rivista anarchica
anno 37 n. 325
aprile 2007



a cura di Marco Pandin

 

La buona novella

Lo scorso mese, con un’uscita inedita per me su queste pagine, vi invitavo esplicitamente all’acquisto di un cd. Poiché perseverare secondo la morale è diabolico, questo mese mi ripeterò: ancora, alla fine della pagina, vi inviterò a spendere dei soldi. E non è questa l’unica coincidenza/ripetizione: vi presento anche questo mese un cd in cui sono protagoniste le canzoni di Fabrizio De André.
Giorgio Cordini, oltre che dentro ai dischi e sui palchi dei concerti accanto a Faber e a Mauro Pagani, l’avevamo già incontrato su queste pagine per “Disarmati”, un’opera assai singolare sul pacifismo a sei corde. Quel cd proseguiva idealmente sul percorso indicato dall’album di poco precedente “Note d’autore”, che pure si proponeva come una raccolta di trascrizioni per chitarra acustica di quanto di meglio hanno scritto i nostri autori più impegnati. Trascrizioni queste di Giorgio che, nell’agganciare l’attenzione all’amo del ricordo, mettono in evidenza il lavoro di cesello fine tutt’attorno alle melodie originali: belle canzoni divenute tali per la magia dell’intreccio tra parola e suono. In “Disarmati” però succede un imprevisto: anche senza le parole, le canzoni che Cordini prende tra le dita gridano. Gridano forte. Urlano di libertà, di speranza, di irriducibilità alla rassegnazione: perdono sì le parole ma acquistano un potere suggestivo, quello di alimentare il fuoco dell’immaginazione.
Forte di una preparazione tecnica invidiabile, spesso sottolineata con educazione ma comunque mai esibita smodatamente, Giorgio tesse attorno a ciascuna canzone un vestito artigiano di luce e colore che le trasfigura: ognuna viene offerta come fosse una sorpresa preziosa, un dono nascosto dietro ogni nota. In questo atteggiamento Giorgio Cordini mi ricorda un po’ David Bromberg, che ho visto coi miei occhi accarezzare devotamente traditionals e lamenti blues (da ragazzo era solito guidare il suo vecchio maestro cieco, il reverendo Gary Davis) come fossero cosa viva che fremeva tra le sue mani, certo consapevole di avere un tesoro da custodire, rispettare e condividere. Rispetto, consapevolezza e devozione che vennero contraccambiate nel suo unico concerto milanese di quasi trent’anni fa dalle attenzioni incrociate di polizia ed autonomia operaia… ma questa è un’altra vecchia storia sospesa che ci porta altrove.
Torniamo quindi a Giorgio Cordini, che negli ultimi tempi ha radunato un bel gruppo di musicisti, giovani e di talento, in una cosiddetta Piccola Orchestra Apocrifa. Il progetto iniziale è l’interpretazione per intero de “La buona novella”, così da poterla suonare e cantare in giro come De André mai era riuscito a fare (nel corso dell’ultima tournée, come documentato, era giunto a proporne solo alcune parti).

A sinistra: Giorgio Cordini

Il mio approccio al lavoro della Piccola Orchestra Apocrifa è stato in occasione di un recente concerto dal vivo. Prima cosa da dire è che la “Buona novella”, resa così com’è stata resa dall’Orchestra, ha vinto sul mio atteggiamento abituale di distacco e sufficienza sui temi della spiritualità (sono inciampato felicemente nel punk anarchico più volgare dopo vent’anni passati a sguazzare nella disperazione sottoproletaria di una città industriale del nordest, in una parola i miei problemi erano e sono ben altri) facendomi soffermare e meditare su quella che ritengo sia la geniale intuizione dell’autore: il parallelo allegorico tra le tematiche di cambiamento e liberazione del 1968 e le storie raccontate nei vangeli – sia gli apocrifi che i canonici, come dire l’ufficio stampa di Gesù Cristo – 1968 anni prima.
La rivoluzione della “Buona novella” di De André sta tutta nello strappare di dosso al Cristo una speculazione di onnipotenza ed irraggiungibilità divina che dura da duemila anni, restituendogli soprattutto umanità (assai significativo secondo me il ribaltamento di prospettiva operato dal passo iniziale “Laudate dominum” a quello conclusivo “Laudate hominem”), proprio quell’umanità ritenuta blasfema dal bigottismo clericale e borghese. Umanità e fisicità che nella “Buona novella” vista da un artista ateo ed anarchico quale Fabrizio De André è diventano il motivo fondante della rivoluzione ed il centro del tutto: Maria destinata a non essere mai donna perché prima bambina, femmina un giorno e poi madre per sempre, Giuseppe un vecchio che teme di accarezzare troppo forte e che si tiene in disparte, Tito il ladro che neanche in punto di morte tradisce la propria onestà intellettuale e contesta i comandamenti a uso e consumo del potere. Umanità e fisicità che nella rilettura della Piccola Orchestra vengono ulteriormente rivendicate: il Cristo, Maria, Giuseppe, Tito vengono cantati senza l’intenzione di misurarsi con l’originale, senza la pretesa d’assomigliare al capolavoro, in uno slittamento complessivo d’umiltà che colpisce al cuore.
Un concerto da cui per tutti questi motivi si esce difficilmente tranquilli, tanto vengono scosse certezze materiali e corazze mentali e comportamentali fino alla commozione. A meno di non essere fatti di pietra, beninteso, o di voler mentire a tutti i costi.

Giorgio Cordini

Il cd della Piccola Orchestra Apocrifa raccoglie solamente la “Buona novella” con l’aggiunta di “Si chiamava Gesù”, praticamente la prima parte del concerto (la seconda potrei raccontarvela con lodi smisurate ed aggettivi virati tutti al superlativo, tanto grande è stata l’emozione di ammirare quei nuovi vestiti sonori cuciti addosso a canzoni che amo), registrata nel corso di un concerto bresciano.
In esso sono catturati integralmente l’amore e l’affetto di ciascun musicista dell’Orchestra: con Giorgio Cordini (chitarra, bouzuki e cori) ci sono Michele Gazich (viola), Stefano Zeni (violino), Enzo Santoro (flauti), Daniela Savoldi (violoncello), Gaspare Bonafede (percussioni), Alessandro Adami (voce), Maria Cordini (cori) e Denise Pisoni (cori). Testimoni tutti, col loro impegno, che la morte e il silenzio possono essere sconfitti.
Comprate questo cd, e farete un sacco di belle cose: farete innanzitutto un enorme favore a voi stessi regalandovi un’ora di buon ascolto, darete il vostro sostegno a un’iniziativa rivoluzionaria e socialmente destabilizzante (perché è questo che la Piccola Orchestra Apocrifa è: un manipolo di attivisti e di agitatori armati di pericolosi strumenti musicali), e contribuirete all’attività di Emergency in Afghanistan. E se deciderete di farlo acquistando il cd tramite “Musica per A”, contribuirete anche ad alimentare i fondi neri di questo giornale.
Informazioni e contatti: www.giorgiocordini.it.

Marco Pandin
stella_nera@tin.it