rivista anarchica
anno 44 n. 389
maggio 2014


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Sguardi dal Libano

reportage di Giacomo Maria Sini


Da sempre la situazione del paese del cedro è condizionata da quanto succede nei territori confinanti. Da tre anni sono le ondate di centinaia di migliaia di profughi siriani a rappresentare una nuova emergenza, ben evidenziata dalla presenza dei campi-profughi.
Un compagno/fotografo livornese vi si è recato più volte. Ecco la sua testimonianza.

Arsal, Libano - I bambini del campo profughi sono numerosi
e superano il 90% della popolazione

Nonostante la conclusione della guerra civile negli anni '90, il Libano soffre oggi l'instabilità politica della vicina Siria, dove l'antico odio tra la comunità musulmana sciita (sostenitrice del presidente siriano Assad) e quella Sunnita (legata al variegato mondo dell'opposizione al presidente) ha ormai travalicato i confini.
Quando nel 2012 mi recai per la prima volta in Libano, il paese era alle prese con le prime ondate di profughi in fuga dal paese siriano, mentre nel nord s'inasprivano le violenze settarie legate direttamente al conflitto oltre frontiera. Oggi, tornando in Libano per osservare la situazione da vicino, il numero di profughi siriani in fuga dalla guerra è aumentato vertiginosamente; l'esercito libanese ha inoltre occupato la città settentrionale di Tripoli per sedare l'aggravarsi dello scontro tra la comunità alawita (legata alla galassia sciita di cui fa parte anche il presidente siriano Assad) e quella Sunnita, rischiando di aprire un nuovo fronte conflittuale.

Arsal, Libano - Un bambino del campo mostra le dita a “v” in segno di vittoria:
simbologia molto ricorrente nella guerra civile siriana e in altri conflitti

L'ingresso nella zona gestita con i fondi UNHCR,
alto commissariato dell'ONU per i rifugiati

Dall'appartamento a Tripoli dove sono ospitato, il frastuono delle granate ed il continuo “scambio di favori” tra le due fazioni si sentono con insistenza, soprattutto durante le ore notturne, mentre in alcune zone della città fortissimo è il rischio di finire sotto il fuoco dei cecchini o di essere colpiti da proiettili vaganti. Non versano in migliori condizioni i campi profughi siriani che ho deciso di visitare: quello di Arsal, nella valle della Beqaa e quello di Akkar, al confine settentrionale con la Siria. Il campo di Arsal, versa nella situazione più tragica, data anche la sua posizione geografica stretta tra le pendici occidentali dell'Antilibano e la Siria, su di una striscia di confine tra i paesi, oggi molto calda. La città di Arsal è una piccola enclave sunnita, solidale con i ribelli siriani, circondata da villaggi sciiti legati ad Herzbollah, il partito sciita libanese alleato di Assad, presente sul campo di guerra siriano con proprie milizie.

Lo sguardo di un bambino di Homs di fronte ad una fila di tende
posta al di fuori della zona UNHCR

Arsal, Libano - Un adesivo UNHCR sulla porta di alcune docce

Il giorno precedente al mio arrivo nel campo, alcuni razzi provenienti dalla Siria erano caduti nel centro cittadino, provocando numerose vittime tra la popolazione locale. La situazione instabile lungo questa linea di confine denominata “il corridoio di Al Qaeda”, diviene oggi critica a causa degli strascichi del conflitto siriano, provocando terrore tra la popolazione siriana in fuga, già traumatizzata dalle violenze della guerra subite in patria.

Un bambino del campo mostra un proiettile trovato
tra le vie di Al Qusayr in Siria

Le condizioni di vita nel campo profughi di Arsal non sono delle migliori.
Un bambino fuori dalla porta della propria baracca di cemento

La zona da me visitata vede la presenza di più aree nelle quali le strutture basilari sono gestite con i fondi stanziati da varie ONG, dall'UNHCR e dallo stato del Qatar. In altre zone le persone si accampano come possono, occupano edifici abbandonati o vengono ospitate dai locali in assenza di un programma nazionale d'ufficializzazione dei campi. Nell'area gestita da una ONG internazionale non manca la presenza di una struttura educativa, nella quale alcuni operatori siriani e libanesi prestano un supporto educativo e psicologico. Sono molti i profughi che mi esprimono la loro rabbia per le condizioni di vita nelle quali sono costretti a vivere. In alcune tende si vive in undici in uno spazio adibito per sei persone, manca l'acqua e l'energia elettrica è assente. Il numero esiguo di servizi igienici nelle aree gestite con i fondi UNHCR crea ingenti problemi, così come non mancano le situazioni tragiche a causa del freddo che a 1500mt d'altitudine si fa sentire. Le tende fornite non sono adatte per un clima così rigido. Spesso la neve si accumula e si ghiaccia nella parte superiore della tenda refrigerandone l'interno, rischiando così di causare la morte per congelamento degli inquilini. Gli abitanti del campo provengono principalmente dalle città di Qusayr, Homs e dalla regione di Qalamoun, dove negli ultimi giorni infuria la battaglia tra milizie di ribelli e truppe governative.
Sotto il fragore delle bombe che esplodono oltre il confine, risuonano nell'aria le parole dei profughi contro il governo Assad. L'odio nei confronti della guerra e l'insofferenza verso qualsiasi violenza perpetuata dall'interminabile conflitto, hanno comunque la prevalenza su ogni settarismo. Al di fuori del campo di Arsal, vi sono anche persone che sostengono il presidente Assad e che, a causa del deteriorarsi della situazione, sono fuggite. Hezbollah stesso, gestisce alcuni aiuti umanitari a profughi siriani, soprattutto nel sud del Libano. Parlando  con alcuni volontari siriani della situazione in Siria, ottengo qualche informazione sulla situazione odierna del movimento d'opposizione al presidente siriano.

Distretto di Akkar, Libano - Uno dei campi
profughi di Akkar dove sono ospitate
più di cento famiglie tra le quali
vi sono alcuni membri mutilati a causa
di ferite riportate in Siria, situato
al confine nord tra Siria e Libano
Arsal, Libano - Due bambini all'interno
di una tenda adiacente il “campo ONU”

Il movimento di protesta nato dalle piazze di alcune città siriane ed inizialmente formato da una componente fortissima di laici e cosiddetti “democratici” è quasi del tutto scomparso. Molti che inizialmente avevano posto fiducia in un movimento antiautoritario sono stati messi da parte o si sono defilati, per l'imporsi della componente jihadista nella galassia dell'opposizione: un grande mosaico di gruppi dove la componente islamica, nelle sue varianti sunnite, è ben radicata.

Arsal, Libano - Momenti ricreativi all'interno di una classe
nell'edificio adibito a scuola

Una zona del campo con piccoli garage abitativi in cemento armato

Ritorno a Tripoli tra esplosioni di granate e colpi di rpg che spezzano il silenzio della notte nelle strade semideserte della città. Mi tornano alla mente le immagini disastrose del campo profughi di Arsal e le parole di un ragazzo davanti ad una vecchia tenda dell'UNHCR recuperata dal passato. Frasi che raccontano un Libano imbottito d'una polvere violenta che si ripresenta quotidianamente e fatica ad andarsene via, come accade da sempre sul tessuto di quel telo martoriato, sotto il quale continua a vivere la sofferenza.

Giacomo Maria Sini