rivista anarchica
anno 43 n. 380
maggio 2013




Judith Malina
e il Living Theatre

Da oltre mezzo secolo il Living Theatre è una delle esperienze più interessanti a livello internazionale, nell'ambito del teatro socialmente impegnato, di orientamento esplicitamente e orgogliosamente libertario, anti-sessista, ecc. Una storia che ha attraversato decenni e continenti, essendo il Living un teatro nomade per eccellenza.
La nostra rivista ne ha sempre seguito le vicende, in particolare quando, negli anni '70, i suoi componenti vissero e operarono a lungo in Italia. E lo ha fatto soprattutto grazie agli scritti di Cristina Valenti, autrice tra l'altro di un bel libro-intervista con Judith: Conversazioni con Judith Malina (Elèuthera, Milano,1995, pagg. 220, 18,00) e successivamente ristampato (Titivillus edizioni, Corazzano-Pi, 2008, 20,00).
Riproduciamo, da un foglio ebraico newyorkese, queste notizie relative a Judith – che da queste colonne salutiamo con affetto – e in generale al Living Theatre.

A 43 (dicembre 1975 - gennaio 1976)

“Judith Malina non andrà docile nella buona notte1”. L'orgogliosa ottantaseienne direttrice del Living Theatre ha perso sia il suo appartamento sia la sede del Lower East Side della famosa compagnia teatrale che ha contribuito a fondare sessantasei anni fa. Entro questa settimana si trasferirà in un centro per anziani del New Jersey, ma promette di fare la pendolare con Manhattan per qualche giorno della settimana e lavorare con la compagnia che ha fatto propria la sua inflessibile visione anarchica e utopica.
“Abbiamo realizzato diversi grandi spettacoli e siamo riusciti a tenere in vita la compagnia in tutti questi anni,” ha dichiarato Malina a The Arty Semite. “E la compagnia continua a vivere.”
Lo spazio per gli spettacoli del Living Theatre in Clinton Street ha ospitato un'ultima replica il 27 febbraio a mezzanotte. In precedenza, nella serata, uno degli artisti veterani del Lower East Side, Penny Arcade, si è offerto di raccogliere soldi per noleggiare un'auto per Judith, in modo che possa venire a Mahattan e continuare a lavorare con la compagnia.
“Se fossimo in Francia o in Giappone, o in quasi tutti i paesi nel mondo, Judith sarebbe considerata un patrimonio nazionale e le sarebbe garantito un sussidio,” ha dichiarato Arcade. “Credo che la gente non capisca che lei è tra i principali artefici delle controcultura e del teatro sperimentale di questo paese.”
Judith si è trasferita nella Lillian Booth Actors Home di Englewood, nel New Jersey, il 28 febbraio. Il centro, dotato di personale esperto di assistenza e di cura, è gestito da un fondo speciale per attori. Judith ha avuto parti in vari film di successo, come La famiglia Adams, Risvegli e Nemici. Una storia d'amore. La piccola attrice ha raccontato che quando è andata a visitare l'Actors Home, è stata avvicinata da molti residenti che avevano visto gli spettacoli del Living Theatre nel corso degli anni.
Dal 2007 il teatro ha fatto le sue rappresentazioni in un seminterrato di Clinton Street. Deve lasciare quello spazio perché è in arretrato di quattro mesi di affitto, come ha fatto sapere il suo direttore amministrativo, Brad Burgess. Malina aveva messo di suo ottocentomila dollari per la costruzione del teatro. I soldi erano il ricavato della vendita di dipinti del suo defunto marito Julian Beck a una galleria d'arte italiana e degli archivi del teatro, acquisiti dalla Yale University. Tom Walker, che nel corso del suo impegno quarantennale nella compagnia ha vissuto anche un soggiorno di due mesi in un carcere brasiliano, ha detto che anche Al Pacino e Yoko Ono hanno contribuito con proprie offerte.
“Sarebbe stato tutto più semplice, se avessimo preso tutti i soldi che avevamo sei anni fa e fossimo andati a Bushwick, ma Judith, superati gli ottant'anni, non se la sentiva di vivere nella periferia di Brooklyn,” ha spiegato Walker. “Judith per certa gente è una specie di paria, perché è contraria alle elezioni. In tanti pensano che sia una pazza anarchica un po' fumata e le renderebbero la vita difficile.”
L'anarchia è un tema centrale dell'ultimo spettacolo di Judith, Here We Are, andato in scena fino al 23 febbraio, al quale non è mancato l'abbraccio di un pubblico fedele da decenni al Living Theatre. Nel corso dello spettacolo, gli spettatori hanno imparato a fabbricare sandali, hanno ballato con gli attori e alla fine della serata hanno improvvisato versi sull'utopia.
Il Living Theatre si è esibito in cinque continenti, spesso in spazi non convenzionali, come prigioni o acciaierie. Due dei più noti spettacoli della compagnia, The Connection e The Brig, hanno segnato la nascita del movimento Off-Broadway tra la fine degli anni cinquanta e i primi anni sessanta e sono stati entrambi ripresi di recente nello spazio di Clinton Street.
“Abbiamo avuto sette anni di splendido teatro creativo anarchicamente comunitario, eppure alla fine a Judith non resta che qualche centesimo in tasca,” ha denunciato il figlio, Garrick Beck. “Ha messo tutti i suoi soldi dove c'è il suo cuore. Ha dato tutto quello che aveva per questo teatro, malgrado tutto quello che le consigliavano quelli che definirei i suoi consulenti finanziari, e nonostante quello che le dicevo anch'io.”
Beck, che abita a Santa Fé e si occupa di commercio di pietre preziose, non si aspetta che sua madre se ne stia tranquilla.
“Ricordatevi quello che vi dico” ha dichiarato dopo la rappresentazione di Here We Are del 23 febbraio. “Lei ha tutte le intenzioni di continuare a produrre spettacoli e a sconvolgere le cose qui a teatro finché resta in vita.”
Judith ribadisce di stare lavorando al meglio ed è irremovibile sul fatto di lavorare a New York. “Sono nel teatro perché sono una rivoluzionaria. Voglio fare la bella rivoluzione anarchica non violenta e credo che sia qui che succederà, se deve succedere. Io andrò avanti. Se non troviamo uno spazio, farò teatro di strada. Possiamo sempre lavorare in piazza e far girare il cappello.”

Jon Kalish

Vedi anche:
http://blogs.forward.com/the-arty-semite/171875/end-of-an-era-for-judith-malinas-living-theatre/#ixzz2M55dFWa0

Fonte: The Jewish Daily Forward http://blogs.forward.com/the-arty-semite/171875/end-of-an-era-for-judith-malinas-living-theatre/

  1. È una citazione del primo verso di una celebre “Villanella” di Dylan Thomas:
    “Do not go gentle into that good night,
    Old age should burn and rave at close of day;
    Rage, rage against the dying of the light.”
    [Non andare docile in quella buona notte,
    I vecchi brucino infervorati quando è prossima l'alba;
    Infuriati, infuriati contro il morente bagliore.] N.d.T.