rivista anarchica
anno 45 n. 403
dicembre 2015 - gennaio 2016


curiosità

Ma Babbo Natale è anarchico?

di Ruth Kinna


Secondo Pëtr Kropotkin, assolutamente sì. Sulla base di una documentazione storica recentemente scoperta a Mosca, il “principe anarchico” guardava con simpatia al natale e riteneva auspicabile che durasse tutto l'anno.


Non sorprende scoprire che Kropotkin era interessato al natale. Nella cultura russa, san Nicola era acclamato come difensore degli oppressi, dei deboli e degli svantaggiati e Kropotkin condivideva questo sentire. C'era anche un legame famigliare; come tutti sanno, Kropotkin poteva ripercorrere la storia dei suoi antenati sino all'antica dinastia Rurik che governò la Russia prima dei parvenu Romanov e che, sin dal primo secolo d.C., controllò le tratte commerciali tra Mosca e l'Impero Bizantino. Il ramo della famiglia di Nicola fu mandato a pattugliare il Mar Nero, ma Nicola era un uomo spirituale e ricercò una via di fuga dalla pirateria e dal brigantaggio per i quali la sua famiglia russa e vichinga era famosa. Così, con un nuovo nome, si insediò nelle terre meridionali dell'impero, l'odierna Grecia, e decise di usare le ricchezze che aveva accumulato in una vita di crimini per alleviare le sofferenze dei più poveri.
Inedite fonti d'archivio recentemente scoperte a Mosca rivelano che Kropotkin era affascinato da questo legame famigliare e dalla straordinaria somiglianza fisica tra lui e la figura di Babbo Natale, diffusa dal volume “A visit from St. Nicholas” (meglio conosciuto come “The night before Christmas”). Kropotkin non era corpulento come lui, ma pensava che un cuscino sotto la tunica avrebbe potuto funzionare. [...] Decise anche di seguire il consiglio che l'amico Elisée Reclus gli diede sulla renna e di utilizzare una slitta a mano.
Kropotkin normalmente non era solito travestirsi, ma sfruttare la somiglianza per diffondere messaggi anarchici era un'eccellente propaganda del fatto. [...] Pensava che tutti avremmo potuto comportarci come Santa Claus; a margine di un foglio, scrisse: “Intrufolatevi nei negozi, regalate tutti i giocattoli!”. Alcuni segni sbiaditi sul retro di una cartolina dicono:

“Nella notte prima di natale, ci accingeremo
mentre tutti staranno dormendo, ci renderemo conto della nostra potenza
esproprieremo i beni dai negozi, perché è giusto
e largamente li distribuiremo a quelli che ne hanno bisogno”.

I suoi appunti ci danno modo di addentrarci nelle sue idee sulle caratteristiche anarchiche del natale e nel suo pensiero sui modi in cui i rituali del natale vittoriano dovessero essere modificati. “Sappiamo tutti” scrisse “che i grandi negozi - John Lewis, Harrods e Selfridges – hanno iniziato a sfruttare le potenzialità delle vendite del natale, creando grotte magiche e paesi incantati per adescare i nostri figli e per pressarci a comprare regali che non vogliamo e non possiamo permetterci”. “Se sei uno di noi” proseguiva “realizzerai che la magia del natale dipende dal sistema di produzione di Babbo Natale, non dai tentativi dei negozi di sedurti per farti consumare inutili beni di lusso”.
Kropotkin descrisse le officine sparse per il Polo Nord, dove gli elfi lavoravano felicemente tutto l'anno perché sapevano che stavano producendo per la gioia di altre persone. Kropotkin aveva notato che quelle officine erano artigiane, non ricercavano in alcun modo il profitto ed erano dirette secondo logiche comunitarie; le considerò quindi come prototipi delle fabbriche del futuro (delineate in Campi, fabbriche, officine).
Sapeva che alcuni reputavano idealistico il sogno di Babbo Natale di vedere tutti ricevere doni il giorno di natale, ma si poteva realizzare; infatti, la diffusione delle officine [...] avrebbe facilitato una generalizzata produzione legata al bisogno e avrebbe trasformato il regalo da azione occasionale a condivisione abituale.
“Dobbiamo dire alle persone”, scrisse Kropotkin, “che le officine comunitarie possono essere costituite dappertutto e che possiamo mettere insieme le nostre risorse per assicurarci che i bisogni di tutti siano soddisfatti”.

L'etica anarchica del natale

Una delle questioni sul natale che più infastidiva Kropotkin era il modo in cui il ruolo ispiratore di Nicholas, nella creazione del mito del natale, ne aveva confuso l'etica. Nicholas era erroneamente rappresentato come un uomo caritatevole e benevolo, santo perché generoso.
Le motivazioni che spingevano Nicholas a donare, e che si erano dissolte nella figura di Babbo Natale, sono state progressivamente distorte dall'ossessione vittoriana per i bambini. Kropotkin non ne capiva veramente i collegamenti, ma sentiva che questa riflettesse un tentativo di moralizzare l'infanzia attraverso il concetto di purezza che era simboleggiato dalla nascita di Gesù.
Naturalmente non poteva immaginare la creazione del “Grande Fratello Babbo Natale” che sa quando i bambini sono addormentati e svegli e che arriva in città apparentemente sapendo chi ha meritato di piangere o imbronciarsi. Ma prima o poi, avvertiva, questa idea di purezza sarebbe stata usata per distinguere i bambini cattivi dai buoni e solo gli appartenenti al secondo gruppo sarebbero stati ricompensati con dei doni.
Comunque sia, era importante tirare fuori il principio della compassione di Nicholas dai discorsi confusi e senza senso sulle origini folkloristiche di Babbo Natale. Nicholas regalava perché soffriva a causa della consapevolezza delle sofferenze delle altre persone. Nonostante non fosse un assassino (per quel che ne sapeva Kropotkin), condivideva la stessa etica di Sofia Petrovskaya. Era ovviamente importante preoccuparsi del benessere dei bambini, ma il principio anarchico prendeva in considerazione le sofferenze di tutti.
Un'altra credenza sbagliata riguardava la pratica del dono, che si pensava richiedesse la realizzazione di un piano centralizzato, supervisionato da un amministratore onnisciente. Tutto ciò era assolutamente sbagliato: Babbo Natale era stato creato dall'immaginazione della gente (prendiamo anche solo in considerazione la gamma di nomi locali accumulati da Nicholas - Sinterklaas, Tomte, de Kerstman) e la diffusione dell'allegria - attraverso la festività - era organizzata dal basso verso l'alto. Il principio solidaristico di mutuo appoggio, sosteneva Kropotkin, era sepolto nel natale.

Sfruttare il potenziale propagandistico

Kropotkin apprezzava il significato dei rituali e il valore che gli individui e le comunità davano ai carnevali, alle rievocazioni e alle commemorazioni. Non auspicava l'abolizione del natale come non voleva vederlo statalizzato attraverso una ristrutturazione burocratica del calendario. Tuttavia era importante riuscire a separare l'etica presente nel natale dalle caratteristiche della sua celebrazione. Il significato del suo festeggiamento avrebbe dovuto essere quello di estendere il principio di mutuo appoggio e di compassione nella vita di tutti i giorni. Nella società capitalistica, la festività natalizia forniva uno spazio per i buoni comportamenti; mentre era possibile essere un cristiano una volta l'anno, l'anarchismo invece riguardava l'intera vita.
Kropotkin realizzò che la sua propaganda poteva avere maggior successo se avesse dimostrato che il messaggio anarchico era contenuto anche nella cultura mainstream. I suoi appunti ci rivelano che guardasse con riguardo “Il canto di Natale” di Charles Dickens per trovare un mezzo che veicolasse le sue idee. Nel libro erano attribuite al natale idee di amore, allegria e benevolenza. Kropotkin trovava geniale la struttura del libro. Cos'è la storia dell'incontro di Scrooge con i fantasmi del natale passato, presente e futuro se non una prefigurazione della possibilità di cambiamento? Guardando al presente attraverso il passato, a Scrooge viene data la possibilità di modificare la sua vita miserevole, rimodellando il suo futuro e il futuro della famiglia Cratchit.
Anche se veniva ricordato una sola volta l'anno, il libro di Dickens dava agli anarchici uno strumento perfetto per veicolare il loro insegnamento: modificando il modo in cui agiamo oggi e modellando i nostri comportamenti in riferimento a quelli di Nicholas, possiamo aiutare a costruire un futuro in cui sia sempre natale!

Ruth Kinna

traduzione di Carlotta Pedrazzini

Originariamente apparso in Strike! magazine (novembre 2014) con il titolo An anarchist guide to... Christmas.

Ruth Kinna insegna Teoria Politica alla Loughborough University (Gran Bretagna). Dal 2007 è redattrice del giornale Anarchist Studies. È autrice del libro “Anarchism - A beginners guide” e di “William Morris: The art of socialism”.