rivista anarchica
anno 44 n. 393
novembre 2014





Il collezionista di paure


Come trovare un'immagine all'altezza delle sue paure? Era come una zanzara in perenne agguato, pronta a dilagare nel silenzio con il suo ronzio sanguinario. Oppure era l'ombra di un serpente aggrovigliato ai pensieri, un velenoso rettile interiore sul punto di colpire con una nuova domanda: <Avrò chiuso il gas?>; <E la zanzara dove si sarà cacciata?>; <Domani prenderò l'auto o il treno?>. L'ipotesi di una sciagura. Perdere il lavoro. Trasferirsi nella periferia di una città senz'anima. Malattie di primo e secondo grado...
Lui non era semplicemente pauroso. Anzi. Elaborava con masochistico coraggio fantasiose trame che confluivano sempre nella disgrazia. Starsene insonne per la presenza molesta di una zanzara o morire in condizioni terrificanti non faceva molta differenza. Era il senso di inadeguatezza a nutrire di terrore il suo ego rovesciato come un imbuto che si restringeva all'altezza dello stomaco. Quando una paura veniva meno, subito ne sbucava un'altra. Era un giocoliere perverso, un istrione che ipnotizzava se stesso volgendo sempre tutto al peggio.
Finché un giorno il peggio si manifestò in uno scarno comunicato letto in multivisione nell'edizione straordinaria del telegiornale: <Ciò che si temeva sta accadendo> disse lo speaker con autentico pathos funereo. <Un grosso meteorite sta per colpire la Terra, e a nulla sono serviti i tentativi per deviarne la direzione. Stando alle previsioni degli scienziati, l'impatto dovrebbe verificarsi tra sedici ore esatte in una zona compresa tra l'isola di Pasqua e la costa cilena, ma le ripercussioni saranno a catena, devastanti e definitive per il genere umano. È davvero tutto, non ci sarà alcuna prossima edizione>.
Il telegiornalista si congedò con un filo di lacrima, poi fu il silenzio. Lui restò accovacciato sul divano ad affrontare l'offensiva del panico. Stranamente durò poco. Dopo meno di un minuto, subentrò invece una sorprendente sensazione di leggerezza. In primo luogo il silenzio dello schermo dimostrava che c'erano vantaggi anche nelle situazioni più sfavorevoli come un'apocalisse. Ma c'era dell'altro. Per troppo tempo era stato ostaggio di se stesso. Aveva perso energie e ricordi nell'immaginare le tante varianti della sfiga, ma nessuna era peggiore del futuro in arrivo. Ormai non aveva più nulla da temere.
Fu così che abbassò le tapparelle per creare la giusta atmosfera, mise il suo disco preferito che non ascoltava da tempo e si preparò alla catastrofe senza fretta. Pronto a vivere le sedici ore più interessanti della sua vita.

Paolo Pasi