rivista anarchica
anno 40 n. 358
dicembre 2010-gennaio 2011


lettere

 

En recuerdo de Nerio Casoni

Con alcune settimane di ritardo abbiamo ricevuto l’ingrata notizia della morte del nostro compagno Nerio, avvenuta a Bologna lo scorso 26 agosto 2010.
Per gli anarchici di diversi luoghi di questa regione del mondo, negli ultimi anni la figura e il contatto con Nerio erano diventati familiari, da quando aveva iniziato a viaggiare tra i diversi paesi stabilendo una comunicazione con collettivi e iniziative libertarie che oggi ritornano a fiorire nel continente, ricoprendo il coraggioso compito di mettere in contatto noi e il movimento (A) europeo, soprattutto con l’area di lingua italiana.
Negli ultimi tempi questo legame con l’America Latina si era fatto intenso con il Venezuela e, soprattutto, con Cuba.
All’inizio del 2010 Nerio Casoni era rimasto in questo paese per diverse settimane, con la responsabilità di essere il primo attivista del movimento anarchico internazionale a essere presente nell’isola dopo cinquant’anni, per appoggiare e partecipare agli sforzi di ricostruire espressioni libertarie da e per Cuba.
Chi di noi, a Cuba e in Venezuela, ha avuto l’occasione e la fortuna di conoscere Nerio, non si dimenticherà mai della sua amicizia, né di quanto abbiamo imparato insieme a lui, ne di quel lavoro silenzioso ma molto importante che ha portato avanti per noi. Che la terra sia lieve per un uomo libero!

Taller Libertario Alfredo López” (Cuba)
Colectivo Editor de El Libertario (Venezuela)

(si ringrazia Arianna Fiore per la traduzione)

 

La D’Addario vittima? / Replica

Ringrazio le due lettrici di “A” (Valentina Galasso ed E.V., in Cas.Post.17120 dello scorso numero) per le loro osservazioni al mio scritto “L’altra” (“A” 356, ottobre 2010).
Con questo articolo ho cercato di esprimere ciò che la storia di Patrizia D’Addario, seguita con istintivo interesse, a me lascia intravedere senza intenzione di dimostrare una qualche ipotesi.
Ho interpretato la cosa a partire da quello che ha colpito il mio sguardo, muovendomi a interloquire pubblicamente. Sono d’accordo con Valentina Galasso quando qualifica “azzardata” la mia (?) ipotesi: azzardato però è lo sguardo, non l’ipotesi supposta. Sono d’accordo anche con E.V. quando nomina il “trasporto emotivo da cui i giudizi sono accompagnati”. Ma l’accordo non è per me sullo stesso piano.
Non nego l’emotività – empatia sento di chiamarla – e ci faccio i conti. Ferma restando a utilizzare i conti per la forza trasformativa, a volte perfino creatrice, del loro non tornare con quanto ci si aspetta, se spiazzano cioè e fanno accadere qualcosa di imprevisto: guadagno che giudico di preziosa caratura rispetto all’inefficacia trasformativa della logica del politicamente corretto o, in altri termini, della coerenza ad un modello pre-visto, a volte perfino fantasticato.
Mi sono lasciata stupire da questa donna e l’ho voluta ascoltare dalla sua viva voce. Immaginavo che un po’ se la tirasse, che al look ci tenesse: così non è (stato). L’ho conosciuta personalmente e in relazione ad una proposta politica – l’incontro a Lugano – da lei immediatamente accettata. Da notare: non sono proprietaria né di testate giornalistiche, né di reti televisive e non lavoro per nessun monopolio mediatico, scrivo – tra parentesi che non ci sono – su “A”. Vorrà pur dire qualcosa (certamente non di anarchico puro ma almeno di vena libertaria) se lei, Patrizia D’Addario, agisce la libertà di stare al mondo con quello che trova e mettendoci del suo. Si barcamena, senza stare tutta né dalla parte della vittima, né in quella della persecutrice.
Faccio presente: non soltanto Anno zero le ha offerto ospitalità – e lei gliel’ha offerta a sua volta accettando. All’indomani delle rivelazioni sulle feste a Palazzo Grazioli, la prima intervista rilasciata in Italia l’ha realizzata Ida Dominijanni sul Manifesto; seguono altre presenze: all’Infedele di Gad Lerner, alla 7 con Lilly Gruber, su Vanity Fair nello stesso numero dedicato alle dimissioni dal Tg1 di Maria Luisa Busi e suppongo altre di cui non sono a conoscenza.
Conosco per contro la copertina di Panorama (gruppo Mondadori) dedicata a: La pupa e i pupari con il reiterato stile giornalistico comune ai e con i poteri mafiosi. Domanda (mia e retorica): è il potere dentro la mafia o è la mafia dentro il potere? Risposta (mia e non retorica): tutte due in un abbraccio perenne. Avvolgendo la persona di Patrizia D’Addario in un complotto dentro cui lei si sarebbe fatta consapevole strumento ad uso degli avversari politici del capo, la paranoia al potere è il detto che dice l’essenziale dello status quo.
Preciso inoltre di non aver espresso il seguente pensiero: la D’Addario ha fatto breccia; ho invece pensato di dare parola a ciò che sento in questi termini: ha aperto una breccia nelle mura del Palazzo: luogo non “della politica di alti livelli”, come Valentina Galasso scrive, ma di potere, che non è la stessa cosa della politica.
Accolgo volentieri – qui e ora in piccolissima parte per mezzo di un articolo e in relazione alle osservazioni ad esso riferite, ma anche altrove e in seguito – l’invito di E.V a riconoscere la necessità dell’interrogazione “sui meccanismi dell’immaginario e del Potere […] anche e soprattutto [quelli che fanno] parte del nostro sistema di pensiero”. Intendendo da subito che al di qua dei meccanismi dell’immaginario ci sono le pratiche e le mediazioni viventi dell’umano simbolico.

Monica Giorgi
(Giubiasco – Svizzera)

Meeting anticlericali 1 / Botta...

Cara Francesca,
grazie per la bella presentazione dell’Associazione per lo sbattezzo e la ricca esposizione che hai fatto dei meetings anticlericali (“A” 356. ottobre 2010, “Dossier meeting anticlericali” a cura di Francesca Palazzi Arduini).. Questa lunga esperienza è stata, grazie anche alla sua trasversalità, una delle più importanti che ha attraversato, negli ultimi trent’anni, il movimento anticlericale ed anarchico. Trasversalità che non è mai venuta meno, fino alla fine dell’esperienza stessa.
Mi dispiace che la tua impressione (forse più che un’impressione) sia stata di una sorta di appropriazione del “marchio” dell’Associazione da parte della FAI, avvenuta, sempre secondo te, dopo il meeting di Bologna del ‘99. Molte compagne e compagni della Federazione hanno via via aderito all’Associazione per lo sbattezzo e contribuito ai meetings anticlericali sia nell’organizzazione che nell’elaborazione teorica. Penso, per esempio, a Rosanna ed Enrico di Senigallia, a Paola di Trieste, a Marina di Livorno, a me, a Walter, a Mariella e Massimo di Milano, a Francesco di Roma e tralascio il ricordo puntuale di tante e tanti altri. Ma né il “marchio” dell’Associazione per lo sbattezzo, come lo chiami tu, né la logistica dei Meetings anticlericali sono mai stati “presi in carico” dalla Federazione Anarchica Italiana. Fino alla fine di questa esperienza dentro l’Associazione e anche nelle ultime iniziative erano attive compagne e compagni come Marina e Fabio, Chiara Gazzola, Pippo Gurrieri, Federico Sora, Gigi di Macerata che della FAI non sono mai stati. Senza dimenticare le compagne ed i compagni di Libera di Modena (non-FAI) e di Piombino (FAI).
Un’altra cosa mi interessa aggiungere che riguarda, nello specifico, il Meeting svoltosi a Bologna nel 1999. Il Meeting, aperto da un paginone di “Cuore” dedicato all’Associazione per lo sbattezzo dal titolo: “Battezzare un minore è circonvenzione di incapace”, si caratterizzò, nella giornata di sabato 3 luglio, con la sessione , organizzata e curata dalla Rete delle donne anarchiche che aveva per titolo: “Le donne contro gli integralismi: il controllo delle religioni sulle donne, sulla libertà di procreazione, di aborto, contro la violenza fuori e dentro la famiglia e lo stupro” partecipò anche Melita Richter (sociologa triestina) con una relazione sugli integralismi e nazionalismi nei Balcani. La mattinata di domenica 4 luglio fu dedicata al ricordo di Marina Padovese e Joice Lussu.
Concludo riprendendo un aspetto di questa esperienza che mi sembra tu abbia colto molto bene e che a me personalmente ha lasciato tanto. Ogni anno ci ritrovavamo con le nostre e i nostri figli un po’ più grandi. Figlie e figli ai quali abbiamo cercato di dare, anche attraverso quest’avventura, un’impostazione critica della realtà. Forse ci siamo riusciti.

Tiziana Montanari

 

Meeting anticlericali 2 /… e risposta

Cara Tiziana,
grazie per i preziosi ricordi, hai ragione, Fai c’è sempre stata nei meeeting, chi vuole metterlo in dubbio? ...e nell’Associazione per lo Sbattezzo, la mia era solo una precisazione rispetto al grande impegno successivo ai meeting fanesi di Fai nell’organizzazione, la quale, ne converrai, vista con gli occhi miei e di molti altri ex-animatori, risulta svuotata di tanti compagni di altre appartenenze, e vede invece un impegno strategico dei compagni e compagne della Fai a tenere aperta comunque l’Associazione (che addirittura si voleva sciogliere per “raggiunti fini statutari”) impegnandosi ancora di più seppure non assumendo formalmente incarichi. Perché vederci un problema o un refuso?
A parte il discorso su Fai, possiamo chiederci perché l’Associazione si sia svuotata man mano di contenuti, e soprattutto non abbia potuto cogliere i mutamenti occorsi nel sociale e nel politico in modo da fare un anticlericalismo utile, appunto, politicamente (a partire ad esempio dalla trovata un po’ retorica della carta contro il Trattamento religioso obbligatorio, carina ma certo irrilevante politicamente), mentre Uaar legava invece (a mio avviso sbagliando) lo sbattezzo alla propaganda antireligiosa... che in Italia non si riesca a fare di più è notorio.
Dovremmo fare di più: proporre, picchettare, digiunare, contestare, esserci ma, come sempre (e lo sappiamo bene noi femministe, n’est pas?) le urgenze della vita materiale, gli attacchi al lavoro, all’ambiente, alla libertà personale, ci costringono a mantenere la questione della libertà di pensiero, sembra un paradosso, e della sessualità, è incredibile, indietro di un passo rispetto alle lotte giornaliere. Prosit?

Francesca Palazzi Arduini

 

 

I nostri fondi neri

Sottoscrizioni.
Settimio Pretelli (Rimini) 20,00; Gianandrea Blesio (Botticino – Bs) , 20,00; Aurora e Paolo (Milano) ricordando Franco Pasello, 500,00; Rino Quartieri (Zorlesco – Lo) in memoria del papà socialista “Vero”, 50,00; a/m Matthias Durchfeld (Reggio Emilia), un gruppo di compagne e compagni di Karlsruhe (Germania),50,00; Mario Perego (Carnate – Mi) 50,00; Paola Somenzi (Curtatone – Mn) 20,00; Giovanna e Antonio Cardella (Palermo) in memoria di Alfonso Failla, 50,00; Lorenzo Carletti (Pietrasanta – Lo) per dossier Gori, 10,00; Alberto Ciampi (San Casciano Val di Pesa – Fi) ricordando Gianpaolo Verdecchia, 10,00; Francesco Cannarozzo (Fano – Pu) 38,00; Arnaldo Anaroni (Vernasca – Pc) 20,00; Alfredo Canuti (Roma) 10,00. Totale euro 848,00.

Abbonamenti sostenitori. (quando non altrimenti specificato, trattasi di euro 100,00). Stefano Stoffella (Rovereto – Tn); Patrizio Quadernucci (Bobbio – Pc); Alberto Ramazzotti (Muggiò – Mb); Giulio Zen (Gualdo Tadino – Pg) 200,00. Totale euro 500,00.