rivista anarchica
anno 33 n. 291
giugno 2003


vino & libertà

Sensibilità planetarie e agricoltura contadina
Centro sociale La Chimica e Centro sociale Magazzino 47

 

Contro le politiche di dominio delle multinazionali, una nuova coscienza e strategia politica.

La costruzione di una sensibilità ribelle planetaria può partire anche da un frutto della terra.
Un piacere quotidiano si trasforma nell’inizio di un percorso politico. La compagnia di un buon bicchiere di vino può portarci a ragionare e discutere di brevetti e di manipolazioni genetiche, di politiche agricole, di multinazionali del settore agro-alimentare, di squilibri tra Paesi ricchi e Paesi impoveriti, di sovranità alimentare, di una politica planetaria di dominio che perpetua, e anzi incrementa, l’ingiustizia.
Costruire una difesa “pratica” della vita materiale, contro tutte le nocività politiche, culturali, sociali, tecnologiche che, nella modernità, l’assediano al fine di svalutarne l’esperienza sensoriale, le capacità dialettiche del linguaggio, la coscienza del vissuto individuale e dei processi storici. Questo si è iniziato a fare a Verona.
Pensiamo che il grande successo di consenso e presenze ottenuto da “Terra e libertà/Critical wine. Sensibilità ribelli/planetarie e agricoltura contadina”, svoltasi al Centro sociale autogestito La Chimica di Verona, l’11-12-13 aprile, meriti di essere registrato e “metabolizzato” dal movimento dei movimenti, ma non solo. Per la cronaca: 6-7.000 visitatori; 31 realtà contadine e artigiane presenti con i propri prodotti di alta qualità etica e organolettica (vino, olio, formaggi, salumi, altro); 400 aziende che hanno fatto avere i propri vini su 750 contattate; 6 organizzazioni contadine presenti (Foro contadino, Altragricoltura, CIR comunicazioni informazioni rurali, ARI associazione rurale italiana, Agricoltori biologici del veneto, Trimillì-Valli Unite); 200 giovani e meno giovani che hanno preso parte al lavoro di organizzazione e gestione; 14 i relatori dei forum (militanti, contadini, docenti universitari, intellettuali, giornalisti); 32 gli interventi dal pubblico; oltre 500 persone ai forum del sabato e domenica pomeriggio; la casa editrice DeriveApprodi si è detta interessata alla pubblicazione degli atti; una discreta attenzione da parte dei media (la manifestazione è stata organizzata in contemporanea a Vinitaly – maggior fiera italiana del settore – anche per sfruttare la presenza dei giornalisti; infine – incredibile, ma vero – 31.246 visite in 26 giorni al sito www.criticalwine.org (che rimarrà in funzione anche in futuro, da cui si può scaricare logo e foto).
Tre giorni di dibattiti, degustazioni, incontri con produttori agricoli di vino ma non solo, concerti, momenti di relazione e socialità. Questo ventaglio di iniziative hanno coniugato la dimensione conviviale a quella conflittuale, diventando per molte realtà di movimento, ma anche di cittadini incuriositi, un’occasione di incontro, confronto e iniziativa pubblica su temi che, purtroppo, nel passato, non sono stati centrali nelle analisi e nei percorsi politici, pur riguardando il quotidiano di noi tutte e tutti, e pur essendo strettamente correlati alle ragioni della nostra lotta contro il nuovo ordine mondiale.
Se l’economia neoliberista si basa su un modello di produzione volto alla massimizzazione dei profitti, fondato sullo sfruttamento globale delle risorse, umane e naturali, essa può realizzarsi solo imponendo anche un modello di consumo esasperato, poco consapevole, forgiato dai messaggi mediatici e dalla pubblicità. E se le nostre analisi e iniziative politiche fino a oggi si sono centrate più sul versante della produzione e del lavoro, in un contesto mutato rispetto a quello della fabbrica fordista, determinato da delocalizzazioni, decentramento produttivo, decostruzione del senso di appartenenza alla classe lavoratrice attraverso la disarticolazione del rapporto di lavoro in molteplici figure deprivate di tutele e diritti, è oggi necessario un ampliamento della prospettiva, che faccia anche dell’analisi e dell’intervento politico sulle modalità di vita e di consumo gli strumenti per mettere in crisi il modello neoliberista.
Crediamo che “Terra e libertà/Critical wine”, segni un salto ulteriore, un cambiamento nella sensibilità del movimento riguardo ai temi dell’ambiente, dell’agricoltura, dell’alimentazione, ma non solo. Dai tre forum della manifestazione veronese è venuto un contributo significativo all’analisi delle politiche planetarie di dominio e alla definizione di una più efficace strategia di lotte. Negli anni passati sono nate esperienze significative, ma politicamente deboli, come: i gruppi di boicottaggio dei marchi multinazionali e di acquisto solidale (che danno importanza al potere e alla coscienza dei consumatori); Slow Food (che ha allargato la sensibilità verso un modo non consumista di avvicinarsi al cibo), il commercio equo e solidale (quale pratica dal basso per rifiutare lo sfruttamento dei paesi del Sud del mondo), il movimento ecologista (che, nelle posizioni più radicali, ci ha aiutato ad assumere una sensibilità planetaria). Negli anni passati è nato anche il movimento internazionale dei contadini – con varie esperienze complementari, Via Campesina, Sem Terra, Foro contadino, Agricolture Paysanne, altri (che ci hanno indicato un nodo problematico di fondamentale importanza).
“Terra e libertà/Critical wine” vuole tenere assieme tutte queste esperienze, radicalizzarle, dargli una dimensione più politica.
Questi gli obiettivi: per un’agricoltura dal basso; per l’agricoltura contadina; per pensare le relazioni tra movimento dei movimenti, terra e agricoltura; per organizzare il rifiuto del modello neoliberista che vuole l’agricoltura industriale e monocolturale delle multinazionali e della UE da una parte e un’elitaria produzione dei cosiddetti prodotti tipici dall’altra, quali facce della stessa medaglia; per pensare a un nuovo rapporto con la terra/Terra che lasci spazio a produzioni, consumi, piaceri più sobriamente felici.
“La terra è la sola anima”, ci suggerisce Luigi Veronelli, teorico della contadinità responsabile e garante della tre giorni veronese, “riruralizzare il mondo”, ci propone Mariarosa Dalla Costa (relatrice a uno dei 3 forum della manifestazione), ma riruralizzarlo partendo da una nuova sensibilità che ci fa percepire la terra e la Terra come casa propria, contro l’attaccamento conservatore e l’invenzione localista delle radici, contro il rapporto razzista sangue-suolo di infausta memoria, oseremmo dire – con un ossimoro concettuale – per un’agricoltura nomade, per un rapporto nomade con la Terra: sentirsi a casa propria in ogni luogo della Terra, su ogni zolla di terra. Un’idea nuova, ma che viene da lontano, forse qualcuno ricorda ancora quel canto proletario dell’800: “nostra patria è il mondo intero, nostra speme la libertà…”. Per un futuro di gioia, creatività, intelligenza. Contro i confini. Non ci fermeremo, di “Terra e libertà/Critical wine” sentirete ancora parlare.

Centro sociale La Chimica, Verona
Centro sociale Magazzino 47, Brescia