rivista anarchica
anno 43 n. 382
estate 2013




Son tutte belle le figlie del re

di Nicoletta Vallorani

Per quanto sia stata tentata più volte di non farlo, già vado a votare a fatica e comunque non ho mai visto nessuno, tra i candidati, che somigliasse a Johnny Depp. Navighiamo in acque difficili, quanto a politici. Non ce n'è uno fisicamente presentabile, o al quale si possa almeno riconoscere il fascino intellettuale di un autentico uomo di pensiero. Guardare una foto di gruppo è un'esperienza lisergica, che comporta oscillazioni dal troppo grasso al troppo molle, dal troppo magro all'eccessivamente peloso. Esistono poi svariatissimi assortimenti di nanitudine, tra i quali è possibile sbizzarrirsi, scegliendo anche la quantità di capelli che si desidera, la tipologia di ghigno, l'accento regionale, la carriera, il titolo di studio (con laurea, senza laurea, o con laurea immaginaria), la composizione tipologica e l'abbigliamento. È come avere una miriade di Ken bonsai dei quali si sospetta la stessa attrezzatura del fidanzato storico e asessuato di barbie.
Sono certa che questo aggettivo - “asessuato” - mi provocherà grossi guai, attribuito alla nostra categoria di politici. Ne sono certa perché una meravigliosa pm dai capelli rossi si sta accanendo contro alcuni presunti eccessi di virilità (e, mi si permetta, anche di ingenuità) di alcuni dei personaggi più in vista in questo momento. Una cosa è certa: difficilmente, quando uno dei nostri parlamentari raggiunge il vertice della popolarità, c'è in giro gente che si permette di dirgli: “Lei è bravo, e anche bello.” Prima di tutto perché sarebbe una falsità lampante, immediatamente negata dai fatti: se è vero che la bellezza sta negli occhi di chi guarda, nel nostro caso bisognerebbe guardare molto in basso – pragmaticamente e simbolicamente – per reperire una qualche bellezza immaginaria. E anche così, bisognerebbe essere ciechi. Certo, ho visto persone della mia generazione e non – per citare con qualche variazione il celebre poeta – accecate dalla passione politica inneggiare alla bellezza del leader. Ma non era una posizione sostenibile. A tutti gli effetti, persino secondo un canone estetico lasco, non c'è modo di salvare gli uomini in politica, o nella politica italiana in questo momento.
Invece, guarda un po', appena ci si mette una donna, si sente subito l'esigenza di valutarne l'aspetto. Mi piacerebbe capire perché, che so, Prodi – per fare un esempio morbido a caso - non è mai stato accusato di essere un “culone”. E gradirei capire anche per quale motivo non solo non ci sono igienisti mentali maschi miracolosamente planati in politica per doti incomprensibili a un cieco ma chiarissime per un normovedente. Le doti politiche, spesso, restano incomprensibili e incomprese per tutto il mandato, ma questo non importa: comunque quel di cui si parla non è lo spessore ideologico e programmatico – che può esservi o non esservi - ma il gradiente delle curve fisiche. E infine, vorrei anche capire perché alcune donne che in politica stanno facendo un egregio lavoro, o quanto meno dimostrano di saper rispettare una deontologia precisa e articolata vengono qualificate soprattutto, sulla stampa e sui social network, come belle o brutte, sexy o algide, affascinanti o eleganti, con il carico aggiunto di allusioni, scoop e ricerche sulla loro vita affettiva e, se possibile, sessuale, reale o immaginaria.
E vorrei anche aggiungere una cosa: questa considerazione della donna, ovunque essa sia visibile, non riguarda solo uno schieramento ideologico, ma è ecumenica e diffusa, perché dipende da una categoria che trascende la politica. Essa si chiama “maschitudine”. È cosa diversa dalla virilità, che si esercita in modo più rozzo e greve tra le classi popolari. Tra gli altri intellettuali, si tratta della pulsione incoercibile a esibire il proprio giudizio estetico su una donna indipendentemente dal mestiere che essa svolge. Se è bella e visibile, tanto meglio: ella raccoglierà consensi soprattutto perché è fotogenica. L'efficacia del suo operato passerà in secondo piano. Come l'icona della vergine, non avrà bisogno di lavorare bene. Le basterà essere gradevole allo sguardo. E quella stessa gradevolezza – lodata da uomini ma anche da donne – la assolverà dall'essere utile.
Ora, parlando seriamente, io trovo che questa sia una forma di discriminazione inaccettabile. Trovo che essa spalanchi la porta a tutta una serie di comportamenti codificati e sbagliati (dalle allusioni alle minacce sul web) che proprio non vanno bene e non vanno assecondati. Trovo che siamo pari, se vogliamo esserlo. E che non lo si sia è del tutto sbagliato. E siccome mi riuscirebbe davvero difficile lodare il fascino di Fassino o di Brunetta, non lo farò neanche nei confronti di Boldrini. Che fa quel che fa, e su quello va giudicata: non per come le sta il tailleur o per quanto sembra bella nella scuola di Napoli che è andata a visitare.
Fine della predica.

Nicoletta Vallorani