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Perché NO al Ponte
di Antonello Mangano e Antonio Mazzeo
I sette principali motivi per opporsi al mega-progetto del Ponte sullo Stretto, spiegati in un libro fresco di stampa, di cui proponiamo uno stralcio dal primo capitolo.
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Il club del cemento
(perché il Ponte è affare per pochi)
Con la definizione del General Contractor si arriva ad un momento cruciale della vicenda Ponte. La gara, tuttavia, presenta alcune anomalie: un impressionante ribasso d'asta di 500 milioni di euro, una controversa penale che impegnerebbe le istituzioni alla prosecuzione dei lavori, ed infine la misteriosa defezione delle grandi imprese estere.
A questo si aggiungono i conflitti di interesse tra finanziatori e finanziati, controllori e controllati e soprattutto gli incroci, le ricorrenze di nomi e società, le partecipazioni multiple che fanno pensare ad una maxi lobby che da anni sponsorizza e promuove le grandi opere.
General Contractor.
La gara e la penale
Il 12 ottobre 2005 la società di costruzione Impregilo si è aggiudicata l'appalto del valore di 4,4 miliardi di euro in bando di gara per il Contraente Generale del Ponte sullo Stretto di Messina, insieme alla Sacyr Sa, Società Italiana per Condotte d'Acqua S.p.A., Cooperativa Muratori e Cementisti-Cmc di Ravenna, Ishikawajima-Harima Heavy industries Co Ltd., Aci Scpa-Consorzio stabile.
Impregilo si è preparata a lungo e con dovizia di legami all'appuntamento con il Ponte sullo Stretto, sin dai tempi in cui Presidente del Consiglio era il professore Romano Prodi. Nonostante le denunce sulle gravi violazioni dei diritti umani in Indonesia, nel 1997 i vertici della società di Sesto San Giovanni, in compagnia dell'allora capo di governo e dei dirigenti della Società Stretto di Messina (la concessionaria a partecipazione pubblica per l'attraversamento stabile Calabria-Sicilia), si recarono congiuntamente dal dittatore Suharto per promuovere il manufatto ed ottenere l'incarico per un collegamento stabile tra le isole di Giava e Sumatra (1).
Quattro anni più tardi, l'allora Amministratore delegato Piergiorgio Romiti annunciava l'interesse di Impregilo alla megaopera e avviava i contatti con società italiane e straniere da associare al progetto.
La gara di appalto presenta almeno tre anomalie:
- le clausole contrattuali che prevedono una penale stratosferica in caso di recesso da parte dello Stato (il 10 per cento dell'importo totale, cioè 388 milioni, più le spese già affrontate dal General Contractor) dopo la definitiva approvazione dell'opera;
- la defezione dei grandi gruppi esteri che di fronte ad un'opera di tale complessità tecnologica hanno scelto di non partecipare;
- il ribasso del 12,33 per cento praticato dalla cordata guidata da Impregilo che tradotto in cifre vuol dire 500 milioni di euro: un'enormità su una base d'asta di circa 4 miliardi di euro.
"Un ribasso incredibile", ha commentato Vittorio Di Paola, Presidente di Astaldi, società capofila della cordata seconda classificata. Così è stato depositato al TAR del Lazio il ricorso con il quale Astaldi ha chiesto formalmente di annullare la decisione con cui la Commissione aggiudicatrice ha nominato il gruppo Impregilo “General Contractor” (2).
Il TAR, pur rigettando la richiesta di sospensiva delle procedure di aggiudicazione del contratto, si è riservato un paio di mesi per analizzare la documentazione presentata dalle parti. Sono pochi però a scommettere che il contenzioso si trascinerà a lungo. Astaldi ed Impregilo sono, infatti, due contendenti di un falso duello. È sufficiente un'occhiata ad incroci azionari, scoperture e megaprestiti bancari per rendersi conto che attorno alle due società ruotano holding e capitali finanziari di comuni e interdipendenti provenienze.
Inoltre, nei lavori a dighe ed infrastrutture viarie dei cinque continenti, Astaldi ed Impregilo operano congiuntamente condividendo immensi profitti e crimini socio-ambientali.
In Italia le due società hanno deciso di partecipare insieme alla gara da 789 milioni di euro bandita dall'ANAS per il General Contractor che dovrà eseguire i lavori di uno dei maxilotti (il numero 7) di ammodernamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, ultimo segmento di quel corridoio europeo che si vorrebbe prolungare con il Ponte sullo Stretto (3).
Intanto molti analisti economici temono che la cordata Impregilo non riesca a finanziare l'operazione di realizzazione del Ponte con un margine di guadagno adeguato.
A meno che non si ripercorra la vecchia strada dei ribassi d'asta impossibili compensati da modifiche progettuali in corso d'opera, varianti, perizie modificative e suppletive. Così come è avvenuto per l'Alta velocità che – partita con un costo previsto di 10mila miliardi di lire al momento della firma dei primi impegni – è arrivata agli attuali 50 miliardi di euro.
Chi è Impregilo
Impregilo è il colosso italiano delle costruzioni nato dalla fusione delle grandi aziende di riferimento del gruppo Fiat-Agnelli (Cogefar, Impresit e Lodigiani). Dalla Colombia al Guatemala, dalla Nigeria al Kurdistan, dal Lesotho all'Islanda, la società ha firmato megaopere devastanti dal punto di vista ambientale e sociale (4).
Su Impregilo pesano le ombre dell'inchiesta giudiziaria aperta a Monza per falso in bilancio, false comunicazioni sociali ed aggiotaggio. Tra gli indagati l'ex presidente di Impregilo Paolo Savona e l'ex amministratore delegato Piergiorgio Romiti. Nell'indagine è stato coinvolto pure un revisore dei conti della Ernst&Young, nei confronti del quale è stato ipotizzato il reato di falso in revisione (5).
Impregilo, nonostante la gara per il Ponte sullo Stretto, i megappalti per l'ammodernamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, il Passante di Mestre e il sistema Mose a Venezia, attraversa una forte crisi e risulta fortemente indebitata con alcuni dei maggiori gruppi bancari (1,3 miliardi di euro secondo “Finanza&Mercati”), i quali, per il tortuoso sistema tutto italiano degli incroci azionari, si trovano a detenere rilevanti quote della società di cui sono creditrici. Prima fra tutti Capitalia che sino allo scorso anno esercitava il controllo sul 3,3% del capitale Impregilo e oggi vanta crediti per un centinaio di milioni di euro.
Nel febbraio 2005, alla vigilia della gara per il General Contractor del Ponte, una cordata (la IGLI) composta dai gruppi finanziari Argofin, Techint-Sirti, Efibanca ed Autostrade, ha fatto ingresso nel capitale sociale di Impregilo.
Argofin è la finanziaria dell'imprenditore Marcellino Gavio, attivissimo nelle concessioni autostradali e nei grandi lavori ferroviari.
Ad Argofin risale il controllo di due delle maggiori imprese di costruzioni italiane, Itinera e Grassetto.
La holding di Marcellino Gavio è inoltre proprietaria del 56,52% della società Autostrada Torino-Milano, del 90% dell'Autostrada Torino-Piacenza, di pacchetti azionari delle autostrade Ventimiglia-Savona e Roma-L'Aquila-Teramo e di una quota del 6,25% delle Ferrovie Nord (6).
Techint è la holding dei Rocca (al terzo posto tra i gruppi familiari più ricchi d'Italia dopo i Berlusconi e i Benetton), da sempre fedeli alleati degli Agnelli. Fu fondata in Lombardia nel 1945 dopo il secondo conflitto mondiale. L'anno successivo il capostipite della famiglia Rocca, l'ingegnere Agostino, “padre” della siderurgia italiana, emigrò in Argentina per sottrarsi all'accusa di “collaborazionismo” con il fascismo. A Buenos Aires venne creata la Techint Compañía Técnica Internacional SA. divenuta presto il principale gruppo industriale e finanziario argentino, uscendo indenne dai capovolgimenti politici e militari che hanno attraversato il paese, fino ad acquisire le maggiori imprese statali privatizzate dai governi “democratici” di Carlos Menem, Raoul Alfonsín e Fernando de La Rua. Di questi ex presidenti e dell'ex ministro dell'economia Domingo Cavallo, la famiglia Rocca è stata amica e consulente nell'implementazione dei dissennati programmi neoliberisti che hanno condotto l'Argentina al collasso finanziario e all'instabilità sociale (7).
È il settore siderurgico il cuore pulsante del gruppo Rocca: Techint controlla le principali società italiane dello storico gruppo Dalmine e importanti acciaierie in America latina, Stati Uniti, Tailandia, Giappone e Cina. Alla produzione dell'acciaio sono affiancate altre redditizie attività, principalmente la realizzazione di grandi infrastrutture stradali e ferroviarie e la gestione dei servizi (acqua e sanità).
Sirti S.p.A. è il gruppo leader in Italia nel settore dell'impiantistica e telefonia fissa e cellulare, attivo anche nel settore dell'Alta velocità ferroviaria e dei sistemi militari avanzati (impianti di telecomunicazione e radio, ecc.). A seguito dell'Opa conclusasi il 23 febbraio 2005, il 69,8% del capitale azionario Sirti è controllato da Sistemi Tecnologici S.p.A.., con cui è in corso un processo di fusione. Tra i maggiori azionisti di Sistemi Tecnologici-Sirti, nuovamente la famiglia Rocca, i Bonomi (noti finanzieri di Milano) e i Benetton di Treviso.
Tra le new entry in Impregilo, il Gruppo Autostrade S.p.A., a capo di buona parte del sistema autostradale italiano, il più grande d'Europa. A seguito del processo di privatizzazione, Autostrade è divenuta la roccaforte della famiglia Benetton. Amministratore delegato del gruppo è Vito Alfonso Gamberale (recentemente dimisionato, N.d.R.), già general manager del gruppo ENI, poi Amministratore delegato di SIP, Telecom Italia e TIM.
Un determinante appoggio alle famiglie Gavio-Rocca-Benetton nella scalata al colosso delle costruzioni in gara per la realizzazione del Ponte è stato fornito da Efibanca e dalla Società Italiana per Condotte d'Acqua (8).
Efibanca è la merchant bank di BPI-Banca Popolare Italiana (ex Banca di Lodi), al centro delle cronache finanziarie (e giudiziarie) per l'assalto alla Banca Antonveneta. BPI è contestualmente uno dei principali gruppi bancari italiani che hanno espresso la disponibilità a finanziare la faraonica opera di collegamento tra Calabria e Sicilia.
Nel corso del 2005 Impregilo è stata oggetto di ulteriori scambi azionari. In autunno, ad esempio, con un'inattesa operazione finanziaria, il colosso statunitense Hbk Investments è entrato nel capitale della società con una quota del 2,29% (9).
La Consob ha poi rilevato la scalata al capitale azionario di Impregilo, da parte della Banca Popolare di Milano (BPM), che ha prima portato la sua partecipazione nella società di costruzione dal 3,08% al 4,72%, per poi scendere nel marzo 2006 al di sotto del 2%.
In Impregilo c'è poi uno dei gruppi finanziari più potenti a livello internazionale, a capo del complesso militare-industrale-petrolifero e bancario degli Stati Uniti, la Morgan Stanley, che secondo indiscrezioni stampa controllerebbe dal settembre 2005 l'8% del capitale azionario della società “italiana” (10).
L'odierno assetto di Impregilo vede in ordine IGLI con il 16,89%, Gemina (11,83%), Morgan Stanley (8,12%), Hbk Investments (2,29%), Newman Ragazzi & Co. (2,28%), Assicurazioni Generali (2,14%) e Lazard (2,01%).
Le cose però dovrebbero mutare nuovamente nei prossimi mesi, dato che il consorzio IGLI potrà esercitare l'opzione per rilevare le quote di Gemina-Romiti e che Efibanca ha deciso di cedere il 50% delle proprie azioni in Impregilo alla Immobiliare Lombarda di Salvatore Ligresti, il costruttore originario di Paternò a capo del gruppo assicurativo Fondiaria-Sai.
Resta comunque ancora la finanziaria Gemina il cuore pulsante del colosso delle costruzioni. Sarà utile menzionare i soci di rilievo. Innanzitutto Spafid S.p.A. (21,8%), controllata da Miotir (la cassaforte della famiglia Romiti) e nominalmente dallo stesso Cesare Romiti; Mediobanca (12,5%) “salotto buono” della finanza italiana e per decenni feudo incontrastato del siciliano Cuccia; Epifarind-Italmobiliare-Italcementi (5,1%); Premafin-Sai-Fondiaria (3%) di Ligresti; Assicurazioni Generali (2,3%); Capitalia (2,1%) e infine il Credit Suisse First Boston (2%).
È però la holding Italmobiliare (famiglia Pesenti) a ricoprire un ruolo da protagonista nella cosiddetta “lobby dei Signori del Ponte”. Società operante nel settore del finanziamento immobiliare, attraverso la controllata Italcementi, è a capo delle maggiori aziende produttrici nel mondo di materiali da costruzione (cemento, calcestruzzo e inerti).
Italmobiliare è contestualmente uno dei maggiori azionisti di Rcs MediaGroup, gruppo leader nel settore dell'informazione italiana. Nelle mani della famiglia Pesenti c'è poi un cospicuo pacchetto azionario della SES, la società editrice della “Gazzetta del Sud”, il quotidiano più venduto a Messina e in Calabria, diretto da oltre 40 anni da Nino Calarco. Calarco è Presidente onorario della Società Stretto di Messina e Presidente del Cda della Fondazione Bonino-Pulejo, azionista di maggioranza della stessa SES.
Le quote della famiglia Pesenti nell'organo di stampa distintosi come il maggiore sostenitore della realizzazione del Ponte, è cresciuto negli ultimi anni dal 19 al 33% (11).
Da qualche mese, Italmobiliare-Italcementi fa anche parte del patto di sindacato di Capitalia, principale creditore di Impregilo e azionista di rilievo di Gemina. Nel gruppo bancario, con i Pesenti, hanno fatto ingresso la Fininvest dell'ex presidente del consiglio Silvio Berlusconi, il gruppo farmaceutico Angelini e la Fineldo degli industriali Merloni (12).
Nel consiglio di amministrazione di Italmobiliare siede Giorgio Bonomi, autorevole rappresentante della famiglia azionista di Sirti S.p.A. (e dunque di Impregilo) e titolare di Investindustrial-Permasteelisa, holding finanziaria e leader mondiale nella produzione e installazione di componenti architettoniche.
Antonello Mangano
Antonio Mazzeo
Note
- “Gazzetta del Sud”, 21 ottobre 1997.
- Apcom, Ponte Messina. Astaldi deposita ricorso Tar per annullamento gara, 22 dicembre 2005.
- M. Salerno, Astaldi-Impregilo, torna il dialogo, “Il Sole 24 Ore”, 22 dicembre 2004.
- A. Mazzeo, Impregilo. I crimini del capitalismo italiano nel mondo, www.terrelibere.it/-impregilo.htm.
- P. Colonnello, Inchiesta su Impregilo, “La Stampa”, 24 novembre 2004.
- S. Carli, Per Gavio le Autostrade hanno troppi ‘incroci', “Affari & Finanza”, 27 ottobre 1997.
- A. Mazzeo, Italiani in Nigeria, www.terrelibere.it.
- “Gazzetta del Sud”, 21 marzo 2005.
- A. Mazzeo, Fa gola ai capitali USA Impregilo, GC del Ponte sullo Stretto, 29-11-2005, www.terrelibere.org./noponte/oss.php.
- “Il Giornale”, 27 settembre 2005.
- Comitato Messinese per la Pace e il Disarmo Unilaterale, Le mani sull'Università. Borghesi mafiosi e massoni nell'ateneo messinese, Armando Siciliano Editore, Messina, 1998, p. 147.
- Agenzia Reuters Italia, Capitalia, sì a ristrutturazione, Fininvest in patto, 28 novembre 2005.
Un libro contro il Ponte
Le edizioni Sicilia Punto L, in collaborazione con terrelibere.org, hanno pubblicato il libro di Antonello Mangano e Antonio Mazzeo “Il mostro sullo stretto – Sette ottimi motivi per non costruire il Ponte”.
Questi i punti affrontati dagli autori, attivi da sempre nella ReteNoPonte:
1. Il club del cemento. Perché il Ponte è affare per pochi.
2. Impatto sociale. Perché il Ponte stravolge la vita della comunità.
3. La Mafia. Perché il Ponte ripropone il dominio criminale.
4. La diseconomia. Perché il Ponte è un disastro per i conti pubblici.
5. Impatto occupazionale. Perché il Ponte non dà lavoro.
6. Impatto ambientale. Perché il Ponte distrugge l'ecosistema.
7. I militari. Perché il Ponte è collegato alla guerra.
Il libro rappresenta uno strumento indispensabile per costruire e rafforzare l'opposizione contro la costruzione del Ponte sullo Stretto; fornisce le motivazioni e le informazioni utili a comprendere le ragioni del No e a smontare le argomentazioni mendaci e truffaldine dei sostenitori della devastante opera.
Le pagine sono 104, il costo di una copia è di 4,00 euro. Al fine di favorirne la diffusione, per richieste uguali o superiori alle 10 copie, si applica lo sconto del 50%.
Da 5 a 10 copie lo sconto è del 40%.
Si auspica la massima diffusione e l'organizzazione di iniziative di presentazione che permettano di estendere la controinformazione contro il Ponte nelle zone più lontane dallo Stretto, sia in Sicilia che in Calabria, che in tutto il continente.
Per richieste scrivere a Sicilia Punto L edizioni, vico L. Imposa, 4 – 97100 Ragusa, oppure inviare una e-mail a si_lib@hotmail.com. Per i pagamenti utilizzare il CCP n. 10167971 intestato a Giuseppe Gurrieri – Ragusa, specificando la causale. |
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