rivista anarchica
anno 45 n. 400
estate 2015





Va dato atto a Daniela Bognolo, di cui abbiamo appena (ri)messo in vendita, a sostegno di “A”, 10 copie di una sua serigrafia di quegli anni, di aver realizzato per “A“ 68 (ottobre 1978) una delle più originali copertine, che ci piace qui riprodurre per esteso (fronte e retro). Bakunin, Malatesta e Kropotkin astronauti, con tanto di “A“ cerchiata, sono davvero mitici.
E a Daniela chiedemmo un disegno su quell'argomento perchè all'interno stavamo realizzando un dossier “fantascienza”, consistente in uno scritto di Palluntius (Gabriele Roveda) che per qualche anno darà un suo contributo originale e creativo, partecipando dall'interno alla redazione di “A”, in una traduzione di Andrea Chersi (che tante traduzioni fece per “A” in quella stagione e che qui ci piace ri-ringraziare) dal bel periodico anarchico canadese Open Road, e in un bel racconto del compianto Vittorio Curtoni, uno dei “maestri” – allora e non solo – della science fiction in lingua italiana. Quel piccolo dossier ha anticipato (ce ne occuperemo quando questa rubrica ci arriverà tra una quindicina di anni, cioè... 37 anni dopo) il ben più corposo dossier, curato da Giuseppe Vergani e Laura di Martino, nel quale decine di scrittrici e scrittori italiani scrissero apposta per noi un loro pezzo. A sottolineare la rilevanza delle relazioni, al confine dei territori di utopia, tra il progetto sociale dell'anarchismo e la sensibilità che sta dietro alla concezioni delle utopie (positive o negative che siano).
Tra i numerosi altri temi trattati in questo numero, la critica del marxismo-leninismo (uno dei filoni forti di “A” nel corso degli anni '70) emerge per lo spazio dedicatole. Luciano Lanza analizza le relazioni tra marx-leninismo e craxi-pellicanismo; l'intellettuale Massimo Salvadori va controcorrente nell'intervista significativamente intitolata “Ma il mio Marx non muore”; Roberto Marchionatti viene a sua volta intervistato su teoria del valore/lavoro e crisi del marxismo; il sigillo “definitivo” è dato come spesso da Giampietro “Nico” Berti con il suo saggio “Volontarismo leninista e volontarismo anarchico”.
E poi la rubrica di consulenza legale “L'avvocato del diavolo”, le occupazioni di case in Jugoslavia, il dramma sociale della diossina a Seveso, recensioni di libri e di film, le solite lettere e altro ancora.
Una segnalazione particolare meritano le pagine sull'Irlanda del Nord curate da Rossella Di Leo, che già sulle pagine di “A” aveva avuto modo di esprimere, nell'ambito di una puntuale ricostruzione storica, una dura critica e una decisa presa di distanza dalla teorie e dalla pratica dell'IRA. Su questa come su altre questioni nazionali/nazionalitarie (baschi, palestinesi, vietnamiti, ecc.) la nostra rivista si era (e si è) spesso espressa in controtendenza rispetto al mainstream della sinistra “rivoluzionaria”, poco attenta – a nostro avviso – alle contraddizioni insite nelle “questioni nazionali” e perlopiù attratta irresistibilmente dalla dimensione militare e armata (dal classico slogan “Vietnam vince perché spara” in poi).