei lettori che se ne servissero.

Gaber. Povero Giorgio, gli sta succedendo più o meno quello che era successo a Fabrizio – appena diffusa la notizia della sua morte. Improvvisamente piace a tutti: era di sinistra, no era libero ma negli ultimi tempi era in sintonia con la moglie (Forza Italia), era ateo, sì però attento ai valori spirituali della Chiesa, ecc.: leggersi i commenti dei politici è quasi esilarante. Giorgio si incazzerebbe non poco, a vedersi tirato di qua e di là: lui che rifiutava ideologie e partiti, lui che amava il pensiero, quello intrinsecamente libero.
Noi ricorderemo su uno dei prossimi numeri l’amico e il compagno di strada, il pensatore saldamente libertario, ipercritico ma mai “leggero”. In questa sede ci limitiamo a qualche flash.


10 ottobre 1975, a Milano, al Teatro Uomo (poi si chiamerà Teatro Miele), serata in sottoscrizione per la nostra rivista. Teatro strapieno, 1.300 biglietti venduti. Concerto di Francesco De Gregori (erano i tempi di Rimmel) ed altri. Ad un certo punto Francesco, richiesto dal pubblico, inizia a intonare Addio Lugano Bella, il più “classico” dei canti anarchici, quasi un inno. Dal pubblico spunta un timido Giorgio Gaber (nella foto) e a gran voce è sospinto sul palco. Si uniscono altri compagni e poi è un coro generale. Terminata la canzone, Giorgio si schermisce e ritorna al suo posto.
1976, qui nei locali della redazione. Giorgio viene a trovarci, finalmente una bella chiacchierata. Vuol sapere che cosa facciamo, parliamo, discutiamo – c’è un bel feeling. Stacca un assegno, che destiniamo al Comitato Spagna Libertaria – in quegli anni attivo al fianco della ripresa libertaria e anarco-sindacalista, dopo la morte del dittatore, il cattolicissimo Francisco Franco.
Anni ’80, ’90. Dopo due interviste realizzate da Luciano Lanza e pubblicate su “A”, i rapporti rallentano. Continua a ricevere “A”, noi andiamo ai suoi spettacoli, quando lo andiamo a trovare in camerino è sempre gentile, affettuoso. Ci invita in Toscana, per una bella chiacchierata.
Ricordi, ormai.
Sul Corriere della Sera Dario Fo puntualizza: “Macché qualunquista, era un anarchico”. Titolo a tutta pagina. Giorgio sorriderebbe.