rivista anarchica
anno 39 n. 345
giugno 2009


Trentasette
anni fa


 

a cura della redazione

 

 

La copertina del n. 14 (settembre 1972) conferma – se ce ne fosse bisogno – la centralità che la campagna di controinformazione e di mobilitazione sulla strage di piazza Fontana ha non solo per la nostra rivista, ma per l’intero movimento anarchico e per tanta parte della sinistra extraparlamentare (si pensi a “Lotta Continua”) in quegli anni. Alla parola d’ordine che campeggia appunto in copertina corrisponde, a pag. 3, un articolo firmato dalla Crocenera sulla situazione politico-giudiziaria della vicenda.


Altro tema forte di quegli anni, la questione operaia. E ben tre articoli, in apertura del numero, la affrontano. A.B. si occupa dell’“autunno operaio”. Gli anarchici – si legge in conclusione – saranno dunque, nella misura delle loro possibilità, di stimolo alla ricerca e alla pratica di forme libertarie di azione perché questo autunno sia, nonostante tutto, un autunno operaio e non padronale né sindacale. Il gruppo Machno di Venezia-Marghera denuncia la nocività alla Montedison di Marghera e “un compagno dell’Eni” denuncia nell’articolo “Mamma Eni” lo sfruttamento e l’integrazione nel colosso petrolchimico di Stato.
“Gli anarchici hanno cent’anni” è il titolo di un vero e proprio saggio di Giampietro “Nico” Berti (Mirko Roberti) in occasione del centenario del congresso di Saint-Imier (Svizzera) dove, appunto nel 1872, nasceva il movimento anarchico organizzato. La chiarificazione delle ragioni del dissenso insanabile con il marxismo è il leit-motiv di questo e di tanti altri scritti del nostro collaboratore, in quegli anni e non solo.

Nello stesso solco l’articolo “Togliatti insegna l’anarchia” di Paolo Finzi (Camillo Levi) , in cui si riferisce dei corsi tenuti a Mosca nel 1936-37 dal massimo dirigente del Partito Comunista Italiano, che dalla capitale del comunismo internazionale diresse in specifico la politica della Terza Internazionale contro gli anarchici in Spagna, articolata in omicidi mirati (famoso quello degli anarchici italiani Camillo Berneri e Francesco Barbieri) e soprattutto nell’attacco diretto a chi non accettava l’egemonia comunista (staliniana).
Altra pagina di storia anarchica è la biografia di Francisco Sabater, scritta da Roberto Ambrosoli (R. Brosio), Nel sottotitolo si precisa: “Sindacalista, rivoluzionario, espropriatore, guerrigliero: un simbolo della Spagna indomita”. All’epoca era ancora viva la dittatura clerical-fascista di Francisco Franco e il ricordo di Sabater era parte viva della solidarietà internazionalista che sempre particolarmente forte è stata espressa dagli anarchici italiani.
Rossella Di Leo si occupa dell’ ”anarchico nel benessere”, cioè dell’interessante (e per tanti aspetti anomala) esperienza del sindacato libertario svedese SAC, tuttora operante, che nel corso di decenni di impegno ha saputo ritagliarsi un suo spazio preciso nel panorama sociale e sindacale di un Paese da sempre famoso, appunto, per il diffuso benessere e per la presenza di uno Stato sociale “funzionante” retto dalla socialdemocrazia. Già la foto, in apertura dell’articolo, del palazzone della SAC nel centro di Stoccolma, colpisce.
E, come sempre, lo spazio che ci siamo dati non consente di riferire di altri articoli su temi diversi, interessanti.