rivista anarchica
anno 44 n. 386
febbraio 2014


storia

Pietro Gori e Erich Mühsam,
due poeti anarchici a confronto

di Leonhard Schäfer


Alla 6° Vetrina dell'editoria anarchica e libertaria di Firenze (ottobre 2013) Patrizia Creati e il sottoscritto hanno presentato:
Pietro Gori e Erich Mühsam – due poeti anarchici a confronto.
Pietro Gori può essere ritenuto il più grande poeta anarchico italiano, Erich Mühsam lo è senza ombra di dubbio in Germania.
Questo confronto vuole essere un semplice tentativo, poiché i due vissero in periodi e paesi diversi. Di Gori sappiamo “tutto”, dalla penna di Mühsam è uscito qualcosa in lingua italiana soltanto nel 1920 (su Umanità Nova) e sono usciti due contributi su giornali anarchici in lingua italiana in occasione
del suo arresto e del suo assassinio. Esistono a partire dagli anni '60 traduzioni di alcune delle sue opere.
Questo contributo non può riportare parola per parola l'intervento né restituire l'atmosfera della presentazione e le dinamiche della recitazione, sarà quindi più “schematico”. Ho tracciato prima un profilo dei due grandi anarchici, seguito da approfondimenti su alcuni punti in comune.
L.S.

Profili

Pietro Gori 1865-1911
Erich Mühsam 1878-1934
I personaggi
Avvocato, attivista anarchico, autore di testi politici, pezzi teatrali,
poesie e canzoni
Bohémien, attivista anarchico, “politico”, autore di testi politici, pezzi teatrali e poesie: “letteratura di tendenza” (approfondimento 1)
in carcere sotto vari regimi
Nel 1895: due settimane di carcere e successiva espulsione (governo Crispi).
Costretto nuovamente all'esilio dal 1898 (moti di Milano) al 1902 (amnistia) per evitare la condanna in contumacia a 12 anni.
Dal 1918 al 1924 (regno di Guglielmo II e successiva Repubblica dei Consigli).
1933-34 (Terzo Reich)
difensori del proletariato – grandi oratori
In qualità di avvocato (arringhe in tribunale) organizzatore
anarco-sindacalista e scrittore
Scrittore “di tendenza”, nella rivoluzione del 1918-19, nella Repubblica dei Consigli della Baviera, FAUD, nel Soccorso rosso (approfondimento 2)
membri di partito – fondazione di organizzazioni anarchiche
Partito Socialista Anarchico rivoluzionario Partito dei Lavoratori Italiani Internazionale Socialista (espulso) FORA (Federazione Obrera
Regional Argentina)
Sozialistischer Bund (con Landauer) RAR, VRI (1918-19) Partito Comunista KPD (meno di un anno) Federazione degli Anarchici Comunisti
il pensiero politico
Anarco-comunismo, inteso come socialismo anarchico Anarco-sindacalismo organizzato “Anarchismo comunista” inteso come unificazione del proletariato nel bolscevismo (consigli) (approfondimento 3)
punto d'incontro
Sante Caserio Ascona (approfondimento 4)
fondatori di riviste anarchiche
L'amico del popolo
Lotta sociale
La questione sociale (USA)
Il Pensiero (con Fabbri)
Kain (Caino)
Fanal (Fanale)
scritti politici
Pensieri ribelli, 1888
La miseria e i delitti, 1889
Il vostro “ordine” e il nostro “disordine”, 1896
Il sindacalismo anarchico
La nostra utopia
La libertà come principio sociale (approfondimento 5)
Nella cunetta (approfondimento 6)
La liberazione della società dallo stato (approfondimento 7)
L'unificazione del proletariato rivoluzionario nel bolscevismo
La libertà come principio sociale
Appelli politici
opere teatrali (teatro sociale)
Elba
Gente Onesta
Ideale
Senza Patria
Primo Maggio
Calendimaggio, 1910
Die Hochstapler (I millantatori)
Sposi liberi
Judas (Giuda)
Per ragion di stato – Sacco e Vanzetti (teatro politico)
Alle Wetter (Tutti i tempi: pezzo popolare
antiautoritario)
poesie–canzoni
L'arresto” da: Prigioni, 1891
Inno del Primo Maggio,1892
Sante Caserio, 1894
Amore ribelle, 1895
Addio a Lugano, 1895
Stornelli d'esilio, 1904
Der Gefangene (Il Prigioniero, 1919) (approfondimento 8)
La Marsigliese dei Consigli, 1919
Ascona, 1904
Im Bruch (Nella cunetta, 1914)
Der Revoluzzer (Il Rivoluzionario, 1907)
Il canto dei lavoratori, 1920
Revolution. Kampf-, Marsch- und Spottlieder (1925)


1) I due personaggi

Pietro Gori
Il “cavalliere errante” è molto conosciuto e amato tra gli anarchici, soprattutto in Toscana. È soprattutto l'autore di poesie e canzoni come Stornelli d'Eslio e Addio Lugano bella.
Ma Gori è stato un anarchico “universale”, “a 360 gradi”: quarantasei anni vissuti intensamente, tra piazze e aule di tribunale (come imputato e avvocato), grande oratore, in carcere e in esilio (anche nelle due Americhe), a fare conferenze, dirigere riviste, incontrare sovversivi, scrivere poesie, testi di canzoni, opere teatrali, opere politiche, organizzare sindacati... fino alla sua morte nell'amata isola d'Elba (fonte: Maurizio Antonioli).

Erich Mühsam
In Germania, anche tra gli anarchici, Mühsam è soprattutto conosciuto per le sue poesie ironiche, pungenti e critiche a livello sociale.
Ma è stato anche egli un anarchico “unversale”, “a 360 gradi”: cinquantasei anni vissuti intensamente, tra cabaret, piazze e anche aule di tribunale (come imputato), grande oratore, in carcere e nei campi di concentramento, membro della Repubblica dei Consigli della Baviera, ha diretto riviste, scritto poesie, testi di canzoni, opere teatrali e politiche, è stato organizzatore del Soccorso rosso, fino al suo assassinio nel campo di concentramento di Oranienburg.


2) I due grandi oratori

Pietro Gori
Era noto per la sua capacità di influenzare le masse, attraverso il suo instancabile lavoro nei sindacati americani e argentini, nelle aule di tribunale (per esempio il processo Sante Caserio a Milano).
Gori riusciva a comunicare all'immaginazione delle masse popolari la grandezza e la sovversiva originalità dell'umanesimo anarchico.

Erich Mühsam
Un testimone dei tempi della rivoluzione bavarese del novembre 1918, Harry Kahn: “Vedo sempre Mühsam, come salta dal tram e sventolando l'ombrello corre verso la caserma nella Türkenstrasse, 'la fortezza' del militarismo reale bavarese. Viene a soccorrere e incitare i rivoluzionari che chiedono ai soldati di passare dalla loro parte. Prima i soldati ridevano, poi riflettevano e alla fine vinceva la capacità persuasiva di Mühsam. Non falsifico la storiografia se vi dico che senza il suo intervento all'ultimo minuto la questione della rivolta di Monaco e quindi anche di quella tedesca sarebbe stata ritardata, perché è stato estremamente importante cancellare questo importante e ultimo bastione dei vecchi poteri.
Questo è un vero uomo: col doppiopetto e con l'ombrello sulle barricate!.


3) Il loro anarchismo

Pietro Gori
Gori sognava il “socialismo anarchico”.
“Il vero socialismo non può che corrispondere al comunismo anarchico: se a tutte le angustie del presente sistema economico-sociale voi vi sentite e vi dichiarate ribelli, voi siete anarchici, perché avete la coscienza dei vostri diritti di uomini. Voi siete anarchici perché volete distruggere questa putredine dell'oggi per edificare la società umana sotto una forma nuova e differente, sulle basi dell'amore, della fratellanza e della solidarietà.
Ecco perché voi siete, e vi chiamate anarchici.” (1893).

Erich Mühsam
“Ero anarchico prima di sapere cosa fosse l'anarchia... Ero socialista e comunista quando incominciai a comprendere le radici dell'ingiustizia nel suo contesto sociale...
È l'anarchia il momento unificante tra rivoluzione e utopia, motore immoto che innesta ogni prospettiva di mutamento.
L'anarchia è la dottrina della libertà come base della società umana. Anarchia, tradotto: senza signoria e padroni, senza autorità, senza stato, definisce quindi lo stato dell'ordine della società a cui aspirano gli anarchici, ossia la libertà dell'individuo tramite la libertà generale...
Libertà non è ciò che può essere concesso. La libertà viene presa e vissuta!”


4) Punto di incontro Gori-Mühsam

Erich Mühsam fino al 1908 era soprattutto il cabarettista, un po' vagabondo, conosciuto per le sue poesie ironiche di critica sociale. (In quel periodo Gori era già un leader anarchico da decenni, conosciuto in Italia e all'estero). Solo più tardi Mühsam diventa famoso per le sue opere anarchiche a favore del proletariato, contro l'impero prussiano, il militarismo e la guerra. E Gori era già morto.
Ho naturalmente cercato nei diari di Mühsam se fosse menzionato Pietro Gori, ma non ho trovato niente (un riferimento a Malatesta sì) e neanche nelle altre sue altre pubblicazioni. Ho contattato il biografo più conosciuto di Mühsam a Berlino (a cui dobbiamo la pubblicazione dei diari e di altre opere), ma anche lui non ha trovato nulla.
Ma forse si può comunque parlare di un punto di incontro tra loro due:

Pietro Gori
Sante Caserio (1894)

Lavoratori a voi diretto è il canto
di questa mia canzon che sa di pianto
e che ricorda un baldo giovin forte
che per amor di voi sfidò la morte.
A te Caserio ardea nella pupilla
delle vendette umane la scintilla
ed alla plebe che lavora e geme
donasti ogni tuo affetto ogni tua speme
Eri nello splendore della vita
e non vedesti che lotta infinita
la notte dei dolori e della fame
che incombe sull'immenso uman carname.
E ti levasti in atto di dolore
d'ignoti strazi altier vendicatore
e ti avventasti tu sì buono e mite
a scuoter l'alme schiave ed avvilite.

Tremarono i potenti all'atto fiero
e nuove insidie tesero al pensiero
ma il popolo a cui l'anima donasti
non ti comprese, eppur tu non piegasti.
E i tuoi vent'anni una feral mattina
gettasti al vento dalla ghigliottina
e al mondo vil la tua grand'alma pia
alto gridando: Viva l'anarchia!

Il dì s'appressa o bel ghigliottinato
che il tuo nome verrà purificato
quando sacre saran le vite umane
e diritto d'ognun la scienza e il pane.
Dormi, Caserio, entro la fredda terra
donde ruggire udrai la final guerra
la gran battaglia contro gli oppressori
la pugna tra sfruttati e sfruttatori.

Voi che la vita e l'avvenir fatale
offriste su l'altar dell'ideale
o falangi di morti sul lavoro
vittime de l'altrui ozio e dell'oro,
Martiri ignoti o schiera benedetta
già spunta il giorno della gran vendetta
della giustizia già si leva il sole
il popolo tiranni più non vuole.

Erich Mühsam
Nel 1904 Mühsam era in giro per il Canton Ticino, per l'Italia e
per la Francia – un po' senza meta – rivoluzionario e
libertario ma non ancora anarco-comunista.
Nel suo volume Ascona, Monte Verità e Schegge Mühsam è
pieno di entusiasmo per i ticinesi che lui considera italiani:
“il popolo italiano... canta la sera presso il camino la magnifica
canzone popolare che celebra il povero Caserio... il piccolo borghese tedesco
condanna ancor oggi 'lo spregevole sanguinario'...
E com'è contenta la gente qui, quando il mio amico ed io
cantiamo con loro la canzone di Caserio...”

5) Scritti politici

Pietro Gori
Pensieri ribelli (1888)

“Posso oggi parlare del grande principio rigeneratore, che sarà il nuovo battesimo dell'umanità, e la religione sfolgorante dell'avvenire come è già la scienza e l'aspirazione dei tempi nuovi: il socialismo anarchico. (...)
Questi proprietari non accumularono per avventura la ricchezza col lavoro proprio; ma bensì sfruttando il lavoro degli altri..Voi lavorate, i vostri figli, i vostri nipoti lavoreranno, sempre, sempre, sempre, curvi, e rassegnati, come bestie da soma, ma questa ricchezza non verrà mai...”

Erich Mühsam
La libertà come principio sociale (1929), discorso radiofonico:

“Il sistema dell'anarco-comunismo è quindi il principio sociale che corrisponde di più alla natura dell'uomo... Il sistema della federazione dal basso in alto, del cameratismo e della libertà, questo sistema dell'ordine attraverso leghe di volontari (...)
Poiché la condizione è la libertà sociale, questo socialismo deve essere senza Stato e senza autorità (”spirito di comunanza e fraternità“): 'è libero l'uomo che lascia a tutti gli altri uomini la libertà e sarà libera la società che vivrà nell'uguaglianza del cameratismo e nella libertà'”.

6) La miseria

Pietro Gori
La miseria e i delitti (tesi di laurea, 1889), estratti.

Questo scritto è un'opera di sociologia (non solo criminale) eccezionale.
“La causa del delitto è la miseria. Miseria come difetto di sussistenza provoca infelicità. Il delitto dipende dall'ambiente sociale.
Ma anche quella società, in cui sia proclamata dalle leggi l'uguaglianza dei diritti umani, può ella dirsi veramente civile se, accanto alle libere istituzioni, si leva il tetro fantasma della miseria?
...Nella maggior parte dei delitti contro la proprietà il movente principale è il bisogno, nel senso relativo di questa parola.
...Se una sola è la differenza per cui la classe dei poveri si distingue da quella dei ricchi: la miseria; una sola deve essere la causa principale diretta o indiretta per cui la classe dei poveri dà il maggior numero di delitti alle statistiche dei tribunali e delle assise, e questa causa principale è pure la miseria...” Gori sottolinea in questo contesto l'importanza dell'educazione: “Solo l'uomo istruito è un uomo libero”.

Confronto questo scritto politico con una poesia di Erich Mühsam

Nel 1908 Mühsam si trasferisce a Monaco dove sposa definitivamente la causa proletaria; nei suoi scritti e in numerose poesie incita la classe operaia a lottare per la propria libertà e per i propri diritti.
Sostiene sempre di più, tramite gli scritti e le poesie, la lotta della classe operaia contro la borghesia e il militarismo. In osterie malfamate incontra il sottoproletariato e le prostitute e solidarizza con il Lumpenproletariat, il “quarto stato”.
Mühsam definisce le sue opere “letteratura di tendenza” e le sue poesie come un'“arma anarchica”.
Descrive la miseria della grande città con la poesia: Nella cunetta (Im Bruch, 1914)

Stretta la cintura,
le budella vuote, lo stomaco brontola.
Sulla giacca consumata brilla
macchia su macchia
e sotto
la camicia è sporca lurida.
Il buco nella scarpa beve dalle pozzanghere.
Chi mi presta, chi mi presta
Chi mi presta ancora un tallero?

Niente soldi, niente grappa, niente mangiare
e niente donna.
Il corpo si regge nelle fragili ossa.
La notte è fredda. La paglia gratta.
Avanza il pidocchio, salta la pulce.
Il mondo è grande, il cielo alto.
Chi mi presta, chi mi presta
Chi mi presta ancora un tallero?

Ancora un solo tallero:
per una grappa! per una puttana!
La vita è rovinata, sì rovinata!

Soltanto un tallero! Aiutatemi!
Chi mi presta, chi mi presta
Chi mi presta ancora un tallero?
(Questa e altre sue poesie sono state musicate)

7) Scritti politici

Pietro Gori
Il vostro “ordine” e il nostro “disordine” (1896)

“Lo Stato, il potere esecutivo, quello giudiziario, l'amministrativo, e tutte le ruote grandi e piccole di questo mastodontico meccanismo autoritario, che le anime deboli credono indispensabile, non fanno che comprimere, soffocare, schiacciare ogni libera iniziativa, ogni spontaneo aggruppamento di forze e di volontà, impedire insomma l'ordine naturale che risulterebbe dal libero giuoco delle energie sociali, per mantenere l'ordine artificiale disordine in sostanza della gerarchia autoritaria assoggettata al loro continuo e vigile controllo.”

Erich Mühsam
La liberazione della società dallo stato. Cos'è l'anarchismo comunista (1932)

“Noi lottiamo per l'anarchia comunista, non per abolire la ricchezza, ma la povertà. Poiché lo Stato ed il centralismo sono sistemi di potere che usano lo strumento dello sfruttamento, sorge per l'anarchismo il compito di distruggere il potere, ossia lo Stato, come forma della vita sociale e costruire invece una comunità federativa di uguali nei diritti. Comunità di uomini liberi senza Stato – questo è comunismo; l'unione di uguali in libertà, questa è anarchia! La strada dell'anarchismo è, innanzi tutto, una strada della preparazione rivoluzionaria... La lotta per l'anarchia comunista è quindi da condurre durante la preparazione rivoluzionaria come lotta di classe. La costruzione dell'organizzazione consigliare e della Repubblica dei Consigli: la Repubblica dei Consigli viene costruita dal basso verso alto.
Gli anarchici devono comunque star attenti che non emerga nessuna autorità, nessun gruppo di potere, nessun abuso e che lo spirito rivoluzionario non dimentichi mai la sua missione, cioè essere lo spirito della libertà. Perché libertà e diritto sono la stessa cosa come società e personalità sono la stessa cosa.
Dal diritto si sviluppa l'uguaglianza nel comunismo, dall'uguaglianza la libertà dell'anarchia!”

8) In carcere

Pietro Gori
L'arresto (Prigioni, 1895)

Dormivo. Per la tacita
notte scendeano sogni luminosi
su li stanchi occhi miei;
e mia madre vegliava – trepidante
come un dì, ne la dolce puerizia,
allor che i miei riposi
scorrean sereni sovra il sen di lei.
D'un subito, nel sonno, mi percosse
uno strano rumore
di fondo al corridore;
poi tre colpi vibrati e violenti
tra mormorii confusi ancor
gli occhi avea chiusi sentii
picchiare a l'uscio lenti, lenti.
Di sbalzo mi destai,
e vidi, presso a me, la madre mia

–«Ecco la polizia,
Pietro» mi disse – pallida, atterrita.

Io, mesto, mi levai,
e già mi stava a lato un ispettore,
che mostrommi il mandato,
e, munito di ciarpa tricolore,
mi dichiarò in arresto.
Mia madre in pianti amari si struggea;
cupi, muti, impassibili,
come spettri d'un incubo funesto,
sei poliziotti il letto abbandonato
aveano circondato.
Come un leone il mio babbo fremea,
presso la porta, senza una parola.
Passando – io l'abbracciai;
poi la mamma baciai,
(essa, da l'uscio, mi stendea le braccia.)
Tra le guardie – levando alto la faccia
la mia casa lasciai.

Sotto il cielo piovoso
si allungava Livorno addormentata,
e il gran viale de le tamerici
fuggìa per la tenèbra sconsolata.
Da le quete pendici
di Montenero, il venticel notturno
si slanciava nel mare
grigio, brullo, infinito,
e taciturno come un lago morto.
Lunge, su li orizzonti, la Meloria
parea, nel gran silenzio, meditare,
cupa e feroce ne le sue memorie.
I navigli del porto
ne la calma sinistra e sepolcrale
figgean l'occhio sanguigno e pauroso.

In alto – fiero e vigile –
ravvolto di mistero e di caligine,
il capo radioso –
torreggiando – s'ergea del gran fanale.

Muti c'incamminammo,
e, su da la finestra,
la madre mia – piangendo – mi chiamava.
Io volsi altrove il viso;
con cinico sorriso
un pingue poliziotto mi guardava.

Procedevamo, muti,
lungo le vie deserte e silenziose.
Di tratto in tratto qualche mattiniero
e raro viandante,
qualche cane errante
passavano, gettando sospettose
occhiate sopra questo
gruppo triste e severo.
Poi, con atti di tèma e di paura,
rasentando le mura,

scivolavan nel buio.
Sotto una pioggerella fitta, assidua –
come spinti dal soffio sciroccale –
giungemmo a la Questura.
Era – sembra – importante la cattura,
giacché... ne rimpinzarono un verbale;
e, a mezzo del telefono
il questore chiamarono.
Poi, per viuzze strette e solitarie
mi trassero a le carceri.

L'antico chiostro freddo, muto, plumbeo,
ricetto di rimorsi e di sventura,
aspettante, sorgea ne l'aria scura.
Entrammo. E l'uscio si richiuse, lugubre
come la pietra d'una sepoltura.

Livorno, dal Carcere dei Domenicani
13 Maggio 1890.

Erich Mühsam
Il prigioniero (Der Gefangene,1919)

Non ho imparato per tutta la mia vita
a piegarmi ad una costrizione estranea.
Adesso mi hanno incarcerato
allontanato da moglie e opera.
Ma anche se mi ammazzano:
Piegarsi vuol dire mentire!

Io dovrei? Io devo?– ma non voglio
seguire i piaceri di quei signori.
Non faccio ciò che dice un castaldo.
Ribelli conoscono un dovere migliore
che piegarsi sotto il giogo.
Piegarsi vuol dire mentire!

Lo stato, che mi tolse la libertà,
che continua a fregarmi

nel carcere e senza pudore.
Dovrei piegarmi ai paragrafi anche
in catene.
Piegarsi vuol dire mentire!

Allora mettete l'empio al muro!
Così siete contenti.
Perché prima si secchi la mia mano
che io mi pieghi alla frusta
nell'ignoranza di uno schiavo.
Piegarsi vuol dire-
mentire!

Ma se un giorno la catena si spezzerà
posso a pieni polmoni
respirare il sole – tirannia!
Lo griderò in mezzo al popolo: “Sii libero!
Disimpara a piegarti!
Piegarsi vuol dire mentire!

(In contemporanea al nostro intervento la Ska punk band CAUSA ha suonato nella sala principale Il prigioniero, musicato da loro, Il pellegrino di Mühsam e altre canzoni anarchiche)


Nel tentativo di riassumere questo confronto, possiamo dire che i due grandi anarchici Gori e Mühsam riuscirono – in maniera diversa – a comunicare all'immaginazione delle masse popolari la grandezza e la sovversiva originalità dell'umanesimo anarchico.
Proponiamo un finale poetico:
due poesie che caratterizzano i nostri due anarchici

di Pietro Gori
Amore ribelle (1895)

All'amor tuo, fanciulla,
altro amor io preferia.
È un ideal l'amante mia
a cui detti braccio e cuor.
Il mio core aborre e sfida
i potenti della terra
e il mio braccio move guerra
al codardo, all'oppressor.
Perché amiamo l'uguaglianza
ci chiamaron malfattori
ma noi siam lavoratori
e padroni non vogliam.
Dei ribelli sventoliamo
le bandiere insanguinate
e innalziam le barricate
per la vera libertà.
E innalziam le barricate
per la vera libertà.
Se tu vuoi, fanciulla cara
noi lassù combatteremo
e nel dì che vinceremo
braccio e cor ti donerò.

di Erich Mühsam
Istruzioni per storici di letteratura

Quando un petalo bianco si tinge di rosso
del sangue della mia passione,
uno solo sul campo, dove
giovani forze devono conquistarsi la vittoria-
allora la mia opera non sarà morta.

(da: Gebrauchsanweisung für Literaturhistoriker, 1928, estratto)

La serata termina con l'ascolto del canto Il Rivoluzionario di Mühsam e infine cantiamo insieme Addio Lugano bella.

Leonhard Schäfer

Le poesie di Mühsam sono tratte da Erich Mühsam. C'era una volta un rivoluzionario, di Leonhard Schäfer, Chersi Libri; gli scritti politici sono da Erich Mühsam, Anarchismo e Comunismo, a cura di Leonhard Schäfer, stampato in proprio.