Sandro
Galli, l'insegnante anarchico bolognese impegnato in un lungo
sciopero della fame e nella denuncia (e nel suo rifiuto) dell'obbligo
di giurare fedeltà alle istituzioni per poter continuare
a insegnare, costituisce l'oggetto della nota iniziale di “A”
86 (ottobre 1980).
In copertina è però Lech Walesa, il leader di
Solidarnosc, a campeggiare, issato sulle spalle di due lavoratori
in un corteo operaio nel porto polacco di Danzica. “Vedrai
quanto pesa Walesa” è la didascalia redazionale,
che rimanda ai due scritti sull'argomento presenti all'interno:
un parallelo tra le lotte operaie a Danzica e nella sua Torino,
a opera di Piero Flecchia, e un'intervista a Beppe De Simone,
di Lotta Continua, appena rientrato in Italia dalla Polonia.
Sempre in tema di operai e sindacati è lo scritto di
Pep Castell sulla crisi della CNT, l'organizzazione anarco-sindacalista
che tanto entusiasmo aveva suscitato in Spagna e nel mondo per
la sua rapida crescita all'indomani della caduta del franchismo,
quattro anni prima, ma che allora stava attraversando una grossa
crisi. E “A”, che alla ripresa dell'anarco-sindacalismo
iberico aveva dedicato numerose corrispondenze e anche un numero
quasi monografico, prosegue con il proprio interessamento. Anche
se le notizie sono meno entusiasmanti.
Tre interviste vengono pubblicate con i gestori delle tre librerie
Utopia allora esistenti, quella originaria milanese, la successiva
veneziana e infine l'ultima nata, quella di Trieste. Tre punti
di incontro e di vendita libertari, in tre tra le maggiori “piazze”
del Nord. Un fenomeno che si riteneva in positiva espansione
e che invece – 37 anni dopo – vede presente oggi
solo quella nel capoluogo lombardo, dopo due traslochi e una
sostanziale modifica del ruolo (e del contesto) degli anni '70/'80.
Di letteratura, con tagli diversi, si occupano Massimo La Torre
(presente perlopiù su “A” con scritti in
tema di diritto) e Jules Elisard (al secolo Gianfranco Marelli)
che avrà poi modo di collaboare con “A” con
scritti perlopiù di carattere letterario, fino al suo
interessamento specifico per il pensiero e le vicende dei situazionisti.
Spesso la morte di militanti anarchiche e anarchici è
l'occasione per ricordare spezzoni di storia del movimento anarchico...
Questa volta tocca a Umberto Tommasini, fabbro triestino, antifascista,
in Spagna, poi recluso in Francia, al confino, poi sempre attivo
militante della Federazione Anarchica Italiana. Se ne pubblicano
la foto segnaletica, una breve biografia firmata dal “suo”
gruppo Germinal, due brevi stralci dalla sua autobiografia (allora
in preparazione).
Un approfondito dossier su Francesco Saverio Merlino, che comprende
vari contributi: il principale è quello di Gianpiero
Landi, allora come oggi tra i responsabili della Biblioteca
Libertaria “Armando Borghi” di Castel Bolognese
(Ravenna) e tra i “cultori” del pensiero di Merlino.
In gioventù attivo anarchico nella prima generazione
militante, quella dell'anarchismo delle origini e del primo
movimento operaio e contadino, Merlino si distacca successivamente
dall'anarchismo, sostenendo un'interessante polemica pubblica
con Malatesta nel 1897. Merlino resterà sempre in una
posizione al contempo critica e vicina al movimento anarchico,
i cui esponenti perseguitati spesso difenderà nelle aule
di tribunale, da Gaetano Bresci nel 1900 all'amico Malatesta
nel 1921.
Chiudono questo numero due lettere critiche con il servizio
sui locali alternativi milanesi, apparso sul numero precedente,
realizzato da Fausta Bizzozzero e Tiziana Ferrero Regis. Più
che sui locali in sé, il dibattito è sul “proletariato
giovanile”, su costumi, pratiche e “valori”
di ampie fasce di giovani, molti libertari, che girano intorno
a questa “movida” alternativa. Le due lettere sono
firmate da “alcuni compagni anarchici del centro sociale
di via Torricelli” (centro tuttora in vita) e da Roberto
Gimmi, oggi responsabile – tra l'altro – degli Archivi
Fotografici Autogestiti. La lunga lettera di Gimmi costituisce
un significativo documento sulla composizione non solo sociale
di quell'area libertaria vasta e multiforme che in quell'epoca
(tre anni dopo il Festival del Proletariato Giovanile, nel milanese
Parco Lambro) era parte significativa del panorama libertario
e antagonista milanese (e non solo).
Un'ultima segnalazione. Nel terzo interno di copertina si dà
notizia del fallimento della società (Ghisoni libri)
che gestiva la distribuzione di “A” nelle librerie.
Una bella botta, per i soldi persi e ancor più per la
necessità di ricostruire una rete commerciale.
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