rivista anarchica
anno 42 n. 375
novembre 2012


ai lettori

SenzA Carlo

Lunedì 24 settembre, in una clinica milanese, è morto Carlo Oliva. Era nato a Milano nel 1943. Dal 1986 era regolare collaboratore della nostra rivista.
Da anni la situazione fisica di Carlo non era buona. Quando saltuariamente la rivista usciva senza il suo contributo, era sempre a causa di ricoveri, intense terapie, ecc. Da tre mesi era ricoverato, in gravi condizioni, che però negli ultimi tempi erano migliorate e già si parlava di una sua possibile netta ripresa, anche delle sue attività e quindi anche della collaborazione alla nostra rivista, cui teneva moltissimo. Dal nostro ultimo colloquio in clinica, presente Nuccia, la compagna di una vita, ero uscito speranzoso.

Eclettico militante della sinistra radicale milanese, Carlo è stato per quasi mezzo secolo attivo in tanti campi, dalle battaglie per i diritti civili alla solidarietà internazionalista, dalla promozione di una cultura “antagonista” alle lotte antimilitariste e anticlericali. A parte una militanza giovanile nel Partito Radicale e, nei primi anni '70, in Lotta Continua, Carlo è stato un libero battitore, un “cane sciolto” come si diceva un tempo, ma non per “spocchia” o altro.
Anche se negli ultimi 26 anni della sua vita ha collaborato regolarmente ad “A”-rivista anarchica (e la scelta non è stata certo casuale né saltuaria), la definizione di “anarchico” (che ci sta tutta) non rende conto appieno della ricchezza e complessità della sua cultura e del suo pensiero, nel quale confluivano in maniera approfondita e meditata alcuni aspetti del liberalismo, del marxismo e credo di altro ancora. Era un pozzo di scienza e di riflessioni e – quel che era davvero bello – non “se la tirava”. Non usava la propria indubbia “superiorità” culturale come strumento di potere, al contrario di tanti. E aveva una precisione di scrittura, una proprietà di linguaggio, che lo accomuna – a mio avviso – a Fabrizio De André.
Carlo è stato scrittore, saggista, conduttore radiofonico, traduttore, conferenziere, giornalista e altro ancora. È stato docente di letterature antiche e moderne in diversi licei dell'area milanese. Ha scritto su numerose testate: Ombre rosse, Quaderni Piacentini, Linus, ecc. Ricordo suoi scritti anche sul Corriere della Sera.
Insieme a Felice Accame, anarchico anche lui e anche lui collaboratore di “A” da oltre un ventennio, sono andati in onda per più di 20 anni sulle frequenze di Radio Popolare, con una trasmissione intelligente, critica, seguitissima, ogni domenica a mezzogiorno: la Caccia (all'ideologico quotidiano). Alcuni dei loro interventi nei primi anni della Caccia furono raccolti in un libro (Transazioni minori) edito da Eleuthera nel 1988.
Ai funerali di Carlo Oliva, rigorosamente laici come tutta la sua vita, hanno partecipato centinaia di persone. E la parola “anarchico” è risuonata più di una volta nelle variegate testimonianze che hanno ricordato la sua umanità e il suo ininterrotto impegno civile culturale e sociale, sempre fuori e contro il Potere.
Fin da questo numero di “A”, Carlo ci manca. E le due pagine bianche del suo articolo vogliono evidenziare anche visivamente questa assenza.
Ma noi vorremmo che la famiglia di “A”, intendiamo quella che comprende la redazione, i diffusori, gli abbonati, i lettori anche occasionali, cogliesse il senso profondo che noi attribuiamo a queste due pagine bianche. Noi riteniamo che, con particolare acume ed efficacia, Carlo ci abbia aiutato, mese dopo mese, a “leggere” la realtà in modo spregiudicato, contrapponendo la cultura e il ragionamento alle ovvietà e banalità del potere, non di questo o quel governo, ma del potere e dei suoi molti risvolti: dal razzismo all'egoismo e via discorrendo.
Queste due pagine, che Carlo non riempirà più, dobbiamo sforzarci idealmente di riempirle noi con il nostro ragionare, con la voglia di andare oltre le cortine di fumo dei mass-media. In questo nostro impegno individuale, che (come Carlo) riteniamo indissolubilmente legato all'impegno sociale di lotta, pensiamo che Carlo Oliva possa davvero continuare a vivere in un angolino dei nostri cervelli e dei nostri cuori.

Paolo Finzi

PS.1 Questa volta non posso inviare a Carlo, come a volte facevo, questo scritto per avere un suo parere. Sono sicuro che me lo farebbe riscrivere da capo a fondo.

PS. 2 Nella rubrica della posta riportiamo alcuni dei numerosi messaggi di cordoglio giunti in redazione.