rivista anarchica
anno 42 n. 373
estate 2012


Eco-editoria creativa

Nuove e vecchie frontiere dell'autoproduzione

di Troglodita Tribe S.p.A.f. (Società per Azioni felici)


Ma i libri di carta spariranno o no?
Forse qui troverete una risposta. O forse no.



In principio erano le fanzine!
Nate dal forte impulso ad immettere nell'infosfera mediatica contenuti non domati e filtrati dal benpensante beneplacito dei canali tradizionali, hanno portato l'autoproduzione editoriale nelle mani di chiunque desiderasse esprimersi su carta. Le fanzine hanno felicemente interpretato e vissuto il vero concetto di libertà di stampa. Ma non solo, le fanzine hanno anche aperto la strada mostrando senza troppi indugi che scrivere e pubblicare le proprie idee, la propria letteratura, la propria musica, la propria controcultura era davvero possibile!
Ci pare indispensabile riconoscere queste nobili origini quando si parla di autoproduzioni editoriali o auto editoria. Certo, esperienze antecedenti alle fanzine non mancano, soprattutto nell'infinito patrimonio libertario, ma a livello di massa questo fascicoletto cartaceo pinzato e spesso sporcato con eqilibrismi di copy-art ci pare decisivo per il diffondersi delle successive autoproduzioni.
Oggi auto editarsi è diventato molto più semplice da un punto di vista manuale. Oggi, grazie alla stampa digitale, esistono aziende che, partendo dal nostro testo, forniscono già il prodotto finito. Che sia un romanzo, una raccolta di poesie, una rivista di filosofia...basta ordinare il numero di copie e il gioco è fatto. Non è più neppure necessario ordinare cinquecento o mille copie come accadeva prima rivolgendosi alle tipografie. Oggi puoi chiedere anche solo dieci copie alla volta e il prezzo resta più o meno lo stesso. Questa notevole facilitazione tecnologica ed economica, a nostro parere, ha portato il mondo delle autoproduzioni editoriali ad un radicale appiattimento. Se, da una parte, sempre più persone si auto editano (e questo è certamente un fattore positivo), dall'altra, la scintilla rivoluzionaria e creativa generata dalle fanzine è stata abbandonata e dimenticata.
Quell'effervescenza nata dal desiderio di inventare nuovi contenuti, nuove immagini, nuova musica che appariva inaccettabile dai canali tradizionali, ci pare essersi spenta, tristemente sostituita dal mero desiderio di adeguarsi con opere che si confondano il più possibile con le produzioni tradizionali. Se le fanzine cercavano di distinguersi per fare nuovi mondi, oggi l'autoeditoria pare cercare il significato della sua esistenza nel farsi accettare là dove solo gli autori affermati (spesso definiti superficialmente come commerciali) sono riusciti ad entrare.

Eco-editoria creativa

Sull'onda di queste considerazioni, spinti più che altro dal desiderio di raccogliere in modo adeguato la meravigliosa eredità lasciataci dalle fanzine, abbiamo pensato, progettato, attuato una sorta di ribellione dell'autoeditoria che tentasse di minare alle fondamenta il solito vecchio immaginario libresco che recita più o meno così: un libro, per essere un vero libro, deve uscire da una tipografia, deve stare in libreria, deve avere la forma, lo spessore e la serialità del classico libro...Ed è così che nasce l'eco-editoria creativa, dal desiderio di ampliare notevolmente questo asfissiante immaginario libresco che domina, purtroppo, anche chi tenta nuove strade.
Nel raccontare questa nostra esperienza non abbiamo certo la pretesa di aver inventato qualcosa, al contrario l'obbiettivo è quello di dare un piccolo impulso destabilizzante, quello di invitare alla diserzione dai soliti comandamenti editoriali.
L'eco-editoria creativa è innanzitutto autoproduzione. Se prendo il testo di qualcuno e lo riproduco non sto facendo autoproduzione. Magari sto piratando o diffondendo importanti informazioni, ma non sto autoproducendo. Se lavoro su commissione non sto autoproducendo. La caratteristica fondamentale dell'autoproduzione resta la totale autonomia, l'unica vera spinta in grado di confondere, e spesso annullare, la differenza tra il tempo del lavoro e il tempo libero.
L'eco-editoria creativa è fatta di scarti. È per questo che si chiama eco, perché la forma si amalgama con coerenza al contenuto rifiutando, da subito, di trasformarsi in uno dei tanti piccoli disastri ambientali che ci stano uccidendo. Un'eco-editoria fatta con cartoni dei supermercati, con scarti tipografici, con vecchie cartoline, con confezioni, tappezzerie, biglietti del tram...è anche un modo per ridare forma, per riplasmare lo scempio del circostante. Riusare e riciclare divengono il vero atto creativo antiartistico, il vero collage multilivello della gran torta mediatica fatta di carta. Un'eco-editoria fatta di scarti, poi, è davvero orizzontale perché riduce al minimo le spese dei materiali, perché non servono particolari attrezzature, perché non ci vogliono particolari abilità in quanto gli scarti, in molti casi, sono già pronti all'uso.
L'eco-editoria creativa rifiuta la serialità.
La serialità è il punto di svolta, la produzione seriale è ciò che trasforma un'opera in un oggetto. La serialità riproduce il contenuto, ma scolora la tensione creativa appiattendo il mondo che stavamo cercando di infilare nel nostro libro. Non stiamo parlando di libri d'artista, ma di eco-editoria creativa: testi pur sempre riprodotti che, però, contengono anche tocchi manuali, interventi in diretta effettuati su ogni esemplare. Collage, strappi, manipolazioni, timbri, inserimenti di oggetti che permettono alle parole di uscire dai fogli, che impediscono letteralmente una completa digitalizzazione del nostro essere su quelle stesse pagine. Più che arte, antiarte, più che mostre...diffusione orizzontale. Si rifiuta la serialità lavorando sulla serialità, invertendone la rotta, sabotandone il senso. Scrivere, quindi, sul già scritto, negli spazi occupati del nostro immaginario con felici attentati estetici nel tentativo di operare una trasformazione, di scavalcare una barriera.
A questo punto i libelli dell'eco-editoria creativa non ci provano neanche a diventare famosi, a far centomila copie, a scimmiottare la fama e la gloria. Più che altro entrano in una circolazione a spirale e si espandono in relazione al desiderio e all'intensità di chi li ha fatti. La distribuzione non ha le stesse finalità del libro tradizionale. Non è importante che l'eco-libello entri nel dibattito culturale, che si faccia strada e che viva sulla bocca e nella mente di tanti. Ciò che conta è esserci, aver lasciato una scia che si vaporizza in breve tempo, come una scultura lasciata morire sotto il sole, la pioggia e il gelo. L'eco libello, infatti, è fatto di scarti, è tenuto insieme con cuciture casalinghe, ha una tiratura molto limitata, è solo una voce nel grande coro di una nuova era del libro.



Il libro di carta sparirà

Alla fine il libro di carta non sparirà perché l'e-book è più moderno, più economico, più versatile ma per il semplice fatto che l'era digitale ha cambiato i nostri cervelli.
Leggere su carta, per chi è sempre più connesso ad un interminabile labirinto di link che si susseguono ininterrottamente fornendo immagini, animazioni, video, audio, notizie, novità, meteo, messaggi, tweet e chissà che altro, sta diventando un'attività sempre più statica.
Se consideriamo i tempi brevissimi di permanenza su un singolo sito (e si parla di secondi...), se consideriamo che spesso le ricerche perdono il filo di una trama precisa perché si viene sedotti da altre curiosità e stimoli, se consideriamo la possente invasione del digitale nelle nostre vite, nelle nostre comunicazioni, nei nostri sogni...non possiamo fare a meno di renderci conto di quanto la lettura di un libro di carta possa risultare “troppo poco”. Le parole che scorrono sulla pagina non sono abbastanza animate, non c'è quella magica potenzialità che ci permette di cliccare e aprire una nuova porta.
Alla fine il libro di carta sparirà, ma non perché sostituito da un altro supporto digitale da estrarre dalla borsa e leggere esattamente come, prima, leggevamo il nostro romanzo da mezzo chilo. No, sparirà e basta. Sparirà il concetto di libro vissuto come mondo a se stante, come isola di una dimensione altra, come creazione unica che imprigiona entro i suoi confini cartacei una serie di personaggi ed eventi, sparirà come oggetto dall'antica magia.
Sparirà come sono sparite le enciclopedie, per il semplice fatto che non servono più, perché la conoscenza non sta più nei libri, la conoscenza circola rapidissima e basta connettersi, basta condividere le informazioni. E oggi, infatti, non si parla più del semplice e-book, ma di 'video-e-book', un mix tra un e-book, un audio-e-book e un videocorso. Risulta evidente, quindi, quanto sia la multimedialità a prendere il sopravvento sul concetto di libro e quanto, in realtà, il cambiamento non sia certo limitato al tipo di supporto che contiene le parole, le informazioni, le storie, le idee.
E non è certo casuale che, per quanto riguarda il libro di carta, non ci sia mai tempo per leggere, mentre per i contenuti multimediali che vengono incessantemente veicolati da una tecnologia sempre più nuova e sempre più versatile, il tempo non manca mai.
Leggere un libro di carta sarà sempre più difficile. Sarà come, oggi, riuscire a sorbirsi un film degli anni venti del secolo scorso: verrà voglia di cambiare canale per tornarci qualche minuto dopo, verrà voglia di saltare le scene troppo lunghe, e nel frattempo riuscire a fare un giro di zapping, come si diceva ai tempi della tv.
Tutto questo sarebbe davvero bello se la sparizione del libro di carta coincidesse con un'evoluzione del pensiero, con una svolta orizzontale della cultura sempre più aperta e disponibile a tutti, sempre meno appannaggio dei pochi che potevano permettersela e, quindi, pubblicarla sui libri di carta.
In realtà siamo molto lontani da tutto questo. Il nostro immaginario mille.0 è sempre più incapace di approfondire, di seguire con attenzione la lunga descrizione di un paesaggio, o di un pensiero che raggiunga il cuore di una questione, che non si accontenti dei comodi luoghi comuni a cui aderire in un lampo. Il nostro immaginario mille.0 è sempre più incapace di realizzare un sogno, di arrivare fino in fondo. Dalla logica del telecomando, siamo passati a quella del clic completando un illusorio protagonismo, basta cliccare e avere nuovi amici, nuovi follower, nuove news, nuove opportunità. Ma alla fine, su milioni di persone che hanno cercato in rete come si coltivano le fragole, saranno pochissimi a coltivarle davvero. Tutti gli altri resteranno comunque appagati dalle informazioni, dalle immagini, dai consigli, dagli infiniti e interessantissimi contenuti virtuali trovati, sarà come se, un po', quelle fragole le avessero coltivate e assaporate davvero.
Il libro di carta sparisce e questa sua sparizione si porta via il concetto stesso di libro. Perché è diventato un giocattolo superato, perché vogliamo emozioni più forti e le vogliamo in fretta, perchè vogliamo gli effetti speciali, perchè vogliamo entrare nel libro e farne parte cambiandone il contenuto, perché tutto questo deve avvenire senza impegnarci troppo.
Il libro di carta sparisce proprio come spariscono i vecchi giochi da tavolo o i vecchi giochi di strada. Fate che un bambino scopra i videogiochi e non tornerà più indietro. Ci hanno stupiti con effetti irresistibili e sembra proprio che non si possa e non si debba resistere!



Il libro di carta non sparirà

Ma davvero la resistenza è impossibile e irrealizzabile? La resistenza, in fondo, è sempre possibile, ovunque e in qualsiasi situazione. A volte, la resistenza, basta inventarla e la voce comincia a girare, e qualcuno raccoglie quel pensiero insubordinato, quel pensiero dissonante e stonato, e lo fa suo, gli dà spazio, ossigeno, vita...per poi passarlo a qualcun altro che, magari, lo amplifica, lo complica, lo ramifica, lo espande, lo regala lanciandolo nel vento delle opportunità.
E allora la domanda sorge spontanea. È possibile un altro libro di carta? Un libro che riesca ad avere quella dinamicità, quella fascinazione, quella magia che seduca ancora noi nuovi umani, quelli dell'immaginario mille.0? Un libro che resti reale, ma che esca dalle pagine, dalla serialità, dal rigido nero su bianco, da quel pur sempre affascinante format editoriale che, però, si ripete sin dai suoi albori e risulta oramai superato?
Che la soluzione sia da ricercare all'interno del concetto di autoproduzione ci pare fuori da ogni dubbio, ma è altrettanto evidente che dovrà trattarsi di un'autoproduzione tutta da inventare, un'autoproduzione che, come si faceva una volta, stravolga i vecchi canoni perché c'è molto, molto altro da dire e da fare.
Un'autoproduzione che rimanga orizzontale e creativa, che risulti più dirompente e appagante dell'ultima trovata tecnologica, un'autoproduzione che liberi davvero la comunicazione, le informazioni, l'arte... da chi gestisce i canali che ci illudiamo essere nostri.
E tutto questo nuovo orizzonte orizzontale e creativo non si ottiene facendo “dei bei libretti tutti insieme”, ma investendo energie, idee, tempo, cura, amore, sperimentazioni. Perché solo con il coraggio di osare è possibile oltrepassare i confini. L'autoproduzione come stile di vita resta un gioco affascinante e appagante, ma richiede di essere giocato fino in fondo. La resistenza richiede tutto il tuo tempo, diventa uno stile di vita e per molti e molte l'unica scelta accettabile.



Forme di resistenza

Noi, appunto, scommettiamo sull'eco-editoria creativa, sul riciclo, sulla manipolazione, sull'intervento fatto a mano, sul collage che è decostruzione del già costruito, che è scrittura sul già scritto. Vecchie storie di vecchi artisti da rimettere in circolazione perché vivano, perché liberino la nuova era del libro autoprodotto, di carta. Una nuova era del libro senza maestri, fatta da autodidatti disadattati dadaisti, da sperimentatrici fuori dallo spettacolo, da spirali di libri liberi e mai famosi che fumano parole e si riprendono finalmente la letteratura. Come dimenticare, infatti, che questa non è solo l'era del e-book prossimo venturo, ma anche l'era della pubblicazione a pagamento, l'era del copyright, l'era del libro come veicolo di ricchezza e gloria, l'era dei best seller costruiti in laboratorio, l'era in cui si fatica ad accettare che sempre più persone si esprimano con un mezzo così orizzontale, aperto e potente come la scrittura.
Riprendiamoci la scrittura, la letteratura, l'editoria, l'arte, la libera distribuzione con uno strumento caldo, effimero, autoprodotto e cartaceo. Un libro in piccole tirature, un libro per tutti e tutte, di tutti e di tutte.
Impossibile? Solo bei sogni? A dire il vero, forme di resistenza vanno moltiplicandosi di giorno in giorno. Fiere, festival, incontri sull'editoria autoprodotta con altri mezzi, stili e obbiettivi (cartacei) stanno cominciando finalmente a fiorire anche in Italia in un crescendo di interesse e desiderio di fare in un altro modo.
Perché quando (a breve) la digitalizzazione dell'esistente avrà inglobato ogni possibile forma di espressione, quando tutto potrà essere copiato e riprodotto sul monitor, ecco che il libro di carta, autoprodotto, arricchito da manipolazioni, interventi, strappi, collage ed assalti antiartistici al concetto stesso di serialità, entrerà finalmente nei nostri immaginari come forma di liberazione, ma forse sarà troppo tardi. Sta a noi, oggi, diffondere, incoraggiare, inventare questa e mille altre opportunità, dar loro ossigeno. Oppure rinunciare e cedere all'inevitabile senza neppure provarci.

Troglodita Tribe