rivista anarchica
anno 45 n. 403
dicembre 2015 - gennaio 2016





Ancora una copertina di “A” affidata a Roberto Ambrosoli e alla sua matita graffiante. Si tratta di “A” 71 (febbraio 1979) e l'Anarchik che si risvegia da un incubo, nel corso del quale non aveva trovato alcun compagno che rispondesse alla sua domanda “dove siete?”, è emblematico di un'epoca – la fine degli anni Settanta – in cui si cominciano a fare i conti con la fine delle grandi mobilitazioni e partecipazioni, dal '68 al '77. L'aria comincia a farsi più pesante. La sensazione, in qualche modo, di una “sconfitta” si comincia a cogliere da tanti segni, piccoli e non piccoli. E Anarchik, in punta di matita, funziona ancora una volta da termometro sociale...
I temi trattati in questo numero sono, come spesso, i più vari: il prossimo convengo internazionale di studi sull'autogestione, che si sarebbe tenuto a Venezia qualche mese dopo e di cui “A” sarà grande “sponsor” nei numeri successivi; uno scritto di Luciano Lanza su Cambogia e Iran; la denuncia del comportamento delle Brigate Rosse all'interno del carcere dell'Asinara nei confronti dell'anarchico (detenuto) Horst Fantazzini; informazioni sui renitenti alla leva e al servizio civile; notizie sugli anarchici in Grecia e sulle lotte popolari in Bolivia; il preannunciato saggio sulla pedagogia libertaria di Lamberto Borghi, noto pedagogista tra i più impegnati nel proporre un'educazione scolastica “laica e democratica”, in realtà anche con grande afflato libertario; un intervento del sociologo Gian Paolo Prandstraller sul tema della felicità.
A occuparsi di “poesia e movimento” è Gabriele Roveda, che in quel periodo entra in redazione e per qualche anno darà un suo contributo principalmente su tematiche che hanno a che vedere con l'arte. Sua è l'intervista a Fernanda Pivano, la “musa” della beat generation, un vero e proprio ponte tra la contro-cultura statunitense e vari filoni libertari della cultura italiana (e non solo) di quegli anni. Sempre Roveda (con lo pseudonimo “Palluntius”) interviene sul mondo giovanile.
Altri scritti si occupano del ruolo degli animatori, degli Indiani d'America. C'è la recensione redazionale del primo numero della rivista “Autogestione”, che si autodefinisce “una rivista anarcosindacalista per l'azione anrcosindacalista”. Intorno a questa testata si coagulerà per vari anni una parte significtiva degli anarchici e dei libertari impegnati nelle lotte operaie (e non solo).
Due lettere sul tema dell'omosessualità, la terza di copertina che riferisce di un attentato contro la libreria Utopia 3 a Trieste (la 1 era a Milano e c'è ancora, la 2 era a Venezia e non c'è più, esattamente come la 3) e la quarta di copertina che rimanda alle pagine su “poesia e movimento” chiudono questo numero.
Merita di essere citata, infine, la notizia data all'interno relativamente alla distribuzione nelle edicole. Viene preannunciato per il successivo aprile l'inizio di una maggiore diffusione di “A” nelle edicole, a partire da quelle delle principali edicole italiane. Un'operazione coraggiosa, che segnala tra l'altro la volontà redazionale di allargare sempre di più “il giro”. Ma che, come vedremo, si risolverà alla fine in un pur generoso flop.