rivista anarchica
anno 42 n. 373
estate 2012


Trentasette
anni fa

 

a cura della redazione


La caricatura del dittatore spagnolo Francisco Franco caratterizza la copertina del n. 41 (ottobre 1975) e segnala ancora una volta la grande attenzione che l'anarchismo italiano ha sempre avuto per quello iberico, fin dai tempi del luglio '36 – quando proprio il golpe tentato (e poi vittorioso) dei franchisti provocò non solo la resistenza popolare al montante fascismo ma anche la concreta realizzazione di esperienze rivoluzionarie e autogestionarie. E all'interno un lungo resoconto del Comitato Spagna Libertaria (“Cinquecento anni a dieci compagni”) dà conto degli ultimi sviluppi della repressione.
Sempre all'estero sono dedicati lo scritto dello storico Sam Dolgoff sulla conflittualità sociale negli USA e in particolare sul “gatto selvaggio”; il saggio del sociologo francese Albert Meistersu realtà e prospettive dell'”autogestione di Stato” in Jugoslavia; e un'analisi del ruolo del Partito Comunista nel Portogallo da poco liberato da mezzo secolo di dittatura fascista di Salazar.
Amedeo Bertolo analizza, nello scritto che apre il numero (“Cogestione all'ìtaliana”), la situazione politica e sociale, alla luce del successo elettorale del Partito Comunista Italiano e del suo progressivo avvicinarsi al cosiddetto “compromesso storico”, cioè all'alleanza governativa con la Democrazia Cristiana. In parallelo, viene criticata la strategia dei sindacati “ufficiali” in vista del tanto strombazzato “autunno caldo” e dei numerosi contratti nazionali di categoria da rinnovare: una strategia che viene denunciata come interclassista.
Roberto Ambrosoli si occupa della concorrenza ineguale, cioè della colonizzazione delle campagne da parte delle città, evidenziata al contempo come causa ed effetto dei più generali squilibri sociali. Il mondo agricolo – questa la tesi di fondo – viene subordinato alla logica di “sviluppo” delle città. Interessante il riferimento esplicito alle tesi sostenute quasi un secolo prima dall'anarchico russo Pietro Kropotkin nel suo classico Campi, fabbriche, officine, ripubblicato proprio in quel periodo dalla nuova gestione milanese delle Edizioni Antistato (dopo il primo trentennio romagnolo, gestite da alcuni militanti anarchici di Cesena tra cui principalmente il murarore Pio Turroni).
Nel primo interno di copertina si continua a seguire l'odissea giudiziaria dell'anarchico salernitano Giovanni Marini, in carcere con una condanna a 9 anni per la morte di un fascista, Giuseppe Falvella, con cui c'era stato uno scontro nella città campana. La vicenda (di cui “A” si occupò fin dall'inizio e per anni) dette anche vita ad una mobilitazione nazionale antifascista, che legava la vicenda di Marini con la più generale e diffusa attività di gruppi nostalgici di Mussolini e di Hitler in Italia (e non solo).
Segnaliamo infine un saggio di Claudia Vio, divenuta ormai stretta collaboratrice della rivista, sul ruolo della teoria e dei pensatori marxisti nell'elaborazione della strategia del compromesso storico (un fenomeno al quale “A” guarda con particolare attenzione critica). Da Gramsci a Berlinguer via Togliatti: dal “blocco storico” al compromesso storico si legge nel sommarietto. Così lo scritto della Vio si salda con le ripetute letture critiche del marxismo che soprattutto tramite la penna di Giampietro “Nico” Berti la rivista sforna a iosa in quegli anni.