rivista anarchica
anno 44 n. 393
novembre 2014





Più vivi che morti
Un DVD sulle canzoni del disco Mala Testa
e sui luoghi della musica resistente

Le cose importanti spesso avvengono per caso, ma nulla capita a caso.
E così fu del tutto casualmente che compulsando, nell'assonnata passività del primo caffè mattutino, le pagine di Facebook, incappai nella foto di un computer portatile adagiato su un bel paio di ginocchia in uno scompartimento ferroviario. La foto era commentata dall'autrice della foto stessa (nonché dalla proprietaria delle ginocchia), tale Miriam Tinto studentessa di architettura, che dando conto della propria affannosa mattinata, diceva di essere impegnata sin dall'alba nel montaggio di un video, mentre prendeva il treno che la portava da Verona a Milano, dove studia. Il punto però è che sullo schermo del computer campeggiava il mio proprio grugno.
«Guarda un po'» mi dico «giovane video maker che indulge all'auto-sfruttamento, sta montando un video nel quale, per non so quali strade, ci sono anch'io... interessante!». Ci ho messo poco a farle la solita proposta indecente: «Noi soldi non ne abbiamo, ma lavoriamo per le magnifiche sorti dell'Umanità e dell'Anarchia, ti va di curare un video per il disco “Mala Testa” di prossima uscita?». La sventurata rispose. Un mese dopo ci troviamo dunque tutti - musicisti e operatori - nel medesimo studio nel quale è stato registrato “Mala Testa” per riprendere dei brani, in particolare il brano eponimo. Miriam Tinto (la sventurata!) per l'occasione s'è fatta accompagnare e coadiuvare da tale Riccardo Pittaluga, regista appena meno giovane di lei, ma già ricco di una notevole esperienza professionale. Le riprese si svolgono bene, il clima è disteso, anche se mi pare che con una silente ironia e un certo distacco Riccardo compensi l'entusiasmo di Miriam... penso che fra sé e sé si chieda «Ma perché stiamo facendo gratis questo faticoso lavoro?». Sacrosanta domanda che in tante e diverse occasioni ho rivolto anche a me stesso, meglio far finta di niente.
Passa qualche mese, il video è pronto (potete vederlo tutti su Youtube cercando Malatesta Ninna Nanna per Errico) e, sarò di parte, ma a me pare splendido, al di là di ogni entusiastica previsione.
Quello che non mi aspetto è che Riccardo a questo punto cali l'asso: «Non conoscevo il vostro lavoro, sono venuto a fare le riprese per dare una mano a Miriam, ma lavorando mi è parso che dietro questo disco ci siano molte cose, molte storie, molte persone... perché non ne facciamo un documentario?». Lo sventurato (io) rispose. Tutto questo due anni fa.
Nel 1951 il grande letterato anarcoide Paul Leautaud scriveva a proposito delle “Interviste radiofoniche” che Robert Mallet aveva scrupolosamente trasformato in un libro (e che sarebbero state il suo più grande successo editoriale): «Ecco che mi trovo a firmare un libro che non ho scritto!».
Si parva licet, mi sento all'incirca nella stessa situazione. È in uscita nei prossimi giorni il “mio” primo DVD con un ricco libretto di foto e testimonianze. “Più vivi che morti: Mala Testa e le sue canzoni”, è un documentario che mi riguarda strettamente, ma che guarda soprattutto a ciò che sta attorno a me, ai miei amici, ai compagni, mostrando come questo mestiere sia un flusso intrecciatissimo di relazioni.
I testimoni presenti nel video sono tanti: Alessio Giannanti, Ascanio Celestini, Davide Giromini, Moni Ovadia, Marino Severini, Paolo Ciarchi, Stefano Arrighetti,... ci sono poi i miei collaboratori più assidui: Francesca Baccolini, Guido Baldoni, Rocco Marchi. Ma soprattutto ci sono i luoghi, una carrellata impressionante – per me, che li vedo così oggettivati dalle riprese e non affastellati nel ricordo – di luoghi della resistenza culturale di questo paese (e non solo...): le strade di tanti presidi: quello dei lavoratori del Comune di Alessandria, quello permanente del Presidio No Muos di Niscemi, il Binario 22 Occupato della Stazione Centrale di Milano, gli ex-Ospedali Psichiatrici nei quali portammo le canzoni “E ti chiamaron matta”, l'incredibile moltitudine dello Stadio Camp Nou di Barcellona, i Teatri occupati come il Valle di Roma, il Pinelli di Messina e il Coppola di Catania (che resiste anche in questa bruttissima ondata di sgomberi), il Centro Sociale Xm24 di Bologna durante la sua lotta vittoriosa, Piazza Loggia a Brescia quarant'anni dopo, tutti i Centri Sociali Milanesi, il Telos di Saronno (ahimé, appena brutalizzato), l'Arena di Verona, il Campeggio No Tav di Maddalena di Chiomonte, il palco del Premio Tenco, l'Istituto De Martino di Sesto Fiorentino... Le interviste e i brani del concerto (anche questo interamente inserito nei contenuti speciali del DVD) per questo documentario, sono stati ripresi durante il festival Fino al cuore della rivolta degli Archivi della Resistenza di Fosdinovo (sopra Carrara).
I compagni di ApParte, con la perizia e l'inventiva grafica che ne fanno il più raffinata laboratorio tipografico italiano, hanno trasformato questi materiali in uno splendido prodotto editoriale che sarà allegato al numero 4.26 della loro rivista d'arte e che in seguito si potrà richiedere anche separatamente (scrivendo alla mail: aparte@virgilio.it). Alcuni amici che non siamo riusciti a coinvolgere direttamente nel documentario hanno comunque rilasciato una testimonianza scritta, stampata nel libretto di accompagnamento. Una piccola carrellata di queste parole conclude meglio di come possa fare io la presentazione di quest'opera, che mi riguarda ma che non ho fatto io...

Alessio Lega
alessiolegaconcerti@gmail.com

Il DVD “Alessio Lega. Più vivi che morti: Mala Testa e le sue canzoni” uscirà in allegato con ApArte n.4.26 e in seguito sarà disponibile anche senza rivista. I contenuti video sono:
Documentario di Riccardo Pittaluga e Miriam Tinto 44'
Mala Testa Live 53'
Malatesta Videoclip 4'10”
Registrazioni 14'55”

Più morti che vivi è un film documentario sul disco Mala Testa e sulla presenza della canzone nei luoghi della resistenza attuale.

Vi appaiono: Alessio Giannanti Alessio Lega Ascanio Celestini Davide Giromini Francesca Baccolini Guido Baldoni Lucia Carenini Moni Ovadia Marino Severini (Gang) Paolo Ciarchi Rocco Marchi Stefano Arrighetti.

I luoghi: Alessandria, Presidio Lavoratori del Comune - Barcellona (Catalogna), Camp Nou - Bologna Cosa Xm24 - Brescia, Piazza Loggia - Catania, Teatro Coppola Occupato - Cerro Veronese (VR), Obst une Gemuse Studio - Este (PD), Festa di Liberazione - Fosdinovo (MC), Festival Fino Al Cuore della Rivolta - Manduria (TA) - Milano: Arci La Scighera e La Casa 139, Cosa Cox 18, Quartiere Solari/Porta Genova, Radio Popolare Auditorium Demetrio Stratos, Stazione Centrale Binario 22 Occupato, Teatro Out Off - Niscemi (CL), Presidio No Muos - Otranto (LE) - Ragusa Ibla, Primo Maggio Anarchico - Roma, Teatro Valle Occupato - Sanremo (IM), Rassegna Premio Tenco - Saronno, Presidio Anti Sgomberi - Sesto Fiorentino (FI), Istituto Ernesto De Martino - Udine Ex Opp Sant'Osvaldo, Spettacolo Antipsichiatrico - Valle di Susa Chiomonte (TO), Presidio No Tav - Verona, Arena.

Scritti di: Alessio Lega Ascanio Celestini Claudia Pinelli Silvana Gandolfi Claudio Bisoni Giovanna Marini Haidi Giuliani Sergio Staino.

(Foto di copertina di G. Sander. Disegno di M. Fenoglio)

2014 - Minimalzero.com e ApArte°





Mala Testa, secondo me

È un cd libero, allegro, senza super-io, che trova finalmente il pathos nel quotidiano: è come se tu ti fossi finalmente sciolto in una risata, in una dolce amenità, è un disco che sorride sempre. Sì, il disco mi piace molto, si ascolta veramente con interesse per la scelta di cose intelligenti da dire e poi scoprire che fanno parte di una vita un po' nuova, come lavata: si direbbe proprio che hai scoperto come lavarti la vita e quindi viverla meglio.”

Giovanna Marini


Eredità. Sì, lo so: è una parola questa che viene solitamente usata in riferimento ai denari, alle ricchezze materiali accumulate negli anni, in svariati modi più o meno illeciti e disonesti, e poi trasmesse di padre in figlio. Per me, invece, è una parola bellissima.
Mi viene in mente quando guardo la mia nipotina, praticamente ogni giorno. Eredità è la parola che mi viene in mente ogni volta che mi regali un tuo nuovo cd.”

Haidi Giuliani


Caro Alessio, le emozioni sono fluide e io ascolto, e ho già ripetutamente ascoltato, le poesie intrecciate con la musica del tuo CD “Mala Testa” e mi stupisco a pensare che non è vero che tutto è già stato detto, che sei riuscito a trovare parole nuove che comprendono il passato e il futuro, i sentimenti e gli sguardi, e musica per permettere a queste parole di levitare e alle dimensioni di intrecciarsi e completarsi.”

Claudia Pinelli


Un aspetto rude e forte, barba e corporatura vagamente alla Bobo, compresa la incipiente calvizie, e un modo di impugnare la chitarra molto simile al modo con cui la impugnano i liberi cittadini del Chapas. Un repertorio ovviamente molto rivoluzionario, disteso a metà tra la grinta dei centri sociali e la nostalgia di qualche vecchio circolo anarchico della provincia italiana. Pietro Gori, Dischi del Sole, Nuovo Canzoniere a sfare. Il tutto cantato con forza, a piena voce, con grandi polmoni e spesso anche un po' troppo sopra le righe. Ma poi improvvisamente alcuni tocchi più intimisti fatti di piccole cose, di osservazioni quasi insignificanti eppure capaci di creare atmosfere struggenti.” (Sergio Staino) “Non si può separare Alessio (voce corpo cultura visione del mondo contraddizioni e passioni), dai brani cantati in “Mala Testa”, così come non si può separare un gabbiano dal suo volo, o una lepre dalla sua corsa, o un bambino dai suoi giochi. In queste canzoni e in questa musica, tristezza, logoramento e rabbia per l'ingiustizia, si alternano all'amore in un equilibrio che deve continuamente aggiustarsi, dove l'allegria e la disperazione dei poveri cristi vanno a braccetto come ubriachi.”

Silvana Gandolfi, scrittrice


Nella monumentale storia che intreccia i rapporti tra audiovisivo e musica il documentario sul “dietro le quinte” di un disco o sull'attività di un artista è un genere ben consolidato, con una lunga tradizione. E, oggi in epoca digitale, più che mai diffuso. In certi casi continua a sembrare anche più indispensabile che in altri. La sensazione offerta da “Più vivi che morti. Mala Testa e le sue canzoni” è proprio quella di un contributo atteso e in qualche modo indispensabile rispetto all'album “Mala Testa” e, più in generale, all'attività di Alessio Lega.
In primo luogo perché, nel rispetto delle coordinate principali del genere, Miriam Tinto e Riccardo Pittaluga attraverso interviste dirette al Lega e ai suoi più stretti collaboratori musicali, conferiscono al doc una funzione “di servizio”, senz'altro non inedita quanto benvenuta proprio perché “materialista”: portarci a contatto con la genesi di un album, le discussioni, le idee, le scelte che gli stanno dietro, gli spazi di realizzazione, i suoi suoni. In secondo luogo perché attraverso altre “teste parlanti” lo spettatore è messo a confronto con il parere di esperti di canzone d'autore o illustri colleghi che illuminano vari aspetti della traiettoria complessiva del Lega nella storia della canzone italiana: una funzione che per i conoscitori della materia è di ripasso e conferma, ma per tutti gli altri è di vera e propria autenticazione culturale (come direbbero i sociologi seri). In terzo luogo perché semplicemente, ma non credo banalmente, “Più vivi che morti” facilita l'operazione fondamentale alla base del lavoro di Alessio Lega: sciogliere le categorie dell'arte in quelle della vita. Impresa e aspirazione non da poco, giova ricordarlo.
Bisogna però riconoscere che il doc in questione contribuisce allo scopo e in ciò si trova la sua funzione senz'altro più convincente. Chiunque conosca il Lega sa che negli ultimi anni si è dedicato a una forsennata attività di esibizione dal vivo. L'ideazione e la scrittura sono diventate sempre più inscindibili dalla performance “live”. Ora finalmente l'aspetto performativo non è più affidato solo agli occhi e alle memorie personali degli appassionati: ha un supporto oggettivo, entra nell'archivio audiovisivo.
Il documentario quindi ordina un palinsesto musicale complesso in cui si mescolano le storie delle canzoni presenti in “Mala Testa” (album) con altre canzoni eseguite in diverse occasioni ed espressione di un repertorio eterogeneo. Ma compone anche un palinsesto audiovisivo in cui, attraverso un lavoro antologico e al contempo di scavo analitico su varie fonti (video presi da YouTube, materiali originali ecc. ), si sgrana un elenco di luoghi fisici attraversati negli ultimi anni, lungo una scala che va dal piccolo (centri sociali, locali di varie città) al decisamente grande (Arena di Verona, lo stadio Camp Nou di Barcellona) passando per stazioni, binari occupati, festival, piazze significative per la storia d'Italia. Tutte tracce di un'ostinazione infinita e di un'energia fuori dal comune che testimoniano ancora una volta, se ce ne fosse bisogno (e ce n'è bisogno), di quanto la forza politica di un cantautore politico oggi possa (e forse debba) essere calata “in situazione”: nell'intreccio sempre più necessario tra parole, musica e voglia di battere il territorio e di esperienze comuni.”

Claudio Bisoni, storico del cinema italiano