rivista anarchica
anno 45 n. 395
febbraio 2015





Un telefono poco smart


Sulle prime pensò a una spiacevole coincidenza. Gli dissero che Silvano era scomparso da una settimana. Non si avevano più sue notizie, come fosse morto e qualcuno avesse fatto sparire le tracce. Lui sorvolò sul fatto che, esattamente una settimana prima, aveva cancellato Silvano dalla rubrica dello smartphone per manifesta incompatibilità politica. Pensò appunto a una triste combinazione, liquidando il tutto con un generico senso di colpa.
Ma quando cinque giorni dopo Annalisa si volatilizzò nel nulla, non poté fare a meno di notare che nello stesso periodo l'aveva soppressa dalla rubrica in un moto di stizza che generalmente si riserva alle ex.
Due coincidenze fanno un sospetto inquietante, pensò, ma non ancora una prova.
Fu allora che mise alla prova il suo sospetto che si era ben guardato dal confidare, perché un'ipotesi del genere sembrava partorita da una mente allucinata e paranoica. Richiamò dalla rubrica il numero di telefono del suo meccanico, cui doveva 700 euro, e lo cancellò. Due ore dopo passò in officina.
<Buongiorno, vorrei parlare con Carmelo>
Gli rispose con voce tremante un giovane che si passava nervosamente le mani sulla tuta: <Mi spiace, non riusciamo a trovarlo… Ho provato a chiamarlo sul cellulare, ma dicono che il suo numero è inesistente... Non so proprio dove si sia cacciato>
Lui finse partecipazione e si allontanò in modo discreto. Sapeva già ciò che gli altri cominciavano a temere. Nessuno avrebbe più trovato Carmelo. Il meccanico si era estinto, e con lui il debito, ma non era questo il punto. Ormai ne aveva la prova. Il suo smartphone faceva sparire le persone a comando. Un mistero prodigioso. Adesso possedeva un micidiale strumento di potere.
Si ripromise di utilizzarlo con parsimonia, ma poi si fece letteralmente prendere la mano. In sole due settimane cancellò nove persone, tra le quali sua suocera. Poi stese la sua rete di giustiziere. Quando qualcuno gli usava una piccola prepotenza, o un minimo sgarbo, si procurava il suo numero di cellulare, lo memorizzava e lo cancellava.
In tre mesi le sparizioni definite “inspiegabili” furono così numerose da richiamare l'attenzione di tv, giornali e polizia. Qualcuno, nelle indagini, riuscì a trovare un esile appiglio di senso in quella vicenda grottesca e sconvolgente. Dopo ripetute verifiche e incroci dei tabulati telefonici, notarono che l'unico anello di congiunzione tra le vittime dissolte era proprio lui, un normale impiegato di 35 anni, incensurato e ligio alle regole. Per sua sfortuna gli ultimi smartphone trattenevano una memoria segreta che ricordava perfino le cancellazioni, recando traccia di ogni ripensamento del proprietario. Sms scritti e mai spediti, per esempio. Oppure schede eliminate e numeri telefonici soppressi.
Così il suo fidato apparecchio lo tradì, rivelandolo come persona fortemente sospetta; probabile omicida che aveva cercato di far sparire i contatti con le vittime dopo averne occultato i cadaveri.
Era una prova schiacciante, e lui avrebbe dovuto dare spiegazioni. Si ritrovò da solo in una cella, senza più parole, incapace di comunicare. Tagliato fuori da tutto. Gli avevano sequestrato anche lo smartphone che, simile a una sentinella della morte, aveva assecondato i suoi propositi di vendetta per poi consegnarlo a quell'epilogo. Era peggio che vile sopravvivenza. Era una condizione di non esistenza. Ne ebbe conferma quando si sentì mancare. Da qualche parte, là fuori, qualcuno stava già cancellando il suo numero dalla rubrica.

Paolo Pasi