Sardegna/
Belle iniziative e tante, nel solco di De André
Lo scorso febbraio si è svolta in Sardegna la 5^edizione
del Festival “Buon Compleanno Faber”, progetto nato
per ricreare un percorso di passioni artistiche e impegno civile
che attinge alla visione sociale, alle storie e al “libero
pensiero”di Fabrizio De Andrè, come sottolinea
il direttore artistico Gerardo Ferrara che ha condotto con maestria
ogni incontro in “direzione ostinata e contraria”,
pronto ad accogliere le novità in corso d'opera. Cagliari,
Monserrato, Elmas, Isili, Lunamatrona, Quartucciu, Mandas sono
le città degli incontri di quest'anno. Con forza si sono
manifestate le fondamenta del continuo scambio di esperienze,
testimonianze, pensieri, sorrisi, alcune volte amari, tra ospiti
e pubblico sempre crescente, vario e attento, partecipe e pronto
allo scambio anche dei ruoli. Al Teatro Piccolo Auditorium di
Cagliari, la serata voluta per omaggiare Pinuccio Sciola, intitolata
“Se ti tagliassero a pezzetti”, si sono esibiti
i maestri Gianni Melis: arti visive, Raul Moretti: arpa, Giovanni
Floreani: cornamusa, Luca Nulchis: piano e voce, Egidiana Carta:
voce, Giancarlo Murranca: percussioni, Michele Gazich: violino,
Pietro Pirelli e le pietre di Pinuccio. Sono intervenuti anche
Costanza Ferrini, che ha regalato la sua opera “Seme”
a Maria Sciola, figlia dell'artista. L'archeologo Matteo Tatti
ha esposto una riflessione sul rapporto tra l'uomo e la pietra:
“Giganti di pietra, da Mont'e Prama a Pinuccio Sciola”.
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Monserrato (Ca), Casa della Cultura - Presentazione del libro dell'ergastolano Mario Trudu. Esibizione de “I begli elementi” |
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Isili (Ca), il cantautore Battista Dagnino e Tonino Macis si esibiscono davanti ai carcerati |
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Cagliari, incontro con gli studenti dell'Istituto comprensivo “Spano Satta De Amicis” |
“Altra memoria e non basta ancora” cantava Faber
e allora vale la pena ricordare, tra i molteplici appuntamenti,
la commovente storia dell'amico Mario Trudu, ergastolano con
valori ben saldi, raccontata da Francesca De Carolis e Monica
Murru. Mario continua a scrivere dalla gabbia e a regalare emozioni
dalla sua stanza di ferro che limita la vita, ma non la libertà
di esprimersi attraverso la parola.
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Teatro Piccolo Auditorium di Cagliari, Pietro
Pirelli e le Pietre di Pinuccio |
Ester Satta e Mariangela Barca, prime cittadine di Olzai e
Sarule, hanno ricevuto il premio Expopò 2017 per il loro
impegno contro l'intervento di “revamping” dell'inceneritore
di Tossilo. L'artigiano Michele Gazich, come meglio ama identificarsi,
col suo inseparabile violino ha lasciato il palco per eseguire
“Dia de Shabat”, tra le file dei presenti, che con
lui hanno condiviso un intenso abbraccio, fatto di musica, parole
e di sincera commozione. La Colonia Penale di Isili ha organizzato
un incontro dal titolo “per fortuna cha al braccio speciale
c'è un uomo geniale che canta co' me” insieme
al maestro Tonino Macis e al cantautore tabarkino (originario
dell'isola di Carloforte, dove si parla una variante del ligure)
Battista Dagnino. “Vanno, vengono, a volte si fermano”,
le Nuvole di Fabrizio nel corpo, nella voce e nel ritmo dei
giovanissimi migranti del centro di accoglienza di Narcao.
Un laboratorio voluto dall'attrice Monica Porcedda che ha creato
evocazione e commozione nella “rilettura sonora”
del testo “Le Nuvole” tradotto dai ragazzi del centro
in diverse lingue: Bangla, Bambara e Peul. Loro sono Oumar,
Ibrahim, Foussiny, Djibi, Karim, Fofana, Souty, Idrissa, Buschira,
Hemajet, Adama.
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L'archeologo Matteo Tatti “Giganti di
pietra, da Mont'e Prama a Pinuccio Sciola” (Teatro Piccolo Auditorium di Cagliari) |
Artisti, registi, giornalisti, storici dell'arte, archeologi,
psichiatri, avvocati, sindaci, attivisti, sacerdoti, immigrati,
persone comuni e pubblico sempre attento e attivo insieme agli
organizzatori e tecnici e volontari sono stati elementi fondamentali
per la riuscita del Festival.
Il prezioso frutto di questa meravigliosa esperienza è
stata la dimostrazione che con umiltà, sincerità
e ostinazione non esistono sbarre e confini che possano impedire
il confronto e continuo scambio di emozioni e di amore.
Debora Locci
Nella pagina FB di Buon Compleanno Faber è possibile vedere foto e video di questa edizione del Festival.
Fiere dell'editoria/
Ma il libro non è serializzabile
Nella
scorsa primavera si sono svolte in Italia tre fiere del libro
nazionali e una internazionale.
La prima, alla fine di marzo, è stata Book Pride, organizzata
a Milano dall'ODEI, l'osservatorio degli editori indipendenti,
che ha anticipato di poco la fiera di Bologna destinata all'editoria
giovanile. Poi è venuto il turno di Tempo di Libri, la
fiera organizzata a Rho dall'Associazione Italiana Editori,
e, a metà di maggio, il Salone di Torino al Lingotto.
Se si pensa che nello stesso periodo importanti eventi analoghi
si sono svolti a Bruxelles, Londra, Lipsia, Parigi, Ginevra,
Istanbul, Salonicco, Varsavia, Madrid e New York, si può
capire come in quei mesi siano state impegnate le case editrici
in attività che non riguardano direttamente la produzione
libraria.
A differenza di altre fiere merceologiche, le fiere del libro
sono molto ambite da chi amministra le strutture espositive,
perché coinvolgono un numero notevole di espositori e,
di riflesso, di visitatori. Basti pensare che la Buchmesse di
Francoforte, con circa 7.000 espositori, è la fiera che
accoglie al mondo il maggior numero di operatori. Se uno degli
scopi di partecipazione, per un editore, è di avere un'occasione
in più di mettere in vendita il proprio catalogo, è
anche importante perché dà la possibilità
di incontrare librai, bibliotecari, distributori, ma anche autori,
illustratori, agenti e non ultima quella di scambiare idee e
opinioni con i colleghi.
In Italia si è discusso molto della nascita di una seconda
fiera nazionale a Milano in concorrenza con quella di Torino.
Alla prova dei fatti, mentre nei padiglioni di Rho si è
consumato un triste insuccesso, al Lingotto una fiumana di visitatori
ha ridato slancio al salone di Torino, che negli ultimi anni
aveva dato segni di una certa sofferenza. Molti hanno presentato
la vicenda come una gara tra le due metropoli del nord, secondo
la plurisecolare tradizione municipalista del nostro paese,
ma il conflitto che ha separato l'editoria italiana ha una natura
molto diversa e più profonda.
Il consiglio di amministrazione della Fiera di Milano deve affrontare
un bel problema: i padiglioni sorti a Rho-Pero sono sovradimensionati
e restano spesso vuoti, e gravano così pesantemente sui
costi di gestione. Per questo il rapporto con l'Associazione
Italiana Editori è parso un'opportunità per proporre
i propri spazi a prezzi “scontati”. Nell'Associazione
c'erano da tempo alcuni che meditavano un trasloco da Torino
a Milano e che hanno colto la palla al balzo. Ma chi erano questi?
Lo si è visto nei fatti: i gruppi dirigenti dei principali
gruppi editoriali: Mondadori-Rizzoli, il gruppo Mauri-Spagnol,
De Agostini, Giunti, mentre per restare a Torino si sono fin
dall'inizio schierati in maggioranza gli editori indipendenti.
Qual era il motivo che ha indotto molti a traslocare a Rho?
Lo ha detto apertamente l'AD di Mondadori: l'Associazione Italiana
Editori fa parte della Confindustria e, come tutte le associazioni
industriali, ha l'ambizione e la pretesa di gestire in prima
persona la propria fiera merceologica. E lo ha ribadito Gian
Arturo Ferrari, vicepresidente di Mondadori: “Abbiamo
sperimentato una nuova fiera a Milano, un'iniziativa di un gruppo
di imprenditori senza sovvenzioni pubbliche.”
A posteriori questa pretesa di imprenditorialità viene
smentita dalla serie di errori di valutazione compiuti: sbagliata
la scelta del luogo, l'area di Rho-Pero è troppo periferica
ed è risultato vano il tentativo di coniugarlo con iniziative
da “fuori salone” che scimmiottavano quelle di Book
City, sbagliate le date a cavallo di due weekend lunghi, molti
a ridosso del salone di Torino, giorni scelti probabilmente
proprio per pestare i piedi alla concorrenza. Sbagliata anche
la scelta di riprodurre a Rho l'esperienza dell'incontro con
gli editori stranieri, i quali, sconcertati dalla proposta di
due eventi italiani così a ridosso uno dell'altro, in
molti hanno optato per disertare entrambi, così la proclamata
attuazione di una vera fiera internazionale in Italia ha fatto
la fine dei pifferi di montagna.
Le cifre dei visitatori sono a questo punto eloquenti: poco
più di 60.000 presenze in cinque giorni a Rho, più
di 170.000 al Portello, di lettori motivati a scoprire quello
che offrono oggi gli editori indipendenti. A conti fatti, è
emersa in modo palese la diversa concezione della funzione del
lavoro editoriale e il successo del salone di Torino ha evidenziato
come il futuro del libro e della lettura viaggi su direttive
che poco hanno a che fare con le logiche del grande capitale.
Su queste pagine chi scrive ha già avuto modo di esprimere
il valore delle dimensioni “artigianali” dei progetti
editoriali. Il libro è un prodotto povero, ma con un
grande contenuto di lavoro, ogni titolo che viene messo in commercio
è di per sé un “prototipo”, non è
serializzabile e tutti i tentativi di renderlo tale da un lato
ne immiseriscono la qualità e l'originalità e,
dall'altro, sono destinati prima o poi a essere rifiutati.
Guido Lagomarsino
Fiumicino (Roma)/
Il bilancione No Porto
Fiumicino, febbraio 2010. Posa della prima pietra del Porto
della Concordia. Iniziano i lavori del porto turistico più
grande del mediterraneo.
Alcuni cittadini si oppongono a questa grande opera calata dall'alto:
danni ambientali, speculazioni economiche, false promesse di
lavoro per tutti, privatizzazione di un bene comune come il
mare e le spiagge sono solo alcuni dei motivi per cui “Fiumicino
Resiste” e tanti altri provano a fermare l'ecomostro.
Inutili le proteste di fronte ai capitali investiti. L'opera
sembra andare avanti.
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Porto di Fiumicino (Rm) - Qui e sotto, il Bilancione |
Fiumicino, marzo 2013. Il cantiere del porto è messo
sotto sequestro. Inchiesta giudiziaria sulla società
appaltatrice. Blocco dei lavori.
In quel momento “noi” non rassegnati di fronte all'imposizione
finita nel degrado di un cantiere abbandonato, occupiamo una
bilancia da pesca in disuso e malmessa, per farla diventare
il Bilancione del Collettivo No Porto.
Per due mesi si susseguono lavori di ristrutturazione del
posto autofinanziati ed in totale autogestione, senza capi né
gerarchie e chi dà una mano e si interessa alla resistenza
contro il Porto diventa parte del Collettivo. Un gruppo sempre
più diverso e grande, mosso da una vertenza, ma anche
e soprattutto da un'alternativa possibile, non sessista, non
razzista, non fascista, solidale, che rispetta e difende la
natura, libertaria, senza pregiudizi, senza business.
Un gruppo che si incontra in un'assemblea ogni settimana per
decidere insieme cosa e come fare, all'unanimità, mai
votando ma sempre ascoltando le critiche e le differenze di
opinioni. Dopo una miriade di iniziative che portano sempre
più cittadini a frequentare la costa recintata e l'area
del vecchio Faro ormai diventata un cantiere fantasma.
Il Bilancione diventa il simbolo della lotta No Porto Fiumicino,
luogo d'espressione culturale ed artistica libera dal mercato
e dalla mercificazione. Luogo dove si può passare il
tempo, dove tuffarsi, dove giocare, dove poter vivere il mare
non con il solito clichet, dove generazioni hanno passato e
passano l'infanzia, dove anche grandi registi hanno scelto di
girare...
Fiumicino, giugno 2017. Il Bilancione esiste e resiste da 4
anni ed i lavori del cantiere ormai fermi hanno permesso la
riappropriazione della nostra costa, costruendo alternative
sociali dal basso e sostenibili, senza cemento, scegliendo insieme.
Il Collettivo No Porto veglia e vive quella zona e fa rivivere
in molti la voglia di riappropriarsi del proprio territorio.
Collettivo No Porto
collettivonoporto@gmail.com
Ricordando Nicola Toscano/
A-rivederci Nik
“Nicola è una persona straordinaria, ha cambiato
la vita di tutti quelli che lo hanno conosciuto. Persone come
lui ne nascono poche. Questo l'ho sempre saputo e glielo ho
sempre detto”.
Così lo ricorda Ilaria Distante, la compagna di vita
degli ultimi otto anni. E chiunque lo abbia conosciuto non può
che essere d'accordo.
“Nicola ha creato una grande famiglia...” continua
Ilaria “negli ultimi mesi, chi è venuto a trovarlo
lo sa è stato magnifico, ha fatto con se stesso un altro
capolavoro”.
Nicola Toscano, Nik per gli amici, ci ha lasciato bellissimi
ricordi e tanta amarezza, dopo che, lo scorso 30 maggio, la
seconda emorragia cerebrale avvenuta nell'arco di pochi mesi
gli è stata fatale.
Fondatore insieme a Max Guerrero nel 2001 del gruppo musicale
Les Anarchistes (dal titolo della canzone di Léo
Ferré) intraprende un percorso di rivisitazione ed enunciazione
dei canti popolari della tradizione anarchica locale e nazionale.
Numerose le collaborazioni con musicisti, attori, scrittori
e registi tra cui ricordiamo Antonello Salis, Giovanna Marini,
Moni Ovadia, Raiz, Erri De Luca, Petra Magoni, Lucariello, Armando
Punzo, Pippo del Bono e tanti altri.
Dal 2008 al 2016 sono state numerose le apparizioni della
formazione acustica con Alessandro Danelli, storica voce fin
dagli esordi dei Les Anarchistes, che ha sempre affiancato
Nicola nella sperimentazione artistica e nella vita come amico
fraterno.
Importante ricordare la presenza di Nik nell'Hyperion Ensamble,
gruppo musicale formatosi nel 1992 che ad oggi vanta oltre 700
spettacoli in Festival e Teatri di tutta Europa, con un ampio
repertorio che va dal Tango contemporaneo al Tango tradizionale.
Dal 2013, inoltre, Nicola ha dato vita e preso parte, insieme
ad altri musicisti, al progetto “Radio Libertaire”
che ha visto fondersi la canzone popolare della tradizione apuana,
sarda e corsa ottenendo un grande successo e di cui Ilaria ci
parla con grande ammirazione, esprimendo la speranza e il forte
desiderio che tale progetto possa avere continuità, in
memoria dello stesso Nicola e dell'amore che egli aveva per
la musica, un grande amore che ha dimostrato dedicando proprio
alla musica tutta la sua vita, fino alla fine.
Con Nik se ne va un grande musicista ma anche una grande persona,
un caro amico, un professionista, carico di passione e umanità.
Se ne va ma resta, in qualche modo, attraverso la sua musica
e quella sua capacità di aver trasmesso emozioni prive
di tempo, che nel tempo troveranno spazio e i ricordi delle
risate, quelle risate che ha saputo regalare a tanta gente e
che porteranno sempre con sé la vita.
Veronica Bazzichi
Verona/
Scuola Kether, festa di autofinanziamento
Anche
quest'anno, si è svolto sulle colline veronesi
di Avesa, l'incontro di auto-finanziamento della “Piccola
scuola libertaria Kether”. Un momento d'aggregazione
che ha visto la partecipazione di più di centotrenta
visitatori, tra bambini/e, genitori, nonni ed amici provenienti
anche da Brescia, Genova, Roma, Cagliari, Firenze e Bolzano.
Un appuntamento gioioso che ha creato un bel clima d'intesa,
di sostegno e d'affetto, tra sostenitori di vecchia e
nuova data, dell'educazione libertaria.
Giulio Spiazzi |
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