rivista anarchica
anno 44 n. 389
maggio 2014


Renzi, Grillo, Berlusconi

Il culto del Capo e la rete

di Barbara Collevecchio


Se molte persone hanno aderito al movimento 5 stelle credendoci, ora si trovano orfane e forse vedendo l'autoritarismo del capo e del blog,
mettono in discussione la loro adesione pur avendo creduto nella democrazia diretta, nel comunalismo.


L'autoritarismo si instaura sempre quando un'idea prende il sopravvento e diventa dominante, accade anche alla nostra psiche che si irrigidisce e diventa autoritaria quando ci risulta insopportabile vivere con la nostra complessità. Un'idea dominante spesso si incarna in  atteggiamenti e opinioni che diventano rigide e impermeabili al confronto. Allora l'idea dominante che influisce sul tutto il nostro essere e comportamento, diventa una religione.
La religione del dominio che trova da sempre nel capo carismatico la sua perfetta incarnazione a livello sociale. Il post modernismo con il crollo delle grandi idee dominanti, tutte autoritarie quanto religioni, ci ha lasciato in eredità una società narcisistica di tanti piccoli ego dispotici, ne profetizzava l'avvento Guy Debord nella sua “Società dello spettacolo”, e C. Lusch ne “L'era del narcisismo”. L'epoca vuota del post moderno è la stessa della perdita del desiderio: posso desiderare solo ciò che non possiedo ma il capitalismo ha dato a tutti l'illusione di poter comprare l'oggetto del desiderio. La vittoria del capitalismo quindi ha coinciso con l'introversione dell'uomo, che da massa o comunità ha reagito psicologizzandosi, non a caso al desiderio di relazione si è sostituito il culto maniacale ed edonista dell'io.
Il crollo delle grandi ideologie non è sfociato nella liberazione dell'individuo dalla madre comunismo e madre chiesa perché l'io individuale è stato narcotizzato dal mondo spettacolare del consumo. L'individualismo annientante del capitalismo ha portato a quello che già Toqueville presagiva: la dittatura del pensiero unico e il menefreghismo del singolo che impegnato nella ricerca di soddisfazione personale ed egoistica ha permesso che il sistema nel frattempo gli sottraesse diritti e conquiste. Pareva ci fossimo liberati dai grandi regimi totalitari e dai culti dei leader ma prima con Obama, ora con Renzi, Grillo e Berlusconi, siamo tornati a un culto del messia inquietante.

Già Camillo Berneri

Una società narcisistica è impermeabile, consuma emozioni così come fossero uno spettacolo, l'unico modo per far tornare una massa indifferente alla dimensione politica era fare in modo che il singolo potesse identificarsi nel leader e guru. Attraverso la propaganda e gli psicologi esperti di marketing, i politici si sono trasformati in personaggi e attori. Già Berneri aveva trattato di Mussolini, grande attore. L'arte retorica e l'affabulazione, la capacità di fare identificare il singolo, supera oggi le grandi narrazioni dei leader del passato e diventa culto pop. Se un tempo dietro il leader c'era l'ideologia che narrava, oggi persino i contenuti sono sbiaditi e resta l'attore: il Capo come unico punto di riferimento, insostituibile come un messia cui si affida la salvezza. Il leader attraverso mirate campagne di marketing e di comunicazione, riesce ad essere affabile, vicino, comunicativo e parlare alla pancia, vomita dal suo palcoscenico la bile e gli umori del target di riferimento.
Il fenomeno Grillo è tra i più inquietanti: nel suo delirio paranoico di accerchiamento del nemico, è riuscito ad impossessarsi di concetti libertari come la democrazia diretta e la leaderless, manipolandoli e rivendendoli a una massa di oppressi dalla crisi attraverso un'agenzia di marketing, la Casaleggio Associati. Dall'alto del suo blog, da dove non risponde mai ma lancia proclami come Mussolini dal balcone, il comico illude alla partecipazione pur decidendo le regole assieme al suo socio in affari. Proprietario del blog, del simbolo del movimento, lo sottrae con metodi stalinisti ai dissidenti, sconfermando il suo motto dell'“Uno vale uno”. I fedeli che lo seguono in tutto e per tutto sono istruiti alla delazione nei confronti del nemico, vivono in rete con multi nick aggredendo chiunque critichi il Capo supremo e le sue decisioni. Insulti, minacce, vere e proprie persecuzioni via web di stampo squadrista 2.0.
Lanciando anatemi e urla, incitamenti ad un clima di guerra, sospetti, e complotti, urlando al golpe un giorno si e uno no, Grillo è riuscito a catalizzare quella massa di persone che altri movimenti hanno perso per strada. Ma l'azienda Casaleggio usando un comico famoso non concederà mai la democrazia diretta di cui parliamo noi, ma solo ridicoli sondaggi dai suoi server non certificati. Eppure nonostante tutte queste evidenze lapalissiane, sono riusciti nell'impresa di creare fedeli accecati dal culto del capo e del salvatore.

Gioco identificativo

Dal canto suo la sinistra liberal ha partorito finalmente il suo vero primo leader post moderno: il giovane Renzi. Affabulando e vestendosi da Fonzie da Maria de Filippi, twittando, proponendo la rottamazione della vecchia nomenclatura del PD, è riuscito a egemonizzare il partito rendendolo smart e pop. Cinico, arrivista, senza alcuna coscienza di sinistra e di storia politica, ha gettato all'aria in un colpo solo persino il concetto di uguaglianza che nell'introduzione alla nuova edizione del libro di Bobbio “Destra e sinistra”, ha sostituito con velocità e meritocrazia.
Idealizzato, ritenuto l'ultima speranza, divinizzato come Messia delle riforme, si è alleato persino a Berlusconi facendo le scarpe a Letta pur di ottenere il potere e trasformare l'Italia in una repubblica presidenziale, senza senato e con potere accentrati sul capo del governo. Chiunque non la pensi come lui è vetusto, vecchio, ridicolo: lui incarna il nuovo con il suo stesso corpo, vestito di giubbotti di pelle, e completi aderenti di Scervino. Dietro c'è il nulla, sete di potere, ma chi nella sinistra pop non si identifica nell'arrivismo di questo giovane rampante? Chi non sogna un giorno di poter scalare un partito come lui? Il gioco identificativo è riuscito talmente bene che nel suo post modernismo post ideologico è riuscito persino a fare un sincretismo tra destra e sinistra. Lo amano pure i berlusconiani. Sul culto di Berlusconi c'è poco da dire: è il padre di questa nuova ondata di personalismo e marketing, è lui che ha sdoganato il primato della comunicazione sul comunicato. Il significato è svuotato, resta il significante, la parola è un atto, il Capo recita il suo copione, chi urlando come Grillo, chi piacioneggiando come Renzi e promettendo il cambiamento. Nulla cambia, tutto peggiora quando una popolazione delega al mito di un Capo e Messia incarnato la salvezza.

Non ghettizzarsi

Siamo nell'apice dell'autoritarismo di stampo totalitario, il culto della persona ha il primato, gli spettatori proiettano nel personaggio desideri, bisogni, illusioni. Nel frattempo in tutta Europa ci sono venti di destra, figli del fallimento della social democrazia e del riformismo liberale. Compito di ogni libertario diventa oggi più che mai lottare contro la dottrina del leader e il fideismo, creando una rete di sostegno agli oppressi, ai precari ai migranti che sia tangibile ed evidente e soprattutto sapendolo comunicare in questa nuova era digitale.
Sola la comunità e l'esempio concreto di spazi di non potere possono mettere in crisi il dominio del culto del capo. Solo sperimentare realtà diverse, dove si collabora e partecipa in modo gratuito senza avidità, può incrinare l'egoismo di chi si identifica nell'arrivismo del clan del capo. Oggi più che mai con la crisi della rappresentanza il pensiero e le pratiche anarchiche potrebbero riprendere un nuovo slancio e proporsi per quello che sono: l'unica forma non oppressiva di liberazione dalle catene del dominio. Non possiamo lasciare ad un movimento azienda di un comico autoritario e paranoico “l'egemonia” sui precari e sui disperati vittime della crisi sistemica dell'Europa. Non è possibile farsi trovare impreparati proprio adesso che il sistema è in crisi e farsi scavalcare dalle destre.
Ghettizzarsi senza proporre e divulgare il nostro pensiero è un grave errore, se un comico è riuscito a vendere in modo grossolano idee di democrazia diretta dobbiamo sentirci in crisi e chiederci in cosa siamo stati manchevoli e se non fosse arrivato il momento di imparare a comunicare in modo più efficace. Lo scontro diretto con lo Stato viene ogni volta manipolato dai media e criminalizzato, forse è una vecchia strategia che non ha più la funzione di ottenere consenso se non riesce a comunicare il suo senso.
Dovremmo essere più forti, coordinati ed efficaci e intrufolarci nel mainstream della rete, colonizzarlo e infettarlo con le nostre idee e pratiche. Ci è riuscito Casaleggio con un'agenzia di marketing, possiamo farlo anche noi per arrivare a più persone possibili e proporre iniziative, coinvolgere e far sapere alle persone che non servono guru e maghi del marketing per praticare la libertà, la partecipazione e combattere la “casta”. Meno prouderie snobistiche, facciamo rete: è un mezzo potente di diffusione e bisogna ragionare su come usarlo in modo efficace. Come scrivono Castells e Ibanez in “Dialogo su anarchia e libertà nell'era digitale” (ed. Eleuthera): “Siamo oramai fuori dalla modernità e dentro l'era digitale, un cambiamento epocale che sigla modalità diverse per l'azione politica”.
Castells specifica: “il dominio degli apparati è solo l'espressione di un dominio più profondo: il dominio delle menti. Infatti per accettare la delega, ovvero per accettare che la libertà e la democrazia consistano nello scegliere ogni quattro anni tramite il voto [...] occorre che le persone abbiano interiorizzato quella riduzione del valore della democrazia alla semplice democrazia parlamentare [...] Perché se la gente non fosse convinta che la democrazia fosse quella cosa lì, il sistema semplicemente non funzionerebbe. Pertanto la lotta per l'egemonia, per utilizzare un termine gramsciano, è assolutamente primordiale”. Egemonia vuol dire che si è vinta la battaglia delle mente, scrive Castells, cioè la battaglia cruciale.

Dobbiamo esserci e parlare

Ha ragione, bisogna egemonizzare la rete, essere più presenti e riuscire a far passare la verità che Grillo e Casaleggio hanno mistificato: la democrazia diretta libertaria non si instaura con un guru autoritario e con un capo. Se molte persone hanno aderito al movimento 5 stelle credendoci ora si trovano orfane e forse vedendo l'autoritarismo del capo e del blog, mettono in discussione la loro adesione pur avendo creduto nella democrazia diretta, nel comunalismo.
Dobbiamo esserci e parlare adesso a queste persone che in buona fede all'inizio avevano creduto in Grillo e nella sua promessa di “Uno vale Uno”.
In pratica dobbiamo riappropriarci di quel che ci hanno rubato manipolandolo e misticandolo.

Barbara Collevecchio