rivista anarchica
anno 47 n. 415
aprile 2017






Il faro dell'avvenire

Non c'è niente come ascoltare la musica del mare per far scendere il livello dell'ego e riavvicinarci al contatto originario. Sentiamo di appartenere a qualcosa di più vasto, che va oltre noi stessi, d'impersonale, a tratti angosciante e cupo, ma che sa accoglierci.
Il mare...
Metafora azzeccata e luogo ideale per la contemplazione.
Sono qui, all'ultimo piano del faro, nella mia cameretta striminzita, con la luce nuda di una lampadina che illumina il foglio.
L'alba sta facendo capolino all'orizzonte.
Scrivo a mano su carta perché è l'unica possibilità concessa agli ospiti paganti di questo posto crudo eppure magico, essenziale e cosmico. Come tutti qui, ho scelto un mese di clausura volontaria. Benvenuti alla clinica Disintossica, un vecchio faro ristrutturato e trasformato in luogo di cura. All'accettazione dovete lasciare tutto il corredo tecnologico. Nessuna connessione è lecita. Niente telefonini, né smartphone o tablet. Le uniche reti accessibili sono quelle dei pescatori, là sotto il promontorio, quando tornano dal mare.
Qui ci liberano dalla dipendenza, lavorando su piccoli gruppi. Non più di dieci persone alla volta, anche perché le stanze sono poche. Poi inizia la terapia. Per un mese stiamo in isolamento digitale. Ci sono concesse solo due chiamate al giorno da un telefono fisso di quelli vecchi, appesi al muro. Allo stesso modo possiamo guardare la televisione per un massimo di due ore, ma l'apparecchio è spesso rotto, e non è neppure interattivo. Espressioni come Wi-Fi e banda larga sono bandite, e il richiamo a WhatsApp è considerato segno di debolezza caratteriale che merita solo lo scherno collettivo.
Alla clinica Disintossica noi, ricchi degenti, veniamo appunto per liberarci dalle scorie di tanta modernità. Il soggiorno costa circa 10mila euro ma rinfranca lo spirito, e posso ben dirlo. Sto aspettando la chiamata, e l'alba che sta sorgendo è il segno più evidente della rinascita. Tra poco mi faranno uscire, non prima di avermi restituito il bagaglio tecnologico che ci portiamo dietro per abitudine.
Sarò di nuovo connesso, ma diverso. Più consapevole, orgoglioso del mio attestato di Disintossico. È stata dura, ma ce l'ho fatta, e voglio farlo sapere a tutti. Sono un uomo nuovo.
Pronto a postare il video della mia rinascita.

Paolo Pasi