Il collezionista di paure
Come trovare un'immagine all'altezza
delle sue paure? Era come una zanzara in perenne agguato, pronta
a dilagare nel silenzio con il suo ronzio sanguinario. Oppure
era l'ombra di un serpente aggrovigliato ai pensieri, un velenoso
rettile interiore sul punto di colpire con una nuova domanda:
<Avrò chiuso il gas?>; <E la zanzara dove si
sarà cacciata?>; <Domani prenderò l'auto
o il treno?>. L'ipotesi di una sciagura. Perdere il lavoro.
Trasferirsi nella periferia di una città senz'anima.
Malattie di primo e secondo grado...
Lui
non era semplicemente pauroso. Anzi. Elaborava con masochistico
coraggio fantasiose trame che confluivano sempre nella disgrazia.
Starsene insonne per la presenza molesta di una zanzara o morire
in condizioni terrificanti non faceva molta differenza. Era
il senso di inadeguatezza a nutrire di terrore il suo ego rovesciato
come un imbuto che si restringeva all'altezza dello stomaco.
Quando una paura veniva meno, subito ne sbucava un'altra. Era
un giocoliere perverso, un istrione che ipnotizzava se stesso
volgendo sempre tutto al peggio.
Finché un giorno il peggio si manifestò in uno
scarno comunicato letto in multivisione nell'edizione straordinaria
del telegiornale: <Ciò che si temeva sta accadendo>
disse lo speaker con autentico pathos funereo. <Un grosso
meteorite sta per colpire la Terra, e a nulla sono serviti i
tentativi per deviarne la direzione. Stando alle previsioni
degli scienziati, l'impatto dovrebbe verificarsi tra sedici
ore esatte in una zona compresa tra l'isola di Pasqua e la costa
cilena, ma le ripercussioni saranno a catena, devastanti e definitive
per il genere umano. È davvero tutto, non ci sarà
alcuna prossima edizione>.
Il telegiornalista si congedò con un filo di lacrima,
poi fu il silenzio. Lui restò accovacciato sul divano
ad affrontare l'offensiva del panico. Stranamente durò
poco. Dopo meno di un minuto, subentrò invece una sorprendente
sensazione di leggerezza. In primo luogo il silenzio dello schermo
dimostrava che c'erano vantaggi anche nelle situazioni più
sfavorevoli come un'apocalisse. Ma c'era dell'altro. Per troppo
tempo era stato ostaggio di se stesso. Aveva perso energie e
ricordi nell'immaginare le tante varianti della sfiga, ma nessuna
era peggiore del futuro in arrivo. Ormai non aveva più
nulla da temere.
Fu così che abbassò le tapparelle per creare la
giusta atmosfera, mise il suo disco preferito che non ascoltava
da tempo e si preparò alla catastrofe senza fretta. Pronto
a vivere le sedici ore più interessanti della sua vita.
Paolo Pasi
|