rivista anarchica
anno 43 n. 377
febbraio 2013


scuola



Falso movimento
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Ho una gran quantità di conoscenti comunisti. Uno di questi, che ha anche scritto alcuni libri su Marx, abita con la sua compagna in un appartamento di 300 metri quadri, in centro a Milano. In due hanno 4 bagni. Poi hanno uno chalet in Austria, un appartamentino (ma niente di che) a Monaco, e una mansarda a Londra. I loro figli hanno studiato tutti in istituzioni prestigiosissime e prestigiosamente private. Un altro mio amico, sempre comunista, ha di recente deciso di mandare suo figlio alla scuola inglese, che costa una tombola, ma per fortuna ci sono i contributi della regione. Un altro paio di amici, comunisti da generazioni e di recente andati in pensione, hanno comprato un villino in Liguria, ma mantenuto un appartamento di classe energetica A a Milano. Sono molto attenti all'ambiente. E spesso partecipano a interessanti riunioni di partito durante le quali si discute su quale sia la linea da seguire alle prossime elezioni.
Controllo la mia denuncia dei redditi, verifico il mio patrimonio immobiliare, noto con cristallina evidenza dove studiano i miei figli, e mi rendo conto con inoppugnabile certezza del fatto che non sono comunista. Ripenso a quando Benigni prendeva in braccio Berlinguer. Ma Berlinguer è morto e Benigni incassa, dicono, 400.000 euro per una sola serata. Non vengono devoluti in beneficenza e neanche per creare nuovi impieghi. E da qualche parte, lungo questa infelicissima strada, il comunismo è certamente deceduto, forse ancora in culla, ma direi che anche il termine “sinistra” ha mantenuto, dell'area semantica originaria, solo una etimologica e vagamente inquietante mancanza di plausibilità.
Del resto, come dicono in molti, le cose cambiano. Ci vogliono numerosi lifting per sopravvivere al tempo, specie in politica. Persino la religione va aggiornata, figuriamoci le ideologie dei partiti. Riconsulto di buona lena le liste dei parlamentari delle ultime legislature. Sono quasi perfettamente sovrapponibili, ambidestre, centrali e mancine. E di nuovo mi chiedo: cos'è esattamente che stanno aggiornando?
Una mia collega e amica è andata a votare, in tempi recenti, ed è tornata sconsolata, dopo aver riposto la scheda senza nulla scrivervi. Non ce l'ha fatta. “La metà dei nomi che ho visto tra i candidati – ha detto sconsolata, – pensavo che fossero di politici morti da tempo, un terzo veniva dal mondo dello spettacolo, e poi c'erano qualche donna, un gay e una giovane promessa di 42 anni”. Ci ha riflettuto un attimo. “A 42 anni, di giovane, avevo soltanto la mia passione adolescenziale per i Simpson”. Almeno nei suoi gusti televisivi, la mia collega si è aggiornata.
Il tipo dell'ENI al quale ho telefonato stamattina, al numero verde, per chiedergli come mai a mio padre, che ha 87 anni e una presa labile sulla realtà, da un anno e mezza non arriva la bolletta, mi ha detto che mio padre risulta moroso, e che a breve riceverà le bollette inevase tutte insieme. Ora, a parte che mio padre è cardiopatico e maniaco del risparmio, e dunque, se sopravvive alla scoperta del debito, passerà al buio il prossimo inverno, ho chiesto come sia potuta accadere una cosa del genere. Il serafico telefonista mi ha risposto che le bollette sono state spedite, ma forse mio padre non ha capito che erano bollette: “Perché sa, signora, il formato è stato aggiornato, per via della trasparenza”. Grazie tante: erano talmente trasparenti che l'utente non ha capito che fossero bollette. Colpa dell'aggiornamento, naturalmente.
Sono state aggiornate anche le buste paga dei dipendenti, i contributi all'istruzione pubblica, i prezzi delle merci di prima necessità, le procedure di controllo delle denunce dei redditi e un sacco di altre belle cose. I politici no. Liftati e tirati a lucido, pronti a ripresentarsi per nuove legislature. In quel senso, funzioniamo benissimo: chirurgia antiestetica della non-ideologia.
In tutto questo, però, c'è un problemino esiziale: quando si dice “Largo ai giovani”, se si è vecchi, occorre farsi da parte per primi, soprattutto se si ha un conto in banca con numerosi zeri e una pensione che solo pensarla è uno scandalo. Oppure anche se, smettendo di fare, per esempio, il politico, trovi ad aspettarti un altro posto di lavoro, tipo come professore ordinario all'università. Non è un ragionamento complicato: perché nessuno lo fa?
E a proposito di università: anche lì è in corso un aggiornamento forsennato. Sta cambiando tutto. Così dicono. Nella mia ingenuità, però, non vedo anagrafiche diverse da quelle che circolavano prima. E quel che sento dire più spesso è: “Se io me ne vado, chi è in grado di prendere il mio posto?”. Osservazione acuta e di specchiata responsabilità istituzionale. Viene da chiedersi però: se hai 67 anni e ancora non hai formato nessuno in grado di fare il tuo lavoro con un minimo di decenza (sempre ammesso che ne facessi uno), a che accidenti sei servito finora? La risposta è: a nulla. Perciò aggiornati e togliti di torno.
Ma a questo genere di aggiornamento non mi risulta che arrivi mai nessuno. Nemmeno i comunisti.

Nicoletta Vallorani