rivista anarchica
anno 39 n. 341
febbraio 2009


Grecia / 1

Cronache da una rivolta
dei compagni della rivista anarchica Eutopia

L’assassinio del sedicenne Aleksis Grigoropoulos da parte della polizia ateniese ha dato il via a una rivolta che per settimane ha tenuto banco non solo a livello nazionale.
Il ruolo degli anarchici e le prospettive future.

 

Parlando della rivolta popolare in Grecia

È ancora troppo presto per tentare di fare una valutazione complessiva della rivolta del dicembre scorso in Grecia. La parola “rivolta”’ non è esagerata, visto che migliaia di persone, non solo nelle città grandi (Atene, Salonicco, Patrasso) ma anche in quelle della provincia si sono radunate nelle strade per esprimere la propria protesta contro l’omicidio a sangue freddo nel quartiere di Exarchia ad Atene del sedicenne Aleksis Grigoropoulos. Gran parte di tutta quella gente, e principalmente gli studenti delle scuole superiori, sono stati i protagonisti dell’assalto alle questure in tutta la Grecia, mentre molte decine di banche sono state distrutte come anche centri commerciali di grandi compagnie ed enti periferici dello Stato.
Tutto ciò che si può riferire in questo momento, anche se ci si soffermasse ad una semplice descrizione degli eventi, sono frammenti riduttivi e sicuramente insufficienti a spiegare ciò che è successo e quello che ancora sta avvenendo in Grecia. Senza dubbio questi fatti hanno bisogno di un’analisi più approfondita che non può trovare spazio in questo breve resoconto.

L’inizio e lo sviluppo dei fatti

Exarchia è un quartiere al centro di Atene, frequentato dalla gioventù “alternativa”’ della capitale greca. In quest’area, ci sono tante sedi, librerie e altri centri di gruppi antiautoritari-anarchici e di organizzazioni della sinistra extraparlamentare. Nei confini di questa area, si trova anche il complesso di edifici del Politecnico, un luogo simbolo per le lotte democratico-radicali della gioventù e anche un’area dove si tengono tante assemblee e manifestazioni.
Una zona pedonale di quel quartiere, in via Messologhiou, negli ultimi anni è diventata il luogo di ritrovo della gioventù. Due o tre anni fa, l’esistenza di una libreria della estrema destra aveva causato la sua ripetuta distruzione, la presenza permanente di forze di polizia in quel punto e come conseguenza, incidenti numerosi tra la polizia e gli anarchici e i giovani in generale. Alla fine, questa libreria si è trasferita, le caffetterie di questa via sono aumentate, come la gente che frequenta quel quartiere. Comunque, alcune zone, dove non ci sono caffetterie, sono diventate luogo di ritrovo di quella parte della gioventù la quale partecipa più o meno attivamente alle manifestazioni del movimento antiautoritario-anarchico.
Aleksis Grigoropoulos era un ragazzo di una compagnia di giovani adolescenti i quali spesso si trovavano in questo posto. È il ragazzo, il quale all’improviso, ha pagato con la propria vita, l’odio e la smania di persecuzione che da anni – o sostanzialmente da sempre – viene coltivata all’interno della polizia greca nei confronti dei giovani della sinistra extraparlamentare e in particolare degli anarchici. Una rabbia e un atteggiamento fortemente condizionati da una mentalità di estrema destra, una nevrastenia che ha trovato la riconferma nei proiettili del poliziotto di 38 anni, Vassilis Corconeas, e del suo collega, i quali sono andati lì, consapevoli di uccidere a sangue freddo.
In totale assenza di rispetto nei confronti del ragazzo ucciso le autorità hanno deciso di inviare immediatamente le forze speciali nel quartiere Exarchia. Da quel momento, gli avvenimenti hanno cominciato a correre così rapidamente che nessuno di noi poteva aspettarsi una rivolta popolare di queste dimensioni. [La dimensione della rivolta è stata paragonata da alcuni analisti, per certi versi, a quella del dicembre 1944 che dette l’avvio alla Guerra civile greca].
Il Politecnico è stato occupato dagli anarchici e da altri giovani, ma quello che è più importante, è che gli scontri e le barricate sono improvvisamente aumentati in tutto il centro urbano della capitale con cortei di protesta spontanei e decine di scontri e danneggiamenti di banche e centri commerciali.
In quella sera del 6 dicembre, una notte che nessuno poteva immaginare quello che stava succedendo e tutti hanno percepito che questo era solo una risposta parziale (una prima risposta / era solo l’inizio), gli scontri sono continuati ad espandersi anche ad altre città attraverso la rete dei gruppi di compagni (es. Salonicco, Patrasso, Ioannina). Quella notte è stata una notte di “rivolta anarchica” – con un significato più ampio – caratterizzata da una prassi anarchica. Il giorno dopo (domenica) è stata organizzata un’assemblea e un corteo che si è diretto verso la sede centrale della polizia di Atene. Quella marcia impressionante per numero di partecipanti è iniziata dal viale Alexandras e velocemente si è transformata in una battaglia: scontri con la polizia si sono ripetuti per ore in grande parte del centro di Atene con la distruzione di negozi di grandi compagnie, di banche e di supermercati. La giornata di lotta ha trasformato la rivolta anarchica del giorno precedente in una rivolta delle città principali che riguardava tutte le realtà dei movimenti e di tutte le sue componenti.
Il giorno successivo, lunedì 8 dicembre, ha rappresentato il culmine di questa rivolta popolare. Nessuno poteva prevedere che cosa poteva succedere dopo. Quella mattina, è stato il turno degli studenti, che hanno partecipato con tante manifestazioni e cortei totalmente autorganizzati e spontanei in quasi tutta le provincie della Grecia e con l’obiettivo di attaccare le questure di ogni città ma anche altri edifici statali (palazzi municipali, palazzi di giustizia etc.). Quel giorno e le due giornate successive, la polizia ha dovuto sostenere tanti scontri per difendere le questure locali dalle pietre e dalla frutta [arance selvatiche] che migliaia di studenti liceali gli lanciavano contro. Si sono sentiti anche alunni delle scuole elementari tornare a casa scandendo il più noto slogan del momento in Grecia contro la polizia: “Sbirri, porci, assassini”. La polizia non poteva agire drasticamente, soltanto cercava di fare la guardia alle questure e cercava di difendere i suoi impiegati dalla evidente rabbia popolare.

Anche l’albero di Natale...

Il pomeriggio dello stesso giorno, migliaia di persone si sono raccolte al centro di Atene, mentre altre manifestazioni si sono realizzate in diverse città della Grecia. I fatti di quella sera ad Atene, sono stati i più violenti – da parte dei rivoltosi – e il culmine della protesta popolare. Gli insorti hanno letteralmente occupato il centro della città. Piano piano tutte le banche sono state distrutte o danneggiate, non da poche decine di persone, ma da centinaia di giovani. Mentre tutti i principali centri commerciali del centro storico stavano bruciando o avevano le vetrine frantumate, il corteo si dirigeva verso la Piazza di Sintagma ed il Parlamento Greco senza che nessuno potesse ostacolare il suo avanzare. Questa esplosione di violenza popolare, da parte di migliaia di giovani, lavoratori, disoccupati, e innumerevoli immigranti, principalmente originari dei paesi balcanici e da paesi asiatici, ha provocato la distruzione di circa 400 uffici statali o negozi – nella stragrande maggioranza dei casi di proprietà di grandi catene commerciali. È stato dato fuoco al grande albero di Natale del Comune di Atene di fronte al Parlamento, sulla piazza di Sintagma, e questo incendio è diventato il simbolo assoluto della rivolta popolare nel centro della città.
La polizia ha provato ad attaccare in più punti la manifestazione provocando solo l’allargamento degli scontri anche in altri quartieri di Atene dove si sono registrati molti episodi di guerriglia urbana con barricate e lancio di bottiglie molotov. L’immagine della città in quella notte, era quella di un luogo di scontri con decine di edifici distrutti, fumo e auto bruciate abbandonate sulle strade. Le forze di polizia avevano come unico obiettivo quello di difendere il Parlamento e si muovevano con grande concentrazione di uomini senza riuscire però a fermare la protesta che è continuata tutta la notte soprattutto nel quartiere di Exarchia. È significativo che molte banche, non solo al centro ma anche in periferia, hanno iniziato a riparare i danni solo una ventina di giorni dopo dagli incidenti per paura di altri attacchi.
Al centro di Atene, oltre all’occupazione del Politecnico da parte degli anarchici e altri giovani, ci sono state anche altre due occupazioni importanti di palazzi universitari: la prima quella della Facoltà di Economia, realizzata anche questa dagli anarchici-antiautoritari; la seconda quella della Facoltà di Giurisprudenza da parte di organizzazioni antiautoritarie e della sinistra. Occupazioni simili di edifici sono state fatte anche a Salonicco, seconda città per importanza della Grecia.
Il martedì successivo, è continuata la tensione nel centro di Atene, ed è da segnalare l’episodio dell’attacco di circa un centinaio di anarchici, con pietre e bombe molotov, al Tribunale, durante la prima udienza relativa alla convalida degli arresti dei due poliziotti-assassini. Da notare che le barricate e gli scontri sono continuati con le forze di polizia per le strade nei pressi degli edifici occupati anche nei giorni successivi come in altri luoghi della città le manifestazioni degli studenti . C’è stato anche il tentativo da parte delle forze governative, principalmente a Patrasso e a Larissa, di promuovere manifestazioni di cittadini “indignati” [termine storico per definire le squadre d’azione contro gli oppositori organizzate durante la dittatura dei colonnelli], proprietari di negozi e di gruppi di estrema destra, con la richiesta di riportare l’ordine nelle strade e difendere le proprietà. In alcuni casi queste manifestazioni sono riuscite ma senza risultati concreti e i rivoltosi hanno ripreso il controllo delle piazze.

L’occupazione di Aghios Dimitrios

Tuttavia è stata posta la questione politica se questa rivolta, indipendentemente dai focolai principali di scontri con le forze di polizia – in particolare nelle zone universitarie ormai vulnerabili per il parziale abbandono della regola del non intervento nei campus universitari da parte delle forze dell’ordine –, si potesse allargare ad altre realtà sociali. I rivoltosi, nel frattempo, si sono interrogati come combattere la disinformazione dei mezzi di comunicazione di massa e coinvolgere il più gran numero di cittadini, che per vari motivi non poteva partecipare agli scontri di piazza che coinvolgevano soprattutto il centro della città, dando così l’opportunità di un allargamento temporale e di qualità di questa rivolta.
L’occupazione del municipio di Aghios Dimitrios (un comune della metropoli ateniese) effettuata da parte di una cinquantina di compagni anarchici-libertari la mattina di giovedì 11 dicembre ha dato un’ulteriore motivazione alla protesta. Con l’occupazione del comune, si sono svolte riunioni spontanee di studenti che si sono ritrovati sulla strada fuori dal municipio, mentre altri studenti, nella stessa mattina, hanno manifestato contro la polizia di due stazioni locali. Il pomeriggio dello stesso giorno, alcune centinaia di persone, di questo comune, alcune provenienti anche da altri luoghi vicini, hanno risposto all’invito lanciato dagli occupanti per la realizzazione di un’assemblea popolare, utilizzando l’edificio del comune che per la prima volta nella sua esistenza è stato veramente aperto ai cittadini. Questa occupazione che aveva lo scopo principale di informare la comunità del territorio sulle ragioni della protesta ha aperto la strada ad un coinvolgimento di un più vasto settore della società, sotto forma di “democrazia diretta”, costituito da lavoratori, disoccupati, auto-occupati, studenti, e anche pensionati.
L’occupazione del municipio di Aghios Dimitrios è durata 6 giorni, realizzando continuamente controinformazione, assemblee popolari aperte, due manifestazioni nelle strade e azioni di sabotaggio delle macchine obliteratrici dei biglietti della stazione della metropolitana adiacente. Si deve anche sottolineare che gli occupanti si sono confrontati anche con l’associazione degli impiegati del comune. La pratica dell’occupazione di edifici pubblici e la realizzazione di assemblee aperte si è ripetuta anche in altre zone di Atene e in altri centri della Grecia. L’esperienza ha pertanto mostrato che questa forma di azione e il rapporto sostanziale tra diversi soggetti sociali si sono potuti realizzare in due aree dove l’azione degli anarchici-libertari è presente già da diversi anni. Per esempio, a Aghios Dimitrios (Brahami), da molto tempo sono attivi lo spazio libertario Pikrodafni e alcuni gruppi anarchici, mentre ad Halandri (un altro comune di Atene), c’è lo spazio occupato Prapopoulou e prima c’era lo spazio autogestito di Aghia Paraskevi-Halandri.
Questa serie di occupazioni sono continuate anche contro altre sedi istituzionali o di organizzazioni para-istituzionali, mercoledì 17 dicembre ad esempio un consistente gruppo di lavoratori ha occupato l’ufficio centrale della Confederazione generale dei lavoratori della Grecia, nel centro di Atene. Anche in questo caso, sono state coinvolti centinaia di lavoratori e di compagni, mentre si sono realizzate molte assemblee e manifestazioni.
A Salonicco esperienze simili sono state realizzate dai compagni anarchici-libertari con l’occupazione del Comune di Sikees, con l’organizzazione di assemblee aperte a Sikees e Ano Poli e anche con l’occupazione del Centro dei lavoratori di Salonicco (30 dicembre).

Dai proiettili al vetriolo

Un episodio forse mai accaduto prima, di “terrorismo padronale”, è successo il 23 dicembre che dimostra bene la convergenza politica dello stato e del capitale in Grecia in questo ultimo periodo. Una lavoratrice immigrata Constantina Cuneva che lavorava in una grande compagnia di pulizie diretta da un quadro del partito – oggi di opposizione – PASOK (Partito socialista panellenico, fondato da Andreas Papandreou, presieduto oggi dal figlio George) è stata aggredita con del vetriolo sulla faccia da alcuni sconosciuti, ma è forte il sospetto che i mandanti dell’aggressione siano da ricercarsi tra i vertici dell’impresa. Cuneva che è un membro attivo dell’Associazione dei pulitori dell’Attica e lavoratrice di questa ditta, aveva capito già da qualche giorno che si trovava in grave pericolo e aveva anche partecipato all’assemblea aperta dell’edificio occupato della Confederazione dei lavoratori della Grecia dichiarando pubblicamente che il datore di lavoro la minacciava. Sfortunatamente, tutto si è verificato e fin oggi (31 dicembre) la sfortunata lavoratrice si trova ricoverata in prognosi riservata in ospedale con gravi lesioni fisiche irrimediabili. Questo tentato omicidio ha già avuto la sua risposta da parte di un centinaio di compagni del movimento anarchico e dell’estrema sinistra (27 dicembre) con l’occupazione dell’edificio centrale della compagnia statale delle ferrovie di Atene (dove opera la ditta di pulizia di cui è responsabile il dirigente che ha minacciato la Cuneva). Le mobilitazioni e le risposte di vario tipo al “terrorismo” dei datori di lavoro continuano ogni giorno.

Concludendo (finora...)

“Crediamo che oggi non manchi né la dinamica né la forza del movimento anarchico per un confronto anche con le altre forze politiche in Grecia e in altri paesi ma vorremmo riuscire a realizzare progetti più concreti. Nei posti dove questo succede osserviamo che con il passare del tempo i risultati si vedono e fanno crescere il movimento. Rimane la nostra volontà a far sì che la metropoli ateniese e la provincia greca diventi con il tempo un punto di riferimento del movimento anarchico-libertario internazionale”. (estratto da un’intervista a Fotis Katevas pubblicata in «A rivista anarchica», novembre 2008, p. 24)
La psicosi poliziesca della estrema destra contro questo “contagio di disobbedienza di massa” ha lasciato la sua traccia assassina sui proiettili che hanno colpito lo sfortunato ragazzo di 16 anni. La società greca ha capito che la tragedia che ha travolto la famiglia di Alexis potrebbe colpire ogni famiglia.

Questo omicidio ha provocato l’esplosione di una rabbia sociale accumulata da tempo nei confronto di un sistema politico completamente corrotto e degenerato. Gli anarchici-libertari, in questo contesto di esplosione sociale, non tanto come forza politica organizzata ma più come persone attive, hanno costituito un fattore “endogeno” di questa rivolta, fin dall’inizio e per tutta la sua evoluzione. Il fuoco ha illuminato Exarchia e si è diffuso in tutto il paese grazie ai nuclei di compagni che hanno reagito con determinazione. Il patrimonio di queste lotte – e non la forma –, dell’assalto alle questure e alle banche – una questione che fin poco tempo fa apparteneva solo all’esperienza di qualche gruppo anarchico –, si è diffusa nella coscienza di un parte importante della società greca come qualcosa di “naturale e quotidiano”.
La metropoli ateniese e la provincia greca, molto più intensamente e rapidamente di quello che qualcuno poteva immaginare è, infatti diventata, “un punto di riferimento del movimento anarchico-libertario internazionale”, un movimento che con la sua solidarietà tangibile ha aiutato assai i rivoluzionari e ha trasmesso il messaggio fuori dei confini nazionali. Comunque, dentro questo processo sociale esplosivo, è insorta anche una parte della società greca, quella dei tanti figli di immigranti che sono cresciuti in Grecia, i quali non sono sicuramente rappresentati dalle forze politiche parlamentari della sinistra. È una parte della società estesa anche in altre città greche, che coinvolge tanti settori sociali e diverse fasce di età.È estremamente pericoloso l’atteggiamento delle organizzazioni della sinistra di cercare in tutti i modi di contenere la protesta nell’ambito di un movimento giovanile e studentesco escludendo un qualsiasi allargamento ad altre realtà sociali. Inoltre, è particolarmente rischioso anche l’atteggiamento di chi si compiace della spettacolarità dell’azione sovversiva pensando solo al rafforzamento di ogni struttura esistente del movimento anarchico-antiautoritario.
La nostra priorità deve essere in questo momento il tentativo di espansione della lotta sociale e di classe, in termini di democrazia diretta e di autogestione e non il chiudersi in spazi sociali specifici (es.: studenteschi) oppure in comunità politiche specifiche (es.: anarchici).
Alla fine dobbiamo ricordate l’importanza dell’azione in difesa di tutti i compagni colpiti dalla repressione ed in particolare di circa 70 compagni incarcerati [sotto il provvedimento di carcerazione preventiva che può durare anche fino a 18 mesi] alcuni dei quali sono accusati di gravi reati.

I compagni della rivista anarchica Eutopia
31 dicembre 2008, ultimo giorno di un mese di rivolte

(Si ringrazia Franco Bertolucci per la collaborazione)