rivista anarchica
anno 45 n. 400
estate 2015





Oakland (California)/
Alla fiera del libro anarchico

La Fiera del libro anarchico della Bay Area, cioè l'area urbana di San Francisco, Oakland, Berkeley e altre città minori della California del Nord, è da qualche anno un appuntamento fisso del movimento libertario nordamericano. Le case editrici libertarie si incontrano qui con persone provenienti da tutta la costa ovest, cioè Vancouver, Seattle e Oregon, e dal Southwest, cioè da stati come Arizona, Nevada o Nuovo Messico. La “cugina” dall'altro lato del continente è la fiera di Montreal, in Quebec, che rappresenta il polo di attrazione per la costa est, e quindi raccoglie città come Nuova York, Toronto, Boston e Filadelfia. Iniziative simili in altre città statunitensi o canadesi sono di solito più piccole e hanno meno risonanza. Quest'anno la fiera californiana si è svolta a Oakland e ha visto la partecipazione di decine di case editrici ma anche di diversi gruppi politici e associazioni locali. La partecipazione è stata minore degli ultimi anni, ma comunque la fiera resta un momento interessante per tastare il polso delle energie che gravitano attorno al movimento anarchico americano.
Oakland (California, USA)
Panorama della sala principale della fiera

La fiera è cominciata la sera del 24 aprile con una cena e concerto di finanziamento all'Omni Commons, nel quartiere Temescal a Oakland. L'Omni è quello che in Italia chiameremmo centro sociale, anche se ha alcune caratteristiche che lo rendono diverso dalle esperienze italiane. Anzitutto non è occupato ma in un edificio in affitto – la vecchia casa del popolo della comunità ligure che un tempo viveva in questo quartiere poco lontano da downtown Oakland e vicino al confine con Berkeley. La grande balera centrale è diventata la sala cinema, concerti e assemblee, mentre il vecchio campo da bocce sul retro ospita la Sudo Room, cioè l'hackerspace di Oakland. I gruppi che compongono l'Omni stanno raccogliendo i soldi per comprare l'intero edificio e renderlo quindi una risorsa permanente per la comunità: un progetto impensabile per chi è abituato ai movimenti italiani, dato che il prezzo è di due milioni di dollari che verranno raccolti principalmente tramite donazioni private. Al suo interno trovano spazio gruppi come la Public School che organizza decine di corsi gratuiti e aperti a tutti, il gruppo Food not Bombs locale o Phat Beets cioè una rete di orti comunitari e mercatini dei produttori agricoli. L'Omni è il simbolo del cambiamento nella demografia politica della Bay Area: l'arrivo delle ricchissime imprese del web come Twitter o Uber ha causato un aumento spropositato degli affitti a San Francisco, e la classe media bianca che dagli anni Sessanta anima parte dei movimenti e delle controculture californiane si sta spostando dall'altra parte della baia, a Oakland, causando a sua volta la diminuzione della popolazione nera e latinoamericana che ne rappresentava la maggioranza. Qui nel 2011 Occupy Oakland è stato per mesi il gemello militante di Occupy Wall Street e oggi l'Omni ne rappresenta in parte l'eredità dato che il centro sociale è stato fondato da persone e gruppi che hanno animato i movimenti del 2011.
Il giorno dopo, 25 aprile, si è svolta la fiera vera e propria, con la partecipazione di decine di case editrici e gruppi politici. Tra questi una delle presenze più importanti è quella di AK Press, storica casa editrice libertaria che ha la sua sede proprio a West Oakland, il quartiere dove si è svolta la fiera. AK Press è stata danneggiata gravemente da un incendio poche settimane prima, a fine marzo, e sta raccogliendo i fondi per rimettersi in piedi. Molto del materiale di lavoro o dei libri infatti è finito bruciato oppure inzuppato dell'acqua dei sistemi di sicurezza. AK Press è stata fondata a fine anni Ottanta e da tempo si è trasferita a Oakland. Tra i suoi autori più famosi ci sono Hakim Bey, Murray Bookchin, David Graeber, Abel Paz... Oltre a diverse altre case editrici alla fiera erano presenti anche le principali riviste libertarie americane, come Fifth Estate o CrimethInc, o gruppi che si occupano di politiche culturali locali come Shaping San Francisco di Chris Carlsson, che si dedica a costruire una memoria alternativa della storia della città. Un'altro gruppo che porta avanti lavoro culturale nel mondo libertario è il Beehive Design Collective, un collettivo di artisti che produce giganteschi affreschi su tela che tramite minuziosi disegni di animali rappresentano forme di resistenza popolare al colonialismo o alla distruzione dell'ambiente. I loro poster sono usati anche per raccontare storie nelle scuole e nei centri comunitari.
Oakland (California, USA)
L'ingresso della sezione dedicata ai ragazzi/e

Alla fiera erano presenti anche gruppi politici che non si occupano di cultura. Per esempio la sezione locale degli IWW o wobblies, il sindacato anarchico nato agli inizi del Novecento che negli ultimi anni sta conoscendo una rinascita con le mobilitazioni dei lavoratori dei fast food e dei supermercati – precari diremmo noi. Nella Bay Area la lotta più recente è quella dei commessi e magazzinieri di Whole Foods, la grande catena dei supermercati del biologico che qui nel nord della California attira una buona fetta di consumatori: ci sono due negozi immensi solo nella piccola città di Berkeley e la IWW sta organizzando i lavoratori meno specializzati tramite la sua campagna “Affamati di salari migliori” con i gruppi Whole Foods Market Workers Unite.
In un'area come Oakland, patria delle Pantere Nere e dell'attivismo afroamericano e chicano stupisce solo parzialmente che la maggioranza dei frequentatori e frequentatrici della fiera siano bianchi. I movimenti neri e latinos non si sovrappongono completamente con quelli libertari e anche in questa occasione la loro presenza è tutto sommato minoritaria. Nonostante questo nelle giornate delle proteste contro le violenze poliziesche dell'autunno scorso, che nella Bay Area sono state particolarmente lunghe e visibili, i movimenti del mondo libertario hanno sfilato insieme agli attivisti neri che da Oakland si sono uniti agli studenti e alle studentesse di Berkeley. Questo è in un certo senso un segno dell'evoluzione di questa tradizione politica: cosa significa oggi far parte dei movimenti anarchici americani?
Oakland (California, USA)
Il banchetto di una delle molte case editrici presenti

L'attenzione alla giustizia sociale è incarnata soprattutto dalle lotte contro il razzismo, per la casa, e da quelle dei sindacati wobblies per migliorare le condizioni di lavoro nei settori più precari e meno sindacalizzati, oltre che dal legame tra ecologismo e comunità locali. Senza contare l'influenza enorme del movimento anarchico americano su Occupy Wall Street, che ha rappresentato un momento di svolta per la capacità di giocare su un piano politico di livello nazionale invece che nelle acque a volte un po' anguste dei movimenti degli anni 2000. Dall'altro lato le politiche legate a diritti e identità restano forti, con le questioni di genere e culturali in primo piano. Però quello di cui si è sentita la mancanza alla fiera del libro è stato proprio una proposta (contro)culturale originale e forte.

Alessandro Delfanti

Per saperne di più (in rete)

Omni Commons: omnicommons.org
Anarchist Bookfair: bayareaanarchistbookfair.com
AK Press: akpress.org
Whole Foods Market Workers Unite: wfmunite.com
Beehive Design Collective: beehivecollective.org
Shaping San Francisco: shapingsf.org



Seminario a Pisa/
La storia ai tempi del web

Mercoledì 6 maggio, presso l'Aula magna del dipartimento di Scienze politiche (Università di Pisa), si è svolto il seminario organizzato dalla Biblioteca Franco Serantini dal titolo “La storia ai tempi del web: le «collezioni digitali» della Biblioteca e il portale «ToscanaNovecento» nuove opportunità per la ricerca e lo studio della storia contemporanea”. Un attento pubblico, di specialisti e non, ha partecipato all'evento in cui si è discusso di come fare storia nell'epoca di internet usando nuovi strumenti di ricerca.
I lavori sono partiti da una domanda semplice e precisa posta oltre 60 anni fa da Marc Bloch, un dei più grandi storici del Novecento, che in apertura della sua ultima opera incompiuta Apologia della storia o Mestiere di storico, pubblicata per la prima volta nel 1949,  scrisse “A cosa serve la storia?”. Partendo da questa domanda, Bloch operò un'analisi molto approfondita del rapporto tra lo studio metodologico del passato e la propria contemporaneità, ponendo l'attenzione principalmente su quale sia concretamente “il mestiere dello storico”. Attraverso queste riflessioni venne delineata, pagina dopo pagina, l'immagine di uno studioso-artigiano, impegnato in un'eterna sfida contro il tempo per poter ottenere un racconto, il più vero possibile, e capace di scandagliare e chiarire le ragioni, le cause, le conseguenze degli eventi trattati. Il risultato di questo lavoro non sarà ovviamente una trasposizione esatta dell'accaduto, quanto piuttosto una ridefinizione parziale dei suoi aspetti significativi. Bloch affermò che la storiografia deve analizzare “il passato in funzione del presente e il presente in funzione del passato” al servizio della “memoria collettiva” il cui recupero diventa un punto di riflessione importante per ogni società, che da una migliore conoscenza del proprio passato potrà trarre insegnamenti per i problemi del presente. Più che gli eventi, quindi per Bloch, lo studioso deve ricostruire il rapporto corretto tra questi e le tracce che ci hanno lasciato – le fonti per l'appunto – e di conseguenza è per questo che senza fonti lo storico stesso viene a mancare.
Tali tematiche, esposte più di 60 anni fa, sono oggi fondamentali, nell'era del digitale e di internet, per orientare le giovani generazioni ad un approccio corretto con la storia e la cultura storica. Su questo tema sono ruotati gli interventi di Chiaretta Silla (Regione Toscana), Gabriella Benedetti (Università di Pisa) e in particolare quello della professoressa Enrica Salvatori che si è soffermata in modo specifico su come sia possibile fare storia nell'epoca del web e quale ruolo pubblico debbano avare gli storici. Franco Bertolucci e Fabio Tiana hanno illustrato la genesi e lo sviluppo del progetto delle collezioni digitali della Biblioteca F. Serantini che offrono un nuovo strumento di indagine sulla storia dell'anarchismo, mentre Matteo Mazzoni ha raccontato l'esperienza del portale di storia contemporanea «ToscanaNovecento», che opera ormai da oltre un anno ed è frutto della collaborazione degli istituti storici della Resistenza e dell'antifascismo – tra i quali anche la Biblioteca Franco Serantini.

Franco Bertolucci



Centroamerica e Caraibi/
È nata la Federazione Anarchica

Il 21 e 22 marzo 2015 nella città di Santiago De Los Caballeros, Repubblica Dominicana, è nata la Federazione Anarchica del Centroamerica e del Caribe (F.A.C.C.), frutto di un congresso a cui hanno partecipato compagne e compagni di differenti paesi dell'area del Centroamerica e dei Caraibi. Vi hanno preso parte il Taller Libertario Alfredo Lopez di Cuba e alcuni cubani in esilio, il gruppo Kiskeya Libertaria dell'area dominicana, compagne e compagni di Portorico, El Salvador, l'isola di Bonaire e alcuni osservatori da Los Angeles, Miami e dall'Europa; inoltre molti sono stati i messaggi di solidarietà giunti da gruppi e organizzazioni libertarie del continente americano (Messico, Costa Rica, Venezuela, Honduras, Colombia, Uruguay, Argentina, Cile, etc.).
La Habana (Cuba) - Le compagne e i compagni
del Taller Libertario Alfredo López

Numerose difficoltà hanno accompagnato il cammino verso il congresso tra cui l'impossibilità a parteciparvi per due dei tre delegati cubani ai quali non è stato rilasciato il visto e la difficoltà di mantenere le comunicazioni con Cuba dove internet è veramente poco accessibile e molto controllato e la censura è permanente. Solo un compagno proveniente da Cuba ha potuto recarsi nella Repubblica Dominicana, in quanto provvisto anche di nazionalità russa, prendendo parte alla fondazione della Federazione a nome del Taller Liberario Alfredo Lopez de La Habana e portando la voce dei compagni cubani rimasti sull'isola. In tale occasione è stato finalmente possibile per la prima volta un incontro tra alcuni vecchi cubani in esilio, tra cui Frank Fernández autore di Cuba libertaria (Zero in condotta, 2003), e la generazione libertaria di oggi.
Altri ostacoli al congresso sono stati l'esistenza di una vecchia legge della Repubblica Dominicana che proibisce l'entrata di anarchici stranieri nel suo territorio e la richiesta di espulsione dei partecipanti stranieri da parte di una delle responsabili della Casa de las Mujeres in cui era stata affittata una sala per svolgere il congresso.
Nonostante le difficoltà il congresso si è svolto in un ambiente sereno, in un'atmosfera tropicale dove accanto ai dibattiti si sono avuti momenti convivali e serate musicali a ritmo di bachata, merengue, hard rock e canzoni di protesta.
La Habana (Cuba) - Manifesto della seconda
edizione delle Giornate libertarie

La Federazione Anarchica del Centroamerica e del Caribe si è posta l'obiettivo di essere un canale per la solidarietà e la collaborazione degli anarchici dell'area centroamericana e caraibica, oltrepassando i limiti delle frontiere che il capitalismo e gli stati impongono. La federazione, basata sul principio del consenso e l'accettazione delle diversità delle individualità e dei collettivi che ne fanno parte con le loro tendenze e le loro pratiche, ha riconosciuto tra i suoi criteri di affiliazione il definirsi anarchici e l'agire in modo orizzontale. L'autogestione, il mutuo appoggio, l'orizzontalità, l'azione diretta, la libertà di scelta anche in amore, la coerenza tra mezzi e fini e il pensiero ecologico sono stati individuati come principi guida fondamentali nella lotta contro l'autoritarismo, il capitalismo di Stato e/o di mercato, l'imperialismo, il patriarcato e la xenofobia. A tali fini la Federazione ha già costituito un “comitato per le comunicazioni” e altri tre gruppi su base volontaria: un “comitato antirepressivo”, un “comitato antinazionalista” e un “comitato autogestionario”. Il prossimo anno il secondo congresso della Federazione si terrà probabilmente in Costa Rica così da permettere ai gruppi e alle organizzazioni continentali di raggiungere via terra il luogo del congresso abbattendo così i costi per i trasferimenti.
La nascita della Federazione segna un momento importante per il movimento anarchico della regione, poiché non era mai esistito nulla di simile nella zona per condividere esperienze e per lavorare insieme in modo propositivo. Oltre a un'importante occasione per tessere relazioni, il congresso ha sicuramente avuto il merito di far conoscere a livello internazionale le singole realtà locali con le loro storie e le loro specificità, facendo in particolare uscire i cubani dal loro forzato isolamento pluridecennale.
Siamo venuti così a sapere che nella Repubblica Dominicana l'anarchismo ha avuto una rinascita intorno al 2002-2003, principalmente grazie ad alcuni gruppi punk e ai dibattiti sviluppatisi sul loro sito punkdominicano.com. Da un gruppo di anarchici di Santiago De Los Caballeros, nato nel 2009 e promotore nel 2012 della prima Fiera Anarchica della Repubblica Dominicana, nonché dal centro sociale Cibao Libertario, dove si sperimenta una forma di vita collettiva basata sull'autogestione, e da un'esperienza simile nella città di Santo Domingo, è stata creata la Federación Kiskeya Libertaria, una delle due promotrici del primo Congresso per la F.A.C.C., insieme al Taller Libertario Alfredo López di Cuba.
Quest'ultimo è nato in seguito a un'iniziativa del 25 aprile 2010 organizzata per ricordare le radici anarchiche del Primo Maggio, dopo mezzo secolo di inesistenza di un movimento anarchico cubano: l'ultima dichiarazione della Agrupación Sindical de Cuba era stata infatti nel 1960 e nel gennaio del 1961 vi era stato l'ultimo pranzo libertario convocato dal Sindacato Gastronomico, chiuso il mese successivo. Il Taller, nato all'interno dell'Osservatorio Critico di Cuba (observatoriocriticocuba.org) con la volontà di costituire uno spazio specificamente anarchico, prende il nome da Alfredo López, anarchico e sindacalista libertario assassinato il 20 luglio 1929, prima di aver compiuto i trent'anni; scegliere questo nome significa riprendersi uno dei personaggi storici del movimento libertario, saccheggiato dal regime cubano che lo ha ingiustamente reso un suo martire, dando persino il suo nome a uno dei più grandi centri industriali poligrafici costruiti dallo Stato cubano negli anni '70 per controllare e impedire la circolazione di idee libertarie e di qualsiasi altro tipo di idee che non avesse ricevuto il timbro di controllo.
Numerose sono state in questi cinque anni le attività degli anarchici cubani, nonostante le grandi difficoltà economiche e la censura, tra cui le giornate della Primavera libertaria (la cui seconda edizione è prevista tra il 29 maggio e il 7 giugno), incontri sul cosa significa definirsi anarchici oggi, sulla permacultura, sull'arte, sul sindacalismo e un simpatico anarco-tour per le strade de La Habana.

Selva Varengo



Caso Mastrogiovanni/
Stesse responsabilità per medici e infermieri

Lo scorso 15 maggio 2015, presso il Tribunale di Salerno, si è tenuta la quarta udienza del processo d'appello per la morte dell'insegnante libertario Francesco Mastrogiovanni, sequestrato a seguito di un TSO (trattamento sanitario obbligatorio) illegale, torturato e lasciato morire, legato mani e piedi ad un letto di contenzione dell'Ospedale San Luca di Vallo della Lucania (Sa) per oltre 88 ore (dal 31 luglio al 4 agosto del 2009)  in piena solitudine tra immani sofferenze.
La quarta udienza è stata riservata alle parti civili e ai legali delle Associazioni. La prima a prendere la parola è stata l'avvocata Caterina Mastrogiovanni, legale della famiglia dell'insegnante la quale, dopo aver ricostruito le drammatiche fasi del ricovero di Franco ha ribadito, con forza, che le cause della morte del paziente sono dovute alle conseguenze, peraltro prevedibili, di una contenzione a tempo indeterminato e quindi assurda, atto medico vietato dalle leggi vigenti.
Per quanto riguarda le responsabilità del personale medico ed infermieristico, al quale il paziente era stato affidato dopo il ricovero coatto dai medici del 118, il legale non ha alcun dubbio: tutti si sono macchiati degli stessi reati, i loro comportamenti visionabili nel “video dell'orrore” registrato dalle telecamere interne al reparto di psichiatria, non hanno nulla a che vedere con le prestazioni mediche ed infermieristiche abituali e con i protocolli adottati in altre strutture ospedaliere. Emergono invece, in tutta la loro gravità, i comportamenti omissivi e commissivi censurati, a suo tempo, dai consulenti medici del Pubblico Ministero che avviò la prima indagine nell'immediatezza del decesso di Franco.
L'avvocata Caterina Mastrogiovanni ha concluso il suo intervento in aula riportandosi alla requisitoria del procuratore generale che ha chiesto, nell'udienza di aprile, l'aggravamento delle pene già inflitte ai medici nel processo di primo grado e la condanna degli infermieri ingiustamente assolti.
A seguire ha preso la parola l'avvocato Raffaele Francese legale di Giuseppe Mancoletti, compagno di stanza e di sventura di Mastrogiovanni il quale dichiarò, tra lo sconforto degli inquirenti, che riuscì a sopravvivere alla mancata reidratazione grazie a una manovra da giocoliere: “sono riuscito a bere facendo cadere la bottiglia acchiappandola con la bocca e così placai la mia arsura”. L'avvocato Francese in soli quattro minuti ha esposto le motivazioni per le quali condivide le richieste formulate dal procuratore generale circa l'aggravamento delle pene e l'allargamento della responsabilità agli infermieri. In rappresentanza della madre di Franco, Sig.ra De Marino, ha preso la parola l'avvocato Gianluca D'Aiuto il quale alla fine del suo intervento si è riportato a quanto richiesto dal Procuratore Generale.
Completati gli interventi dei legali dei fratelli e della madre di Mastrogiovanni si sono succeduti quelli degli avvocati delle altre parti civili: Umberto Fantini per l'Onlus Movimento per la vita, Gioacchino Di Palma per il Telefono Viola (il quale ha sottolineato, tra le altre cose, le gravi responsabilità dell'allora sindaco di Pollica, Angelo Vassallo, nell'emissione dell'ordinanza sindacale del Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO) illegale), Bartolo De Vita per l'ASL di Salerno e Michele Capano per Caterina Mastrogiovanni (sorella di Franco).

Angelo Pagliaro
angelopagliaro@hotmail.com