rivista anarchica
anno 37 n. 330
novembre 2007


storia

L’anarchico
in
soffitta

 

La foto che correda questo articolo, scattata e spedita alla redazione di “A” da Giacomo De Luca, mostra la targa affissa autonomamente dai compagni triestini in occasione di un Congresso della FAI a Trieste (ora la casa è diventata la sede della Libreria Feltrinelli). Si volle ricordare uno dei vecchi militanti che, tra le mille attività, ha fatto conoscere ai giovani del Sessantotto la bellezza e la serietà degli ideali anarchici. Umberto, pur avendo mezzo secolo di più, riuscì ad evitare ogni paternalismo e a collaborare da eguale all’intensa attività degli Anni Settanta. Fu questa la sua più preziosa“lezione”.

Trieste, via Mazzini
L’anarchico, Marylin e la Feltrinelli

Chi fu Umberto Tommasini
Dal suo primo corteo, da apprendista fabbro a tredici anni, contro l’uccisione di Francisco Ferrer alla cacciata di una squadra fascista, da solo, dalla sede del Germinal nell’agosto del 1970, vive con serenità e passione il proprio impegno per la libertà e l’eguaglianza.
È protagonista di scontri violenti con il nascente e aggressivo squadrismo triestino e di un’orgogliosa resistenza al confino, dove è mandato tra i primi antifascisti nel novembre del 1926, e decide di andare all’estero clandestinamente nel 1931 quando si rende conto dell’impossibilità di vivere dignitosamente nell’Italia ormai rassegnata alla dittatura.
In Francia non rinuncia alla lotta antiautoritaria ed è tra i primi ad accorrere in aiuto alla rivoluzione sociale in Spagna alla fine del luglio del 1936. Con Camillo Berneri e con Carlo Rosselli combatte sul fronte aragonese e poi si dedica a difficili azioni di sabotaggio. Arrestato dai comunisti a Valencia, riesce a sfuggire alla fucilazione e a riparare in Francia dove prepara uno sfortunato piano per eliminare il duce.
Nel 1941 viene di nuovo confinato a Ventotene e poi a Renicci d’Anghiari insieme agli slavi e agli anarchici che il governo Badoglio rifiuta di liberare. Si salva prima dell’arrivo dei nazisti e si rifugia negli Appennini.
Ritorna a Trieste dopo il 1945 e si batte contro i due nazionalismi che si contendono la città e il movimento operaio locale. Insieme a compagni provenienti dal carcere e dal confino fonda il Gruppo Germinal e l’omonimo giornale che tuttora esce regolarmente.
Nel 1969 apre, con i nuovi libertari triestini, la sede centrale del gruppo e funge da ponte generazionale mentre rende un’affascinante memoria orale da cui è ricavato un grosso e importante volume (Milano, Antistato, 1984) del quale si sta preparando una nuova edizione.

Claudio Venza