rivista anarchica
anno 43 n. 382
estate 2013


azione diretta

Le “Schiere nere” contro il nazismo

di David Bernardini


Uniforme nera, cappello da carpentiere, si diffondono in Germania nel corso del 1930, come gruppi di autodifesa delle manifestazioni anarco-sindacaliste e libertarie in genere. Sono le Schwarze Scharen, qualcosa di simile ai nostri “arditi del popolo”.


Il 3 agosto 1930 il movimento anarcosindacalista berlinese indice una manifestazione antimilitarista per ricordare l'ingresso della Germania nella prima guerra mondiale. La repubblica di Weimar intanto sta vivendo una difficile fase della sua esistenza, prostrata dalla crisi economica e dalla politica d'austerità imposta dal cancelliere Brüning, mentre l'impetuosa ascesa del partito nazionalsocialista di Hitler è in pieno svolgimento e si confermerà nelle elezioni del settembre dello stesso anno. Finito il comizio, il corteo del 3 agosto prende le mosse a mezzogiorno da Bülowplatz, dirigendosi verso Brunnenplatz, nel cuore del quartiere operaio di Wedding. Tra i partecipanti ci sono gli attivisti della gioventù anarcosindacalista, la Sajd, gli anarcosindacalisti della Faud (Freie Arbeiter Union Deutschland) e l'orchestra operaia. Ad aprire il corteo sono alcune decine di individui che indossano un uniforme completamente nera, composta da un cappello da carpentiere o un berretto con visiera, una camicia, un paio di pantaloni, uno spallaccio e un cinturone da operaio. Due simboli sono appuntati sul cappello o sul cinturone di ciascuno: un fucile che si sbriciola e la stella rossa sovietica con un martello e una falce su fondo nero, già simbolo della Sajd. Marciano organizzati, portando bandiere nere: si tratta delle Schwarze Scharen, organizzazione finalizzata alla lotta contro il nazismo e alla diffusione dell'anarcosindacalismo, un fenomeno politico inedito all'interno del movimento libertario della repubblica di Weimar.
È importante fare una precisazione: sulle Schwarze Scharen c'è poco in tedesco, nulla in italiano. Pertanto, s'impone un problema preliminare, cioè la traduzione. Infatti, die Schar (-en) può assumere diversi significati: schiera, branco, sciame, stormo. La mia scelta è ricaduta sul termine “schiera”, quindi la traduzione di Schwarze Scharen sarebbe “Schiere nere”, perché si tratta di un'espressione che irradia un'idea di forza e combattività, senza rimandare necessariamente ad una sfera autoritaria. In altre parole, “schiera” mi sembra un termine per così dire “marziale”, adatto quindi a un gruppo di autodifesa militante, senza per questo essere militarista.
La confederazione anarcosindacalista tedesca nasce nel dicembre del 1919 sulle ceneri della Fvdg (Freie Vereinigung Deutscher Gewerkschaften, cioè Associazione libera dei sindacati tedeschi), di tendenza sindacalista rivoluzionaria, sorta da una scissione dal partito socialdemocratico nel 1897. La Faud svolge un ruolo importante nel corso delle lotte che si diffondono in Germania a partire dal novembre 1918, in particolare a Berlino, nella Renania e nella Germania centrale, mentre nella Ruhr partecipa nella primavera del 1920 alla fondazione dell'Armata rossa della Ruhr, composta da circa 50.000 uomini e all'interno della quale il 45 per cento dei militanti provengono dalle file anarcosindacaliste. Nonostante la repressione, la Faud continua a crescere: nel momento della fondazione possiede 112.000 aderenti, divenuti l'anno successivo 150.000. Nel frattempo il suo organo, il settimanale Der Syndikalist, raggiunge la tiratura di 100.000 esemplari (Döhring, 2004). Tuttavia, già a partire dal 1922, a causa della repressione e del graduale riflusso delle lotte, il movimento anarcosindacalista comincia ad accusare le prime gravi perdite. Nel 1922 conta 70.000 aderenti, calati nel 1923 a 30.000, per continuare a decrescere negli anni successivi. Nel 1929 possiede ancora 10.000 iscritti, che si riducono ulteriormente nel 1931 a causa della disoccupazione di massa a seguito della crisi economica, per poi crollare definitivamente ai 3.000 sostenitori alla vigilia della presa del potere di Hitler. Non è possibile indagare qui le cause di questa costante emorragia di iscritti che portano la Faud dall'essere un sindacato che si proclama organizzazione anarchica a organizzazione anarchica che si proclama sindacato (Döhring, 2004). Quello che è interessante registrare è l'autocritica interna che alcuni militanti, specie quelli più giovani, cominciano a portare avanti a partire dalla fine degli anni venti, con lo scopo di reagire al declino del movimento anarcosindacalista e, allo stesso tempo, rispondere agli attacchi del movimento nazista, in rapida ascesa (Linse, 1989). Sulla base di queste considerazioni, nascono le Schwarze Scharen.

Il logo della Faud, la federazione
anarco-sindacalista tedesca,
negli anni venti dello scorso secolo

Come tutto è cominciato

Le “Schiere nere” compaiono per la prima volta nella regione dell'Alta Slesia – che oggi si trova in Polonia – per due ordini di ragioni (Linse, 1989). In primo luogo, bisogna considerare che gran parte dell'Europa tra le due guerre è costellata da formazioni armate di militanti legate a partiti di destra e di sinistra. La proliferazione di queste organizzazioni, formate soprattutto da giovani, costituisce uno dei tratti tipici della società uscita dalla prima guerra mondiale ed è causata da quel processo che lo storico Mosse ha definito “brutalizzazione della politica”, avviato dal conflitto stesso. In altre parole, diversi stati europei e la repubblica di Weimar in particolare costituiscono il teatro di una riconfigurazione della militanza politica, caratterizzata da una simbiosi tra politica, violenza e cultura, e determinata dalle conseguenze della Grande guerra. Anche la gioventù libertaria rimane influenzata da questo inedito clima, soprattutto in una regione come quella dell'Alta Slesia, dove la lotta tra i Freikorps nazionalisti e le truppe polacche infuria fino all'inizio degli anni venti. Ciò permette la diffusione e la legittimazione del principio dell'autodifesa e così, quando comincia a farsi sempre più pressante l'attivismo delle camicie brune, alcuni attivisti anarcosindacalisti non stanno a guardare. Il centro dell'anarcosindacalismo nella regione è Ratibor, dove hanno un ruolo particolare Alfons Pilarski, direttore del settimanale locale Freiheit, Theodor Bennek e Georg Bennek (i due non sono parenti), i quali fondano il gruppo cittadino della Faud nel 1928 e, nell'ottobre 1929, creano la prima Schwarze Schar, insieme ad altri militanti. Ratibor costituisce il centro dal quale si irradia l'esperienza delle Schiere nere in tutta l'Alta Slesia: in novembre ne compare una a Beuthen, la quale giunge a contare nel giro di pochi mesi una cinquantina di militanti, e a Rosenberg, che invece non riesce a superare mai la dozzina di attivisti. Nel corso del 1930 gruppi simili si affermano anche a a Katscher, Gleiwitz e Bobrek-Karf (Linse, 1989).
Nel corso dell'estate del 1930 l'esperienza di Ratibor viene recepita da alcuni militanti della Sajd e della Faud di Berlino. In giugno viene così creata la prima Schiera nera della capitale tedesca da parte di attivisti provenienti dai quartieri settentrionali, che la definiscono “Organizzazione antifascista dei lavoratori rivoluzionari”. I rapporti di polizia identificano la guida della prima Schiera nera berlinese in Walter Kaps, già esponente di spicco della Sajd e suo referente per il quartiere di Prenzlauer Berg (Linse, 1989). Nel giro di poche settimane si afferma un'altra Schiera nera anche nei quartieri meridionali. A differenza delle Schwarze Scharen dell'Alta Slesia, quelle berlinesi pubblicano il proprio statuto organizzativo e si danno un organo di comunicazione, il ciclostilato Mitteilungsblatt der Schwarzen Schar. Antifaschistische Vereinigung revolutionärer Arbeiter (Foglio di comunicazione della Schiera nera. Associazione antifascista dei lavoratori rivoluzionari). Tuttavia, sulla loro struttura organizzativa e sulla loro effettiva forza numerica non sono disponibili informazioni precise (Döhring, 2011).
Nel febbraio del 1931 viene fondata una Schiera nera a Kassel, la quale giunge a contare in agosto 40 militanti circa, grazie all'attività del falegname Willy Paul. Quest'ultimo, già cofondatore della sezione locale della Faud, pubblica alcuni bollettini, come Die Proletarische Front (Il fronte proletario), in 500 copie, e soprattutto Die schwarze Horde (L'orda nera). Dalle pagine di quest'ultimo, Paul propone come futura guida delle Schwarze Scharen a livello nazionale il poeta anarchico Erich Mühsam.
Altri gruppi simili compaiono a Suhl e forse anche a Erfurt. Ma la situazione forse più interessante si verifica in Renania. Nel gennaio 1930, Gustav (Gustl) Doster, militante anarcosindacalista di Darmastadt, già impegnato nel movimento dei disoccupati, lancia un appello su Junge Anarchisten (Giovani anarchici), la rivista della Sajd, per la costituzione di una Schiera nera. Tuttavia, il gruppo più attivo nella regione è quello che s'afferma a Wuppertal, costituito da poche decine di militanti ma estremamente impegnato nella lotta antifascista, formato dai membri della Sajd locale e da alcuni attivisti più giovani della Faud (Klan-Nelles, 1986). Questa Schiera nera apre i cortei anarcosindacalisti portando delle bandiere nere con sopra scritto “Tod dem Faschismus” (Morte al fascismo) e sono accompagnati dall'orchestra operaia di Duisburg, l'unica presente nella regione.

Caratteri delle Schwarze Scharen

Le Schiere nere dell'Alta Slesia costituiscono quindi il modello sul quale si strutturano gli altri gruppi che si formano successivamente. Per ricostruire i caratteri generali di questa organizzazione è necessario affidarsi ai rapporti di polizia, confrontandoli con gli scritti provenienti dalla Schiera nera di Berlino, in modo tale da ottenere un quadro il più possibile nitido (Linse, 1989).
1- I componenti della Schiera nera si presentano pubblicamente in divisa. La loro uniforme è composta da pantaloni, camicia e cappello (nell'Alta Slesia il basco, a Berlino il berretto con visiera o il largo cappello da carpentiere) completamente neri, il loro simbolo principale, tipicamente antimilitarista, è un fucile che si sgretola, al quale si può trovare associato il simbolo della Sajd (Linse, 1976).
2- Le Schiere nere, sin dalla loro fondazione, mettono in primo piano la questione dell'antifascismo, anche se in un modo differente rispetto alla Faud (Linse, 1989). La confederazione anarcosindacalista, infatti, interpreta il nazismo come l'espressione dittatoriale del capitalismo, quindi come un fenomeno economico, manifestazione di un “moderno militarismo industriale” che, in quanto tale, può essere combattuto solo con lo sciopero generale e il sabotaggio. I militanti delle Schiere nere invece vedono nel nazismo anche un fenomeno politico da combattere non solo nelle fabbriche, ma anche fisicamente nelle strade. In nome dell'antifascismo, le Schwarze Scharen promuovono l'alleanza con altre forze politiche, anche se in misura diversa. Infatti a Ratibor scendono in strada insieme ai militanti del partito comunista, in Renania la collaborazione avviene soltanto con altri piccoli gruppi della sinistra comunista e libertaria, mentre la Schiera nera berlinese precisa nel suo primo appello al proletariato che collaborerà soltanto con organizzazioni antiautoritarie (Linse, 1989).
3- Le Schiere nere non sono soltanto un'organizzazione antifascista, ma si presentano anche come un supporto per il movimento anarcosindacalista. La loro attività propagandistica è molto intensa e si dirige non soltanto alle città ma anche alle campagne, incoraggiando l'utilizzo di mezzi propagandistici più efficaci come manifesti più moderni, spettacoli teatrali, orchestre operaie e l'uso di mezzi motorizzati (camion, automobili) per la propaganda. Per esempio, per promuovere il corteo antimilitarista del 3 agosto 1930, la Schiera nera di Ratibor utilizza un camion con alcune scritte antimilitariste e delle caricature, tra le quali ci sono un Cristo in croce con la maschera antigas e un ritratto del presidente del Reich, Paul von Hindenburg, in vestaglia e pantofole (Döhring, 2011).
4- Il fatto che le Schiere nere si presentino come un'organizzazione integrata ma allo stesso tempo indipendente dalla Faud, non impedisce loro di criticare anche duramente la confederazione anarcosindacalista per avere trascurato il confronto politico e per non aver reagito al suo declino, lasciandosi andare ad un atteggiamento passivo e di attesa. Inoltre, la Schiera nera berlinese invoca una più rigorosa e solida forma organizzativa per combattere il nazismo, per attirare nuovi elementi e per rilanciare il movimento anarcosindacalista.
Per quanto riguarda i loro numeri, le Schwarze Scharen non divengono mai un movimento di massa, infatti, secondo i rapporti di polizia dell'epoca, non superano le 500 unità a livello nazionale (Linse, 1989). Nonostante ciò, le Schiere nere sono molto aggressive nell'attività antifascista, i suoi aderenti vedono nell'uniformità della divisa e nei comportamenti risoluti un vantaggio psicologico sul nemico nazista, tanto che, per esempio, le SA renane temono la Schiera di Wuppertal, pur essendo le camicie brune in maggioranza numerica. Il loro armamento può soltanto essere ipotizzato a partire dalle informazioni che sono disponibili per i singoli gruppi locali. La Schiera nera di Wuppertal, una delle più attive, possiede numerose rivoltelle e una carabina, che vengono utilizzate nei frequenti scontri a fuoco con i militanti nazisti, mentre quella di Beuthen ha un deposito di esplosivi, scoperto dalla polizia nel 1932 (Rübner, 1994).
In sintesi, le Schwarze Scharen costituiscono il tentativo da parte di alcuni attivisti della Sajd e della Faud di reagire all'avanzata del nazismo e al declino del movimento anarcosindacalista, costituendo un'organizzazione in grado di portare il principio dell'azione diretta, da sempre sostenuta in ambito economico dall'anarcosindacalismo, sul terreno politico, in funzione antifascista. Il nodo che i militanti delle Schiere nere si ritrovano ad affrontare consiste nel tentativo di coniugare l'esigenza di un'organizzazione strutturata, adatta all'attacco e alla difesa militante, con una dimensione libertaria, orizzontale e antimilitarista.
La parabola esistenziale delle Schiere nere è piuttosto breve, dato che i gruppi nati tra il 1929 e il 1930 cessano le loro attività pochi mesi prima dell'avvento del Terzo Reich. Le ragioni sono diverse, anche se un ruolo importante hanno avuto l'accusa di militarismo mossa da parte di alcuni settori della Sajd e della Faud alle Schiere nere, che comunque le utilizzano per difendere le loro iniziative (Rübner, 1994), e il continuo declino del numero degli attivisti anarcosindacalisti. Altri due importanti fattori sono senza dubbio la repressione da parte dello stato e la morte di alcuni esponenti di spicco, come Walter Kaps (Linse, 1989). Nonostante la loro breve esistenza, le Schiere nere assumono una grande importanza storica e politica poiché costituiscono un fenomeno inedito all'interno del movimento anarchico tedesco dell'epoca. Inoltre, molti degli attivisti sopravvissuti combatteranno durante la guerra civile spagnola nelle file della Colonna Durruti e animeranno in Spagna il gruppo Deutsche Anarcho-Syndikalisten (Das).

David Bernardini

Per saperne di più
(se sai il tedesco)

La bibliografia sull'argomento è esigua:
Ulrich Linse, Die “Schwarze Scharen”. Eine antifaschistische Kampf Organisation deutscher Anarchisten, “Archiv für die Geschichte des Widerstandes und der Arbeit”, n. 9, Germinal-Verlag, 1989, in http://www.anarchismus.at/texte-anarchosyndikalismus/anarchistinnen-gegen-hitler/667-ulrich-linse-die-schwarzen-scharen-antifaschistische-kampforganisation-deutscher-anarchisten.
Helge Döhring: Schwarze Scharen. Anarcho-Syndikalistische Arbeiterwehr (1929–1933), Verlag Edition AV, Lich 2011.

Altri libri che trattano brevemente anche questo argomento sono:
Ulrich Linse, Die anarchistische und anarchosyndikalistische Jugendbewegung 1918-1933, Dipa-Verlag, Frankfurt a.M. 1976.
Ulrich Klan, Dieter Nelles, “Es lebt noch eine Flamme”. Rheinische Anarcho-Syndikalisten-innen in der Weimarer Republik und im Faschismus, Trotzdem-Verlag, Grafenau/Döffingen 1986.
Hartmut Rübner, Freiheit und Brot. Die Freie Arbeiter-Union Deutschlands, eine Studie zur Geschichte des Anarchosyndikalismus, Libertad Verlag, Berlin 1994.
Helge Döhring, Syndicalism and Anarcho-Syndicalism in Germany: An introduction, 2004 in http://libcom.org/files/syndicalism-Germany.pdf.

DB