rivista anarchica
anno 43 n. 377
febbraio 2013


ai lettori

GrAzie Dario!

Non capita frequentemente di pubblicare in copertina un disegno inedito di un Premio Nobel. E anche per chi non attribuisse una particolare valenza a questo premio, possiamo dire che non capita frequentemente di ricevere un dono di questo tipo da un Maestro con la M maiuscola, da un'artista dello spessore di Dario Fo.
Importante l'autore, non da meno il soggetto: Giuseppe Pinelli. La storia non si fa con i se e con i ma, ma a me è sempre piaciuto pensare che forse, se non l'avessero assassinato in Questura quella notte tra il 15 e il 16 dicembre 1969, Pino sarebbe oggi tra i redattori di questa rivista. Quel che è certo è che “A“ venne concepita nel 1970 proprio nell'ambito del circolo anarchico Ponte della Ghisolfa e in particolare del gruppo Bandiera Nera, che poco dopo la sua morte e proprio nel corso della campagna di mobilitazione su Piazza Fontana decise di dar vita a un nuovo periodico anarchico – che poi vide la luce nel febbraio 1971.
Dario Fo, che anarchico non è mai stato (salde e note le sue radici comuniste), si impegnò allora, insieme con Franca Rame, nelle tante mobilitazioni di quegli anni. In particolare, con lo spettacolo Morte accidentale di un anarchico, fu lui più di chiunque altro a far conoscere a livello internazionale quella vicenda. Tradotto in molte lingue e rappresentato in mezzo mondo, il suo spettacolo teatrale e il relativo libro hanno contribuito a far penetrare la limpida figura del nostro compagno e la tragica vicenda che ne determinò la fine nella coscienza di milioni persone. Senza alcun dubbio – e già abbiamo avuto modo di scriverlo su queste colonne – Dario ha contribuito ad elevare quella figura e quella vicenda al livello di quelle di Sacco e Vanzetti, altri anarchici italiani vittime – in quel caso negli Stati Uniti – della criminalità del potere.
Quel Potere con la P maiuscola che, anche nella vicenda Pinelli, ha visto l'individuo in carne e ossa soccombere, ma la sua figura morale ritorcersi come un boomerang contro i propri disegni e la propria immagine. E questo grazie, in entrambi i casi, a milioni e milioni di persone che in tutto il mondo rifiutarono la Verità di regime e invocarono giustizia e per essa lottarono. Alcune persone in entrambi le vicende esercitarono un ruolo di particolare rilievo e Dario Fo è stato tra costoro. Aldilà di qualsiasi possibile differenza, di ciò gli rendiamo merito e gliene siamo grati.

Dario Fo (Sangiano-Va, 24 marzo 1926)

Non va dimenticato che il Premio Nobel gli venne attribuito anche con esplicito riferimento a Morte accidentale di un anarchico.
E poi non solo Pinelli e piazza Fontana. Un ricordo tra i tanti: primi anni '70, a Milano Palazzina Liberty stracolma per un'iniziativa su Franco Serantini, altro anarchico vittima della criminalità del potere. Dal palco, insieme con un anarchico e con Dario Fo, intervennero Umberto Terracini – l'anziano dirigente comunista che era stato presidente della Costituente – e (credo) Corrado Stajano.
Più di una ragione, quindi, per dire con tutto il cuore al vecchio Dario, compagno di strada (nel senso proprio del termine: quanti cortei e iniziative insieme!) in tante battaglie di giustizia e libertà, il nostro grazie. Non solo per questa copertina.

Paolo Finzi