rivista anarchica
anno 44 n. 391
estate 2014


governo

Occhio a Matteo (e al suo progetto)

di Antonio Cardella


Penso che sia demenziale essere ancora accomodanti e speranzosi: questo Renzi è un uomo pericoloso per le sorti della gente di questo Paese.
E dietro si riaffaccia il progetto di Licio Gelli.


Come sia potuto capitare che un guitto di così bassa lega, un imbonitore arrogante e volgare abbia potuto scalare i vertici della politica italiana, è spiegabile solo se ciascuno di noi, di buon mattino, esponesse la propria faccia all'indagine dello specchio più vicino, con gli occhi non ottenebrati dal sonno della ragione.
Mai come ai nostri giorni si palesa la realtà sconsolante di un popolo che è ben rappresentato dalla classe politica che lo guida. Gli italiani hanno sempre dato spazio agli imbonitori, li hanno applauditi e ne hanno accompagnato le vicende, per disastrose che fossero, senza poi sentirsene corresponsabili, anzi prontissimi a cambiare gabbana e voltare repentinamente le spalle a colui o coloro che, sino al giorno precedente, avevano osannato.
È accaduto – per venire alla storia più prossima – col Duce del Fascismo, pancia in dentro e petto in fuori, che arringava folle oceaniche, ottenebrandole con panzane inaudite, ammannite con faccia truce e linguaggio involontariamente farsesco. Anche il suo era un procedere per parole d'ordine: lo stesso modello imitato da Berlusconi, l'uomo del ghe pensi mi, il personaggio cinico e amorale, pluricondannato, responsabile del discredito, difficilmente reversibile, in cui è precipitato il nostro Paese nel contesto internazionale: anche lui osannato da milioni di persone.
Adesso ci tocca questo Renzi, erede della tradizione democristiana, quella che ha finito con l'inquinare l'intero panorama della politica italiana, dalla destra alla sinistra, senza risparmiare nessuno. Anche il suo è un procedere per parole d'ordine, per slogan ossessivamente ripetuti con l'obiettivo di frastornare un popolo recalcitrante e indurlo a sposare le sue scelte.
Penso che sia demenziale essere ancora accomodanti e speranzosi: questo Renzi è un uomo pericoloso per le sorti della gente di questo Paese.
Vuole certamente rivoltare l'Italia come un calzino, ma lo fa seguendo le trame della P2 di Gelli e del suo sodale Berlusconi, con il quale, non a caso, ha concordato le riforme da fare. E sono riforme pesanti che violano la costituzione del nostro paese, alterandone gli equilibri che, quanto meno, rendevano riconoscibili gli ambiti dei singoli poteri.

Dietro l'angolo, il presidenzialismo

Non è difficile seguire il disegno dell'ineffabile toscano. La sua logica del fare, costantemente richiamata in ogni circostanza, maschera l'insofferenza verso ogni ostacolo che si frapponga al suo programma, concordato, non con il suo partito (anzi contro una parte consistente dei suoi) ma con il solo Berlusconi, già estromesso dalla vita pubblica per una sentenza definitiva per truffa fiscale. Già, di per sé, una circostanza simile avrebbe dovuto rimuovere dal torpore un popolo meno cinico e indifferente del nostro. Ma si va ben oltre: quali sono, infatti, i punti programmatici più significativi di questo programma?
L'obiettivo principale è quello di accentrare sull'esecutivo ogni reale potere decisionale: lo si è visto con chiarezza, con un Parlamento chiamato soltanto a votare leggi presentate dall'esecutivo, senza avere la reale possibilità di discuterle e, men che meno, di promuoverle autonomamente. Con confronti e discussioni fittizie, quasi sempre contingentati, e risolti poi con voto di fiducia per parare ogni possibile opposizione. È il modo spiccio e neppure tanto mascherato di praticare il Premierato forte tanto caro a Licio Gelli, a Silvio Berlusconi e allo stesso Renzi, che tentò di farlo approvare in un disegno di legge che si occupava di tutt'altro, poi sparito perché ritenuto fuori misura dal PD, uscito inopinatamente e per qualche attimo dal coma profondo.
Ma, se è fallito, per il momento, il tentativo di ufficializzare e ratificare il progetto (di Presidenzialismo si potrà riparlare in un prossimo futuro – ha affermato recentemente il premier), vanno avanti molte pratiche che al progetto originario si richiamano. Licio Gelli aveva nei riguardi del sindacato una repulsione istintiva, tanto che il suo sogno ricorrente era una società liberata del tutto dalla presenza di questo fastidioso soggetto. Pensava, Gelli, che i lavoratori dovessero prestare la propria opera, accettando senza proteste le offerte dei datori di lavoro (ritenuti i veri salvatori della Patria, tanto che la sua cellula ne annoverava un numero consistente e di alto livello). Le tutele, i diritti di chi lavora erano per lui orpelli che ostacolavano la crescita, garantita a sufficienza dall'aristocrazia industriale italiana, che, infatti, a posteriori, non vi è orbo che non veda i disastri che ha provocato.

Pesante travaglio

Orbene, a distanza ormai di un trentennio, l'epigone di quella stagione, afferma che con i sindacati lui non tratta: che se sono d'accordo con le decisioni che lui prende, tutto bene, altrimenti sempre lui se ne farà una ragione. E accompagna questa frase sprezzante con una riforma del lavoro che allarga la sfera della precarietà, riduce ulteriormente le tutele e la sicurezza del lavoro, con la solita giaculatoria che il nuovo assetto favorirà la crescita dell'occupazione.
Penso di avere espresso con chiarezza cosa penso di questo governo e del suo leader. Non ho trattato questioni fondamentali, quali la riforma del titolo quinto della Costituzione, quella del Senato, il nuovo assetto del CSM, perché ancora non ne ha rivelato i contenuti o perché (come la riforma della giustizia) Renzi non ha avuto il tempo di concordarla con Berlusconi. Quello che è certo è che dall'agenda dell'esecutivo sono spariti temi come il ripristino del falso in bilancio, il conflitto d'interesse, l'assegnazione delle frequenze televisive, tutti argomenti che toccano i nervi scoperti di Berlusconi.
La valanga di voti (provenienti in parte anche da elettori di destra) che ha travolto Renzi in questa tornata elettorale per le europee ha alterato gli equilibri della politica in Italia, sommergendo definitivamente il PD come partito di centro-sinistra. E, visto che il parlamento italiano è ancora quello eletto circa un anno fa, Renzi avrà sempre più bisogno di Berlusconi e di Forza Italia per portare a casa alcune delle riforme concordate, considerati anche la sparizione dei montiani e il drastico ridimensionamento del nuovo centro-destra.
Questo è, ad oggi, lo stato dell'arte della politica italiana. E vorrei subito chiarire il fatto che non sono affatto sensibile alle sorti delle istituzioni, nè di quelle patrie nè delle europee. Mi preme solo (e dovrebbe premere a tutti coloro che hanno a cuore la sorte della nostra gente) sottolineare come la gestione perversa delle stesse incida sulla carne viva dei cittadini comuni, quelli senza tutele particolari, uomini e donne che, faticosamente, sbarcano un lunario sempre più difficile. E, da questo punto di vista, andrà peggio in Europa dove il blocco moderato fronte popolare - socialisti (versione europea del connubio PD - Forza Italia) dovrà serrare le fila per fronteggiare spinte nazionaliste, xenofobe ed euroscettiche.
Purtroppo argini a queste derive perverse non se ne vedono all'orizzonte, se non confinati a nicchie irrilevanti e senza barlumi di idee chiare e credibili.
Io credo che noi anarchici, in questa fase di pesante travaglio che attraversa il Paese, si debba precisare il nostro schema d'intervento, continuando ad essere attivi laddove sorgono le emergenze, accentuando le pratiche della gestione dal basso della nostra esistenza, coinvolgendo in questa azione scuole, università e luoghi di lavoro.
Non è impresa facile, forse. Ma, come direbbe Socrate, l'avventura è bella!

Antonio Cardella