rivista anarchica
anno 33 n. 291
giugno 2003


lettere

 

A proposito di Tommaso d’Aquino

Mi complimento per la loro preparazione e la loro onestà intellettuale e umana dimostrata nella stesura dei vostri articoli, soprattutto con il pezzo di Felice Accame Santi e Banchieri nella quale cito testualmente: “…Tommaso d’Aquino – che è nato con qualche dubbio nel 1224 ed è morto nel 1274, figlio cadetto, forzato in abbazia dalla famiglia fin da quando aveva cinque anni, quindi domenicano a tutti i costi…” tutti i veri studiosi sanno benissimo il travaglio della costrizione che Tommaso dovette sopportare a causa dell’opposizione della famiglia alla sua entrata nell’Ordine dei Predicatori di San Domenico, fu talmente forzato il povero Tommaso tanto che la madre lo fece rapire e chiudere per non farlo diventare monaco e pagò persino un numero incalcolato di prostitute per convincere il povero Tommaso “domenicano a tutti i costi” e “forzato in abbazia” ma come dice bene il Dott. Accame “Fatto è che la verità di cui parlano i potenti – santi o banchieri che siano, filosofi comunque – è una verità da ‘adequatio’, ovvero una verità che proverrebbe dall’impossibile confronto fra le ‘cose come stanno’ e le ‘cose come le vede qualcuno’, dimenticando che, sempre e comunque, le ‘cose come stanno’ sono viste da qualcuno. I potenti, insomma, sono inguaribili realisti – come tutti i filosofi che, deglutendo ogni autocontraddizione, li servono”.
Non mi aspetto alcuna risposta, anche se sarebbe piacevole e educato riceverla.
Cordiali saluti e che la “Verità vi renda liberi” ve lo auguro di cuore.

Yawan Entarur Sar n’Beth wa n’We
(via e-mail)

 

La replica di Felice Accame

Un lettore molto attento e cauto – tanto cauto da pensarci su parecchio prima di alzare la propria voce –, mi rimprovera di aver detto che Tommaso d’Aquino (in Santi e banchieri, “A”, 275, ottobre del 2001!) fu “figlio cadetto, forzato in abbazia dalla famiglia fin da quando aveva cinque anni, quindi domenicano a tutti i costi”. “Tutti i veri studiosi”, invece (e si noti quel “veri”), saprebbero “benissimo” tutt’altre informazioni – perfino quelle relative all’affitto di prostitute da parte della cara mamma di Tommasino per riportarlo sulla retta via.
In proposito, mi basta far notare che nel Dizionario dei santi (Tea, Milano 1989, pag. 419) si legge che “come figlio cadetto fu destinato alla vita religiosa”. Ora, in considerazione del fatto che all’epoca, allorché entrò nel monastero di Montecassino, il “santo” aveva esattamente cinque anni, credo che mi si possa passare agevolmente la constatazione sulla forzosità dell’iniziativa. Gli stessi cinque anni, d’altronde, dovrebbero (almeno agli occhi dei benpensanti) gettare più di un’ombra di dubbio sullo stuolo di prostitute che la cara mamma gli avrebbe destinato.
Sulla credibilità del citato Dizionario, ovviamente, non metterei la mano sul fuoco, ma, onde evitare il sospetto che sia stato compilato dalla peggiore cellula anarchica anticlericale, dirò che esso è presentato da Pietro Rossano nella sua veste di Rettore della Pontificia Università Lateranense, nonché “benestato” alla stampa dalla Curia Arcivescovile di Firenze che, delle singole voci, ha eseguito la revisione.
Il lettore, dunque, se la veda con costoro – e se, poi, mi informasse del risultato, lo considererei “piacevole e educato”.
Per quanto concerne l’ordine monastico, infine, vorrei far notare che non dico affatto che Tommaso fu domenicano a cinque anni. Da benedettino, infatti, fece più tardi la strenua scelta del cambio. Se il lettore fosse così gentile da consultare un dizionario della lingua italiano – foss’anche uno senza l’imprimatur della Curia –, constaterebbe che l’avverbio “quindi” sta per “poi” o “in seguito”.
Potrei chiuderla lì, se non fosse che è il lettore stesso a non chiuderla lì. Infatti – visto che l’articolo trattava della Storia criminale del cristianesimo di Karlheinz Deschner –, cerca di approfittare dell’occasione per minare la mia tesi di fondo sugli spacciatori di “Verità” e di “Conoscenze Garantite”. Così facendo spera di riavvalorare l’autocontraddittoria tesi realista.
Purtroppo cade in una trappola storica. Un conto è un contrasto di informazioni sul passato, ovvero fra due cognite – mettiamo pure due libri, quello che ho in mano io e quello che ha in mano lui, che asseriscono due cose diverse – e tutt’altro conto è un confronto fra una cognita ed un’incognita: nel primo caso il confronto si fa, e per dirimere la contraddizione saranno chiamati in causa informazioni ulteriori e criteri di coerenza, mentre nel secondo caso il confronto non si può fare. È in grazia di ciò che gli spacciatori di Verità, facendo tanto comodo a chi comanda, vendono fumo.

Felice Accame
(Milano)

 

L’anarchia regna a Bagdad

Lettera a Emergency
Cari amici di Emergency,
potreste usare, almeno voi, un altro termine che non anarchia per definire la tremenda situazione che sta vivendo in questo momento la popolazione irachena?
Anarchia, secondo me, è quella condizione nella quale si vive senza regole imposte dall’alto ma autoprodotte, autodecise ed autogestite dalla popolazione. E che portano a una vera autodeterminazione, quindi effettiva liberazione. C’è già tanta confusione, tanto dolore, tanta tragedia in quello che sta succedendo, cerchiamo quindi di chiamare le cose con il loro nome.
Grazie e buon lavoro.

Massimo Ortalli
(Imola)

Lettera a Gino Strada
Caro Gino,
io mi chiamo Patrizio Biagi e faccio parte della redazione di A rivista anarchica. Sono anche, da alcuni anni, un piccolo sostenitore e tesserato di Emergency, di cui ho sempre apprezzato l’azione a volte condotta in situazioni veramente estreme.
Ho letto sul bollettino online Allistante il testo di una tua telefonata in cui dici che Baghdad è preda “dell’anarchia”. Mi sembra che definire questo effetto “collaterale” prevedibile ma ugualmente voluto dagli stati, primo fra tutti gli USA, con il termine di “anarchia” sia una cosa veramente discutibile.
Sentire che una persona come te, che stimo e apprezzo, abbia usato questo termine per definire la drammatica situazione che sta vivendo quella sfortunata città mi ha amareggiato moltissimo. Primo perché si continua, sia negli ambienti più beceri della destra come in quelli, che dovrebbero essere più politicamente corretti, di sinistra, a confondere il caos, il saccheggio, i regolamenti di conti e la guerra per bande (frutto di logiche statal-mafiose) con il termine di “anarchia”. Secondo perché penso tu abbia degli anarchici una conoscenza per nulla superficiale e negativa e allora perché, mi sono chiesto, usare un termine che nulla ha a che fare con quanto sta succedendo oggi a Baghdad?
Eliseé Reclus diceva che l’anarchia è la massima espressione dell’ordine.
Questo era forse un poco ideologico ma gli esempi storici ci hanno dimostrato che dove vi fu una forte influenza anarchica (nel sud dell’Ucraina, tra il 1918 e il 1921 e in Catalogna nel 1936 e seguenti) vi furono sì degli eccessi ma vi fu anche il tentativo di costruire un mondo più egualitario e più giusto, quello che, per dirla con parole del movimento no-global, sarebbe dovuto diventare “un altro mondo possibile”. A Baghdad non vi è alcuna traccia di tutto questo, anzi quella che poi è la sostanza di tutto la si intravede sullo sfondo: una brutale lotta per accaparrarsi il potere quello con la p maiuscola.
Questo mio sfogo, meramente personale, non toglie nulla alla stima che ho per te e per Emergency, anzi ti invio i miei più sinceri auguri per la continuazione dell’ottimo lavoro che fate e ti saluto cordialmente,

Patrizio Biagi
(Milano)

 

I nostri fondi neri

Sottoscrizioni.
Romeo Muratori (Rimini) 5,00; Aurora e Paolo (Milano) ricordando Umberto Marzocchi a 17 anni dalla sua scomparsa, 500,00; Valeria Vecchi (Parma) 10,00; Gemma Failla (Lyon – Francia) 50,00; a/m Paolo Finzi, ricavato durante la giornata su De André del 15 marzo (Osnago), 240,00; Alessandro Becchis (La Loggia) 20,00; Anastasia Pasquinelli (Milano), 20,00; Patrizia “Pralina” Diamante (Firenze) “Una rosa rossa per il mio amato Horst”, 50,00; Giancarlo Tecchio (Vicenza) 20,00; Giorgina Arian Levi (Torino) 20,00; Orazio Germanà (Catania), 26,00; Misato Toda (Tokyo - Giappone) 200,00.
Totale euro 1.161,00.

Abbonamenti sostenitori.
Marco Breschi (Pistoia) 100,00; Fabrizia Golinelli (Carpi) 150,00; Zelinda Carloni e Adriano Paolella (Roma) 100,00; Ida Gagliardi (Fontanini) 100,00; Giuseppe Ceola (Malo) 100,00.
Totale euro 550,00.