rivista anarchica
anno 39 n. 349
dicembre 2009-gennaio 2010


dossier Francisco Ferrer

Su Francisco Ferrer
di Maria-Teresa Molarés, Università di Alicante
e di Sylvain Wagnon, Università Paris VIII Vincennes Saint-Denis Dipartimento Scienze dell’Educazione

Le traduzioni sono di Luisa Cortese

Ecco i riassunti di due delle numerose relazioni presentate alle Giornate di studi, tenutesi in ottobre a Bruxelles.

 

Cancellazione e restituzione del ricordo di Ferrer, dal franchismo alla democrazia. Un secolo di contraddizioni

Francisco Ferrer fu un personaggio dai molteplici aspetti e dalle numerose forme di attività. La politica, nel senso nobile del termine, fu il motore della sua vita. Utilizzò strumenti diversi e adeguati per tentare di cambiare l’ordine ingiusto delle cose tramite l’educazione, l’attività politica e la diffusione del libero pensiero.
La Spagna fu il suo primo campo di attività, ma non rimase il suo unico orizzonte, come non era soltanto preoccupato dai problemi della Spagna della sua epoca: monarchica, dittatoriale, analfabeta, controllata con pugno di ferro dalla morale cattolica. Ebbe la capacità di valicare i confini geografici, intellettuali e morali del suo paese. Così, riuscì a stabilire rapporti internazionali che gli valsero il riconoscimento di grandi pensatori. Centro della sua vita furono la Lega dei diritti dell’uomo, la Scuola moderna, la difesa e la pratica del libero pensiero e dell’anarchismo; l’influenza di Ferrer si diffuse in numerosi paesi europei. È soprattutto in questi luoghi che la memoria di Ferrer si è conservata, e in cui gli sono ancora dedicati documenti, archivi e studi.
La Spagna, dopo la breve occasione perduta della Prima Repubblica (1873-1875), ebbe un cattivo rapporto con Ferrer quanto fu ripristinata la monarchia borbonica, piena di contraddizioni e di pregiudizi. Anche al momento della sua esecuzione, quando i giornali stranieri si mobilitavano e immense manifestazioni percorrevano le strade di tante città in tutto il mondo per chiedere la grazia e poi protestare per l’esecuzione avvenuta, in Spagna Ferrer era denigrato dagli intellettuali. Coloro che lo sostenevano non riuscirono a impedire che fosse giustiziato né che le scuole che si erano ispirate alla Scuola moderna venissero chiuse. Ciò che dava fastidio in Ferrer era il suo impegno nell’alfabetizzazione e la sua volontà di costruire una cittadinanza libera e illuminata, come aveva messo chiaramente in rilievo il suo avvocato durante il processo.
La Seconda Repubblica spagnola (1931-1939) recuperò i progetti della Scuola moderna: ragazze e ragazzi educati insieme, laicità, partecipazione e attività degli allievi. Ma tale resurrezione fu una breve parentesi, dopo la quale il ricordo di Ferrer e della sua opera fu di nuovo occultato dalla paura, dal silenzio e dall’oblio.
È la resistenza al franchismo che alimenta il filo sottile della memoria sotterranea di Ferrer. Movimenti come “Rosa Sensat”, i movimenti di rinnovamento pedagogico, la scuola cooperativa o i sindacati anarchici hanno permesso di serbare il ricordo dell’opera di Ferrer.
La democrazia, ripristinata dopo il franchismo, saldò finalmente il debito contratto con il ricordo di Ferrer erigendo nel 1989 a Montjuic (Barcellona) la copia della statua di Bruxelles, quella stessa statua che non aveva potuto essere eretta nel 1931, nonostante la volontà ufficialmente dichiarata della municipalità repubblicana di Barcellona.
La Fondazione Ferrer Guardia, le organizzazioni anarchiche e la massoneria hanno efficacemente contribuito a ripristinare la memoria di Francisco Ferrer nella Spagna contemporanea. Il parlamento spagnolo, alcune municipalità e università, come quella di Alicante, hanno espresso la propria adesione alle commemorazioni del centenario dell’esecuzione di Ferrer. È sperabile che tali celebrazioni si adoperino per contrastare le nuove forme di analfabetismo incoraggiate dalla nostra epoca neoliberistica. È necessario recuperare l’autentico valore politico della scuola e dell’università, che costituiscono eccellenti strumenti per la libertà di pensiero e la costruzione della cittadinanza, che ispirarono il pensiero e l’attività di Francisco Ferrer.

Maria-Teresa Molarés
Università di Alicante

Le immagini di Ferrer in Francia: settembre-ottobre 1909

Nel corso di tutta la sua vita, le relazioni tra Ferrer e la Francia furono forti. Vi risiedette, volontariamente o meno, dal 1885 al 1901 e poi dal 1907 al 1909, dopo la chiusura della Scuola moderna di Barcellona. Per la maggior parte dei biografi, la sua vita in Francia fu un periodo fondamentale per la comprensione dell’uomo, dei suoi rapporti, delle sue prese di posizione e delle sue azioni. Ma per rispondere alle problematiche generali di questo colloquio, che si interessa in particolare alla costruzione di un’immagine, di conoscere perché e come sia emersa la figura di Ferrer in quanto “apostolo dell’emancipazione intellettuale” e simbolo delle vittime dell’intransigenza del clero cattolico, auspicherei che ci concentrassimo sui mesi di settembre e ottobre 1909. In questo periodo, che va dal suo arresto alla morte avvenuta il 13 ottobre, vanno delineandosi in Francia prese di posizione e interventi che riflettono la costruzione di un’immagine a più facce di Ferrer e una lotta per appropriarsene.
Gli ambienti anarchici, dei liberi-pensatori, sociali, radicali e massoni si mobilitano; ma tale mobilitazione si inserisce in un contesto politico francese particolare tra la fine dell’“affare Dreyfus” e il processo che condurrà alla guerra. Un contesto interno preponderante, in cui la maggior parte degli eventi internazionali e in particolare la Settimana tragica di Barcellona o la guerra in Marocco sono osservati e analizzati tramite il prisma della politica della Francia e degli interessi della sua politica interna.
Per i suoi avversari, Ferrer è il “capro espiatorio ideale”: libero-pensatore, anarchico, anticlericale e massone. E i suoi sostenitori che ne pensano? Per delineare la costruzione e l’evoluzione di queste immagini, abbiamo scelto di porre l’accento su tre momenti forti.
Da un lato, l’inizio di settembre 1909, dopo l’arresto di Ferrer: ci interesseremo del Comitato di difesa delle vittime della repressione spagnola, costituito da amici di Ferrer, che, mediante interventi propri, tenta di mobilitare l’opinione pubblica, ma anche di tutti gli altri sostegni dati a Ferrer. A partire dalle differenti prese di posizione di ciascuno, potremo così analizzare lo “spartiacque” che viene a crearsi tra le diverse immagini di Ferrer.
Poi, all’inizio di ottobre, la pubblicazione sulla stampa nazionale francese delle lettere di Ferrer in carcere fa sì che la mobilitazione si evolva e cristallizzi il dibattito sulla sua persona. Infine, dopo l’annuncio della sua morte la mattina del 13 ottobre, una serie di manifestazioni, dagli obiettivi differenti, testimonia della forte emozione prodotta dal suo assassinio, ma anche della strumentalizzazione della sua immagine, degli elementi costitutivi di un nuovo culto e poi, paradossalmente, dell’oblio in gran parte della società francese, a eccezione degli ambienti libertari.

Sylvain Wagnon
Università Paris VIII – Vincennes Saint-Denis Dipartimento Scienze dell’Educazione