rivista anarchica
anno 37 n. 327
giugno 2007


dibattito

Radici cristiane?
di Arturo Schwarz

 

Il disprezzo verso le donne nel Cristianesimo. E poi contro il progresso, la libertà, la tolleranza.
La necessità di estirpare le radici cristiane dalla nostra cultura.

Essere di sinistra oggi, come ieri, significa rispettare la donna (‘l’altra metà del cielo’) e lottare per la parità dei suoi diritti a tutti i livelli; essere di sinistra vuol anche dire rifiutare il principio d’autorità, ricordandosi, come lo stesso Marx avesse precisato, di non essere marxista, e inoltre facendo tesoro delle esperienze e degli apporti teorici successivi (Lukács, Marcuse, Popper, ecc.). In breve, essere di sinistra significa volersi riconoscere nei valori dei Diritti dell’Uomo, come anche in quelli dei Lumi, e quindi operare per “trasformare il mondo” (Marx) e “cambiare la vita” (Rimbaud). Possiamo ritrovare questi principi elementari nel Cristianesimo? Non mi pare.
Iniziamo dalle fonti primarie, dai Vangeli. A proposito del principio d’autorità, ecco quanto riporta Matteo: “Chi non è con me è contro di me” (12:30), “se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a se stesso” (16:24), “uno solo è il vostro maestro […] una sola è la vostra Guida, il Cristo” (23:8, 10). Chi dubita della sua parola è “uomo di poca fede” (14:31), sarà gettato “nella fornace del fuoco. Lì sarà il pianto e lo stridor dei denti” (13:50). Il dissenziente appartiene alla “razza di vipere” (12:34) a una “generazione malvagia (12:45), “a una generazione incredula e perversa” (17:17) “sarà condannato “alla geenna del fuoco” (5:22), “gettato via e calpestato” (5:13), “gettato nelle tenebre di fuori” (25:30), sarà punito “a colpi di flagello” (24:51); i dissenzienti sono “maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e i suoi angeli” (25:41). Da questa furia persecutoria e vendicativa non vengono risparmiate neppure le piante: “Vedendo un fico sulla strada non vi trovò altro che foglie; e gli disse: Mai più nasca frutto da te in eterno. E subito il fico si seccò” (21:19), “Ogni albero che non fa buon frutto è tagliato e gettato nel fuoco” (7:19). Anticipando la strage di Marzabotto, quando i nazisti ne massacrarono tutta la popolazione, egli promette a Gerusalemme la stessa sorte: “non sarà lasciata qui pietra su pietra che non sia diroccata” e “la vostra casa sta per esservi lasciata deserta” (24:2, e 23:38)
A proposito della necessità di lottare per un mondo migliore, ecco quanto propone l’etica cristiana: “Non contrastate il malvagio; anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli l’altra” (5:39), ma non basta, “Io vi dico: Amate i vostri nemici” (5:44). Mi sembra che il regime fiscale capitalista s’ispiri direttamente a questo ammonimento, ripetuto due volte: “A chiunque ha sarà dato, e sarà nell’abbondanza; ma a chiunque non ha sarà tolto anche quello che ha” (13:12 e 25:29). Ai versetti seguenti s’ispirarono certamente i regimi nazi-fascisti, per i quali la delazione, anche dei propri familiari, era lo strumento privilegiato di repressione e controllo: “Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; e chi ama figlio o figlia più di me non è degno di me” (10:37), infatti: “Sono venuto a dividere il figlio da suo padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera” (10:35). E come se non bastasse: “Il fratello darà il fratello a morte, e il padre il figlio; i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire” (10:21).

Le guerre di religione, le Crociate, l’Inquisizione…

Mi si potrebbe obbiettare che frasi fuori del loro contesto possono significare cose diverse da quello che esprimono. Per valutare quanto siano stati velenosi i frutti di questi sinistri e minacciosi versetti, basti ricordare alcuni eventi della storia del cristianesimo, costellata da papi sodomiti, incestuosi e assassini. Le guerre di religione, le Crociate, l’Inquisizione – responsabile di un genocidio culturale su scala planetaria – non trovano forse la loro giustificazione nelle seguenti righe? “Non pensate che io sia venuto a metter pace sulla terra; non sono venuto a metter pace, ma spada” (10:34); “insorgerà nazione contro nazione e regno contro regno” (24:7), “andate dunque e fate diventare miei discepoli tutte le genti, battezzandoli” (28:19). Con quanto zelo questo comandamento sia stato seguito, lo ricordano gli editti di Teodosio I e II i quali, tra il 380 e il 409, imposero a tutti, sotto la minaccia di punizioni umane e divine, di “dedicare le menti al culto cristiano predicato dall’apostolo Pietro”; ma anche i battesimi e le conversioni forzate imposte da Carlo Magno (742-814); i roghi e le torture dei molteplici Torquemada; i casi, tra tanti altri, di Giordano Bruno e Galileo Galilei.
A fine Ottocento, per contrastare le rivendicazioni di maggiore libertà, Pio VII poteva ancora ordinare ai suoi seguaci: “Spingeteli fuori e sterminateli immantinente! Distruggete completamente quei libri nei quali si dà contro la dottrina di Cristo” (Diu Satis, 1880). Non vi è alcun dubbio che, se alla Chiesa non fosse stato strappato il potere temporale, repressioni e persecuzioni sarebbero, oggi come ieri, all’ordine del giorno. Possiamo forse dimenticare che la Chiesa, nei nostri tempi, è stata a fianco dei più spietati dittatori, dal generale fellone Franco, complice di Hitler, all’altro lugubre generale Pinochet – assassino di Allende – che si sbarazzava dei suoi oppositori buttandoli da aerei in volo e torturando sadicamente migliaia di vittime innocenti? È di oggi il grottesco episodio della condanna di un attore, definito addirittura un terrorista, reo di avere semplicemente ricordato che mentre a Welby fu negato il funerale religioso, a Pinochet fu concesso l’onore di un funerale in cattedrale, e quello di un funerale in chiesa ad un boss della banda della Magliana.
A proposito della donna – tutt’ora considerata, da autorità non secondarie della Chiesa, colpevole della cacciata dal paradiso terrestre, e quindi creatura del demonio inviata sulla terra per tentare l’uomo – l’arcivescovo dell’Aquila, pochi anni fa, avvertì i suoi fedeli che “il diavolo si nasconde sotto la gonna delle donne”. Non si pensi che questa sia una posizione isolata, senza precedenti e non conforme alla dottrina. Nel Medio Evo, al Concilio di Macone, fu posto il quesito: Habet mulier animam? (‘la donna ha un anima’?) e il verdetto fu mulier non habet animam, sed animum (‘la donna non ha un anima, è animale’). È forse necessario ricordare la caccia alle streghe che per tre secoli ha mandato sul rogo donne colpevoli solo d’essere troppo belle, oppure di conoscere i segreti dell’erboristeria, e quindi capaci di curare e alleviare dolori fisici? Per quanto riguarda i diritti dell’autodeterminazione delle donne, ascoltiamo Monsignor Angelo Amato (ironia dei nomi!), numero due della Congregazione per la dottrina della fede, che definisce abominevole terrorismo “l’aborto, l’eutanasia e la pillola abortiva Ru 486 […] tutto ciò può essere paragonato alle sette sataniche che praticano un vero e proprio culto sacrilego del male” (Corriere della Sera, 24 aprile 2007, p. 16). Posizione condivisa anche da Benedetto XVI il quale, il 23 aprile, ha inviato una lettera ai vescovi del Messico intervenendo contro la depenalizzazione dell’aborto nel paese latinoamericano (Corriere, idem).

Oggi, più che mai, è necessario estirpare le radici cristiane dalla nostra cultura per affermare la nostra identità di esseri liberi, emancipati dai dogmi, affrancati da un passato di odio e intolleranza. Oggi, più che mai, è impellente lottare per un futuro sotto il segno dell’amore, del rispetto del prossimo e della libertà.

Arturo Schwarz