rivista anarchica
anno 43 n. 382
estate 2013


agricoltura

Come ti regolamento il seme

di Stefano Boni


Le leggi sulla certificazione dei semi degli ultimi decenni sono commissionate dai potentati finanziari e imprenditoriali ai politici nazionali ed europei.


Chi avrebbe mai detto nell'Italia degli anni cinquanta che costruire una casa avrebbe previsto un percorso a ostacoli tra infinite norme e certificazioni, regolamenti e procedure? Chi avrebbe detto che sarebbero praticamente scomparse fontanelle e panchine dal panorama urbano? Chi avrebbe detto che avrebbero vietato il lardo di colonnata, certe modalità di stagionatura dei formaggi, il tagliere in legno e marmo? Chi avrebbe detto che avrebbero regolamentato le dimensioni minime delle cucine o l'altezza dei soffitti? Chi avrebbe mai detto che per pulire le patate dalla terra ci sarebbe voluto un ambiente a norma? Chi avrebbe detto negli anni settanta che luce, acqua, telefoni, autostrade, parcheggi sarebbero stati svenduti ai privati? Chi avrebbe detto che in Toscana per scavare trenta centimetri in profondità si sarebbe dovuto richiedere l'autorizzazione? Chi avrebbe detto solo un decennio fa che non si sarebbe potuto cucinare una torta a casa e portarla a scuola per il compleanno del figlio? Chi avrebbe mai detto che le multinazionali avrebbero potuto brevettare i principi attivi di piante usate comunemente dai terapeuti artigianali per secoli?
I teorici del neoliberismo ci avevano promesso che lo stato stava arretrando, lasciando spazio alla libera impresa. Evidentemente non è così. La mano sinistra dello stato, quella che ha garantito – seppur parzialmente e spesso in modo ipocrita e ambivalente – servizi sociali ed assistenza sanitaria, impieghi pubblici e istruzione sussidiata, salvaguardia ecologica e trasporti è in effetti stata ridotta all'osso e ciò che è rimasto è stato trasformato – per linguaggio e logica – in impresa privata. La mano destra, quella che impone l'ordine dei potenti tramite la legalità, ha invece assunto una rilevanza sempre maggiore. Perché passano invariabilmente norme che riducono l'autonomia produttiva e di vita della cittadinanza? Dissipate le nebbie dell'informazione mediatica prevalente che evoca la salvaguardare del cittadino (ma poi permette di inquinare liberamente e di rovinarsi con gratta e vinci, scommesse e slot machines), che sostiene che il privato è più efficiente (ma continua a regalare soldi alle imprese padronali e miliardi alle banche), la logica delle leggi degli ultimi decenni appare chiara: sono commissionate dai potentati finanziari e imprenditoriali ai politici nazionali ed europei. Le varie lobby si scrivono le leggi che consentono loro di aumentare il giro di affari, di sottoporre alla logica del (loro) profitto ambiti ancora non colonizzati.

Concentrare il monopolio della produzione

L'ultima frontiera riguarda un ambito di quelli che si stenta a credere che possa essere sottoposto a regolamentazione: la certificazione dei semi sia per uso agricolo che forestale (potenzialmente applicabile a qualunque altra specie vegetale). La Commissione Europea ha adottato il 6 maggio 2013 la Plant reproductive material law che sarà votata ed emendata nel parlamento europeo e dovrebbe entrare in vigore nel 2016. La legge sottopone a certificazione obbligatoria tutti i semi commercializzati: potranno essere veduti solo semi autenticati e li potranno fornire solo operatori professionisti. Specifica innumerevoli regolamentazioni stabilite da istituzioni tecniche e scientifiche inerenti al processo di certificazione e concernenti la registrazione, gli standard, i controlli di qualità, l'impacchettamento e l'etichettatura. È evidente dalla complessità delle indicazioni e delle procedure, dalla molteplicità dei codici e dei riferimenti normativi che i veri bersagli da colpire con questa normativa sono i piccoli e medi produttori di semi a bassa propensione all'inquadramento burocratico, in pratica i contadini, quelli che con la terra ci lavorano.
È facile prevedere che i piccoli coltivatori e chi ha un orto domestico avrà più difficoltà a trovare semi di varietà locali e biologiche. Secondo Ben Gabel del Real Seed Catalogue: “non c'è modo di registrare le varietà adatte all'uso domestico perché non rispondono ai severi criteri della Plant Variety Agency, che si preoccupa solo dell'approvazione dei tipi di sementi che utilizzano gli agricoltori industriali... dovrebbero essere i contadini a decidere quali varietà fanno il loro caso”. La procedura di autocertificazione dei semi è evidentemente al di fuori della portata dei piccoli produttori: per certificare autonomamente i propri semi si deve, infatti, avere “uno staff di laboratorio qualificato”. Sono previsti campioni, tests, ispezioni. Le agenzie di certificazione possono decidere le sementi che andranno sul mercato: la legge prevede che sia fornita la certificazione solo a specie ritenute dai tecnici superiori a quelle in commercio dopo un anno di sperimentazione, impedendo la ricerca di benefici di certe varietà sulla lunga durata.
L'obiettivo certo è di concentrare il monopolio della produzione dell'intero patrimonio genetico vegetale legale europeo (il resto non deve più esistere) nelle mani di pochi e di generare l'ennesima moltiplicazione di uffici europei e nazionali (registri, dispensatori di certificazioni, operatori di controllo) per gestire burocraticamente l'implementazione del potere centralizzato di decidere quali sementi possano essere commerciate. “Come qualcuno potrà sospettare – afferma Mike Adams su Natural News – questa mossa è la ”soluzione finale“ della Monsanto, della DuPont e delle altre multinazionali dei semi, che da tempo hanno tra i loro obiettivi il dominio completo di tutti i semi e di tutte le coltivazioni del pianeta”. Per molti dei piccoli e medi produttori di semi questa normativa, se applicata, significa la fine dell'attività. Non è un caso che le critiche più aspre a tale legge siano state formulate proprio da contadini produttori di semi, spesso interessati a promuovere varietà locali, coltivabili senza supporti tecnologici. Ben Gabel sostiene “Questa legge crea una nuova serie di funzionari dell'Ue, pagati per spostare montagne di carte ogni giorno, mentre la stessa legge sta uccidendo la coltura da sementi prodotti da agricoltori nei loro piccoli appezzamenti e interferisce con il loro diritto di contadini a coltivare ciò che vogliono”.

Spirale di onnipotenza normativa

La legge, sebbene imponga per decreto la certificazione dei semi e di fatto sancisca il monopolio delle multinazionali sulla grande distribuzione, è stata emendata nell'ultima versione in conseguenza a una mobilitazione telematica massiccia (240.000 adesioni alla petizione promossa da Arche Noah): gli orti domestici potranno crescere i propri semi e scambiarli gratuitamente; le piccole organizzazioni, sotto i dieci dipendenti, potranno vendere semi non certificati. Rimane da vedere nelle scritture derivate dalla legge se queste deroghe rimarranno o verranno colpite da emendamenti nel parlamento europeo o se saranno rese inservibili nelle circolari applicative.
Il sommario – un riassunto parziale e rassicurante, fazioso e mistificatorio delle complesse leggi effettivamente approvate – contiene le solite legittimazioni ideologiche per l'introduzione di tale normativa: modernizzare il settore; garantire la sicurezza della filiera alimentare; salvaguardare la “identità, salute e qualità”; si osa evocare la biodiversità e la sostenibilità (Article 11). Qui si raggiunge il paradosso. È palese che il problema dell'alimentazione odierna è il suo inserimento nella logica del profitto globale: è l'industrializzazione di agricoltura e allevamento a porre le maggiori minacce ad una sana alimentazione. Questo è evidente nei casi eclatanti quali mucca pazza; vino all'etanolo; diossina nella mozzarella, latte, carne e uova; sistematiche discrasie tra etichettatura e contenuto; la recente scoperta di carne provenienti da vari tipi di animali spacciata come manzo.
Le insidie risiedono però principalmente nell'intossicazione quotidiana riscontrabile in numerosissimi prodotti: coloranti, conservanti, antiossidanti, addensanti, emulsionanti, dolcificanti, esaltatori di sapidità, agenti antischiuma, antiagglomeranti, ecc. La complessità delle procedure di certificazione dei semi va a beneficiare proprio le aziende che hanno messo a rischio l'alimentazione. La logica del profitto immediato e l'intensificazione super tecnologica dell'agricoltura comporta l'assunzione da parte del coltivatore di certe dimensioni, metodi, concezioni, di cui questa legge è un tassello. È una direzione che non va riformata, o ulteriormente regolamentata, va semplicemente abbandonata.
Dopo i semi, quale sarà l'ulteriore frontiera da sottoporre a regolamentazione? La delirante spirale di onnipotenza normativa è ormai da tempo fuori controllo. Le lobby esigono la messa fuori legge di ogni attività che possa generare ambiti di autonomia finanziaria, produttiva e sociale in modo da rendere completa la dipendenza dalle aziende. Eppure il dominio totale è illusorio: alcune legislazioni repressive creano nuove resistenze. Settori che sono stati restii all'illegalità, si trovano a constatare l'assurdità burocratica e a ritagliarsi spazi di opacità dove attivare dinamiche invisibili ai controlli: sottraendosi alla legge, possono re-inventate creativamente processi, luoghi, pratiche nella loro interezza. Credere di riuscire a catalogare e monopolizzare il mercato dei semi è sintomo di questa perdita di senso del limite, di una autorità che, nella sua violenza arbitraria, perde progressivamente legittimità. Diventa sempre più palese cosa sia lo stato e quali interessi serva. Solo l'abbattimento del complesso intreccio di interessi finanziari e politici, mediatici e imprenditoriali, militari e polizieschi, può rimettere al centro della politica quelli della società. Pare un potere inattaccabile. Eppure le politiche che vengono portate avanti moltiplicano ogni giorno gli scontenti, gli esclusi, i disillusi, gli arrabbiati. Eppure il potere si regge solo sulla nostra acquiescenza. Eppure ogni pazienza, ogni rassegnazione, ogni apatia ha un limite.

Stefano Boni

Per saperne di più

Per la legge (non leggete il sommario che è pubblicità fuorviante!) vedi:
http://ec.europa.eu/dgs/health_consumer/pressroom/docs/proposal_aphp_en.pdf

Articoli:
http://www.realseeds.co.uk/seedlaw.html
http://www.naturalnews.com/040214_seeds_European_Commission_registration.html
in italiano http://www.nexusedizioni.it/ambiente-e-salute/tag/plant-reproductive-material-law/

Per la petizione maggiormente firmata vedi http://helfen.global2000.at/node/19.