rivista anarchica
anno 45 n. 396
marzo 2015


Pinelli

Pino Pinelli
nostro padre

di Claudia e Silvia Pinelli


Alla manifestazione dello scorso 13 dicembre a Milano, in occasione del 45° anniversario della strage di Piazza Fontana e dell'assassinio in questura del ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli, sono intervenute anche le due figlie.
Che lo hanno ricordato con due brevi e densi interventi.


Claudia

Non hanno vinto, noi r-esistiamo

Il freddo è intenso, oggi come 45 anni fa e non solo per il clima di questo mese di dicembre.

Eravate belli Pino. Volevate guardare il mondo con occhi nuovi, avevate speranze e voglia di fare, eravate convinti che l'impegno di ognuno avrebbe potuto creare una società più giusta, in cui i diritti di tutti sarebbero stati rispettati.

A quante manifestazioni hai partecipato, quante ne hai organizzate e gli scioperi della fame e i sit-in e le discussioni, a quante cariche della polizia sei scampato...

Quanto impegno nella tua vita, sempre dalla parte degli ultimi, con l'ottimismo e l'allegria con cui affrontavi la vita.
Una vita povera, ma ricca del calore di affetti, di ideali, di compagni, di valori, di etica, di coerenza.

Faceva freddo a dicembre anche in quel 1969, tanto freddo.

È atroce entrare in una banca e morire per una bomba.

È atroce morire per mano di chi voleva coprire la matrice di quella bomba.

Il tuo precipitare nel cortile della questura, ci rimane squarcio nel cuore.

Sappiamo tanto ora, su quello che è avvenuto in piazza fontana, delle trame fasciste, della manovalanza fascista di uno stato artefice e complice, che ha tramato, ordito e depistato, assolto tutti non riuscendo a nascondere quanto marcio sia il sistema.

Per la tua morte solo frettolose archiviazioni, poche indagini, nessun processo.

Lo stato non processa se stesso, né allora, né ora.

In questi anni ci sei sempre stato, presenza che ha scaldato i cuori di quanti ti hanno conosciuto e di chi ha fatto sua la tua storia, in questi anni ci sei sempre stato e hai permesso incontri, sguardi, condivisioni e ti ho ritrovato negli occhi di chi ancora resiste, di chi ancora continua a sperare in una società più giusta e più umana.

Molta strada è ancora da percorrere per poter vedere e guardare il mondo con occhi nuovi, e forse più adesso che allora.

Ma resisteremo a questa repressione, a questa mancanza di prospettiva e lavoro, resisteremo a queste ondate di xenofobia e razzismo che non ci appartengono.

E continueremo a proporre e a credere che un mondo nuovo basato sui valori che portavi avanti, è possibile.

Ciao Pino, ciao Pietro, ciao Saverio, non hanno vinto, noi r-esistiamo.

Claudia Pinelli


Silvia

L'innocenza si perde quando smetti di fare domande

Sono passati 45 anni dalla strage di piazza Fontana e dall'assassinio di nostro padre. Nessuna verità giudiziaria, ma solo una verità storica e la vostra presenza in piazza lo testimonia. 45 anni fa mio padre usciva di casa vivo per entrare in una questura e ne usciva morto: nessun colpevole.
Oggi avverto ancora l'aria pesante di allora con la repressione di ogni forma di dissenso (e penso a Chiara, Claudio, Mattia, Nicolò, Lucio, Graziano, Francesco, Luca e Alberto attivisti No Tav in carcere) e il tentativo di demonizzare e screditare qualsiasi voce si levi contro la politica di distruzione delle conquiste sindacali ottenute con il sacrificio di migliaia di lavoratori e anche di mio padre, in quegli anni attivo anche nel sindacato.
E quindi penso a Pino Pinelli entrato nella storia uscendo da una finestra della questura di Milano nella notte tra il 15 e il 16 dicembre, penso a Pietro Valpreda che a 36 anni si vide additato come il mostro di piazza Fontana e che uscì dal carcere dopo tre anni (e fu assolto definitivamente dalla Corte d'Assise d'appello solo nel 1985), penso a Saverio Saltarelli ucciso a 23 anni da un candelotto lacrimogeno sparato ad altezza di uomo mentre manifestava.
Si continua a ripetere che con la bomba di piazza Fontana abbiamo perso l'innocenza.
L'innocenza si perde quando smetti di fare domande, non credendo più nelle risposte, noi l'abbiamo persa nel 1975 con la sentenza che addebitò la morte di Pino ad un malore attivo e penso che i familiari delle vittime di piazza Fontana la persero nel 2005 con l'assoluzione di ogni possibile esecutore materiale della strage.

Silvia Pinelli